Differenze tra le versioni di "Processi per sodomia in Italia"

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Versione delle 09:33, 30 nov 2012

Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente editabile e ampliabile.

Repertorio di casi di processi per sodomia in Italia con l'indicazione dell'eventuale condanna (flagellazione, esilio, galera a vita, carcere, multe), in ordine cronologico, con l'esclusione delle condanne alla pena di morte, che sono trattate in una voce apposita. Sono qui elencati anche i processi che potrebbero avere comportato la condanna a morte, ma dei quali per il momento non si conosce ancora la sentenza.

Duecento

Trecento

  • 1369. Napoli. Fra Mainerio di Cassano è accusato di molti reati, fra i quali quello di tenere "un prostibolo di fanciulli quindicenni e sedicenni".[1]
  • 1375. Bologna. Benvenuto da Imola (ca. 1336-1388), nel suo commento alla Divina Commedia, si vanta di avere smantellato nel 1375 (denunciandola) una rete di sodomiti. A suo dire, tale cerchia godeva della universale tolleranza dei cittadini, al punto che "per questo fatto io incorsi nell'odio generale e nell'inimicizia di molti". [2]

Quattrocento

Orfeo ucciso dalle baccanti perché sodomita. Incisione di Duerer. 1494.
« dopo un inizio in sordina (8 condanne nel '32, 11 nel '33, 16 nel '34 e 17 nel '35) si stabilizzò su una media di circa tredici condanne all'anno fino alla fine degli anni Cinquanta del Quattrocento, per innalzare il livello alla cifra sorprendente di circa 50 condanne l'anno a partire dagli anni Sessanta fino al 1498, anno in cui la magistratura (...) fu soppressa. [3]

"Tra 1432 e 1502 (...) si occuparono di circa 15.000-16.000 maschi, tra adulti e fanciulli, denunciati o in qualche maniera incriminati per rapporti sodomitici. I processi portarono a più di 2.400 condanne (che diventano quasi 3.000 se si contano anche le sentenza pronunciate per sodomia nello stesso arco temporale da altri tribunali). [4] »

  • 1460. Venezia. Vengono incriminati tutti assieme sei nobili.
  • 1464. Venezia. Vengono incriminate quattordici persone (fra cui cinque nobili), molte delle quali però fuggono prima della cattura.
  • 1464. Venezia. Aliprando barbiere è punito con due anni di carcere e il bando perpetuo perché è "ruffiano di sodomia", e procura ragazzi a ricchi sodomiti. [5]
  • 1474. Venezia. Sei sodomiti (due dei quali nobili) coimputati. La vicenda assume le tinte di un thriller quando il loro accusatore viene misteriosamente assassinato. [6]
  • 28/2/1479 (ossia 1480): Il Consiglio dei Dieci condanna a morte Francesco Cervato per aver sedotto il giovane patrizio Francesco Zen, Alvise Zen, Girolamo Bonifacio, Zaccaria Trincagnella, Giacomo Cavazza, e Bernardino suo servitore. I suoi complici sono condannati al bando da Venezia. [7]
  • 2 settembre 1486-4 gennaio 1487. Venezia. Antonio Loredan, ambasciatore della Repubblica a Roma, e il suo cancelliere Bernardo Teatini, sono condannati entrambi per sodomia, in contumacia, a dieci anni di bando e all'interdizione dei pubblici uffici, dopo che era stato chiesto loro con un pretesto di tornare in patria per poterli processare. Il 7 novembre 1486 il doge aveva addirittura mandato un Antonio Vinciguerra a Roma a richiamare i due imputati, con l'ordine di agire con estrema discrezione per non far trapelare il motivo del richiamo, chiedendo perfino il permesso di rimpatrio al papa. Le istruzioni imponevano d'osservare il massimo segreto, e di coprire di onori Loredan, in modo da meglio nascondergli la verità. Ma i due subodorano qualcosa e, pur partendo da Roma, si danno alla latitanza strada facendo. Vengono comunque processati, e torturati, Bernardo Salerno veronese (amante passivo del Loredan) e Aurelio de Vonico (qualificato come "ragazzino di Treviso", amante passivo del Teatino), che saranno però infine rilasciati. A tutti i magistrati del Consiglio dei Dieci, allargato per l'occasione con una "giunta", è imposto il segreto su tutta la vicenda. [8]

Cinquecento

  • 1537. Venezia. Nell'ennesimo processo di gruppo (7 persone), emerge una sottocultura decisamente articolata. Uno degli accusati è infatti una ostessa che concedeva ai sodomiti l'uso della sua osteria. Di uno degli imputati è riferito il soprannome, che è femminile: Nympha.
  • 1546. Venezia. Una donna, Lugretia paduana, è bandita assieme a due sodomiti per aver fatto la ruffiana, procurando e alloggiando ragazzi disposti a rapporti omosessuali. [9]
  • 1547. Venezia. Appare ancora un gruppo di sodomiti, questa volta composto da sette persone, fra cui due accusati di lenocinio pueri ("lenocinio di ragazzo").
  • 1550-1580. A Lucca l'"Offitio sopra la onestà" (che giudica i casi di sodomia) vede "463 persone imputate e 187 condanne, per una media di circa 30 indagati e 12 sentenze di colpevolezza all'anno".[10]
  • 28 gennaio 1550. Lucca. Il garzone Bernardo denuncia il padrone Antonio di Giovanni di Bergamo perché l'ha voluto sforzar et che lo sforzò l'anno passato di verno [...] et più volte voleva lo masturbasse. [11]
  • 30 luglio 1551. Lucca. Un ragazzo, Geronimo, accusa due fratelli, Lorenzo e Niccolo Fiorentino. Incontratili una notte, uno di loro
« Li disse che se non havea dove alloggiare andasse a stare con essi [...] et così andò a cena da loro et a dormire et la notte Lorenzo contro sua voglia lo sogdomise una volta, et l’altra notte Niccolo una volta a fiume et Lorenzo li dié 8 quattrini et si partì da loro et non ci tornò più.[12] »
  • 8 febbraio 1552. Lucca. Stefano di Jacopo Lombardi, 8 anni, denuncia il suo stupratore, Giovan Battista, filatore, che
« lo trovò in piassa et li disse vien un po' meco che voglio mi porti uno archibugio et pagherò, et lo menò allato all'Hostaria di Poggio in una camaretta, et giunto lì li mise le mani addosso, et esso gridando li mise le mani alla bocca. [13] »
  • 2 febbraio 1553. Lucca. Il prete Piero da Pescia è denunciato da Giovanni di Francesco da Sant'Anna per aver violentato i due figli, di otto e dieci anni. Durante le indagini anche il giovane Vincenzo Baldocchi aggiunge che una volta il prete
« lo chiamò in camera et lo ricercò et esso diceva di non, tanto lo lusingò che l'appoggiò a un canto del letto, et li mandò giù li calzoni et lo mise dentro et lo fece una volta, dicendoli che non dovesse dire cosa alcuna.[14] »

Un rapporto sessuale confessa anche il dodicenne Meo di Giovanni Pera. Non è nota la conclusione del processo.

