Delitto di Giarre (1980)

Da Wikipink - L'enciclopedia LGBT italiana.
Jump to navigation Jump to search
Voce a cura di Stefano Bolognini, liberamente modificabile
Antonio Galatola, una delle vittime del delitto di Giarre

Nel 1980 a Giarre, in Sicilia, vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, Antonio Galatola e Giorgio Agatino Giammonai in un agrumeto “due fori di proiettile alla tempia”, “i corpi disfatti dalla putrefazione[1] e un bigliettino nel quale confessavano di essersi uccisi perché la cittadina non tollerava il loro amore.

La cronaca

Un articolo de "Il Corriere della Sera" sui fatti di Giarre
Un articolo de "La Repubblica" sui fatti di Giarre

Il 17 ottobre 1980, Antonio Galatola e Giorgio Agatino Giammona, di 15 e 25 anni rispettivamente, risultavano scomparsi. A nulla erano valse le ricerche della polizia e una inserzione dei familiari su un giornale locale. Risale esattamente all’1 novembre dello stesso anno la scoperta dei corpi dei ragazzi con le mani intrecciate (stando alle ricostruzioni della stampa) in un agrumeto. I quotidiani ipotizzando immediatamente che si tratti di un doppio suicidio, ma poi la vicenda si fa intricata.

Il 3 novembre un nipote di Antonio, Francesco Messina un dodicenne confessa di avere uccisi i due giovani su loro istigazione:

« “O ci spari tu o spariamo a te” gli avrebbero intimato. “Avevo deciso di obbedire – racconta Francesco in una lacunosa confessione ai carabinieri - per le minacce ricevute. Ho accostato la canna della pistola alla testa di Antonio e ho premuto il grilletto (di una una Bernardelli calibro 7,65, ndr.). Poi ho fatto la stessa cosa con Giorgio[2]»

Il 4 novembre la versione di Francesco cambia radicalmente:

« Ai carabinieri – racconta - ho detto bugie. Perché loro mi minacciavano. Dicevano: se non parli arrestiamo tuo nonno[3]»

Per gli inquirenti il caso è chiuso:

« E’ stato Francesco – è sicuro Antonio Assennato, pretore che ha raccolto le confessioni del ragazzino – il quale inventato ha [sic!] 13 anni e non 12, e poi è anche bello grosso[4]»

Il minorenne risulterà non imputabile per la legge italiana.

Il giornalista Lorenzo Soria dell'"Espresso" rileva però alcuni lati oscuri della vicenda:

« Come si fa – si chiede – a ricevere due pallottole alla tempia e mantenere le mani dell'uno intrecciate a quelle dell'altro? E poi com'è che quella notte nessuno ha sentito gli spari?[5]»

In più non è chiaro come mai durante le ricerche dei giovani, che si svolsero anche nell'agrumeto, i due corpi non fossero stati scoperti, come un dodicenne potesse impugnare una Bernardelli calibro 7,65, e come mai nessuno dei famigliari delle vittime avesse riconosciuto la calligrafia sul bigliettino.

Il dibattito sull'omosessualità

La cittadina siciliana, intanto, fa i conti con la presunta omosessualità dei due giovanissimi trapelata nelle ricostruzioni dei quotidiani. Per molti i due ragazzi sono certamente omosessuali. Antonio e Giorgio, così dice la città <stavano insieme>[6], accenna Vanna Barenghi di "La Repubblica", e un amico di Giorgio confida a "L’Espresso": Ma lo sa dove è cresciuto Giorgio? In collegio… e lì…[7], mentre una mamma loquace aggiunge: [Giorgio] Era bello, sembrava un attore. Una volta però l'ho visto abbracciato con Toni[8].
Un’altra donna aggiunge: Sai – gli confida - Toni andava con le donne. E Giorgio? Con gli uomini ed alcune ragazze in sala giochi asseriscono: Sì, avevamo sentito che [Giorgio] era un “omosessuale”, ma non aveva “nessun atteggiamento particolare”.[9].

