Differenze tra le versioni di "Manifestazione di Sanremo (1972)"

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Versione delle 11:54, 3 dic 2014

Frontespizio del fascicolo ciclostilato degli Atti del congresso.

La "Stonewall italiana"

La prima manifestazione pubblica di omosessuali in Italia, oggi considerata l'evento da cui nacque il movimento di liberazione omosessuale nel nostro Paese, ebbe luogo il 5 aprile 1972 a Sanremo, per protesta contro il "Congresso internazionale sulle devianze sessuali" organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica, un diretto antenato dei gruppi che oggi sostengono le terapie riparative.
Si trattò della prima manifestazione pubblica in Italia per la difesa della dignità e dei diritti delle persone omosessuali, o, come si diceva allora, contro l'oppressione e per la liberazione dell'"omosessuale rivoluzionario". Insomma, fu "la Stonewall italiana", come diversi osservatori l'hanno definita.

Alla manifestazione partecipò una quarantina di persone appartenenti alle associazioni omosessuali aderenti: il Front homosexuel d'action révolutionnaire (FHAR) francese, il Movement Homosexuel d'Action Révolutionnaire (MHAR) belga, il Gay Liberation Front britannico, l'Internationale Homosexuelle Révolutionnaire (IHR), ed il neo-costituito Fuori! italiano, che era alla sua prima azione pubblica.

Tra gli esponenti italiani figurarono Angelo Pezzana, Mario Mieli, Enzo Francone, Domenico Tallone, Carlo Sismondi, Alfredo Cohen, Riccardo Rosso, Mauro Molinari, Franco Tridente, Manfredi Di Nardo e Vito Galgano. Vi parteciparono anche militanti provenienti da Francia, Belgio, Olanda, Gran Bretagna e Norvegia come, tra gli altri, Françoise d'Eaubonne, Anne-Marie Fauré detta Grelois, Marc Payen e Francis Padovani.

Il congresso

Françoise d'Eaubonne contesta il congresso.

Il 5 aprile 1972 il CIS, Centro Italiano di Sessuologia, diede il via ai lavori del 1^ Congresso internazionale di Sessuologia sul tema “Comportamenti devianti della sessualità umana” negli ambienti del Casinò di Sanremo.

Il CIS era nato nel 1959, e, proponeva un approccio alla sessualità all'avanguardia per l'epoca, con attenzione alle novità nel dibattito che venivano dalla scienza medica e psichiatrica ma con una prospettiva ancorata all’antropologia cattolica.

Nel Comitato d’onore del Congresso erano annoverati nomi come Leonardo Ancona e Luigi Gedda, medico e dirigente dell'Azione Cattolica, che aveva pubblicato alcuni lavori dedicati all’omosessualità.

Il Congresso prevedeva una sezione sull’eziologia dell'omosessualità ed una intera mattinata dedicata alle terapie, soprattutto psicologiche e psichiatriche, per eventualmente debellarla.

Tra gli invitati all'assise figurava, per esempio, lo psichiatra inglese Philip Feldmann, alla ribalta delle cronache di allora per la "terapia d'avversione", da lui stesso descritta così:

« Si proietta una diapositiva di un uomo nudo visto di spalle davanti ad un omosessuale. Se questi indugia più di otto secondi ad ammirarla riceve una scossa, un piccolo choc, attraverso gli elettrodi applicati ai polpastrelli. Poi la diapositiva dell'uomo scompare sostituita da quella di una bella donna anch'essa nuda. In questo caso l'omosessuale non riceva alcuna scossa. »

Il "senso del dolore", a detta dello psichiatra, avrebbe riconvertito il "senso del piacere" verso una sessualità normale.

Anche Jefferson Gonzaga avrebbe partecipato ai lavori. La sua proposta di cura era meno violenta: l'omosessuale, dopo una serie di trattamenti ipnotici (che potevano durare anche dieci anni), seguiti dall'incontro con una bella prostituta, poteva cambiare gusti.

Tra le proposte che il CIS, cattolico, voleva valutare, c'era anche la radicale "tecnica Reder", che consisteva "nel produrre una lesione in quella zona del cervello che si chiama nucleo ventricolare mediale" in parole povere una lobotomizzazione.

La contestazione

La manifestazione.

Il neonato F.U.O.R.I.! (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario Italiano), che raccoglieva un modesto gruppo di militanti, era salito alla ribalta delle cronache qualche mese prima del 5 aprile per aver scritto una lettera di protesta (firmata con i nomi e cognomi dei militanti) a un quotidiano nazionale ("La Stampa") che aveva bistrattato una volta di troppo l'omosessualità.