« lui va a scuola a prete Fabrizio da Camerino [...] et che da luglio in qua più volte l'ha sogdomitato, et interrogato del modo dixe, che quando a luogo comune bocconi et quando in sul letto, et quando li dava un quattrino et quando dui (...) et dixe che ha dormito con ditto prete da 3 in 4 volte et in letto l'ha sogdomitato ugni volta.[15] »
  • 1555 ca. Venezia. Francesco Camelli, impiegato governativo, è condannato alla prigione a vita per aver commesso sodomia con un certo Marco da Padova che, come Camelli insiste, aveva partecipato volontariamente.[16] Camelli sarebbe poi evaso nel febbraio 1570 e si sarebbe rifugiato in una chiesa.[17]
  • 1556. Lucca. Laurenzio di Francesco Menabbi si autodenuncia, allo scopo di godere dell'impunità, per avere avuto rapporti sessuali con dieci uomini.
« La confessione innescò una catena di imputazioni, che hanno reso possibile l'identificazione progressiva di una ventina di persone legate tra loro da una complessa sovrapposizione di relazioni omoerotiche. Sebbene siano pochi in questo caso gli imputati di cui si forniscono informazioni anagrafiche, e la maggior parte abbiano circa 16 anni, il ricorrere della condanna ordinariamente attribuita dagli officiali ai maggiori di 18 anni (12 scudi e mezzo, 2 mesi di carcere o 2 anni di esilio) testimonia forse il coinvolgimento di persone più mature. [18] »
  • 26 luglio 1556. Lucca. Il sedicenne Romeo di Francesco denuncia per stupro il fabbro Antonio, che col pretesto di una commissione
« lo condusse in casa, et dopoi disse "voglio beviamo un po'", et dicendo non havere sete, et allora lo prese per un braccio et lo tirò in ciglieri et fermò un uscio qual poi non si puote aprire se non con la chiave, et volendolo sogdomitare et non volendo, li de de' mostaccioni [schiaffoni] et dicendo, al sangue di Dio se non stai fermo ti ammasserò et lo buttò su certo .... [?] et usò seco.[19] »
  • 27 maggio 1560. Lucca. Il bambino Vincenzo di Antonio di Battista è mandato dal padre a dormire dal prete Vincenzo, che lo sodomizza. La cosa si ripete, e quando il bambino rifiuta di andare ancora dal sacerdote il padre si fa confessare l'accaduto. [20] Non è nota la conclusione del processo.
  • 11 giugno 1560. Lucca. La confessione di Jacopo di Cirigliano Nocchi apre un metaforico vaso di Pandora: da essa
« si sono dipanate a cerchi concentrici convocazioni, interrogatori, accuse e delazioni, in cui furono coinvolte almeno trenta persone. (...) Il fatto però che alla quasi totalità degli incriminati che furono condannati (quasi tutti) siano state comminate esclusivamente pene corporali, e anche piuttosto blande, potrebbe far credere che si sia trattato di individui piuttosto giovani. Il tratto più saliente che accomuna la grande maggioranza degli accusati è il ricorrere del fiume come teatro degli incontri, lasciando supporre che si trattasse di un luogo abituale per questo genere di convegni erotici. (...) Gli imputati maggiori di 25 anni rappresentano una esigua minoranza rispetto al totale. Il 9% aveva tra i 26 e i 36 anni; il 4% tra i 37 e i 50. Uno solo, Girolamo Nucchelli, aveva 72 anni.[21]  »
  • 25 agosto 1561. Venezia. "Adamo da Venetia scardazin (cardatore) de lana ritenuto per sodomitio — volemo che il detto Adamo sia condannato a vogar anni tre, in ferri, nelle galee de' condannati".[22]
  • 16 Settembre 1561. Venezia. "Domenego Taseto, per questo delitto del sodomitio, sia confinato per anni dieci continui in la prigione forte".[23]
  • 1567. Napoli. Giovanni Battista Boraglia è processato per sospetta eresia e sodomia.[24]
  • 4 ottobre 1568. Lucca. Paolino di Agostino, fornaio di 19 anni, si autodenuncia per ottenere l'impunità, dopo essersi lasciato troppo andare a manifestare i propri desideri omosessuali:
« sono circa 10 mesi che essendo in hosteria di Sant'Antonio lui et ...... et un Giovanni pisano calzolaio, a l'ultimo del mangiare dissero che ugni uno monstrasse il suo membro et lui prese in mano quello di Giovanni et lo baciò et li disse "se tu fussi donna io vorrebbi usare teco" [Se tu fossi una donna vorrei avere un rapporto sessuale con te], et non fece altro.[25] »
  • 1570. Bologna. Un giovane garzone, Angelino di Bologna, denuncia al tribunale del Torrone che, mentre dormiva, al pascolo, un altro servitore, tale Battista, gli "cacciò il suo membro nel cullo[26]”.
  • 1572. Venezia. "Frate Valerio dalla Condida commise tante e tante scelleratezze; fu processato dalla inquisizione, ma il processo restò monco, perché egli fuggì di prigione". [27]
  • 16 ottobre 1573. Lucca. Il sedicenne Paolino, accusa Ser Biagio Pauli, che gli ha attaccato la sifilide dopo averlo sedotto con un soffocante corteggiamento:
« et lo seguitava di continuo et lo andava a trovare et al banco et a squola sotto pretesto che volea parlare et a suo padre et a sua madre. (...) Et per dirla liberamente detto Ser Biagio tanto mi lusingò et per tanto che con buone parole mi fece andare a casa sua dove condotto il detto Ser Biagio andato in loggia di essa sua casa con tante buone parole et poche ationi lo sogdomitò una volta et per altri dui altre volte ha fatto il medesimo il detto Ser Biagio, (...) et così li ha attaccato il mal francese.[28] »
  • 11 settembre 1574. Lucca. Una denuncia all'Offizio sopra l'Onestà riporta il battibecco pubblico fra un ragazzo, a quanto pare prostituto occasionale, e un aspirante cliente da lui rifiutato:
« giovedì sera quasi a hora 1 e 1/2 di contra alla voltaccia del Marlia erano quattro persone et uno di loro prese un ragasso che ha nome Bernardo di Michelino [...] che è vestito da morello, et che tale li disse che li voler fare, et lui non volendo et allora questo giovane soggiunse dicendo "Ne dai a delli altri [Lo hai già dato ad altre persone, NdR], io l'ho piccolo" et il fanciullo rispuose, "Ne voglio dare a chi mi pare et non voglio dare a te", et lui soggiunse "Ne potresti dare anchora a me l'ho piccolo non ti farò male", et non volendo per forza lo lassò andare dicendoli: "bardassaccia".[29] »
  • 1578. Napoli. Giulio di Trocchia è processato per eresia per avere sostenuto che Dio è sodomita. [30]
  • 4 febbraio 1579. Lucca. Ottavio Muratori, chierichetto di circa 16-17 anni, confessa di avere avuto rapporti sessuali con otto uomini, quattro dei quali frati di San Frediano. Fra loro il priore, don Gattinara, che, invitatolo nella sua cella,
« prese una calza [paio di calzoni] e me la donò dicendo: "Piglia questa, che la tua è sbiancata", et subbito fermò la porta et andò da esso constituto [cioè Ottavio] domandandoli se aveva da fare con nessuno, et esso costituto disse di non, et allora detto Signor Priore disse "Sia buon figlio". (...) Intanto li cominciò a slegare le calze et appoggiandolo a letto lo sogdomitò una volta.[31] »

Non si conosce l'esito del processo.