Le famiglie dei due giovani difendono l'eterosessualità dei due. La sorella di Toni è categorica:

« Toni omosessuale? Sono la sorella, me ne sarei accorta. E le pare che se lo fosse stato avrei portato i miei carusi [intende i figlioli, ndr] in casa sua?[10]»

Il padre di Giorgio aggiunge: "Donne? Oh, ne aveva, [mio figlio, intende, ndr.] era un bel ragazzo. Una lo andava a cercare perfino in un negozio. E poi adesso aveva una storiella con una ragazza di Napoli…", ma aggiunge anche in una dichiarazione a "La Repubblica":

« Giorgio era un buon ragazzo, un po' ritardato, forse. E' per questo che si accompagnava ai ragazzi più giovani. Perché era un po' infantile[11]»

Il maestro della scuola elementare, Giuseppe Belfiore, affida un tema ai ragazzi delle classi quinte dal titolo: Un avvenimento luttuoso che in questi giorni ha colpito la tua città. Giuseppe Giudice, nove anni, esordisce:

« “Due giovani, di cui uno omosessuale, sono stati trovati morti… Il maestro glielo ha corretto, prima di “omosessuale” ha aggiunto “pare fosse”[12]»

Sull’omosessualità in genere. Giarre sembra avere idee molto chiare e identiche a quelle di Antonio Assennato, il pretore:

« Ci sono – chiosa - leggi di natura e non si può pretendere che sia naturale ciò che naturale non è. Come uno storpio… Insomma, che cosa si vuole, che si dia loro un premio? O che si facciano le cose che fanno loro per non farli sentire isolati? No, Giarre non li ha uccisi. Certo, ora c'è da salvare il buon nome della città[13]»

L’arciprete di Giarre, Padre Raciti, sottolinea: "Ho detto che bisogna avere compassione e pietà per chi ha questo vizio, questa malattia"[14], e Padre Diego, parroco di entrambi i giovani, aggiunge: "L’omosessualità? E’ anche di moda, vedono certi film e si fanno attirare. Ma è soprattutto una malattia. Pensi ci sono anche degli uomini sposati…"[15], mentre il "Comitato di Pubblica Moralità" di Giarre chiede al giornalista dell'“Espresso” di non "mettere troppo in rilievo gli uomini sessuali della Nostra Nazione": […] "ciò serve di incitamento e di conturbazione anche a coloro che non lo sono"[16].

Il sindaco della cittadina, Nello Cantarella, della Democrazia Cristiana, dichiara: "Omosessuali ce n'è qui come altrove. Li incontro per la strada, mi salutano, li saluto"[17].

A tutti è chiaro, come accenna un cittadino di Giarre, che "un fatto di omosessualità qui in Sicilia è qualcosa di tremendo"[18].

La reazione del movimento gay ai fatti di Giarre

Francesco Rutelli interviene al dibattito del Fuori! di Palermo.

I fatti di Giarre suscitarono sdegno in tutto il Paese e viva impressione negli omosessuali. I militanti del Fuori!, organizzarono un contestato incontro-dibattito (Il dibattito è stato disturbato continuamente, spesso addirittura interrotto. Risatine e sarcasmi conditi da qualche battuta all'impronta della volgarità, ricorda “Il Diario”[19]) intitolato Omosessuali: orgoglio e pregiudizio nel palazzo comunale di Giarre.

Secondo un articolo dell'epoca

« "Si sono precipitati a Catania alcuni dei più autorevoli rappresentanti dei “diversi” politici italiani: Enzo Francone leader del movimento" (intende il Fuori!, NdR) "in Piemonte […] Bruno di Donato, uno dei più accreditati esponenti romani, e Piero Montana, bagherese, quasi un antesignano del “manifesto” degli omosessuali"[20]»

Tra coloro che intervennero, come attesta una fotografia, un giovanissimo Francesco Rutelli, allora radicale, molto impegnato negli anni Ottanta nelle battaglie gay.