Di fronte all'annuncio del congresso, il gruppo decise di agire uscendo alla luce del sole e chiamando a raccolta anche i militanti di altri paesi europei.

I militanti si presentarono davanti alla sede del Congresso la mattina della sua inaugurazione, e accolsero i delegati con volantini, manifesti, in italiano, in inglese e francese e slogan come: "Normali, normali".I cartelli mostravano scritte di questo tenore: "Psichiatri, siamo venuti a curarvi", "Psichiatri, ficcatevi i vostri elettrodi nei vostri cervelli", "La normalità non esiste", "Primo e ultimo congresso di sessuofobia" e così via.

I quaranta contestatori presenti erano assolutamente consci del fatto che si stava compiendo un gesto storico. Per la prima l'omosessualità lottava a viso aperto. La rabbia era molta.

I congressisti decisero di chiamare la polizia, rendendo così memorabile l'evento. Le forze dell'ordine sequestrarono i cartelli ai militanti e una decina di essi furono identificati, portati in commissariato e denunciati per manifestazione non autorizzata. Il procedimento contro di loro si chiuse il 14 marzo del 1977 di fronte al Pretore di Sanremo che archiviò le accuse.

Il convegno incominciò comunque, e tra gli iscritti a parlare si proposero regolarmente anche alcuni contestatori come Françoise d’Eaubonne con un intervento contro la sessuofobia. Anche Angelo Pezzana interviene con il celebre "Sono un omosessuale e sono felice di esserlo" di fronte ai congressisti sbigottiti. Per la prima volta omosessuali donne e uomini si presentavano al pubblico italiano (e ai medici che avrebero voluto curarli per il loro bene) non più come vittime ma come protagonisti della loro vita, decisi a “non permettere più” che altri potessero decidere al loro posto. Il linguaggio usato dai militanti è duro e senza sfumature, ma per boicottare il convegno non si mancò di usare l’ironia e lo sfottò e qualche fialette di gas derattizzante, che è decisamente puzzolente, costringendo a chiudere prematuramente il congresso, un giorno prima di quanto programmato, il 7 aprile invece dell'8 aprile.

Dall'altra parte della barricata, sulla difensiva, venivano ribaditi antichi pregiudizi. Così il professor Capelletti, accademico che si è dedicato alla storia della scienza: "si vorrà almeno ammettere che lo sviluppo naturale del sesso sia nel senso della procreazione... di qui la norma e la relativa devianza...".
Dopo di lui Newman, che critica l'ambiguità di alcuni congressisti e afferma che gli omosessuali non sono dei neurotici. Bensì degli psicotici.
Per la prima volta nella storia la stampa italiana diede un'eco molto ampia a un'iniziativa condotta da persone omosessuali.

Dopo questo successo il Fuori! sarebbe cresciuto per numero di militanti., trovando spazio per esprimersi nella rivista del gruppo intitolata "FUORI!" il cui primo numero uscì nel giugno del 1972. Una frase dell'articolo "Omosessualità e liberazione" ben si presta a raccontare quello che accadde:

« Siamo usciti fuori, ma ad una condizione, fondamentale, autenticamente rivoluzionaria: siamo usciti con la pretesa di essere noi stessi, con la volontà di ritrovare la nostra vitale identità...e di colpo, senza soluzione intermedie, senza tappe in momenti o verifiche riformiste, abbiamo scoperto in noi il diritto alla vita, che è prima di tutto il diritto al nostro corpo. »

Il racconto dell'evento si concludeva con un invito esplicito:

« A tutti i compagni omosessuali, che hanno ancora dubbi, paure, incertezze, diciamo: esci fuori! Il rischio è molto spesso immaginario ma se anche fosse reale, non importa. Ad un passo c'è la vita! »

La contestazione sulla stampa nazionale

L’effetto della contestazione fu enorme. I grandi quotidiani nazionali riportarono la notizia corredata dalle immagini.

La stessa RAI riprese la manifestazione ed inserì il servizio in una puntata speciale di “AZ, un fatto come e perché”, che andò in onda il 6 giugno successivo su RAI 1.

Altri effetti della contestazione

Il CIS, dopo la manifestazione, ospitò per qualche anno un intervento di Carlo Sismondi nei corsi annuali di specializzazione in sessuologia. Ed è la stessa organizzazione che oggi ha nel suo consiglio direttivo Margherita Graglia, psicologa autrice di numerosi testi di formazione contro l’omofobia e sull’omosessualità maschile e femminile.

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Voci correlate

Bibliografia

Link esterni