  • 1585. Venezia. Annibale da Perugia è denunciato dalla padrona di casa al Santo Uffizio per varie colpe; fra esse il fatto che "Tutta la vita sua è desonestamente usar con putti et tenerli disonestamente come <si> fa <con> le donne". (cfr. [32].
  • 1591. Napoli. Leonardo Anzuoli è processato per sospetta eresia e sodomia.[33]
  • 1594. Venezia. Il 28 giugno il Consiglio dei Dieci chiede l'estradizione di Zanetto de Chiari, un chierico della cattedrale di Corfù, colpevole di aver sodomizzato il figlio decenne del nobile Giacomo Malipiero.[34].
  • 1598. Milano. Il nobile e senatore Francesco Sessa è solo il personaggio più importante fra quelli coinvolti nel "caso Belviso", che provocò uno scontro politico fra le autorità spagnole (che volevano il processo) e quelle locali, che alla fine riuscirono a insabbiarlo, almeno per i protagonisti potenti: ci furono infatti quattro condanne al rogo, mentre Sessa fu scagionato. [35]

Seicento

Bartolomeo Cesi (1556–1629) - Bacio fra due uomini.
  • 1600-1666. Roma. Fra il 1600 ed il 1666, il "Tribunale del Governatore" istruisce ben 114 processi per sodomia (sia etero che omosessuale). Il picco maggiore si ha fra il 1600 e il 1610 (35 casi) mentre il quarto di secolo dal 1641 al 1666 vede solo 11 processi.[36]
  • 1601. Nettuno. L'arciprete Ottavio Battistino, ventenne, è processato a Roma assieme ad Evangelista degli Evangelisti (diciottenne) e Giacomo Veterino (chierico di prima tosatura). [37]
  • 1601. Roma. Aurelio Capogatto è scoperto ed arrestato dagli sbirri in Strada Giulia assieme a Bartolmeo del Corte, un garzone bergamasco, di 14 anni circa.[37]
  • 1603. Modica. Nel 1600 il giurisperto Vincenzo Lo Monaco è accusato "de nefando" [peccato] ma nel 1603, dopo due anni di carcere, è condannato "solo" all'esilio e alla confisca dei suoi, notevoli, beni. [38].
  • 1603. Roma. Giovanni Battista Pochibelli, studente quattordicenne della Sapienza, denuncia per stalking il suo compagno Don Giovanni De Peculi, che aveva già denunciato in precedenza per la stessa ragione:
« "d[ett]o querelato ha cominciato di nuovo a perseguitarmi e perché io non ho voluto mai condescindere al suo volere, mentre io non ero in Sapientia diceva male di me con dire che ero una bardassa". [39] »
  • 1604. Roma. Una pattuglia della polizia perquisendo una locanda alla ricerca d'un ricercato vi trova una coppia in flagrante delitto di sodomia:
« "Andando adisso che possono essere diciasette hore all'osteria del Sole in Tor Sanguigna per catturare certi furbi per come ho detto in una camera di sopra ho trovato Marcello Velli romano e Lelio Venturini, il qual Lelio haveva slanciato dinnanzi li calzoni calati e sodomizava Marcello che stava sotto, et in detta camera vi era un letto dove stava appoggiato d[et]to Marcello.[40] »

Verrà coinvolto anche Gregorio Marzocco, ruffiano abituale, che procurava ragazzi ai clienti sodomiti. Non è noto al momento come si sia concluso il processo.

  • 1604. Roma. Francesco Ciotti e il quattordicenne Marco Antonio, da Sarno (che si prostituiva) vengono arrestati per un reato compiuto a Napoli.[41]
  • 25 dicembre 1604-1605. Roma. Ottavio Medula, Geronimo Ferrari (22 anni), Giovanni Talenti (50 anni, il colpevole) e Vincenzo Puni sono inquisiti per capire chi fra loro abbia stuprato Pietro Paolo Floridi (8 anni). [42]
  • 1606. Lucca. Si conclude un grosso processo per prostituzione maschile nel quale sono coinvolti parecchi giovani. Il 4 febbraio l'Ufficio dell'Onestà condanna Lorenzo di Michelangelo Gabrielli, che aveva tra i 14 e i 18 anni, ad essere rinchiuso nelle carceri del Sasso, Giuseppe di Domenico al bando per due anni, il genovese Domenico di Marchio al bando e all'esilio perpetuo dallo Stato di Lucca, e Jacopo di Piero di Brancoli, alla frusta e al bando perpetuo.[43].
  • 1607. Roma. Pietro Prospero da Montegiove, servitore ventenne senza fissa dimora, è inquisito assieme a Francesco Saraceno.[44]
  • Febbraio 1608. Roma. Il cuoco Vincenzo Gallarini denuncia quattro giovani (Odoardo scarpellino, Lucantonio Lipponaso, Meo e Giuseppe) che adescavano ragazzi minorenni (fra loro il cognato quindicenne, Lazzaro, che era sparito di casa) per avviarli alla prostituzione:
« li quali per esser dediti al arte di sodomia non fanno altra professione che di descare ragazzi e tenerli e goderli carnalmente, per quanto si intende al piacer loro menandoli di continuo a vigne, a hosterie e altri buchi comodi a suddetta professione che sono una schiera di sodomizzatori.[45] »

Non è noto al momento l'esito del processo.

  • 1608. Roma. Sono inquisiti Giovanni Giacomo e Giovanni Battista, osti alla locanda "La Campana" in piazza Nicosia.[46]
  • 1608. Roma e Catanzaro. Viene inquisito Giuseppe Piscullo da Melfi, vescovo di Catanzaro, su querela promossa da un arcidiacono di Catanzaro.[46]
  • 1609. Roma. Durante una perquisizione alla ricerca dei complici di un ladro, gli sbirri in una locanda trovano
« in un letto a dormire assieme Giacomo Martino Genovese, barbiere, e un ragazzotto molto accistato chiamato Gio<vanni> di Baldi Etruschi (o "Baldi Bruschi") fiorentino (<tredicenne>) et cercando dentro al letto dentro al capezzale ho trovato un fazzoletto fatto alla turchesca di righe rosse e dimandando poi di chi fosse, detto Giacomo barbiere ha risposto che era suo, e così guardandolo bene vidi che era molto lordo [...] e così havendo fatto vestirli i sopradetti che erano nudi nel letto ho visto anco in un altro letto un altro giovane chiamato Vincenzo di Pietro Cerrotti romano. [47] »

Non è noto al momento l'esito del processo.

  • 1609. Roma. Sono inquisiti Annibale Battista detto "Ranuccio", cocchiere di Parma, e Giovanni Battista di Pietro Antonio, fiorentino. [48]
  • 1610. Roma. Un ragazzino, Giovanni pollarolo, e un suo complice adulto, detto "Il Caporale", si sono specializzati nell'adescare e rapinare sodomiti in cerca di prostituti in Piazza Navona:
« Giovannino alias il Pollarolo giovane sbarbato fa l'esercitio della bardassa e la sera va in Piazza Navona a farsi pigliare da questo e da quello per farsi sodomizzare, et cavarne denari, et in sua compagnia va un tal detto il Caporale che fa il bravo [il bullo] con la spada.[49] »

Non è noto al momento l'esito del processo.