L’incontro del Fuori!, come accennato, si svolse in un clima molto teso:

« Fischi, brusii, risolini, C’è tutta la città fuori a vedere gli “uomini sessuali”, come li chiama qualcuno, e molti hanno rinunciato ad andare al cinema Ambra che quella sera proiettava Clito, il petalo del sesso. C'è Giuseppe u’n Schichignu: lo chiamano così perché è superdotato ma, qualcuno confessa al giornalista dell’Espresso “ha molti amici: ma lui “fa la parte dell’uomo”, non quella della donna, e perciò non è marchiato come “uomo-sessuale”[21]»

I fatti di Giarre fecero inoltre da collante al movimento gay che viveva un periodo di transizione dopo la fine dell'esperienza del Fuori!. Felix Cossolo diceva a tal proposito sul quotidiano "Lotta Continua":

« E’ necessario organizzarsi al più presto: l’isolamento, l’individualismo, l’indifferenza fanno il gioco del potere e della cultura sessuofobia dominante. E’ tempo di scelte radicali, le froce più coraggiose devono assumersi la loro responsabilità iniziano a creare collettivi gay in difesa e in proposta delle nostre lotte di liberazione. L’omosessuale del più piccolo paese sperduto del profondo sud, la frocia di campagna e di montagna, ma anche i gay di città, devono avere degli spazi, dei punti di riferimento: solo con l’aggregazione possiamo far fronte agli attacchi più duri, altrimenti la caccia alle streghe continuerà ancora per molto tempo. E’ ora di dire basta[22]»

A raccogliere la sollecitazione dei militanti gay palermitani, nel gennaio 1981, sarebbe stato Marco Bisceglia, un sacerdote che aveva abbracciato la causa dell'omosessualità e che ricopriva una carica in Arci, che

« si precipitò a Palermo per fondarvi, nel gennaio 1981, con l'apporto di numerosi omosessuali siciliani, la prima in assoluto e storica associazione Arcigay in Italia. […] Nel giugno 1981, ancora a Palermo, si ebbe la prima festa nazionale gay, ed un incontro tra Arcigay e i partiti, con la presentazione di un programma e di una serie di richieste[23] »

Arcigay insomma incominciò a muovere i primi passi nel tentativo di costruire un mondo nel quale Giorgio e Toni avrebbero potuto tenersi per mano e vivere il loro amore.

Le mille verità sul caso

File:Manifesto Comune di Giarre 16 giugno 2010.jpg
Manifesto delle commemorazioni tenute a Giarre nel 2010

.

Tra le mille ipotesi che si fecero sulla morte dei due giovani (omicidio di mafia, vendetta di un amante ricattato da uno dei due ragazzi, “doppio suicidi di uomini-sessuali” e così via) la più probabile, a distanza di anni, sembra essere che Francesco, dodicenne non imputabile, sia stato costretto ad addossarsi l’omicidio per coprire quel familiare che aveva lavato con il sangue il disonore di un omosessuale in famiglia. Nessuno si è però preoccupato di capire che cosa realmente accadde a Giarre nel 1980 e il caso fu archiviato in tutta fretta e dimenticato. Venti giorni dopo l’evento Giarre tornerà alla ‘normalità’:

« Se chiedi di Giorgio e Toni […] la gente non si infastidisce neanche, come succedeva un paio di settimane fa. Si limita ad alzare le spalle quasi a dire: “quelli morti sono, noi pensiamo a vivere”[24]»

