Processi per sodomia in Italia

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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente editabile e ampliabile.

Repertorio di casi di processi per sodomia in Italia con l'indicazione dell'eventuale condanna (flagellazione, esilio, galera a vita, carcere, multe), in ordine cronologico, con l'esclusione delle condanne alla pena di morte, che sono trattate in una voce apposita. Sono qui elencati anche i processi che potrebbero avere comportato la condanna a morte, ma dei quali per il momento non si conosce ancora la sentenza.

Duecento[modifica]

  • 1295. Bologna. Bertolina, soprannominata "Guercia", è accusata da un certo Guilelmo di avere rapporti con donne usando un fallo artificiale, cosa di cui si vantava senza alcuna vergogna. L'imputata è condannata a pagare una forte multa.[1].

Trecento[modifica]

  • 1317 - Bologna. Il Maestro Buono (detto Rosso) d'Ognibene viene accusato e processato per sodomia. Non si conosce la sentenza, ma non fu condannato a morte perché nel 1319 risulta ancora vivo[2].
  • 1369. Napoli. Fra Mainerio di Cassano è accusato di molti reati, fra i quali quello di tenere "un prostibolo di fanciulli quindicenni e sedicenni".[3]
  • 1375. Bologna. Benvenuto da Imola (ca. 1336-1388), nel suo commento alla Divina Commedia, si vanta di avere smantellato nel 1375 (denunciandola) una rete di sodomiti. A suo dire, tale cerchia godeva della universale tolleranza dei cittadini, al punto che "per questo fatto io incorsi nell'odio generale e nell'inimicizia di molti". [4]

Quattrocento[modifica]

Orfeo ucciso dalle baccanti perché sodomita. Incisione di Duerer. 1494.
  • Fra il 1401 e il 1500, i registri criminali di Venezia (che ci sono giunti incompleti) registrano 219 processi per sodomia, con 514 imputati[5].
  • 1418. Avigliana. "Giacomo Maffodo di Avigliana stando a scuola si rende colevole di sodomia ed è condannato a 50 scudi d'oro"[6].
« dopo un inizio in sordina (8 condanne nel '32, 11 nel '33, 16 nel '34 e 17 nel '35) si stabilizzò su una media di circa tredici condanne all'anno fino alla fine degli anni Cinquanta del Quattrocento, per innalzare il livello alla cifra sorprendente di circa 50 condanne l'anno a partire dagli anni Sessanta fino al 1498, anno in cui la magistratura (...) fu soppressa. [7]

"Tra 1432 e 1502 (...) si occuparono di circa 15.000-16.000 maschi, tra adulti e fanciulli, denunciati o in qualche maniera incriminati per rapporti sodomitici. I processi portarono a più di 2.400 condanne (che diventano quasi 3.000 se si contano anche le sentenza pronunciate per sodomia nello stesso arco temporale da altri tribunali). [8] »

  • 1451. Fabriano. Il podestà condanna al rogo due persone per sodomia, ma le autorità cittadine, su supplica delle famiglie, diminuiscono via via la pena fino a trasformarla in una semplice multa, per quanto cospicua[9].
  • 1460. Venezia. Vengono incriminati tutti assieme sei nobili.
  • 1460/1480 A Ferrara si registra un rogo di sodomita[10].
  • 1462. Rimini. Papa Pio II, nel corso della sua contesa con Sigismondo Malatesta signore di Rimini, gli scarica addosso una valanga d'accuse che vanno dalla costruzione di un tempio pagano (è il Tempio malatestiano di Rimini) allo stupro di un'ebrea di Pesaro, una suora di Volterra e una nobildonna tedesca; all'incesto e sodomia ai danni del figlio Roberto sino alla fabbricazione di moneta falsa. Non si arrivò a un processo perché Sigismondo, scomunicato a Natale, fu costretto nel 1463 a fare atto di sottomissione al papa.
  • 1464. Venezia. Vengono incriminate quattordici persone (fra cui cinque nobili), molte delle quali però fuggono prima della cattura.
  • 1464. Venezia. Aliprando barbiere è punito con due anni di carcere e il bando perpetuo perché è "ruffiano di sodomia", e procura ragazzi a ricchi sodomiti[11],
  • 1474. Venezia. Sei sodomiti (due dei quali nobili) coimputati. La vicenda assume le tinte di un thriller quando il loro accusatore viene misteriosamente assassinato[12],
  • 28/2/1479 (ossia 1480): Il Consiglio dei Dieci condanna a morte Francesco Cervato per aver sedotto il giovane patrizio Francesco Zen, Alvise Zen, Girolamo Bonifacio, Zaccaria Trincagnella, Giacomo Cavazza, e Bernardino suo servitore. I suoi complici sono condannati al bando da Venezia[13].
  • 2 settembre 1486-4 gennaio 1487. Venezia. Condanna in contumacia contro Antonio Loredan, ambasciatore della Repubblica a Roma, e il suo cancelliere Bernardo Teatini. Era stato chiesto loro con un pretesto di tornare in patria per poterli processare: il 7 novembre 1486 il doge aveva addirittura mandato un Antonio Vinciguerra a Roma a richiamare i due imputati, con l'ordine di agire con estrema discrezione per non far trapelare il motivo del richiamo, chiedendo perfino il permesso di rimpatrio al papa. Le istruzioni imponevano d'osservare il massimo segreto, e di coprire di onori Loredan, in modo da meglio nascondergli la verità. Ma i due subodorarono qualcosa e, pur partendo da Roma, si dettero alla latitanza strada facendo. Vennero comunque processati, e torturati, Bernardo Salerno veronese (amante passivo del Loredan) e Aurelio de Vonico (qualificato come "ragazzino di Treviso", amante passivo del Teatino), che furono però infine rilasciati, verosimilmente per la giovane età. A tutti i magistrati del Consiglio dei Dieci, allargato per l'occasione con una "giunta", è imposto il segreto su tutta la vicenda[14]. I due latitanti furono condannati a dieci anni di bando e all'interdizione perpetua dei pubblici uffici[15].
  • 30 marzo 1496. Ferrara. Un certo Antonio Francesco di Lardi, che s'era offerto come garante per l'amico Alessandro di Fanti, incarcerato per sodomia, si butta nel Po per aver dovuto pagare l'enorme somma di 500 ducati di cauzione, evidentemente perché di Fanti era stato liberato su cauzione ed era fuggito. Nella stessa data anche "Francesco di Conzari (...) compagno del dicto Antonio Francesco <di Lardi>, havea pagato cinquecento ducati d'oro, per essere stato acusato per sotomito agente et patiente, con questo che l'honore suo fusse salvo"[16].

Cinquecento[modifica]

  • 31 ottobre 1500. Ferrara. "Fu condemnato per sodomito Zoanne Pochaterra, drapiero in Ferrara, de anni 80, al fuogo et perdere la sua roba; et poi de la vita have gratia ma de la roba niente"[17]; ossia la pena del rogo gli fu risparmiata, ma non il sequestro di tutti i beni.
  • Maggio 1516 - A Venezia, su denuncia di uno "Zuan Todesco" che testimoniò che i due avevano cercato di sedurlo, due nobili, Nadal Contarini e Marco Antonio Bollani, furono condannati a tre anni di carcere. Dopo aver scontato la pena carceraria, il 22 aprile 1519 i due furono esiliati l'uno a Capodistria e l'altro a Famagosta.[18].
  • Aprile 1518. Venezia. Il padre Francesco da S. Polo, di circa trent'anni, è condannato alla pena medievale della "cheba", ossia dell'esposizione alla gogna (e alle intemperie) in una gabbia di ferro posta a metà del campanile di San Marco: Fu preso per sodomita e posto in cheba al Campaniel di S. Marco, e vi stette fino il dì primo luglio. In quella data riuscì a tagliare a strisce un gabbano (mantello con cappuccio) che gli era stato lasciato e a scardinare la gabbia, ma verificato che la corda che aveva fabbricato era comunque troppo corta chiamò aiuto e fu catturato dalle guardie. Dopodiché, "nelle carceri quel prete fu largamente soccorso dalla pietà delle monache di S. Zaccaria"[19]. La pena della "cheba" per i preti sarebbe rimasta in uso ancora per decenni: Tassini ne registra ancora un caso nel 1542, per bestemmia.
  • 19 ottobre 1521. Ducato di Savoia. Viene graziato in questa data un membro della famiglia Ganzatori de' Catalani, dei signori di Barge, reo del delitto di sodomia.[20].
  • 1537. Venezia. Nell'ennesimo processo di gruppo (7 persone), emerge una sottocultura decisamente articolata. Uno degli accusati è infatti una ostessa che concedeva ai sodomiti l'uso della sua osteria. Di uno degli imputati è riferito il soprannome, che è femminile: Nympha.
  • 1546. Venezia. Una donna, Lugretia paduana, è bandita assieme a due sodomiti per aver fatto la ruffiana, procurando e alloggiando ragazzi disposti a rapporti omosessuali. [21]
  • 1547. Venezia. Appare ancora un gruppo di sodomiti, questa volta composto da sette persone, fra cui due accusati di lenocinio pueri ("lenocinio di ragazzo").
  • 1550-1580. A Lucca l'"Offitio sopra la onestà" (che giudica i casi di sodomia) vede "463 persone imputate e 187 condanne, per una media di circa 30 indagati e 12 sentenze di colpevolezza all'anno".[22]
  • 28 gennaio 1550. Lucca. Il garzone Bernardo denuncia il padrone Antonio di Giovanni di Bergamo perché l'ha voluto sforzar et che lo sforzò l'anno passato di verno [...] et più volte voleva lo masturbasse. [23]
  • 30 luglio 1551. Lucca. Un ragazzo, Geronimo, accusa due fratelli, Lorenzo e Niccolo Fiorentino. Incontratili una notte, uno di loro
« Li disse che se non havea dove alloggiare andasse a stare con essi [...] et così andò a cena da loro et a dormire et la notte Lorenzo contro sua voglia lo sogdomise una volta, et l’altra notte Niccolo una volta a fiume et Lorenzo li dié 8 quattrini et si partì da loro et non ci tornò più.[24] »
  • 8 febbraio 1552. Lucca. Stefano di Jacopo Lombardi, 8 anni, denuncia il suo stupratore, Giovan Battista, filatore, che
« lo trovò in piassa et li disse vien un po' meco che voglio mi porti uno archibugio et pagherò, et lo menò allato all'Hostaria di Poggio in una camaretta, et giunto lì li mise le mani addosso, et esso gridando li mise le mani alla bocca. [25] »
  • 2 febbraio 1553. Lucca. Il prete Piero da Pescia è denunciato da Giovanni di Francesco da Sant'Anna per aver violentato i due figli, di otto e dieci anni. Durante le indagini anche il giovane Vincenzo Baldocchi aggiunge che una volta il prete
« lo chiamò in camera et lo ricercò et esso diceva di non, tanto lo lusingò che l'appoggiò a un canto del letto, et li mandò giù li calzoni et lo mise dentro et lo fece una volta, dicendoli che non dovesse dire cosa alcuna.[26] »

Un rapporto sessuale confessa anche il dodicenne Meo di Giovanni Pera. Non è nota la conclusione del processo.