  • 1610. Roma. Un gruppo di giovinastri scende in barca il Tevere, accostando per catturare ragazzini ("dieci o dodici", dice una testimonianza) che stanno facendo il bagno o pescando, poi si rifugia in canneto dove i prigionieri vengono picchiati e violentati. Non è noto al momento l'esito del processo. [50]
  • 1610. Roma. Bernardino Dotti, di Città di Castello, detto "Occhi di bove", sposato, è processato per tentata sodomia con Orazio di Angelo, garzone.[51]
  • 1610. Soriano. Vengono processati Francesco di Paolo e Agostino di Rocco da Suviano, entrambi ventenni e porcari.[52].

1611. Rieti. Viene denunciato e processato

« il reverendo Angelo Leoni, canonico della cattedrale di Rieti. "Don Angelo era conosciuto in tutta Rieti per le sue inclinazioni sessuali, ed era da tutti chiamato "busciarone", e "fu più volte querelato per questo ma non se ne è fatta mai denuncia".[53]»

Fra le sue numerose vittime, "Angelo figlio di Romolo", "Sinibaldo ferraio", e "Girolamo, fratino sbarbato di sant'Agostino".

  • 1611. Venezia. Ettor barbiere (i barbieri effettuavano anche piccoli interventi di medicazione) è bandito in contumacia l'11 dicembre per aver mancato di denunciare un caso di sodomia su di un fanciullo che aveva medicato. [54].
  • 1612. Napoli. Tiberio de Vera è condannato al remo a vita, mentre il suo complice Giuseppe Soprano, l'11 aprile 1612 è portato nudo per le vie di Napoli e sottoposto alla "lardeazione", ossia all'ustione tramite gocciolatura di lardo fuso sopra un carro trascinato per le strade. Poi è condannato alla galera per tre anni (morendovi prima di scontare la pena). [55]
  • 1614. Roma. Simione Viriotti, cappellaio, della Lorena, ha sodomizzato una trentina di volte il suo garzone Guglielmo Bocchi di 13 anni, spingendosi a prostituirlo apertamente ai clienti che frequentavano la sua bottega. La vicenda emerge perché il ragazzo, non sopportando più la situazione, torna dal padre prima che sia scaduto il periodo d'apprendistato, e il padre sospetta l'accaduto nonostante la reticenza e la vergogna della vittima. [56].
  • 1616. Roma. Lelio Manili denuncia la scomparsa del figlio Pietro, che da numerosi giorni non torna a casa, e fa il nome del Cavalier Mattioli, fiorentino.[57].
  • 1617. Roma. Viene inquisito Giovanni Battista veneto.[58].
  • 14 maggio 1619. Brescia. Il genovese Vincenzo Arnaldi, 36 anni, già condannato per sodomia a Milano, è denunciato perché fa pubblica professione di cometer il nefando vitio di sodomia con il suo vetturino quattordicenne, Romulo (che verrà assolto per insufficienza di prove), e di avere una relazione "continua et ordinaria" con un giovane di Milano, sui vent'anni, Giovanni Pietro Cavànego. Verrà giudicato a Venezia dalla Quarantia criminal. Dal processo emerge che Arnaldi era sposato con la sorella di Cavanego. Quando i due principali imputati furono separati in carcere, fu osservato che
« tanto è radicato in essi doi retenti [due arrestati] questo vizio così enorme, che non si sono potuti schiffare di [trattenere dal] darne, et farne qualche apparente dimostrazione, poiché essendo stato d'ordine della Giustizia comandato che costoro fossero separati di prigione, nel dover esser condotto l'uno in altro luogo diverso dove si trovava l'altro compagno, si abrasciorno [abbracciarono] insieme baciandosi et stringendosi carissimamente, così che li ministri [le guardie carcerarie] che si trovarono presenti, sì come restarono da tali atti stupiti e meravigliati, così fecero giudizio (certissimo) che non potesse essere altrimenti se non che costoro fossero rei .[59] »
  • 1619. Roma. Alfonso Gentile', norcino, è sorpreso da una pattuglia di sbirri mentre sta sodomizzando il dodicenne Giovanni Domenico di Bartolomeo. da Frosinone, servitore. Il ragazzo si dichiara vittima di un tentativo di stupro, ma viene inquisito come reo.[60].
  • 1620. Roma. Ferrante de' Vecchi, 12 anni, viene arrestato da una pattuglia "sotto quelli tavolati della strada dei ferri vecchi" mentre sta con Fiore de' Fiori e Salvatore Bernardino Della Matrice, da lui incontrati in Piazza Navona (zona di prostituzione maschile) con i quali aveva cenato in un'osteria. Il ragazzo afferma che i due stavano cercando di violentarlo. Non è noto al momento l'esito del processo anche se, essendo il reato solo tentato e non consumato, si sarà certo concluso con una pena diversa dalla morte (come la galera). [61]
  • 1621. Roma. Bartolomeo Giannino, 24 anni, scalpellino e garzone, perseguita col suo stalking Giovanni Battista Lorenzo, 14 anni, al punto che costui non vuole più andare a scuola.[62].
  • 1623. Roma. Viene denunciato Giovanni Fachinetto, 20 anni, "fruttarolo", che è stato visto frequentare le osteria assieme a Giovanni Francesco, figlio di Camillo sellaio, 14 anni.[63].
  • 1623. Roma. Viene denunciato Giovanni Fachinetto, 20 anni, "fruttarolo", che è stato visto frequentare le osteria assieme a Giovanni Francesco, figlio di Camillo sellaio, 14 anni.[64].
  • 1624. Roma. Vengono inquisiti il frate Giovanni Francesco Hobbes (18 anni) e don Agnello, napoletano, 30 anni.[65].
  • 1626. Venezia. Il 23 marzo, Zuanne Rossetto, procuratore del Monastero di San Michele di Vicenza viene incolpato di sodomia su "giovani novizi" e condannato al bando perpetuo.[66].
  • 1628. Venezia. Il sacerdote Ortensio Barbieri, il 9 settembre, è accusato di aver proferito affermazioni sacrileghe in ode alla sodomia. L'imputato avrebbe dichiarato "...che non conosce ne adora altri che Dio che la sodomia dalla quale riceve maggior contento di quello che fanno i beati del cielo...[67]”.
  • 28 gennaio 1640. Venezia. Scoppia il caso del nobile Giulio da Canal, accusato di aver avuto una palese relazione sessuale con un giovane travestito
« di vita dissoluta et scandalosa, tale da tutti universalmente riputato, havendolo fatto dormire nel proprio letto et passato seco ad atti che ben dichiaravano vitiosa conversatione et uso di sua persona...; havendo anche in più tempi speso per lui in manini <braccialetti, NdR>, cadena d'oro et habiti da donna con quali andava pubblicamente vestito per le chiese et per la città, rendendo in questo modo cospicua la pravità de suoi costumi. [68] »