Note

  1. Adriano Bavaglio, “O ci ammazzi o t’uccidiamo” dissero i due omosessuali al bambino killer, in “Corriere della Sera”, 3 novembre 1980.
  2. Adriano Bavaglio, “O ci ammazzi o t’uccidiamo”, dissero i due omosessuali al bambino killer, in “Corriere della Sera”, 3 novembre 1980.
  3. Vanna Barenghi, Ritratta il ragazzo di Giarre “Ho racontato solo Bugie”, in “La Repubblica”, 4 novembre 1980, p. 13.
  4. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 43.
  5. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 37.
  6. Vanna Barenghi, Ritratta il ragazzo di Giarre: “Ho raccontato solo bugie”, in “La Repubblica”, 4 novembre 1980. p. 13
  7. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 51.
  8. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 51.
  9. Ibidem.
  10. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 51.
  11. Vanna Barenghi, Ritratta il ragazzo di Giarre “Ho racontato solo Bugie”, in “La Repubblica”, 4 novembre 1980. p. 13.
  12. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 44.
  13. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 50.
  14. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 50.
  15. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 50
  16. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 52.
  17. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 50.
  18. Vanna Barenghi, Ma il caso è veramente chiuso? Tante ombre sui morti di Giarre, in “La Repubblica”, 6 novembre 1980, p. 12.
  19. Anna Maria Galvagna, C’era il carabiniere ma non il Sindaco, in “Il Diario”, 8 novembre 1980.
  20. Sergio Buonadonna, S'infittisce il mistero sui gay uccisi a Giarre, in “Il Diario”, 5 novembre 1980.
  21. Lorenzo Soria, Ricchione!, in “L’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 42.
  22. AA.VV., Giarre, in "Lotta Continua", 14 novembre 1980, pp. 5-7.
  23. Piero Montana, Sull'importanza della prima associazione politica degli omosessuali in Sicilia, il Fuori! di Palermo, in “A Chiazza”, dicembre 2001, p. 6.
  24. Nino Amante, “Quelli morti sono, noi pensiamo a vivere”, in “Il Diario”, 21 novembre 1980.