« lui va a scuola a prete Fabrizio da Camerino [...] et che da luglio in qua più volte l'ha sogdomitato, et interrogato del modo dixe, che quando a luogo comune bocconi et quando in sul letto, et quando li dava un quattrino et quando dui (...) et dixe che ha dormito con ditto prete da 3 in 4 volte et in letto l'ha sogdomitato ugni volta.[27] »
  • 1555. Roma. Il predicatore Lorenzo Davidico (1513-1574) viene arrestato dall'Inquisizione per malversazioni, bestemmie e sodomia. Viene interrogato e torturato, ma riesce a evadere, dopodiché gli viene permesso di continuare indisturbato a pubblicare scritti devozionali. Già nel 1553 era stato cacciato da Novara, dove era stato nominato vicario episcopale dal cardinal Moroni, per appropriazione indebita e rapporti con due ragazzi, tuttavia non era stato processato per sodomia. Alla sua figura hanno dedicato due monografie Luigi Firpo e Dario Mercatto.
  • 1555 ca. Venezia. Francesco Camelli, impiegato governativo, è condannato alla prigione a vita per aver commesso sodomia con un certo Marco da Padova che, come Camelli insiste, aveva partecipato volontariamente.[28] Camelli sarebbe poi evaso nel febbraio 1570 e si sarebbe rifugiato in una chiesa.[29]
  • 1556. Lucca. Laurenzio di Francesco Menabbi si autodenuncia, allo scopo di godere dell'impunità, per avere avuto rapporti sessuali con dieci uomini.
« La confessione innescò una catena di imputazioni, che hanno reso possibile l'identificazione progressiva di una ventina di persone legate tra loro da una complessa sovrapposizione di relazioni omoerotiche. Sebbene siano pochi in questo caso gli imputati di cui si forniscono informazioni anagrafiche, e la maggior parte abbiano circa 16 anni, il ricorrere della condanna ordinariamente attribuita dagli officiali ai maggiori di 18 anni (12 scudi e mezzo, 2 mesi di carcere o 2 anni di esilio) testimonia forse il coinvolgimento di persone più mature. [30] »
  • 26 luglio 1556. Lucca. Il sedicenne Romeo di Francesco denuncia per stupro il fabbro Antonio, che col pretesto di una commissione
« lo condusse in casa, et dopoi disse "voglio beviamo un po'", et dicendo non havere sete, et allora lo prese per un braccio et lo tirò in ciglieri et fermò un uscio qual poi non si puote aprire se non con la chiave, et volendolo sogdomitare et non volendo, li de de' mostaccioni [schiaffoni] et dicendo, al sangue di Dio se non stai fermo ti ammasserò et lo buttò su certo .... [?] et usò seco.[31] »
  • 27 maggio 1560. Lucca. Il bambino Vincenzo di Antonio di Battista è mandato dal padre a dormire dal prete Vincenzo, che lo sodomizza. La cosa si ripete, e quando il bambino rifiuta di andare ancora dal sacerdote il padre si fa confessare l'accaduto. [32] Non è nota la conclusione del processo.
  • 11 giugno 1560. Lucca. La confessione di Jacopo di Cirigliano Nocchi apre un metaforico vaso di Pandora: da essa
« si sono dipanate a cerchi concentrici convocazioni, interrogatori, accuse e delazioni, in cui furono coinvolte almeno trenta persone. (...) Il fatto però che alla quasi totalità degli incriminati che furono condannati (quasi tutti) siano state comminate esclusivamente pene corporali, e anche piuttosto blande, potrebbe far credere che si sia trattato di individui piuttosto giovani. Il tratto più saliente che accomuna la grande maggioranza degli accusati è il ricorrere del fiume come teatro degli incontri, lasciando supporre che si trattasse di un luogo abituale per questo genere di convegni erotici. (...) Gli imputati maggiori di 25 anni rappresentano una esigua minoranza rispetto al totale. Il 9% aveva tra i 26 e i 36 anni; il 4% tra i 37 e i 50. Uno solo, Girolamo Nucchelli, aveva 72 anni.[33]  »
  • 25 agosto 1561. Venezia. "Adamo da Venetia scardazin (cardatore) de lana ritenuto per sodomitio — volemo che il detto Adamo sia condannato a vogar anni tre, in ferri, nelle galee de' condannati".[34]
  • 16 Settembre 1561. Venezia. "Domenego Taseto, per questo delitto del sodomitio, sia confinato per anni dieci continui in la prigione forte".[35]
  • 1567. Napoli. Giovanni Battista Boraglia è processato per sospetta eresia e sodomia.[36]
  • 4 ottobre 1568. Lucca. Paolino di Agostino, fornaio di 19 anni, si autodenuncia per ottenere l'impunità, dopo essersi lasciato troppo andare a manifestare i propri desideri omosessuali:
« sono circa 10 mesi che essendo in hosteria di Sant'Antonio lui et ...... et un Giovanni pisano calzolaio, a l'ultimo del mangiare dissero che ugni uno monstrasse il suo membro et lui prese in mano quello di Giovanni et lo baciò et li disse "se tu fussi donna io vorrebbi usare teco" [Se tu fossi una donna vorrei avere un rapporto sessuale con te], et non fece altro.[37] »
  • 1569 - A Firenze (?) è processato frate Geremia da Udine, accusato di sodomia[38].
  • 1570. Bologna. Un giovane garzone, Angelino di Bologna, denuncia al tribunale del Torrone che, mentre dormiva, al pascolo, un altro servitore, tale Battista, gli "cacciò il suo membro nel cullo[39]”.
  • 1570. Il musico e compositore Giovan Leonardo Primavera (1549/45-dopo 1585) è processato a Loreto per aver sodomizzato il giovane cantore (e futuro compositore) Luigi Della Balla. Primavera riesce a scappare, ma Della Balla, interrogato, rivela di avere avuto come partner il canonico Luigi Fontino, che nel marzo 1570 viene processato, condannato e decapitato[40].
  • 1570. Lucca. Il sacerdote Piero da Pescia è denunciato da Giovanni di Francesco da S. Anna per aver violentato i suoi due figli, Benedetto di 10 anni e Arcangelo di 8, ai quali insegnava. Non è nota la sentenza[41].
  • 1572. Milano. Processo per sodomia femminile nel Convento di S. Maria Maddalena al Cerchio:
« La giovanissima - appena quattordicenne - novizia Paola Grazzi, era stato oggetto di una canzoncina oscena preparata in occasione del Carnevale. Questa canzoncina era stata composta dalla professa Suor Orsola Cairoli, organista della Chiesa attigua. Ad onor del vero, dobbiamo dire che canzoni come quelle erano ampiamente utilizzata da donne ed uomini di Chiesa e che non sempre nascondevano un interesse amoroso. Secondo poi i commentatori postumi, l'episodio venne utilizzato da S. Carlo Borromeo e da altre monache per riformare ed accorpare il Convento. Suor Orsola venne diffidata dal frequentare le novizie, costretta alla mortificazione e le venne proibito di scrivere altre canzoni, anche di carattere religioso".[42] »
  • 1572. Venezia. "Frate Valerio dalla Condida commise tante e tante scelleratezze; fu processato dalla inquisizione, ma il processo restò monco, perché egli fuggì di prigione". [43]
  • 07 settembre 1573 - Bologna - Sentenza per sodomia emessa contro frate Ettore di Bagnacavallo dal provinciale dei frati minori di Bologna, Giovanni Francesco Solari[44].
  • 16 ottobre 1573. Lucca. Il sedicenne Paolino, accusa Ser Biagio Pauli, che gli ha attaccato la sifilide dopo averlo sedotto con un soffocante corteggiamento:
« et lo seguitava di continuo et lo andava a trovare et al banco et a squola sotto pretesto che volea parlare et a suo padre et a sua madre. (...) Et per dirla liberamente detto Ser Biagio tanto mi lusingò et per tanto che con buone parole mi fece andare a casa sua dove condotto il detto Ser Biagio andato in loggia di essa sua casa con tante buone parole et poche ationi lo sogdomitò una volta et per altri dui altre volte ha fatto il medesimo il detto Ser Biagio, (...) et così li ha attaccato il mal francese.[45] »
  • 1574 - Capodistria - Processo istruito contro Egidio Dragano, frate minore conventuale della diocesi di Capodistria, accusato di sodomia[46].
  • 11 settembre 1574. Lucca. Una denuncia all'Offizio sopra l'Onestà riporta il battibecco pubblico fra un ragazzo, a quanto pare prostituto occasionale, e un aspirante cliente da lui rifiutato:
« giovedì sera quasi a hora 1 e 1/2 di contra alla voltaccia del Marlia erano quattro persone et uno di loro prese un ragasso che ha nome Bernardo di Michelino [...] che è vestito da morello, et che tale li disse che li voler fare, et lui non volendo et allora questo giovane soggiunse dicendo "Ne dai a delli altri [Lo hai già dato ad altre persone, NdR], io l'ho piccolo" et il fanciullo rispuose, "Ne voglio dare a chi mi pare et non voglio dare a te", et lui soggiunse "Ne potresti dare anchora a me l'ho piccolo non ti farò male", et non volendo per forza lo lassò andare dicendoli: "bardassaccia".[47] »
  • Giugno 1577. S. Arcangelo a Baiano (Napoli). Un processo per "sodomia" fra donne è usato per sopprimere un convento di suore che aveva acquisito un potere temporale giudicato ormai eccessivo:
« "L'occasione per fare cessare questo si presentò nel giugno 1577, quando la lotta per la successione a Madre Lavinia Carafa si era fatta senza esclusione di colpi. Giulia Caracciolo, legata alle correnti meno riformistiche, fu subito messa fuori gioco. Accusata assieme a Chiara Frezza ed Agata Arcamone di sodomia ed eresia, fu processata. Il Convento venne due anni dopo soppresso e le suore rimaste, trasferite".[48] »
  • 1578. Napoli. Giulio di Trocchia è processato per eresia per avere sostenuto che Dio è sodomita. [49]
  • 4 febbraio 1579. Lucca. Ottavio Muratori, chierichetto di circa 16-17 anni, confessa di avere avuto rapporti sessuali con otto uomini, quattro dei quali frati di San Frediano. Fra loro il priore, don Gattinara, che, invitatolo nella sua cella,
« prese una calza [paio di calzoni] e me la donò dicendo: "Piglia questa, che la tua è sbiancata", et subbito fermò la porta et andò da esso constituto [cioè Ottavio] domandandoli se aveva da fare con nessuno, et esso costituto disse di non, et allora detto Signor Priore disse "Sia buon figlio". (...) Intanto li cominciò a slegare le calze et appoggiandolo a letto lo sogdomitò una volta.[50] »

Non si conosce l'esito del processo.