Giulio da Canal fu condannato in contumacia al bando perpetuo da Venezia, e sulla sua testa fu messa una taglia di 2000 lire. La sentenza fu pubblicata in Maggior Consiglio il 18 febbraio 1640.[69]

  • 1640. Roma. Il reverendo Giovanni de Boni, maestro di musica e di grammatica, violenta Carlo Antonio Groppello, suo scolaro decenne, nel collegio in cui insegna.[70]
  • 1647. Roma. Viene inquisito Lorenzo di Valentino. [71]
  • 1649. Padova e Venezia. Viene denunciato al Santo Uffizio di Venezia Carlo Federli,
« che non pago dell'haver fatto, come fa, pubblica professione del vitio nefando, con grave scandalo e mormoratione de buoni, s'è brutalmente lasciato trasportare da gl'insani, anzi diabolici suoi appetiti a termine di tanto sprezzo e vilipendio de la santa Sede Apostolica che fattosi, in Padova, questi anni passati, nel mentre colà è dimorato a lo studio, pubblicamente nomare il Papa della sodomia... ha come tale dichiarat'anco cardinali del suo concistoro, molti dei suoi comprofessori et amorevoli e dato loro negli incontri per istrada la papal beneditione... e per ultimo condottosi a dire che morrebbe contento ogni qual volta potesse prima commettere un così essecrando eccesso con il pontefice vero. [72] »
  • 1657. Roma. Viene inquisito Antonio Capacio. [71]
  • 1666. Roma. Viene inquisito Tommaso Luzzaro, carpentaio, per sodomia con Bernardino Tittoni, salumiere. [71]
  • 1666. Roma. Viene processato Giovanni alias Giovannino di Giacomo, oste, per violenza su Francesco Antonio, di 7 anni. [71]
« "Rocco Mainardi, di undici anni, aveva dichiarato di essere disposto a confermare «nei tormenti» le sue accuse contro Andrea Giuliani e Sante Barbanti d'averlo sodomizzato. La tortura consisteva nel far passare un bastoncino tra ogni coppia delle dita delle mani congiunte e divaricarle con una funicella. La testimonianza del ragazzo portò alla condanna dei due giovani, che però fu poco più che simbolica: fu disposto che Sante Barbanti ricevesse tre tratti di corda in pubblico, pena commutata – a conferma della scarsa pubblicità che si tendeva ormai a dare a questo genere di reati – con la fustigazione in carcere. Andrea Giuliani fu condannato alla fustigazione e all'esilio". [73] »
  • 1679. Venezia. Il prete Z.<uan> Batysta Scanelli colpevole di aver sodomizzato un suo parrocchiano di quindici anni è condannato a tre anni di "camerotto allo scuro".[74]
  • 7 marzo 1679. Venezia. Depone davanti al Consiglio dei Dieci Gerolamo Bruni per essere stato "offeso nella parti posteriori". Insieme ad altri tre imputati, tutti giovani chierici, fu condannato a un anno di prigione.[75].

Settecento

  • 17 luglio 1711. Venezia. Il Consiglio dei Dieci inasprisce la condanna (inflitta a Brescia, per sodomia ed eresia, il 13 settembre 1710) a Giuseppe Beccarelli (1666-1716), condannandolo al carcere a vita. Beccarelli muore in carcere cinque anni dopo.
  • 1717 - Conegliano - "Il tribunale della inquisizione di Conegliano condanna alla galea in vita prete Fernando Bortolucci per colpa di sodomia co' suoi scolari".[76]
Incisione del XVIII contro un frate sodomita.
  • 25 novembre 1722 – Macerata. Dal Santo Officio di Roma vengono condannati a sei anni di carcere tre frati del convento carmelitano della Beata Maria Vergine, e cioè il priore Alberto Zannetti, settantenne, il sagrestano Domenico Bassi, di 34 anni, e il frate laico (converso) Antonio Pellegrini, un giovane di 26 anni. Costoro avevano corrotto almeno sei ragazzi fra i 14 e i 18 anni, oltre al nipote decenne del denunciante, fra' Giovanni Masetti, affermando per convincerli (ereticamente) che quegli atti non erano peccato:
« conducendolo ora nel fienile, ora nel camerino della sagrestia, et ora nelle loro camere, commettevano quivi tutti tre contemporaneamente un dopo l'altro gli atti sodomitici, con esser ciò succeduto quasi ogni giorno, aggiungendo, che havendo egli domandato a ciascuno delli tre sudetti, quando volevan far le porcherie, se era peccato il fare in quel modo, ogn'uno di loro gli disse di no; et un'altra volta doppo portando esso depponente un crocifisso attaccato al collo, domandò alli medemi nell'atto, che volevano far le porcherie secondo il solito se haveva gusto quel Christo che facessero in quel modo, et ogn'uno di loro rispose di sì, e fecero le porcherie, secondo il solito". [77] »
  • 1722?. Lugo. Il Sant'Uffizio romano è investito del caso di Angelo Maria Sangiorgi, priore del convento carmelitano di Lugo, inquisito e carcerato dal Sant'Uffizio di Faenza per atti sodomitici con almeno dieci ragazzi, ai quali aveva espresso il "falso dogma" secondo cui tali atti non erano peccato. [78]
  • 1727. A Bologna sono processati (e torturati) Pellegrino Torri, Domenico della Casa, Antonio Mantovani e Leopoldo Taruffi.[79]
  • 15 febbraio 1727. Milano. Donato Brambilla detto "il Spazzadino", di professione "ballottino", di Lomagna Monte di Brianza, viene arso per sodomia commessa col garzone Rocco Ajroldo, che a sua volta è condannato alla galera. [80]
  • 1728. Terra di Gorga (diocesi di Anagni). "Antonia Santoro denunciò, <al Santo Offizio di Roma> "obbligata dal confessore", l'amica Giovanna D'Amici che quattro o cinque anni prima l'aveva spinta a rapporti sessuali sostenendo che "peccando carnalmente una donna sopra l'altra non era peccato, ma solamente era peccato quando si peccava carnalmente con gli uomini". [81] Si noti che la donna fu processata per aver dichiarato che gli atti sessuali non erano peccaminosi (affermazione bollato come "eretica") e non per l'atto in sé.
  • 30 maggio 1742. Napoli. Secondo il blog "Kill me again", che però non cita la fonte della notizia, "l'Inquisizione apre un procedimento contro un prete siciliano, Antonio Nava, accusato di stregoneria e "vizio nefando"." Secondo questa fonte sarebbe stato poi condannato il 26 settembre 1746 all'abiura e all'ergastolo.
  • 1743. Roma. Il frate carmelitano brasiliano Ludovico Botteglio si autodenuncia all'Inquisizione di Roma per atti omosessuali compiuti con giovani schiavi negri fra i 16 e i 20 anni, nel ruolo sia attivo che passivo. Botteglio motiva espressamente la decisione di autodenunciarsi a Roma anziché a Lisbona per la notoria spietatezza dell'Inquisizione iberica nei confronti dei sodomiti:
« Ho differito a presentarmi al Santo Officio di Portogallo, perché ho sempre dubitato di [temuto di] ricevere qualche rigoroso castigo, non ostante che mi fossi presentato spontaneamente, sapendo, che il delitto di Sodomia nella Spagna è considerato massimo, quindi ho stimato bene di venire a Roma per esporre a questo Tribunale i miei delitti, perché sapevo, che è di maggior mitezza, e pietà. [82] »

Il suo calcolo si rivela corretto: Botteglio viene infatti condannato soltanto a fare penitenza ("gravi pene salutari"), e la sentenza è confermata il 10 agosto 1743 anche dal tribunale laico romano, quello del Cardinal Vicario.