Rassegna stampa

  • A. G., Omosessuale sopprime il partner e subito si uccide accanto a lui, “La Sicilia”, 1 novembre 1980.
  • Adriano Baglivo, Derisi da tutto il paese due omosessuali si fanno uccidere da un ragazzo di 12 anni abbracciati, “Corriere della Sera”, 2 novembre 1980.
  • S. M., Si sono fatti ammazzare da un dodicenne i due giovani trovati morti nel catanese, “Il Giornale”, 2 novembre 1980.
  • Salvatore La Rocca, Si fanno uccidere dal cugino, “Paese Sera”, 2 novembre 1980.
  • Anonimo, Due omosessuali si fanno uccidere da un tredicenne, “La Repubblica”, 3 novembre 1980.
  • Anonimo, Pregiudizio, “L’Unità”, 3 novembre 1980.
  • Adriano Bavaglio, “O ci ammazzi o t'uccidiamo” dissero i due omosessuali al bambino killer, “Corriere della Sera”, 3 novembre 1980.
  • S. M., Erano drogati i due omosessuali che si sono fatti ammazzare?, “Il Giornale”, 3 novembre 1980.
  • Raimondo Franchetti, Per sfuggire all’insulto, “Il Messaggero”, 3 novembre 1980.
  • Franco Ferrarotti, Dietro la facciata democratica, “Il Messaggero”, 3 novembre 1980.
  • Vincenzo Vasile, Li ha uccisi il pregiudizio, “L’Unità”, 3 novembre 1980.
  • Anonimo, Forse li spinse alla morte il loro “amore impossibile”, “La Sicilia”, 4 novembre 1980.
  • Vanna Barenghi, Ritratta il ragazzo di Giarre: “Ho racontato solo bugie”, “La Repubblica”, 4 novembre 1980. p. 13.
  • A. Grioli, Francesco Messina, il baby-killer di Giarre, è tornato ai suoi giochi, “La Sicilia”, 4 novembre 1980.
  • Anonimo, “Il mio ragazzo non ha ucciso i due omosessuali di Giarre”, “Il Giornale”, 4 novembre 1980.
  • Sergio Buonadonna, S'infittisce il mistero sui gay uccisi a Giarre, “Il Diario”, 5 novembre 1980.
  • Nella Condorelli, Giarre: innocentisti e colpevolisti alla ricerca dell’”onore” perduto, “Lotta continua”, 5 novembre 1980.
  • Anna Maria Galvagna, “È stata Giarre ad ucciderli”, “Giornale del Sud”, 5 novembre 1980.
  • Enzo Mignosi, “Ha ucciso”, “non lo ha fatto”, “Giornale di Sicilia”, 5 novembre 1980.
  • Riccardo O[rioles], Il dodicenne e i giudici, “Giornale del Sud”, 5 novembre 1980.
  • Riccardo Orioles, Quattro ipotesi più una: ricatto, “Giornale del Sud”, 5 novembre 1980.
  • Nuccio Schillirò, Si affaccia una quarta ipotesi, “Corriere di Sicilia. Espresso Sera”, 5 novembre 1980.
  • Anonimo, “Sono omosessuale a Catania. Da oggi tutti lo devono sapere”, “Lotta continua”, 6 novembre 1980.
  • Anonimo, Un ragazzo che aiutava la famiglia, “Giornale del Sud”, 6 novembre 1980.
  • Vanna Barenghi, Ma il caso è veramente chiuso? Tante ombre sui morti di Giarre, “La Repubblica”, 6 novembre 1980, p. 12.
  • Nella Condorelli, “Antonio aveva una donna, anzi…”, “Il Diario”, 6 novembre 1980.
  • Nino Amante, “Essere diversi qui non è più scandalo”, “Il Diario”, 6 novembre 1980.
  • Vanna Barenghi, Giarre, ghetto per i “diversi”, “La Repubblica”, 7 novembre 1980.
  • Nancy Fiorito, “Hanno criminalizzato anche gli omosessuali”, “Giornale del Sud”, 7 novembre 1980.
  • A. Grioli, Per piegare la volontà del baby-killer forse gli somministrarono una dose di allucinogeni o sostanze stupefacenti, “La Sicilia”, 7 novembre 1980.
  • Riccardo O[rioles], Giarre, piazza Carmine, “Giornale del Sud”, 7 novembre 1980.
  • Ottavio Cecchi, L’esecuzione di Giarre, “Lotta continua”, 7 novembre 1980.
  • Anna Maria Galvagna, C'era il carabiniere ma non il sindaco, “Il Diario”, 8 novembre 1980.
  • AA.VV., Giarre, "Lotta Continua", 14 novembre 1980, pp. 5-7.
  • Giovanni Testori, Non si può negare il diritto a vivere anche nel peccato, “Lotta continua”, 14 novembre 1980.
  • Pier Giorgio Paterlini, C’è anche il suicidio “bianco” di chi decide di non innamorarsi più, “Lotta continua”, 14 novembre 1980.
  • Pietro Petrucci, E davanti ai morti dissero: Fuori!, “L’Europeo”, 17 novembre 1980.
  • Antonio Padalino, Amore e morte, “Panorama”, 17 novembre 1980.
  • Toti Palma, Diversi fino in fondo: anche nell’ultimo addio, “Oggi”, 17-23 novembre 1980.
  • Nino Amante, “Quelli morti sono, noi pensiamo a vivere”, “Il Diario”, 21 novembre 1980.
  • Lorenzo Soria, Ricchione!, “l’Espresso”, n. 48, 30 novembre 1980, p. 44-52.
  • Nella Condorelli, Per due omosessuali uccisi si processerà un bambino: ma il paese è innocente?, “Lotta continua”, 13 gennaio 1981.
  • Nella Condorelli, Giarre, tutto passa,“Lotta Continua”, 31 ottobre 1981.
  • Bruno Di Donato, Carlo Labadie, Giarre, un anno fa, “Lotta Continua”, 31 ottobre 1981.

Bibliografia

Link esterni

Voci correlate