  • 1585. Venezia. Annibale da Perugia è denunciato dalla padrona di casa al Santo Uffizio per varie colpe; fra esse il fatto che "Tutta la vita sua è desonestamente usar con putti et tenerli disonestamente come <si> fa <con> le donne". (cfr. [51]).
  • 22 gennaio 1586. Genova. Lo stupro efferato d'un ragazzo da parte di quattro persone spinge a creare una commissione inquirente:
« "L'altra sera è seguito un caso molto brutto, ch'io ho vergogna a scriverlo et è, che a mezza hora di notte essendosi partito un figlio di Giò Agostino Palmaro dal scagno [banco] di suo padre, andandosene a casa (circa le 18) fù conduto quasi di forza in Carignano dove quatro persone lo forzorno [stuprarono] havendo quasi rotto il setto, cosa tanto brutta e così è parsa a tutto il generale, perciò è stato eleto doi Procuratori per veder se pottesero cavar il vero di questo". [52] »
  • 1587. Genova. Arrestato un ragazzo anonimo:
« "E' stato preso un certo Giovinetto Gorazino, il quale si dice, che lo hebbi incolpato un Savignone, per certe cose di sodomia si dice che gli daranno della corda" [lo tortureranno]. [53] »
  • 9 ottobre 1587. Genova. Tre condanne alla galea per sodomia: "questa matina è stato mandato in Galea tre per sodomiti cioè per patienti. Il Fravega per cinque anni; il Borazino per 10 anni; e un altro per 15 anni". Un apparente strascico si ha il 17 ottobre 1587, quando sette persone sono esiliate a vita per sodomia ("È stato bandito hoggi sette in vita per Sodomiti"), come di solito avveniva con i rei contumaci. [54]
  • 1587. A Venezia l'avventuriero Brocardo Borrone (sec. XVI, dopo il 1616) è incarcerato per motivi non noti; non si conosce la sentenza, ma si sa che fu espulso dallo Stato, e che andò a rifugiarsi in Svizzera. Durante il suo processo da parte delle autorità svizzere protestanti intentato il 31 marzo 1596 fu però accusato d'essere fuggito dall'Italia perché incolpato di sodomia e non perché convertito al protestantesimo; Borrone si difese affermando d'essere stato processato e perfino torturato, ma di essere stato infine assolto, come un inviato nell'ignota città del processo fu in grado di constatare, cosicché Borrone vinse il processo[55].
  • 18 luglio 1588. Genova. "Dicesi che sia prigione [prigioniero] Alessandro d'Aste fratello del Dottor Aste incolpato per Sodomia, e che già sia quasi convinto [condannato] havendo un testimonio contro, e il paciente il quale se la giustitia gli perdona il debito si vuole appresentar, se è vero pagherà di ragione [con poco] la pena della sua bestialita". [56]
  • 1591. Napoli. Leonardo Anzuoli è processato per sospetta eresia e sodomia.[57]
  • 1594. Venezia. Il 28 giugno il Consiglio dei Dieci chiede l'estradizione di Zanetto de Chiari, un chierico della cattedrale di Corfù, colpevole di aver sodomizzato il figlio decenne del nobile Giacomo Malipiero.[58].
  • 9 novembre 1595. Roma. Un rapporto giornaliero ("mattinale") della pattuglie di polizia degli "sbirri del Governatore", riferisce l'arresto d'un prostituto:
« Di poi ho fatto pigliare un ragazzo, era chiamato Fiorentinello <il> quale va con maestrini [vagabondi / magnaccia] e la sera era in Piazza Navona a farse buggiarare, e del guadagno ne dà la parte al maestrino[59]»
  • 1598. Milano. Il nobile e senatore Francesco Sessa è solo il personaggio più importante fra quelli coinvolti nel "caso Belviso", che provocò uno scontro politico fra le autorità spagnole (che volevano il processo) e quelle locali, che alla fine riuscirono a insabbiarlo, almeno per i protagonisti potenti: ci furono infatti quattro condanne al rogo, mentre Sessa fu scagionato. [60]
  • 1598. Napoli. Il poeta Giovan Battista Marino in questo anno viene incarcerato a Napoli. Le carte processuali di quel periodo sono andate distrutte, quindi la causa esatta dell'arresto è ormai inconoscibile (si parla fra le altre cose di procurato aborto con morte della puerpera), ma diversi nemici del Marino, negli anni successivi, affermarono essersi trattato di un processo per sodomia. Grazie all'intervento di amici influenti Marino riuscì comunque a scamparla, salvo essere incarcerato una seconda volta, questa volta per falsificazione di documenti legali, e costretto a fuggire da Napoli.
  • 1598 ca. Regno di Napoli. Fabrizio di Sangro, duca di Vietri è arrestato per sodomia:
« Giovan Bernardino Carbone Marchese della Padula, doganiero di Foggia, avendo avuto un processo per estorsione da Fabrizio di Sangro Duca di Vietri, (...) sol per vendicarsi della lunga prigionia e della perdita dell'ufficio, fece a sua volta processar Fabrizio per vizio nefando come agente e come paziente. Ottavio Stinca, grande criminalista del tempo, a forza di danaro tirò in lungo la causa per non perdere il suo cliente, il quale venne liberato soltanto nel 1599 dal Viceré Conte di Lemos per i buoni uffici dei nobili, che testimoniarono l'innocenza di lui[61]»

Seicento[modifica]

1600-1649[modifica]

Bartolomeo Cesi (1556–1629) - Bacio fra due uomini.
  • Solo nel periodo che va dal 1595 al 1633, secondo un registro conservato a Madrid, a Palermo sono processate per sodomia ben 181 persone[62].
  • 1600-1666. Roma. Fra il 1600 ed il 1666, il "Tribunale del Governatore" istruisce ben 114 processi per sodomia (sia etero che omosessuale). Il picco maggiore si ha fra il 1600 e il 1610 (35 casi) mentre il quarto di secolo dal 1641 al 1666 vede solo 11 processi.[63]
  • 1601. Nettuno. L'arciprete Ottavio Battistino, ventenne, è processato a Roma assieme ad Evangelista degli Evangelisti (diciottenne) e Giacomo Veterino (chierico di prima tosatura). [64]
  • 1601. Roma. Aurelio Capogatto è scoperto ed arrestato dagli sbirri in Strada Giulia assieme a Bartolmeo del Corte, un garzone bergamasco, di 14 anni circa.[64]
  • 1603. Modica. Nel 1600 il giurisperto Vincenzo Lo Monaco è accusato "de nefando" [peccato] ma nel 1603, dopo due anni di carcere, è condannato "solo" all'esilio e alla confisca dei suoi, notevoli, beni. [65].
  • 1603. Roma. Giovanni Battista Pochibelli, studente quattordicenne della Sapienza, denuncia per stalking il suo compagno Don Giovanni De Peculi, che aveva già denunciato in precedenza per la stessa ragione:
« "d[ett]o querelato ha cominciato di nuovo a perseguitarmi e perché io non ho voluto mai condescindere al suo volere, mentre io non ero in Sapientia diceva male di me con dire che ero una bardassa". [66] »
  • 1604. Roma. Una pattuglia della polizia perquisendo una locanda alla ricerca d'un ricercato vi trova una coppia in flagrante delitto di sodomia:
« "Andando adisso che possono essere diciasette hore all'osteria del Sole in Tor Sanguigna per catturare certi furbi per come ho detto in una camera di sopra ho trovato Marcello Velli romano e Lelio Venturini, il qual Lelio haveva slanciato dinnanzi li calzoni calati e sodomizava Marcello che stava sotto, et in detta camera vi era un letto dove stava appoggiato d[et]to Marcello.[67] »

Verrà coinvolto anche Gregorio Marzocco, ruffiano abituale, che procurava ragazzi ai clienti sodomiti. Non è noto al momento come si sia concluso il processo.

  • 1604. Roma. Francesco Ciotti e il quattordicenne Marco Antonio, da Sarno (che si prostituiva) vengono arrestati per un reato compiuto a Napoli.[68]
  • 25 dicembre 1604-1605. Roma. Ottavio Medula, Geronimo Ferrari (22 anni), Giovanni Talenti (50 anni, il colpevole) e Vincenzo Puni sono inquisiti per capire chi fra loro abbia stuprato Pietro Paolo Floridi (8 anni). [69]
  • 1606. Lucca. Si conclude un grosso processo per prostituzione maschile nel quale sono coinvolti parecchi giovani. Il 4 febbraio l'Ufficio dell'Onestà condanna Lorenzo di Michelangelo Gabrielli, che aveva tra i 14 e i 18 anni, ad essere rinchiuso nelle carceri del Sasso, Giuseppe di Domenico al bando per due anni, il genovese Domenico di Marchio al bando e all'esilio perpetuo dallo Stato di Lucca, e Jacopo di Piero di Brancoli, alla frusta e al bando perpetuo.[70].
  • 1607. Roma. Pietro Prospero da Montegiove, servitore ventenne senza fissa dimora, è inquisito assieme a Francesco Saraceno.[71]
  • Febbraio 1608. Roma. Il cuoco Vincenzo Gallarini denuncia quattro giovani (Odoardo scarpellino, Lucantonio Lipponaso, Meo e Giuseppe) che adescavano ragazzi minorenni (fra loro il cognato quindicenne, Lazzaro, che era sparito di casa) per avviarli alla prostituzione:
« li quali per esser dediti al arte di sodomia non fanno altra professione che di descare ragazzi e tenerli e goderli carnalmente, per quanto si intende al piacer loro menandoli di continuo a vigne, a hosterie e altri buchi comodi a suddetta professione che sono una schiera di sodomizzatori.[72] »

Non è noto al momento l'esito del processo.

  • 1608. Roma. Sono inquisiti Giovanni Giacomo e Giovanni Battista, osti alla locanda "La Campana" in piazza Nicosia.[73]
  • 1608. Roma e Catanzaro. Viene inquisito Giuseppe Piscullo da Melfi, vescovo di Catanzaro, su querela promossa da un arcidiacono di Catanzaro.[73]
  • 1609. Roma. Durante una perquisizione alla ricerca dei complici di un ladro, gli sbirri in una locanda trovano
« in un letto a dormire assieme Giacomo Martino Genovese, barbiere, e un ragazzotto molto accistato chiamato Gio<vanni> di Baldi Etruschi (o "Baldi Bruschi") fiorentino (<tredicenne>) et cercando dentro al letto dentro al capezzale ho trovato un fazzoletto fatto alla turchesca di righe rosse e dimandando poi di chi fosse, detto Giacomo barbiere ha risposto che era suo, e così guardandolo bene vidi che era molto lordo [...] e così havendo fatto vestirli i sopradetti che erano nudi nel letto ho visto anco in un altro letto un altro giovane chiamato Vincenzo di Pietro Cerrotti romano. [74] »

Non è noto al momento l'esito del processo.