  • 26 aprile 1743. Sanremo. Il siciliano Gaspare Simonelli viene imprigionato come sodomita. Stando alla denuncia di alcuni religiosi del Collegio dei Gesuiti, dietro il paravento di insegnare in camera sua musica ai collegiali nascondeva relazioni sessuali. Simonelli è bandito in perpetuo dalla città[83].
  • 18 aprile 1747. Milano. Costantino Brasca, detto "il Braschino", viene decapitato per aver stuprato e ucciso Gaspare Rejna. [84]
  • 1748. Genova. Andrea Campanella, Giambattista Olivero, Giovanni Piazzo e Tommaso Magnasco sono incarcerati per "vizio nefando". L'inchiesta stabilisce che il Campanella aveva soltanto approcciato, con il fine di arrivare al rapporto sessuale "quattro giovinastri vili, abietti, vagabondi e di pessimo costume" ed è condannato ad un anno di carcere[85].
  • 1748. Genova. I soldati Giovanni Battista Fabrica, Giovanni Massone e Carlo Cavazza sono coinvolti in un processo per sodomia. Massone aveva denunciato Fabbrica per aver tentato di abusare di lui, e inoltre per averlo visto intrattenere rapporti dello stesso tipo con Cavazza. Dopo l'intervento dei legali si stabilì che solo Massone era stato sodomizzato, per cui Cavazza fu assolto e Fabrica, in considerazione dell'età dei tre (tutti minori di diciotto anni) fu condannato a cinque anni di servizio come remigante sulle galere.[86]
  • 1750. Genova. Sono inquisiti per sodomia 'Luca Querci, chirurgo, e Nicolò Francesco Marsi. I due avrebbero abusato di Carlo Zucca, un ragazzo che serviva nella loro casa. Il Querci fu condannato ad un anno di carcere e al bando perpetuo dalla città, mentre il Marsi trascorse sei anni in carcere con la catena al piede[87].
Autoritratto di Thomas Patch.
  • 22 ottobre 1755. Roma. Il Tribunale dell'Inquisizione concede ventiquattr'ore al pittore inglese Thomas Patch (1708-1782) per abbandonare Roma e gli Stati Papali. Patch, che i pettegolezzi accusavano variamente di avere avvelenato una suora, di essere un sodomita, e di aver parlato male del papa, scherzò sull'accaduto affermando di
« non poter immaginare quale fosse la ragione per cui era stato esiliato, se non per una cosa che solo lui e il suo valletto (boy) conoscevano"; dato che "la verità il mondo non la saprà mai.[88] »
« Il frate Nicola Brogli da Tolentino, di 46 anni, canonico lateranense che vive nel convento di S. Caterina, viene denunciato tra il 1771 e il 1772 al S. Uffizio da quattro testimoni per i rapporti sessuali che aveva avuto con un gruppo di giovani, di età compresa tra i 15 e i 26 anni. Il sacerdote era anche accusato di aver minacciato di licenziamento il musico ventiquattrenne Giuseppe Properzi, costringendolo a "toccamenti impuri ed alle polluzioni volontarie". Brogli avrebbe giustificato sul piano religioso le sue azioni sessuali, dicendo al giovane "che l'uomo giusto può peccare sette volte il giorno, e che ciò si legge nel Vangelo". Si trattava di rapporti in cui il frate svolgeva talvolta anche il ruolo passivo". [89] »
« Cesare Canisano - ed altri con lui - si serviva "dei più turpi e disonesti provecchi [espedienti], i più rei modi per rubbare, vagabondo, che quallora qualche signore lo invitasse per istradda a seguirlo, vi andasse pur seco lui, si lasciasse sodomiticamente trascinare, e in atto gli rubasse l'orologio e la borsa". Se si poteva avere, era condannato a tre anni di remo co' ferri ai piedi, se non era abile al remo, aveva cinque anni di prigione e, se fuggiva, ricominciarli ogni volta. [90] »
  • 1781. La Spezia. Due giovani sono condannati per sodomia: il primo sconterà diciotto mesi di carcere mentre il secondo è soltanto ammonito[91].
« "Il diciassettenne Giovanni Tassotti, garzone di osteria a Santa Marta nel viterbese, è violentato negli anni ottanta dal padrone oste che dopo averlo fatto ubriacare gli lega le mani e gli impedisce di invocare aiuto infilandogli un fazzoletto in bocca, per infine sodomizzarlo". [92] »
Pietro Matteucci in un programma d'Opera del 1786.
  • 1792. Roma. Il 14 settembre 1792 una certa Angela Luigini denuncia l'architetto francese Ildephonse Rater (ca. 1768-1793), di 24 anni, per la sua reazione col "musico" Pietro Matteucci, sopranista al Teatro Valle e Capranica.
« Avendo domandato a Rater cosa «voleva farsi di un Musico, che in sostanza era un Homo», si era sentita rispondere «che era una Cogliona, e che non poteva comprendere mai che piacer fosse l'usare di dietro, specialmente con un Musico così bello, col quale sapeva, che avevano usato Cardinali e Prelati, e che di questi ultimi specialmente ne aveva conosciuti diversi in Casa di detto Musico, andatici per lo stesso oggetto, co' quali aveva preso una confidenza grande, e vi aveva giocato perfino a scappellotti, concludendo il discorso che non vedeva l'ora di tornare in Francia per render pubblico un tale divertimento, che al solo sentire che l'usavano i Cardinali e i Prelati dove far comprendere essere un piacere troppo nobile».

La testimonianza qui citata fu all'origine di quell'affaire Chinard-Rater che nell'autunno del 1792 provocò una pericolosa crisi nei già tesi rapporti tra la Francia rivoluzionaria e la Roma pontificia. Per fortuna dei due imputati, successivamente passati dalle cure del Tribunale del Governatore a quelle del Sant'Uffizio e rinchiusi a Castel Sant'Angelo, grazie alle pressioni diplomatiche francesi il caso si sarebbe presto concluso con la loro espulsione dallo Stato della Chiesa. [93] »