  • 1609. Roma. Sono inquisiti Annibale Battista detto "Ranuccio", cocchiere di Parma, e Giovanni Battista di Pietro Antonio, fiorentino. [75]
  • 1610. Roma. Un ragazzino, Giovanni pollarolo, e un suo complice adulto, detto "Il Caporale", si sono specializzati nell'adescare e rapinare sodomiti in cerca di prostituti in Piazza Navona:
« Giovannino alias il Pollarolo giovane sbarbato fa l'esercitio della bardassa e la sera va in Piazza Navona a farsi pigliare da questo e da quello per farsi sodomizzare, et cavarne denari, et in sua compagnia va un tal detto il Caporale che fa il bravo [il bullo] con la spada.[76] »

Non è noto al momento l'esito del processo.

  • 1610. Roma. Un gruppo di giovinastri scende in barca il Tevere, accostando per catturare ragazzini ("dieci o dodici", dice una testimonianza) che stanno facendo il bagno o pescando, poi si rifugia in canneto dove i prigionieri vengono picchiati e violentati. Non è noto al momento l'esito del processo. [77]
  • 1610. Roma. Bernardino Dotti, di Città di Castello, detto "Occhi di bove", sposato, è processato per tentata sodomia con Orazio di Angelo, garzone.[78]
  • 1610. Soriano. Vengono processati Francesco di Paolo e Agostino di Rocco da Suviano, entrambi ventenni e porcari.[79].

1611. Rieti. Viene denunciato e processato

« il reverendo Angelo Leoni, canonico della cattedrale di Rieti. "Don Angelo era conosciuto in tutta Rieti per le sue inclinazioni sessuali, ed era da tutti chiamato "busciarone", e "fu più volte querelato per questo ma non se ne è fatta mai denuncia".[80]»

Fra le sue numerose vittime, "Angelo figlio di Romolo", "Sinibaldo ferraio", e "Girolamo, fratino sbarbato di sant'Agostino".

  • 1611. Venezia. Ettor barbiere (i barbieri effettuavano anche piccoli interventi di medicazione) è bandito in contumacia l'11 dicembre per aver mancato di denunciare un caso di sodomia su di un fanciullo che aveva medicato. [81].
  • 1612. Napoli. Tiberio de Vera è condannato al remo a vita, mentre il suo complice Giuseppe Soprano, l'11 aprile 1612 è portato nudo per le vie di Napoli e sottoposto alla "lardeazione", ossia all'ustione tramite gocciolatura di lardo fuso sopra un carro trascinato per le strade. Poi è condannato alla galera per tre anni (morendovi prima di scontare la pena). [82]
  • 1614. Roma. Simione Viriotti, cappellaio, della Lorena, ha sodomizzato una trentina di volte il suo garzone Guglielmo Bocchi di 13 anni, spingendosi a prostituirlo apertamente ai clienti che frequentavano la sua bottega. La vicenda emerge perché il ragazzo, non sopportando più la situazione, torna dal padre prima che sia scaduto il periodo d'apprendistato, e il padre sospetta l'accaduto nonostante la reticenza e la vergogna della vittima. [83].
  • 1616. Roma. Lelio Manili denuncia la scomparsa del figlio Pietro, che da numerosi giorni non torna a casa, e fa il nome del Cavalier Mattioli, fiorentino.[84].
  • 1617. Roma. Viene inquisito Giovanni Battista veneto.[85].
  • 14 maggio 1619. Brescia. Il genovese Vincenzo Arnaldi, 36 anni, già condannato per sodomia a Milano, è denunciato perché fa pubblica professione di cometer il nefando vitio di sodomia con il suo vetturino quattordicenne, Romulo (che verrà assolto per insufficienza di prove), e di avere una relazione "continua et ordinaria" con un giovane di Milano, sui vent'anni, Giovanni Pietro Cavànego. Verrà giudicato a Venezia dalla Quarantia criminal. Dal processo emerge che Arnaldi era sposato con la sorella di Cavanego. Quando i due principali imputati furono separati in carcere, fu osservato che
« tanto è radicato in essi doi retenti [due arrestati] questo vizio così enorme, che non si sono potuti schiffare di [trattenere dal] darne, et farne qualche apparente dimostrazione, poiché essendo stato d'ordine della Giustizia comandato che costoro fossero separati di prigione, nel dover esser condotto l'uno in altro luogo diverso dove si trovava l'altro compagno, si abrasciorno [abbracciarono] insieme baciandosi et stringendosi carissimamente, così che li ministri [le guardie carcerarie] che si trovarono presenti, sì come restarono da tali atti stupiti e meravigliati, così fecero giudizio (certissimo) che non potesse essere altrimenti se non che costoro fossero rei .[86] »
  • 1619. Roma. Alfonso Gentile', norcino, è sorpreso da una pattuglia di sbirri mentre sta sodomizzando il dodicenne Giovanni Domenico di Bartolomeo. da Frosinone, servitore. Il ragazzo si dichiara vittima di un tentativo di stupro, ma viene inquisito come reo.[87].
  • 1620. Roma. Ferrante de' Vecchi, 12 anni, viene arrestato da una pattuglia "sotto quelli tavolati della strada dei ferri vecchi" mentre sta con Fiore de' Fiori e Salvatore Bernardino Della Matrice, da lui incontrati in Piazza Navona (zona di prostituzione maschile) con i quali aveva cenato in un'osteria. Il ragazzo afferma che i due stavano cercando di violentarlo. Non è noto al momento l'esito del processo anche se, essendo il reato solo tentato e non consumato, si sarà certo concluso con una pena diversa dalla morte (come la galera). [88]
  • 1621. Roma. Bartolomeo Giannino, 24 anni, scalpellino e garzone, perseguita col suo stalking Giovanni Battista Lorenzo, 14 anni, al punto che costui non vuole più andare a scuola.[89].
  • 1623. Roma. Viene denunciato Giovanni Fachinetto, 20 anni, "fruttarolo", che è stato visto frequentare le osteria assieme a Giovanni Francesco, figlio di Camillo sellaio, 14 anni.[90].
  • 1623. Roma. Viene denunciato Giovanni Fachinetto, 20 anni, "fruttarolo", che è stato visto frequentare le osteria assieme a Giovanni Francesco, figlio di Camillo sellaio, 14 anni.[91].
  • 1623 - Pescia. Si conclude, con una condanna alla reclusione perpetua, il processo iniziato nel 1619 contro Benedetta Carlini, suora che oltre a simulare stimmate ed estasi e dialoghi con angeli, seduceva le sue compagne di convento. Al suo caso Judith Brown ha dedicato il libro: Atti impuri, ES, Milano 2005Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>.
  • 1626. Venezia. Il 23 marzo, Zuanne Rossetto, procuratore del Monastero di San Michele di Vicenza viene incolpato di sodomia su "giovani novizi" e condannato al bando perpetuo.[92].
  • 1628. Venezia. Il sacerdote Ortensio Barbieri, il 9 settembre, è accusato di aver proferito affermazioni sacrileghe in ode alla sodomia. L'imputato avrebbe dichiarato "...che non conosce ne adora altri che Dio che la sodomia dalla quale riceve maggior contento di quello che fanno i beati del cielo...[93]”.
  • 28 gennaio 1640. Venezia. Scoppia il caso del nobile Giulio da Canal, accusato di aver avuto una palese relazione sessuale con un giovane travestito
« di vita dissoluta et scandalosa, tale da tutti universalmente riputato, havendolo fatto dormire nel proprio letto et passato seco ad atti che ben dichiaravano vitiosa conversatione et uso di sua persona...; havendo anche in più tempi speso per lui in manini <braccialetti, NdR>, cadena d'oro et habiti da donna con quali andava pubblicamente vestito per le chiese et per la città, rendendo in questo modo cospicua la pravità de suoi costumi. [94] »

Giulio da Canal fu condannato in contumacia al bando perpetuo da Venezia, e sulla sua testa fu messa una taglia di 2000 lire. La sentenza fu pubblicata in Maggior Consiglio il 18 febbraio 1640.[95]

  • 1640. Roma. Il reverendo Giovanni de Boni, maestro di musica e di grammatica, violenta Carlo Antonio Groppello, suo scolaro decenne, nel collegio in cui insegna.[96]
  • 1647. Roma. Viene inquisito Lorenzo di Valentino. [97]
  • 1649. Padova e Venezia. Viene denunciato al Santo Uffizio di Venezia Carlo Federli,
« che non pago dell'haver fatto, come fa, pubblica professione del vitio nefando, con grave scandalo e mormoratione de buoni, s'è brutalmente lasciato trasportare da gl'insani, anzi diabolici suoi appetiti a termine di tanto sprezzo e vilipendio de la santa Sede Apostolica che fattosi, in Padova, questi anni passati, nel mentre colà è dimorato a lo studio, pubblicamente nomare il Papa della sodomia... ha come tale dichiarat'anco cardinali del suo concistoro, molti dei suoi comprofessori et amorevoli e dato loro negli incontri per istrada la papal beneditione... e per ultimo condottosi a dire che morrebbe contento ogni qual volta potesse prima commettere un così essecrando eccesso con il pontefice vero. [98] »

1650-1699[modifica]

  • 1656. Genova. Un "biglietto da calice" agli Inquisitori denuncia Giovanbattista Mescolino "perché è sempre con giovanotti" e non parla d'altro che di sodomia, e adescati i giovanotti li porta in un ammezzato accanto al campanile di santa Sabina[99]. Sguinzagliate le spie si apprende che Mescolino è assai povero, "è di longo con giovanotti, è già stato in prigione per sodomia; si governa di fare il buffone, ed il ruffiano", e campa facendo anche il servitore ed il... personaggio del bergamasco nelle commedie. Egli
« tiene uno mezzano [ammezzato] dalle Campane di Santa Sabina, che paga lire dieci l'anno, ed è di Giuseppe Ferrandino attaccato alla portetta di Santa Sabina (...) dove il detto Mescolino è stato persone che hanno cacciato per farlo andar via, et esso non ha mai voluto partirsi, havendo detto, che se lo faranno levare in quarti [squartare], potria essere che andasse via, e poi vi tiene scuola [assembramento] di giovinotti, dove vi vanno ad hore che nissuno possi vedere, e in detto mezzano non vi è niente altro, che una trapunta in terra, e due oreggieri [cuscini], e niente altro. Una sera di queste passate a hore due di notte haveva compagnia nello detto mezzano, et poi dimorarono fino alle tre hore, dopo havere fatto quello che havevano intenzione, andorno per la città sonando, e facendo buffonarie[100]»

Il verbale d'indagine si conclude con l'autorizzazione della "Serenissima inquisizione di Stato" a procedere contro Mescolino, ma è ignoto l'esito del processo.

  • 1657. Roma. Viene inquisito Antonio Capacio. [97]
  • 1666. Roma. Viene inquisito Tommaso Luzzaro, carpentaio, per sodomia con Bernardino Tittoni, salumiere. [97]
  • 1666. Roma. Viene processato Giovanni alias Giovannino di Giacomo, oste, per violenza su Francesco Antonio, di 7 anni. [97]
  • 1670. Roma. Luigi Bernini (1612-1681), fratello del celebre scultore e architetto Lorenzo, fugge durante la costruzione della Scala Regia di San Pietro, a cui sopraintendeva, per avere stuprato un ragazzo nella chiesa stessa, e in modo tanto violento da avergli rotto "sedici ossa". L'episodio mise in pericolo la carriera di Gianlorenzo Bernini. La famiglia fu inizialmente condannata a pagare l'astronomica multa (poi ridotta) di 24.000 scudi alla tesoreria papale e 2.000 alla famiglia del ragazzo. Luigi, fuggito a Napoli ed ivi esiliato nel 1671, nel 1675 ottenne una riduzione di pena e fu reintegrato nella carica.[101].
« "Rocco Mainardi, di undici anni, aveva dichiarato di essere disposto a confermare «nei tormenti» le sue accuse contro Andrea Giuliani e Sante Barbanti d'averlo sodomizzato. La tortura consisteva nel far passare un bastoncino tra ogni coppia delle dita delle mani congiunte e divaricarle con una funicella. La testimonianza del ragazzo portò alla condanna dei due giovani, che però fu poco più che simbolica: fu disposto che Sante Barbanti ricevesse tre tratti di corda in pubblico, pena commutata – a conferma della scarsa pubblicità che si tendeva ormai a dare a questo genere di reati – con la fustigazione in carcere. Andrea Giuliani fu condannato alla fustigazione e all'esilio". [102] »
  • 1679. Venezia. Il prete Z.<uan> Batysta Scanelli colpevole di aver sodomizzato un suo parrocchiano di quindici anni è condannato a tre anni di "camerotto allo scuro".[103]
  • 7 marzo 1679. Venezia. Depone davanti al Consiglio dei Dieci Gerolamo Bruni per essere stato "offeso nella parti posteriori". Insieme ad altri tre imputati, tutti giovani chierici, fu condannato a un anno di prigione.[104].
  • 1680, Genova. Il sacerdote e artista Giovanni Mattia Striglioni (1628-1685) è accusato di sodomia.
« Lo Striglioni venne interrogato, torturato senza riguardo, tenuto prigioniero in carceri oscure e maleodoranti: il suo stesso nome non si pronunciava più con sicurezza, quasi fosse un segreto da non svelare il fatto d'averlo conosciuto e d'esserne stato amico. Finché tutto finì, o così parve, nel 1682: l'accusa cadde quasi di colpo, anche se il prete artista, sfinito ed innocente per Stato e Chiesa, non venne mai giustificato dall'opinione popolare[105]»
  • 1697. Genova. Un biglietto da calice rimesso agli Inquisitori il 19 aprile 1697 denuncia inoltre che "dalli troggi della Marinetta di Sarzano" nella taverna e casa di certo Giacomo soprannominato il Bruttone "si fa magazeno di sodomia"[106].

Settecento[modifica]

  • ?. Siena. In un asta a Milano nel 1981 sono battuti alcuni lotti contenenti atti giudiziari. Tra questi: "1145C. Serie di MANOSCRITTI giuridici senesi della prima metà del 1700 riguardanti istruttorie di processi per "Sodomia e omicidio violento". In-folio 84pp. "...sebbene ammogliato, e avanzato in età di sopra anni 60... siagli fatto lecito da alcuni anni in qua... d'indurre tutti gli altri coinquisiti... a commettere seco atti impuri.... il vizio e il delitto nefando di sodomia[107]".
  • 17 luglio 1711. Venezia. Il Consiglio dei Dieci inasprisce la condanna (inflitta a Brescia, per sodomia ed eresia, il 13 settembre 1710) a Giuseppe Beccarelli (1666-1716), condannandolo al carcere a vita. Beccarelli muore in carcere cinque anni dopo.
  • 27 novembre 1712. Padova e Venezia. Processato per sodomia dal Consiglio dei Dieci di Venezia Michele Mazzetto, padovano, il cui caso era stato trasmesso dai "Rettori di Padova". Mazzetto confessò e fu condannato il 7/8/1713 a remare per tre anni nelle galere[108].
  • 10 dicembre 1715. Pietra Marazzi (Alessandria). In questa data è prodotto un parere legale (tuttora inedito) relativo all'arciprete, sotto processo per sodomia, relativa a problemi di giurisdizione fra tribunale ecclesiastico e tribunale laico: "Sentimento dell'avvocato generale Zoppi di doversi trattare la causa di Francesco sodomista paziente nel foro secolare a motivo della prevenzione; ma che per far indizio contro l'agente arciprete di Pietra Marazzi sia concessibile l'esame del paziente al giudice ecclesiastico"[109].
« arrestato per sodomia e condotto in torre con 38 testimoni a carico che l'han visto operare in case, nelle strade e davanti alle chiese. Non un lord – ribatte <l'incaricato d'affari inglese> D'Avenant – ma un giacobita dissipatore, comunque un inglese: perché prendere proprio un inglese per condannare un crimine così diffuso? Perché riservare a una così potente nazione questa ignominia? D'Avenant ne ottiene il rilascio con immediata espulsione dalla città.[110] »
  • 1717 - Conegliano - "Il tribunale della inquisizione di Conegliano condanna alla galea in vita prete Fernando Bortolucci per colpa di sodomia co' suoi scolari".[111]
Incisione del XVIII contro un frate sodomita.
  • 1720 - Venezia. Il prete Giovan Battista Tipocher è denunciato all'Inquisizione perché
« commetteva atti scellerati sopra i suoi scolari, toccamenti, sodomia; uno scolaro, che non andava più nella scuola del Tipocher, va alla inquisizione e dice: «Per ordine del mio confessore... che non dovessi confessarmi delle stesse sporcherie, perché non erano peccato». Altri giovanetti così confessano alla inquisizione[112]»

non è però nota la condanna.

  • 25 novembre 1722 – Macerata. Dal Santo Officio di Roma vengono condannati a sei anni di carcere tre frati del convento carmelitano della Beata Maria Vergine, e cioè il priore Alberto Zannetti, settantenne, il sagrestano Domenico Bassi, di 34 anni, e il frate laico (converso) Antonio Pellegrini, un giovane di 26 anni. Costoro avevano corrotto almeno sei ragazzi fra i 14 e i 18 anni, oltre al nipote decenne del denunciante, fra' Giovanni Masetti, affermando per convincerli (ereticamente) che quegli atti non erano peccato:
« conducendolo ora nel fienile, ora nel camerino della sagrestia, et ora nelle loro camere, commettevano quivi tutti tre contemporaneamente un dopo l'altro gli atti sodomitici, con esser ciò succeduto quasi ogni giorno, aggiungendo, che havendo egli domandato a ciascuno delli tre sudetti, quando volevan far le porcherie, se era peccato il fare in quel modo, ogn'uno di loro gli disse di no; et un'altra volta doppo portando esso depponente un crocifisso attaccato al collo, domandò alli medemi nell'atto, che volevano far le porcherie secondo il solito se haveva gusto quel Christo che facessero in quel modo, et ogn'uno di loro rispose di sì, e fecero le porcherie, secondo il solito". [113] »
  • 1722?. Lugo. Il Sant'Uffizio romano è investito del caso di Angelo Maria Sangiorgi, priore del convento carmelitano di Lugo, inquisito e carcerato dal Sant'Uffizio di Faenza per atti sodomitici con almeno dieci ragazzi, ai quali aveva espresso il "falso dogma" secondo cui tali atti non erano peccato. [114]
  • 1727. A Bologna sono processati (e torturati) Pellegrino Torri, Domenico della Casa, Antonio Mantovani e Leopoldo Taruffi.[115]
  • 15 febbraio 1727. Milano. Donato Brambilla detto "il Spazzadino", di professione "ballottino", di Lomagna Monte di Brianza, viene arso per sodomia commessa col garzone Rocco Ajroldo, che a sua volta è condannato alla galera. [116]
  • 1728. Terra di Gorga (diocesi di Anagni). "Antonia Santoro denunciò, <al Santo Offizio di Roma> "obbligata dal confessore", l'amica Giovanna D'Amici che quattro o cinque anni prima l'aveva spinta a rapporti sessuali sostenendo che "peccando carnalmente una donna sopra l'altra non era peccato, ma solamente era peccato quando si peccava carnalmente con gli uomini". [117] Si noti che la donna fu processata per aver dichiarato che gli atti sessuali non erano peccaminosi (affermazione bollato come "eretica") e non per l'atto in sé.
  • 7 settembre 1737. Torino. Giovanni Battista Monte, minore dei 18 anni ma maggiore dei 14 anni, è condannato, dopo essere stato torturato per sapere i nomi dei complici, al "servizio come rematore sulle navi regie per 5 anni e pagamento delle spese". I complici, Giovanni Antonio Gavoto minore di 14 anni e maggiore di 12 anni, in virtù della giovane età è condannato "solo" a "due anni di catena e pagamento delle spese", e un trovatello, Giuseppe Antonio Naturale detto anche "Incognito" e "La Folla" (che aveva più di 10 anni e meno di 12 anni), è condannato a "sei mesi di carcere e al pagamento delle spese".[118].
  • 30 maggio 1742. Napoli. Secondo il blog "Kill me again", che però non cita la fonte della notizia, "l'Inquisizione apre un procedimento contro un prete siciliano, Antonio Nava, accusato di stregoneria e "vizio nefando"." Secondo questa fonte sarebbe stato poi condannato il 26 settembre 1746 all'abiura e all'ergastolo.
  • 1743. Roma. Il frate carmelitano brasiliano Ludovico Botteglio si autodenuncia all'Inquisizione di Roma per atti omosessuali compiuti con giovani schiavi negri fra i 16 e i 20 anni, nel ruolo sia attivo che passivo. Botteglio motiva espressamente la decisione di autodenunciarsi a Roma anziché a Lisbona per la notoria spietatezza dell'Inquisizione iberica nei confronti dei sodomiti:
« Ho differito a presentarmi al Santo Officio di Portogallo, perché ho sempre dubitato di [temuto di] ricevere qualche rigoroso castigo, non ostante che mi fossi presentato spontaneamente, sapendo, che il delitto di Sodomia nella Spagna è considerato massimo, quindi ho stimato bene di venire a Roma per esporre a questo Tribunale i miei delitti, perché sapevo, che è di maggior mitezza, e pietà. [119] »

Il suo calcolo si rivela corretto: Botteglio viene infatti condannato soltanto a fare penitenza ("gravi pene salutari"), e la sentenza è confermata il 10 agosto 1743 anche dal tribunale laico romano, quello del Cardinal Vicario.