Ottocento

« La Gran Corte criminale di Trapani mandava assolto dall'accusa di stupro il catanese Carmelo Puzzo e Marzullo il quale aveva violentato il bambino Carlo Ciaraulo di 8 anni da Palermo. Nella sua requisitoria il Regio procuratore generale aveva chiesto alla Corte il non luogo a procedere in quanto Domenico Ciaraulo, padre della vittima, aveva fatto la "escolpatione per atto autentico dell'imputato", cioè aveva fatto passare per bugiardo il proprio figlio. Ipotizzare che tra i due uomini adulti fosse stato raggiunto un accordo per il pagamento di un indennizzo in denaro (che andava in tasca a Domenico) potrebbe non essere una illazione.[94] »
« La Gran Corte Criminale di Trapani mandò in libertà e annullò l'azione penale nei confronti di Natale Laudicina detenuto con l'accusa di stupro violento del piccolo Alberto Piacentino. Vincenzo, il padre del bambino, aveva "rinunciato all'istanza fatta per atto autentico", cioè rifiutava di pretendere l'azione penale nei confronti dell'uomo che aveva violentato suo figlio. In conseguenza di ciò la Corte dichiarava di "non doversi procedere, atteso che il querelante Vincenzo Piacentino non si costituì parte civile". A Laudicina venne consentito di lasciare il carcere, ma a condizione di "indennizzare prima la Reale Tesoreria delle spese erogate per la istruzione del processo"." [95] »
  • 1824-1870. Roma. Tra il 1824 e il 1870 il Tribunale del Vicariato di Roma istruisce ancora 9 processi per sodomia, di cui due conclusi con una condanna al carcere, e sette con un'ammonizione e misure di sorveglianza. [96]
  • 27 novembre 1834. Palermo. Viene espulso dall'esercito borbonico "perché imputato di vizio nefando e di furto Onofrio Sanità, il quale a norma dei regolamenti verrà consegnato alla Polizia". [97]
  • 19 luglio 1838. Palermo. Espulso dall'esercito borbonico "il "Tamburro" Gennaro Anzio, nativo da Napoli, perché imputato di vizio nefando, onde è stato consegnato alla polizia". [98]
  • 1865. Brescia. Il ventisettenne Palma Paterio aveva trasmesso una malattia venerea a un giovane sedicenne in un rapporto omosessuale consenziente. L'ospedale a cui il ragazzo s'era rivolto avvisò la polizia, che lo indusse a querelare Paterio, che fu condannato a tre anni. Il ricorso contro il fatto che la querela era stata estorta a un ragazzo altrimenti consenziente fu respinto nel 1866.[99]
  • 1873. Monza. Nel neonato Regno d'Italia il reato di "rapporti contro natura" non sarebbe stato abrogato se non con il codice penale Zanardelli nel 1889, tuttavia dopo l'Unità, negli anni precedenti l'abrogazione, la legge fu applicata sempre più nei soli casi di pedofilia o stupro. Fra i casi più clamorosi di questo tipo c'è quello che coinvolse il padre Stanislao Ceresa, direttore d'un collegio per ragazzi d'alta estrazione sociale a Monza, colpevole d'aver costretto molti suoi studenti a rapporti sessuali. Fu condannato a dieci anni di carcere. Lo scandalo collegato al suo processo fu enorme, tanto da essere ancora menzionato decenni dopo.[100]
  • 13 luglio 1873. Bollate (Milano). Il maestro Angelo Tizzoni è condannato a cinque anni di carcere per rapporti sessuali con minorenni affidati alle sue cure.[101]
  • 31 luglio 1883. Genova. Luigi Barbieri e Antonio Marchese, chiusi in una stanza d'albergo, sono denunciati e quindi processati per "libidine contro natura" con "pubblico scandalo" (una delle due condizioni necessarie per una denuncia per questo reato, l'altra essendo lo stupro o la minore età d'un partner). I discorsi a carattere sessuale fra i due erano infatti stati ascoltati dalla stanza adiacente da un cliente, che era corso ad avvisare i proprietari: da qui il "pubblico scandalo". [102] Barbieri presentò ricorso alla Cassazione, che lo respinse il 28 febbraio 1884.[103]
  • 22 aprile 1888. Novara e Roma. L'Alta corte di giustizia del Senato condanna a sette mesi di carcere e alla decadenza dalla carica di senatore Luigi Pissavini, di Novara, che era stato accusato di rapporti sessuali con tre adolescenti. [104] Il condannato si rifugia in Svizzera.

Novecento

  • 23 marzo 1909. Milano. Scoppia lo "scandalo dei pompieri", relativo ad alcuni pompieri che si prostituivano per arrotondare i misero stipendio. Un'inchiesta interna del Comune di Milano finisce in un nulla di fatto, non avendo riscontrato reati. Le carte dell'inchiesta vengono perciò sbrigativamente consegnate all'autorità giudiziaria per vedere se riscontri o no qualche reato. Dopodiché il caso sparisce dalle scene. [105]
  • 27 gennaio 1910. Treviso. Viene arrestato il colonnello Luigi Piatti, del 55.o fanteria, con l'accusa di "aver compiuto atti innominabili di degenerazioni sessuali verso alcuni subalterni". Nonostante venisse provata la consensualità degli atti commessi, e quindi l'assenza di reati, il 18 marzo un Regio decreto lo "collocò a riposo", di fatto espellendolo. [106]