  • 26 aprile - 15 ottobre 1743. Sanremo. Il siciliano Gaspare Simonelli viene imprigionato come sodomita. Stando alla denuncia di alcuni religiosi del Collegio dei Gesuiti, dietro il paravento di insegnare in camera sua musica ai collegiali nascondeva relazioni sessuali. Simonelli è bandito in perpetuo dalla città[120].
  • 18 aprile 1747. Milano. Costantino Brasca, detto "il Braschino", viene decapitato per aver stuprato e ucciso Gaspare Rejna. [121]
  • 1748. Genova. Andrea Campanella, Giambattista Olivero, Giovanni Piazzo e Tommaso Magnasco sono incarcerati per "vizio nefando". L'inchiesta stabilisce che il Campanella aveva soltanto approcciato, con il fine di arrivare al rapporto sessuale "quattro giovinastri vili, abietti, vagabondi e di pessimo costume" ed è condannato ad un anno di carcere[122].
  • 1748. Genova. I soldati Giovanni Battista Fabrica, Giovanni Massone e Carlo Cavazza sono coinvolti in un processo per sodomia. Massone aveva denunciato Fabbrica per aver tentato di abusare di lui, e inoltre per averlo visto intrattenere rapporti dello stesso tipo con Cavazza. Dopo l'intervento dei legali si stabilì che solo Massone era stato sodomizzato, per cui Cavazza fu assolto e Fabrica, in considerazione dell'età dei tre (tutti minori di diciotto anni) fu condannato a cinque anni di servizio come remigante sulle galere.[123]
  • 1750. Genova. Sono inquisiti per sodomia 'Luca Querci, chirurgo, e Nicolò Francesco Marsi. I due avrebbero abusato di Carlo Zucca, un ragazzo che serviva nella loro casa. Il Querci fu condannato ad un anno di carcere e al bando perpetuo dalla città, mentre il Marsi trascorse sei anni in carcere con la catena al piede[124].
Autoritratto di Thomas Patch.
  • 22 ottobre 1755. Roma. Il Tribunale dell'Inquisizione concede ventiquattr'ore al pittore inglese Thomas Patch (1708-1782) per abbandonare Roma e gli Stati Papali. Patch, che i pettegolezzi accusavano variamente di avere avvelenato una suora, di essere un sodomita, e di aver parlato male del papa, scherzò sull'accaduto affermando di
« non poter immaginare quale fosse la ragione per cui era stato esiliato, se non per una cosa che solo lui e il suo valletto (boy) conoscevano"; dato che "la verità il mondo non la saprà mai.[125] »
« Il frate Nicola Brogli da Tolentino, di 46 anni, canonico lateranense che vive nel convento di S. Caterina, viene denunciato tra il 1771 e il 1772 al S. Uffizio da quattro testimoni per i rapporti sessuali che aveva avuto con un gruppo di giovani, di età compresa tra i 15 e i 26 anni. Il sacerdote era anche accusato di aver minacciato di licenziamento il musico ventiquattrenne Giuseppe Properzi, costringendolo a "toccamenti impuri ed alle polluzioni volontarie". Brogli avrebbe giustificato sul piano religioso le sue azioni sessuali, dicendo al giovane "che l'uomo giusto può peccare sette volte il giorno, e che ciò si legge nel Vangelo". Si trattava di rapporti in cui il frate svolgeva talvolta anche il ruolo passivo". [126] »
  • 17 dicembre 1779 - Spotorno. Viene sporta denuncia contro un
« "patron Bartolomeo Lottero, il quale, dopo un periodo di schiavitù in Algeri durato nove anni era stato liberato ed era tornato a casa, ma aveva portato con sé , nella terra di Spotorno, "il pessimo vizio di sodomita", con il quale andava "rovinando la maggior parte della gioventù di detto luogo". Le "università e popolo di Spotorno" denunciarono pertanto il Lottero alle autoriotà, facendo presente che, se non fossero stati adottati subito tutti i provvedimenti necessari, con l'andar del tempo il luogo di Spotorno avrebbe potuto diventare "una città di Sodoma anche coll'istesso castigo dato dal Signor Iddio, per tali iniquità e per detto peccato!"[127]»
« Cesare Canisano - ed altri con lui - si serviva "dei più turpi e disonesti provecchi [espedienti], i più rei modi per rubbare, vagabondo, che quallora qualche signore lo invitasse per istradda a seguirlo, vi andasse pur seco lui, si lasciasse sodomiticamente trascinare, e in atto gli rubasse l'orologio e la borsa". Se si poteva avere, era condannato a tre anni di remo co' ferri ai piedi, se non era abile al remo, aveva cinque anni di prigione e, se fuggiva, ricominciarli ogni volta. [128] »
  • 18 maggio 1780 - Genova. Vengono "posti alla catena (...) uno schiavo tunisino di nome Solimano ed un giovane genovese che era entrato nella darsena del vino, i quali erano stati sorpresi insieme in atteggiamento inequivocabile[129].</ref>.
  • 1781. La Spezia. Due giovani sono condannati per sodomia: il primo sconterà diciotto mesi di carcere mentre il secondo è soltanto ammonito[130].
« "Il diciassettenne Giovanni Tassotti, garzone di osteria a Santa Marta nel viterbese, è violentato negli anni ottanta dal padrone oste che dopo averlo fatto ubriacare gli lega le mani e gli impedisce di invocare aiuto infilandogli un fazzoletto in bocca, per infine sodomizzarlo". [131] »
Pietro Matteucci in un programma d'Opera del 1786.
  • 1792. Roma. Il 14 settembre 1792 una certa Angela Luigini denuncia l'architetto francese Ildephonse Rater (ca. 1768-1793), di 24 anni, per la sua reazione col "musico" Pietro Matteucci, sopranista al Teatro Valle e Capranica.
« Avendo domandato a Rater cosa «voleva farsi di un Musico, che in sostanza era un Homo», si era sentita rispondere «che era una Cogliona, e che non poteva comprendere mai che piacer fosse l'usare di dietro, specialmente con un Musico così bello, col quale sapeva, che avevano usato Cardinali e Prelati, e che di questi ultimi specialmente ne aveva conosciuti diversi in Casa di detto Musico, andatici per lo stesso oggetto, co' quali aveva preso una confidenza grande, e vi aveva giocato perfino a scappellotti, concludendo il discorso che non vedeva l'ora di tornare in Francia per render pubblico un tale divertimento, che al solo sentire che l'usavano i Cardinali e i Prelati dove far comprendere essere un piacere troppo nobile».

La testimonianza qui citata fu all'origine di quell'affaire Chinard-Rater che nell'autunno del 1792 provocò una pericolosa crisi nei già tesi rapporti tra la Francia rivoluzionaria e la Roma pontificia. Per fortuna dei due imputati, successivamente passati dalle cure del Tribunale del Governatore a quelle del Sant'Uffizio e rinchiusi a Castel Sant'Angelo, grazie alle pressioni diplomatiche francesi il caso si sarebbe presto concluso con la loro espulsione dallo Stato della Chiesa. [132] »

Ottocento (pre-unitario)[modifica]

« La Gran Corte criminale di Trapani mandava assolto dall'accusa di stupro il catanese Carmelo Puzzo e Marzullo il quale aveva violentato il bambino Carlo Ciaraulo di 8 anni da Palermo. Nella sua requisitoria il Regio procuratore generale aveva chiesto alla Corte il non luogo a procedere in quanto Domenico Ciaraulo, padre della vittima, aveva fatto la "escolpatione per atto autentico dell'imputato", cioè aveva fatto passare per bugiardo il proprio figlio. Ipotizzare che tra i due uomini adulti fosse stato raggiunto un accordo per il pagamento di un indennizzo in denaro (che andava in tasca a Domenico) potrebbe non essere una illazione.[133] »
  • 28? aprile 1820. Roma -
« È stato qui arrestato di notte Monsignor Baldini per essere stato trovato tra il giardino santissimo, e le Caserme degli Svizzeri, che sodomizzava uno di que' militari. È graziosa la risposta data dal paziente [passivo] nel costituto a cui fu sottoposto dalla Guardia arrestante. "Noi reciprocavamo", egli disse, "ed io fui prima Agente, poi paziente"; anzi valendomi delle stesse sue parole, disse: "Mi state prime"[134]»
  • 28? aprile 1820. Roma -
« Dalli Carabinieri fu arrestato Monsignore Monticelli, mentre in piazza Navona faceva un egual servizio ad un bel giovinotto. Quale stravaganza. Mancano forse le femmine a Roma?[135]»
« La Gran Corte Criminale di Trapani mandò in libertà e annullò l'azione penale nei confronti di Natale Laudicina detenuto con l'accusa di stupro violento del piccolo Alberto Piacentino. Vincenzo, il padre del bambino, aveva "rinunciato all'istanza fatta per atto autentico", cioè rifiutava di pretendere l'azione penale nei confronti dell'uomo che aveva violentato suo figlio. In conseguenza di ciò la Corte dichiarava di "non doversi procedere, atteso che il querelante Vincenzo Piacentino non si costituì parte civile". A Laudicina venne consentito di lasciare il carcere, ma a condizione di "indennizzare prima la Reale Tesoreria delle spese erogate per la istruzione del processo"."[136]»
  • 6 ottobre 1821. Roma. Pasquale Clemenzi è incarcerato "per sodomia" [137].
  • 19 ottobre 1821. Roma. Antonio Fioramanti, da Monte Compatri, è incarcerato "per sodomia" [138].
  • 10 aprile 1822. Roma. Giuseppe Villa, da Monte Compatri, è incarcerato "per sodomia" [139].
  • 2 ottobre 1822. Roma. Ippolito Marcotullio, di Anagni, è consegnato alle carceri dalla "congregazione militare", "per sodomia". Ha già scontato 5 mesi di carcere [140].
  • 5 novembre 1822. Roma. Giovanni Astigli da Monte Buono in Sabina, e Giacomo Marini, da Rocca Antica in Sabina, risultano a questa data "forzati" in Castel Sant'Angelo, "per sodomia" [141].
  • 1824-1870. Roma. Tra il 1824 e il 1870 il Tribunale del Vicariato di Roma istruisce ancora 9 processi per sodomia, di cui due conclusi con una condanna al carcere, e sette con un'ammonizione e misure di sorveglianza. [142]
  • 27 novembre 1834. Palermo. Viene espulso dall'esercito borbonico "perché imputato di vizio nefando e di furto Onofrio Sanità, il quale a norma dei regolamenti verrà consegnato alla Polizia". [143]
  • 19 luglio 1838. Palermo. Espulso dall'esercito borbonico "il "Tamburro" Gennaro Anzio, nativo da Napoli, perché imputato di vizio nefando, onde è stato consegnato alla polizia". [144].
  • 1847. Cagliari. Processo per sodomia nei confronti di minori contro Francesco Masala di Olmedo[145].


  • 1852. Tunisi?. Processo per "atti di libidine contro natura" con violenza nei confronti di un minore contro Angelo Pittaluga. [147].
  • 1853. Oristano. Denuncia per "Atti di libidine contro natura" con pubblico scandalo (sodomia) di Luigi Cossu di Escovedu, contro Raimondo Azzei dello stesso paese per corruzione dei costumi del ragazzo Valentino Cossu[148].
  • 1859 Cagliari. L'archivio di Stato conserva un documento intitolato: Atti criminali costrutti per sodomia nella persona del ragazzino Battistino Ferrero del vivente Domenico di questa città nel molo e luogo detto "Su Siccu" la mattina delli 8 settembre 1859 contro lo scarparo Rafaele Angius [149].
  • 1860. Messina. Il garibaldino Pasquale Romagnuoli, nato ad Avellino nel 1830, risulta essere stato, in data non meglio precisata, "Arrestato al Faro e condotto alle Carceri di Messina. Imputato di sodomia".[150].

Ottocento (post-unitario)[modifica]

Fra il 1860 e il 1889, nel neonato Regno d'Italia, il reato di "Atti di libidine contro natura" non sarebbe stato abrogato se non con il codice penale Zanardelli nel 1889. Tuttavia dopo l'Unità, negli anni precedenti l'abrogazione, la legge fu applicata sempre più nei soli casi di particolare gravità: a parte poche eccezioni relative a grossi scandali pubblici si tratta sempre di stupro di bambini, a volte efferato. Particolare curioso: la legge non era valida nell'ex Regno delle Due Sicilie e nell'ex Granducato di Toscana.

  • 1861 - Campegine. Angelo Orioli è denunciato e processato per "atti di libidine contro natura con violenza e minacce" ai danni di Antonio Frigeri[151].
  • 18 ottobre 1862, Cassazione di Milano. Processo contro l'imputato Remondino. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1862, p. 1047).
  • 20 novembre 1862. Provincia di Bergamo. Giovanni Battista Ganzaroli (22 anni) di Alzano Maggiore, garzone d'osteria, è condannato a due anni di carcere per avere, assieme al sedicenne Francesco Meli di Luzzano, garzone di bottega, compiuto una non meglio specificata "offesa al buon costume" ai danni di Luigi Gabriele Stefanoni di Bergamo.
  • 7 aprile 1863. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro il lavandaio Carlo Pagliaghi. Nel presente caso abbiamo una condanna severissima, a dieci anni di lavori forzati, tuttavia va notato che la vittima era un bambino di dieci anni, e secondo l'accusa gli atti sessuali avevano "compromesso la sua salute" al punto tale da portarlo alla morte.
  • 22 dicembre 1863. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro il palafreniere Ermenegildo Pirloni. Conferma di condanna di un 24enne, per corruzione di minorenne.
  • 1863. Cagliari. Processo per sodomia ed atti di libidine contro natura usati con i ragazzi Vincenzo, Enea ed Arturo, fratelli Zoli da Forlì, in Cagliari coi genitori come altri artisti rappresentati in questo Teatro, contro Brachetti Pietro, fornaio, da Cori, provincia di Torino, domiciliato a Cagliari. (Archivio di Stato di Cagliari, Reale Udienza del Regno di Sardegna Classe III Cause Criminali Pandetta, n. 3158).
  • 8 gennaio 1864, Cassazione di Torino. Processo contro l'imputato Tosi. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1864, p. 187).
  • 30 aprile 1864. Magenta. Condanna a sette anni di carcere da parte della Corte d'Assise di Milano, contro il sacerdote Francesco Piccinotti, colpevole di una lunga serie di atti omosessuali con contadini, alcuni dei quali minorenni, anche in luogo pubblico, con "pubblico scandalo"[152].
  • 17 novembre 1864. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro il capo squadra segatore Colombo Mattei. Condanna a sette anni di carcere per un trentatreenne che aveva contagiato di sifilide, alla bocca e all'ano, un quindicenne.
  • 23 dicembre 1864. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro il fantino Felice Fababei. Condanna a tre anni di carcere contro un quasi ventunenne (quindi ancora minorenne) che aveva stuprato un decenne.
  • 10 maggio 1865, Cassazione di Milano. Processo contro imputato non nominato. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1865, p. 670).
  • 23 maggio 1865. Parma. Sentenza del Tribunale di Parma, contro Giovanni Alfieri per atti di libidine contro natura ai danni di un giovane quattordicenne di nome Domenico e altri minori di anni 21. Si tratta di un tentativo di masturbazione. Il delitto è derubricato a eccitamento alla corruzione. (Fonte: "Monitore dei tribunali", vol. VI, 1865, pp. 634-636)
  • 1865. Brescia. Il ventisettenne Paterio Palma aveva trasmesso una malattia venerea a un giovane sedicenne in un rapporto omosessuale consenziente. L'ospedale a cui il ragazzo s'era rivolto avvisò la polizia, che indusse il ragazzo a querelare Palma, che fu condannato a tre anni. Il ricorso contro il fatto che la querela era stata estorta a un ragazzo altrimenti consenziente fu respinto il 21 aprile 1866 dalla Corte di Cassazione di Torino.[153]
  • 19 marzo 1868. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro il macchinista detenuto Carlo Azzoni. Condanna a ulteriori tre anni di carcere per un detenuto che aveva sodomizzato il compagno di cella.
  • 25 febbraio 1868. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro il garzone d'osteria Carlo Carandola. Condanna a sette anni per atti omosessuali in una locanda con un diciottenne (all'epoca, un minorenne). Il condannato, venticinquenne, contumace, fu però assolto nel successivo grado di giudizio.
  • 31 gennaio 1871. Milano. Corte d'Assise di Milano, Sentenza contro Giuseppe Cardi. Il ventiquattrenne Giuseppe Cardi, di Gaeta, gestore d'una caffetteria in corso di Porta Venezia a Milano, è condannato a dieci anni di carcere per aver stuprato nella caffetteria il suo garzone quattordicenne, Giovanni Rigo.
  • 22 luglio 1871. Genova. Corte d'Assise di Genova, Sentenza contro Giovanni Battista Merello, condannato alla pena di reclusione per tre anni perché colpevole di complicità in un reato di libidine contro natura (ha aiutato e assistito l'autore del reato) commesso con violenza ai danni di un sedicenne il 4 dicembre 1870 la Corte di Cassazione di Torino il 6 marzo 1872 rigetta il ricorso di Merello ("Monitore dei Tribunali", Vol. XIII, 1872, pp. 459-460).
  • 31 maggio 1872. Francesco Barabino è condannato dalla Corte d'Assise di Genova a sette anni di carcere per ferimento ed atti di libidine contro natura. Sentenza confermata dalla Corte di Cassazione di Torino il 30 luglio 1873. ("Monitore dei tribunali", XIV 1873, p. 835).
  • 11 marzo 1873, Corte d'Assise di Genova. Processo in contumacia contro Gaspare Simili, per eccitamento alla corruzione (o stupro?), nel 1871, del mozzo Angelo Schiaffino, minore degli anni 21. Il processo avrebbe avuto un lungo strascico: si veda alle date 13 novembre 1879, 14 aprile 1880 e 20 aprile 1881.
Stanislao Ceresa.
  • 2 settembre 1873. Monza. Corte d'Assise di Milano, Sentenza contro Ceresa Giovanni Alberto, detto padre Stanislao. Uno dei processi più clamorosi del XIX secolo per omosessualità è quello che coinvolse il padre Stanislao Ceresa, direttore d'un collegio per ragazzi d'alta estrazione sociale a Monza, colpevole d'aver costretto molti studenti a rapporti sessuali. Fu condannato a dieci anni di carcere. Lo scandalo collegato al suo processo fu enorme, tanto da essere ancora menzionato decenni dopo.[154]
  • 13 luglio 1874. Bollate (Milano). Corte d'Assise di Milano, Sentenza contro Angelo Tizzoni, ventinovenne, maestro comunale, condannato a cinque anni di carcere per avere corrotto ben quindici minorenni, frequentatori dell'Oratorio della Beata Vergine Addolorata di Bollate, che aveva masturbato, e dai quali s'era fatto masturbare.[155]
  • 1875. Cassazione di Firenze. La fellatio ricade fra gli atti di libidine contro natura. (Fonte: "Riv. Gen.", 1875, n. 6, p. 1166).
  • 1875. A Roma Orazio Palombi, 23enne, è condannato a due anni per essersi lasciato soddomizzare su una pubblica via (quindi, con pubblico scandalo) da due giovani, nonostante inizialmente avesse cercato di scusarsi affermando di essere stato stuprato.[156]
  • 1878 - Modena - Abdon Berselli è processato a Reggio Emilia per "Atti di libidine contro natura" compiuti a Modena contro Giuseppe Incerti.[157].
  • 29 gennaio 1879. La Corte di cassazione di Firenze annulla una sentenza del tribunale di Venezia che assolveva N. C. ed N. A., dall'accusa dello scandalo per aver commesso "atti di libidine contro natura" vicino al Prato della Valle di Padova, ma in una notte priva di luce e in un luogo appartato, scusandoli col dire che lo scandalo era seguito solo perché erano stati espressamente pedinati da coloro che poi li denunciarono. ("Il Foro Italiano", Vol. IV, 2, "Giurisprudenza penale", 1879, coll. 125-126).
  • 13 novembre 1879, Corte d'Assise di Genova. Processo contro Gaspare Simili (su cui si veda alla data 11 marzo 1873).
  • 14 aprile 1880, Cassazione di Torino. Processo contro Gaspare Simili (si veda in data 11 marzo 1873). (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1880, p. 495-496).
  • 21 ottobre 1880. Milano. Sentenza della Corte d'Assise di Milano, contro Giovanni Sassi. Condanna d'un calzolaio trentunenne a cinque anni di carcere per avere, "in un locale di Milano la notte 25-26 dicembre 1879 colla forza effettiva a disposizione o ispirando gravi timori con minacce, vinta la resistenza del giovinetto Carlo Laurenti (sedicenne), sul costui corpo, a scopo di libidine, usato sodomiticamente", contagiandolo di una malattia venerea.
  • 20 aprile 1881, Cassazione di Torino. Processo contro Gaspare Simili (si veda in data 11 marzo 1873). (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1881, pp. 790-792).
  • 1882 - Viarolo di Parma - Ercolino Ambri è imputato di "atto di libidine contro natura" con Salvatore Ilari[158].
  • 1 febbraio 1882, Cassazione di Torino. Processo contro Giovanni Corbella e Giovanni Conti, colpevoli di atti sessuali con Angelo M., un ragazzo consenziente e che aveva raggiunto l'età del consenso ma non ancora i 21 anni (cioè, per l'epoca, non ancora maggiorenne), che quindi era stato "corrotto". (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1882, pp. 965-966).
  • 15 marzo 1883, Torino. Processo contro l'imputato Ambri. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1883, p. 398).
  • 16 giugno 1883, Corte d'Appello di Milano. Processo contro Agostino Lanzani, colpevole di atti di masturbazione e sodomia in una stalla su F., di poco maggiore dei 12 anni. Benché il minore avesse raggiunto, sia pure di poco, quella che per l'epoca era l'età del consenso, la sentenza argomenta che il suo consenso non può essere considerato veramente valido, presumendo che il minore sia stato coartato. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1883, p. 804-805).
  • 31 luglio 1883. Genova. Luigi Barbieri e Antonio Marchese, chiusi in una stanza d'albergo, sono denunciati e quindi processati per "libidine contro natura" con "pubblico scandalo" (una delle due condizioni necessarie per una denuncia per questo reato, l'altra essendo lo stupro o la minore età d'un partner). I discorsi a carattere sessuale fra i due erano infatti stati ascoltati dalla stanza adiacente da un cliente, che era corso ad avvisare i proprietari: da qui il "pubblico scandalo". [159] Barbieri presentò ricorso alla Cassazione, che lo respinse il 28 febbraio 1884.[160]
  • 30 dicembre 1884, Palermo. Processo contro l'imputato Bruno per stupro ai danni di un bimbo di cinque anni. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1885, p. 986). Nell'Italia del Sud erano punibili esclusivamente gli atti di stupro.
  • 19 febbraio 1885. Como. Sentenza della Corte di Cassazione di Torino, contro Edoardo Conti, prefetto al collegio Gallio di Como. Rigetto del ricorso (cavilloso) di un sorvegliante ("prefetto dei ragazzi") di collegio ventenne, che allungava le mani sui "giovinetti", minori degli anni quindici. (Si veda anche il "Monitore dei tribunali", 1885, p. 459).
  • 25 febbraio 1885, Cassazione di Torino. Processo contro l'imputato Dossena, per atti sessuali con un bambino di età inferiore ai 12 anni. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1885, p. 458).
  • 17 dicembre 1885, Corte d'Assise di Genova. Processo contro Giuseppe Sessarego e Giovan Battista De Lucchi, accusati di stupro ai danni del giovane L... (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1886, pp. 784-785).
  • 22 aprile 1886 Como. Sentenza della Corte di Cassazione di Torino, contro Cireneo Maldafassi', esposto dell'ospedale di Como. In data 22 aprile 1886 viene respinto il ricorso di questo diciottenne contro la condanna della Corte d'Assise di Como del 17 Novembre 1885 per avere, "a sfogo di libidine, nella notte dal 22 al 23 agosto 1885, nelle carceri di Como, introdotto senza violenza il suo membro virile nelle parti deretane di Natale Boncoroni, causando però scandalo alle persone o persona che si trovavano con quelli rinchiusi nella cella n. 19 ove il fatto avvenne". Su di esso si veda, in data 28 aprile 1886, il "Monitore dei tribunali", 1886, p. 973.
  • 2 giugno 1886, Cassazione di Torino. Appello del processo contro Giuseppe Sessarego e Giovan Battista de Lucchi (vedi il 17 dicembre 1885). La sentenza è cassata e rinviata a Savona. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1886, pp. 784-785).
  • 22 aprile 1888. Novara e Roma. L'Alta corte di giustizia del Senato condanna a sette mesi di carcere e alla decadenza dalla carica di senatore Luigi Pissavini, di Novara, che era stato accusato di rapporti sessuali con tre adolescenti[161]. Il condannato si rifugia in Svizzera.
  • 19 luglio 1888, Corte d'Assise di Mantova. Processo contro l'imputato Oscari. La sentenza stabilisce che anche il tentativo è punito come il fatto compiuto.
  • 28 novembre 1888, Cassazione di Torino. Processo contro l'imputato Oscari. Conferma della sentenza della Corte d'Assise di Mantova del 19 luglio 1888. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1888, p. 89).
  • 20 novembre 1888 - Bergamo. Condanna in contumacia a cinque anni del militare Giovanni Panicucci, di stanza a Bergamo, per "atti turpi".[162]
  • 1889. Reggio Emilia. Emilio Casali viene processato per "Atti di libidine contro natura" con Dante Rinaldi e per "Eccitamento alla corruzione" di Ulderigo Rinaldi (verosimilmente fratelli)[163], mentre Giuseppe Anceschi è processato per "Atti di libidine contro natura" con Alfonso Corsi ed "Eccitamento alla corruzione" di Enrico Corsi[164].
  • 08 luglio 1889 - Il "Corriere della sera" segnalava in questa data che a Milano per l'9-9 luglio era programmato il processo in assise contro Giuseppe Antoncelli. per "pederastia" [165].
  • 28 dicembre 1889 - Il tribunale correzionale di Alessandria dichiara Giacomo De Benedetti (contumace) e Carlo Maestri colpevoli di libidine contro natura perché sorpresi a compiere un atto di sodomia in luogo pubblico. La sentenza è parzialmente cassata dalla Corte di appello di Casale il 27 maggio 1890, con sentenza che viene ulteriormente impugnata di fronte alla Corte di Cassazione di Roma, che ne discute il 12 luglio 1890. ("Il Foro Italiano", Vol XV, 2, "Giurisprudenza penale", 1890, coll. 319-32..?)