Note

  1. Giuseppe Porcaro, Apocalisse su Napoli. Aspetti tragici della vita napoletana dell'epoca vicereale, Aurea clavis, Napoli 1969, pp. 44-45.
  2. Benvenuto da Imola, Commentum super Dantis comoediam, Barbera, Firenze I887, t. I, p. 524.
  3. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 155.
  4. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 60.
  5. ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. XVI, f. 148r. Anche in: G. Lorenzi, Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Venezia 1870-72, p. 219.
  6. ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. XVII, ff. 77r-79r, e 82r.
  7. Tassini, Giuseppe, Cenni storici e leggi circa il libertinaggio in Venezia, dal secolo decimoquarto alla caduta della Repubblica, Filippi, Venezia 1968, p. 31, e Romano Canosa, Storia di una grande paura. La sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 123-124. I verbali sono pubblicati in: Giovan Battista Lorenzi (cur.), Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Visentini, Venezia 1870-1872, 2 voll., vol. 1, pp. 229-230.
  8. Del caso trattano: Marino Sanudo, Cronaca, in: Muratori, Rerum italicarum scriptores, tomo 23, Tipografia palatina, Milano 1733, coll. 923-1214, col. 1194 (21 ottobre 1486 e 4 gennaio 1486); Giovan Battista Lorenzi (cur.), Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Visentini, Venezia 1870-1872, 2 voll., vol. 1, pp. 237 e 239-240; Romano Canosa, Storia di una grande paura. La sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 126-128.
  9. ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. VII, ff. 28v, 32r-v.
  10. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 157.
  11. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  12. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  13. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  14. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  15. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 144.
  16. ASV, Consiglio dei X, Criminali, registro VIII, foll. 119 r-v. Citato in: Nicholas Davidson, Sodomy in early modern Venice, in: Tom Betteridge (cur.), Sodomy in early modern Europe, Manchester university press, Manchester & New York, 2002, pp. 70 e 79.
  17. ASV, CdX, Criminali, reg. XI, fol. 71r. Ibidem.
  18. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 149.
  19. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, alle pp. 147-8.
  20. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 144.
  21. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 149.
  22. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 194.
  23. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 194.
  24. Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 726.
  25. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.
  26. Ugo Zuccarello, La sodomia al tribunale bolognese del Torrone tra XVI e XVII secolo, in “Società e Storia”, n° 87 Gennaio Marzo 2000, Franco Angeli, Milano 2000, p. 40.]
  27. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 65.
  28. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 158.
  29. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.
  30. Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 743.
  31. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 139.
  32. Nicholas Davidson, Sodomy in early modern Venice, in: Tom Betteridge (cur.), Sodomy in early modern Europe, Manchester university press, Manchester & New York, 2002, pp. 65-81, p. 79
  33. Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 766.
  34. ASV, C.X. criminali, reg. 17, cc. 12v-13r.; Gabriele Martini, Il "Vitio Nefando" nella Venezia del Seicento Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, p. 22 e p. 88.
  35. Romano Canosa, La vita quotidiana a Milano in età spagnola, Longanesi, Milano 1996, pp. 162-170.
  36. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 131. Questo libro si basa sullo studio di 55 di tali processi.
  37. 37,0 37,1 Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 142.
  38. Francesco Ereddia, Ebrei, luterani, omosessuali e streghe nella Contea di Modica, Sellerio, Palermo 2009, pp. 210-217
  39. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 48.
  40. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 87.
  41. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 143.
  42. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp 63-65 e 143.
  43. ASL, Fondo Offizio sopra l'Onestà, vol. 4°, f. 3 e ss.; Romano Canosa e Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia dal Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, pp. 72-73.
  44. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 146.
  45. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 54-55.
  46. 46,0 46,1 Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 147.
  47. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 77-78 e 147.
  48. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 148.
  49. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 56 e 149.
  50. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 68-69.
  51. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 151.
  52. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 151.
  53. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 152.
  54. ASV, C.X. criminali, reg. 28, cc. 57v-59v.; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, p. 76.
  55. Giuseppe Porcaro, Apocalisse su Napoli. Aspetti tragici della vita napoletana dell'epoca vicereale, Aurea clavis, Napoli 1969, pp. 95-104.
  56. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 35-36.
  57. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 154.
  58. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 154.
  59. ASV, Quarantia Criminal, Processi, Busta 133, incartamento 197. Citato da: Martini, Gabriele, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, pp. 81 e 114-115, 119; anche in: Nicholas Davidson, Sodomy in early modern Venice, in: Tom Betteridge (cur.), Sodomy in early modern Europe, Manchester university press, Manchester & New York, 2002, pp. 65-81, alle pp. 69 e 79.
  60. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 156.
  61. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 78-79.
  62. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 156.
  63. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 157.
  64. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 157.
  65. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 154.
  66. ASV, C.X. criminali, reg. 42, cc. 101r-v, reg. 43, cc. 5r-v; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, p. 60.
  67. ASV, S. Uffizio, Processi, busta 105; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, p. 110.
  68. ASV, CdX, Criminali, registro LVII, fol. 88v, citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 64-65.
  69. ASV, CdX, Criminali, registro LVII, foll. 95r-v, citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 64-65 e 113-114.
  70. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 158.
  71. 71,0 71,1 71,2 71,3 Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 159.
  72. ASV, Santo Uffizio, Busta 105, Citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 109-110.
  73. Cesarina Casanova, L'amministrazione della giustizia a Bologna nell'età moderna, "Dimensioni e problemi della ricerca storica", n. 2. Che indica come fonte manoscritta: ASB, Torrone, vol. 6988, fasc. non num., 26 marzo 1672.
  74. ASV, Consiglio dei X, Criminali, reg. 95, c. 78v; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, p. 86.
  75. ASV, C.X. criminali, reg. 96, c. 1r; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, pp. 86-87.
  76. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 80.
  77. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, alle pp. 72-74.
  78. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, p. 74.
  79. Stefano Bolognini, Oh Gesù, Oh Gesù, Sant'Antonio mi moro, "Babilonia", gennaio 2001. Online col titolo: 1727, Un curioso caso di Sodomia a Bologna.
  80. Registro de' giustiziati della società (congregazione) di s. Giovanni Decollato detta de' Bianchi (1471-1760), manoscritto. Biblioteca di Brera, Sala Manzoniana (segn. Morbio 149), pp. 363-364.
  81. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 71. Cattaneo segnala altre due casi di denunce al Sant'Uffizio per affermazioni eretiche pronunciate per vincere gli scrupoli di una partner in un rapporto lesbico: "Nel monastero di S. Luca di Fabriano, nel 1739, la suora Costante Alessandrelli fu accusata di aver consumato rapporti sessuali con falso dogma con una giovane novizia che l'aveva denunciata. Un caso simile si era verificato già a Siena nel 1720". (Ibidem).
  82. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, alle pp. 74-75.
  83. Romano Canosa – Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, pp. 170-171.
  84. Registro de' giustiziati della società (congregazione) di s. Giovanni Decollato detta de' Bianchi (1471-1760), manoscritto. Biblioteca di Brera, Sala Manzoniana (segn. Morbio 149), p. 521.
  85. Romano Canosa – Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, pp. 171 - 172.
  86. Romano Canosa – Isabelle Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, p. 172.
  87. Romano Canosa – Isabelle Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, p. 173.
  88. Citato in: George Haggerty, Queering Horace Walpole, in: "Studies in English Literature, 1500-1900", XLVI 2006, pp. 543–562, online qui.
  89. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 69.
  90. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 204.
  91. Romano Canosa – Isabelle Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, p. 173.
  92. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 65.
  93. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 56.
  94. Archivio di Stato di Trapani, "Gran Corte criminale", 18 gennaio 1820. Citato da: Enzo Tartamella, Rapito d'improvvisa libidine. Storia della morale, della fede e dell'eros nella Sicilia del Settecento, Maroda, Trapani 2003, p. 199.
  95. Archivio di Stato di Trapani, "Gran Corte criminale", 8 giugno 1820. Citato da: Enzo Tartamella, Rapito d'improvvisa libidine. Storia della morale, della fede e dell'eros nella Sicilia del Settecento, Maroda, Trapani 2003, pp. 199-200.
  96. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 68.
  97. Archivio di Stato di Palermo, Real segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Ripartimento Polizia, Repertorio anno 1834". L'indice, dal quale si è ricavata la notizia, è online qui.
  98. Archivio di Stato di Palermo, Real segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Ripartimento Polizia, Repertorio anno 1838". L'indice, dal quale si è ricavata la notizia, è online qui.
  99. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 31-35.
  100. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 46-53. Questo capitolo è anche online col titolo: Padre Stanislao Ceresa e i "quarti di nobiltà" su Culturagay.it.
  101. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 55-56.
  102. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 57-60. Questo capitolo è anche online, col titolo: 28 febbraio 1884, Cassazione di Torino: due gay condannati... per rumori molesti, su Culturagay.it.
  103. Enrico Oliari (a cura di), Sentenza della Corte di Cassazione di Torino relativa al ricorso per il caso De Barbieri, Culturagay.it.
  104. Enrico Oliari, Il senatore Luigi Pissavini, già prefetto di Novara, processato a causa del suo amore per i ragazzi, su Oliari.com e Culturagay.it.
  105. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 175-183. Questo capitolo è anche online, col titolo: Milano 1909: scoppia lo "Scandalo dei pompieri", su Culturagay.it.
  106. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 184-189. Questo capitolo è anche online, col titolo: Treviso, 1910: il segreto del colonnello, su Culturagay.it.

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Voci correlate

Bibliografia