Novecento[modifica]

  • Giugno/novembre 1902. Bassano. Il maestro Rispoli, insegnante presso il Collegio Vinanti di Bassano, è denunciato da un genitore che lo accusa di aver commesso "turpitudini innominabili" sul figlio e su altri ragazzi dell'istituto. La denuncia degenera rapidamente in uno scontro politico di rilievo nazionale fra clericali ed anticlericali, nel quale fu coinvolto, dalla parte clericale, anche lo scrittore Ambrogio Fogazzaro. Al momento attuale non è nota la sorte di Rispoli[166].
  • 12 aprile 1904, Napoli. La polizia suona alla porta d'un bordello clandestino nel rione Vasto, gestito da un individuo soprannominato "la Signora", che ha al proprio servizio "una schiera di ruffiani deputati a girare per i caffè e per le vicinanze degli alberghi ed accaparrare l'elemento attivo":
« Benché la casa della Signora fosse disponibile a tutti, pure per entrarvi bisognava essere provvisto di una tessera consistente in un sua carta da visita che, in luogo del blasone, portava un segno convenzionale, che variava di giorno in giorno, e, come ciò non bastasse, l'avventore per vedersi schiuso l'uscio doveva premere tre volte il bottone del campanello elettrico[167]»

All'interno del bordello furono trovati:

« alcuni giovanotti vestiti da donna, che si scambiavano carezze coi loro amanti ed avventori. (...) Busti di sera e scarpini ricamati in oro stavano accantonati sopra una sedia a sdraio. Ciascun piano di toletta era ricco di ninnoli contenenti profumi, polvere di cipria, rossetto e lapis pel trucco degli occhi.

In un armadio stavano attaccati abiti maschili di gran lusso, destinati alle feste per simulare la celebrazione del matrimonio. Questo avveniva nella prima congiunzione carnale cui si assoggettava qualche ragazzo, ed in quest'occasione la... pudibonda fanciulla non mancava di coprirsi con un lungo velo e di adornarsi di gioie e di fiori d'arancio. Fra la profusione di dolci e liquori non veniva dimenticato il sacchetto coi rituali confetti di nozze.
Mentre la P.S. era intenta a verbalizzare, sopraggiunsero altri pederasti passivi, i quali con i soliti segni convenzionali furono ricevuto dagli agenti ed in conseguenza arrestati. Ne furono inviati innanzi alla giustizia non meno di venti, i quali si divisero fra loro vari anni di galera[168]»

  • 17 dicembre 1904. Verbania-Pallanza. Scoppia lo scandalo del collegio dei Marianisti], che si conclude però senza condanne perché il principale imputato, Eugène Burg, fugge in Svizzera[169].
  • 4 aprile 1908. Roma. Corte penale di Roma. Sentenza contro Guglielmo Plueschow. La Corte condanna a sette mesi di carcere il fotografo Wilhelm von Plüschow per prossenetismo di ragazzi. La condanna ebbe come conseguenza l'espulsione di Plueschow dall'Italia.[170]
  • 23 marzo 1909. Milano. Scoppia lo "scandalo dei pompieri", relativo ad alcuni pompieri (tutti maggiorenni) che si prostituivano per arrotondare il misero stipendio. Un'inchiesta interna del Comune di Milano finisce in un nulla di fatto, non avendo riscontrato reati. Le carte dell'inchiesta vengono perciò sbrigativamente consegnate all'autorità giudiziaria per vedere se riscontri o no qualche reato. Dopodiché il caso sparisce dalle scene. [171]
  • 27 gennaio 1910. Treviso. Viene arrestato il colonnello Luigi Piatti, del 55.o fanteria, con l'accusa di "aver compiuto atti innominabili di degenerazioni sessuali verso alcuni subalterni". Nonostante venisse provata la consensualità degli atti commessi, e quindi l'assenza di reati, il 18 marzo un Regio decreto lo "collocò a riposo", di fatto espellendolo. [172]
  • 7 febbraio 1911. Città del Vaticano. Scoppia lo "Scandalo della Corte vaticana", che coinvolge una serie di nobiluomini papalini [173]. Il processo fu però esclusivamente per diffamazione, e il 25 aprile 1911 il barone Du Mesnil e il conte Ferruccio Pasini-Fassoni furono condannati a pagare le spese e i danni causati al marchese Fernando Del Fierro per mezzo di lettere anonime spedite a Patrick (Valentino) Mac Sweeney (scritto anche "Swiney" dai giornali) nelle quali accusavano di omosessualità vari personaggi.[174]
  • 2 febbraio 1929. Catania. La corte d'Assise condanna 18 persone a pene variabili da 1 a 9 anni di reclusione per associazione a delinquere e oltraggio al pudore, violenza carnale e corruzione continuata, atti di libidine violenti e continuati, atti osceni in luogo pubblico ed esposto al pubblico, per un giro di prostituzione che coinvolgeva numerosi minorenni.[175]
  • 6 luglio 1934. Milano. Condanna in prima grado contro alcune persone per avere usato il proprio appartamento come casa di prostituzione omosessuale. La causa sarebbe arrivata nel 1935 in Cassazione, che avrebbe respinto le obiezioni del loro legale, che aveva sostenuto che le leggi sulla prostituzione si riferivano solo a quella femminile, e che si aveva prostituzione solo se la persona pagata era quella che subiva l'atto [176].

Riferimenti archivistici[modifica]

  • Roma - A Roma, diversi i casi di sodomia e “sviamento” di fanciulli si trovano in Archivio di Stato di Roma, Tribunale criminale del Governatore, Processi del sec XVII, voll.86, ins 29; 88, ins. 9; 147, ins 15; 158, ins 14, 18, 19[177].
  • Venezia - A Venezia le carte processuali si trovano all'Archivio di Stato, fra quelle dei "Signori di Notte al Criminal" prima del Quattrocento, e successivamente fra quelle del "Consiglio dei Dieci" (che aveva al proprio interno una commissione specifica, il "Collegium sodomitarum"); in data tarda i processi appaiono anche fra quelli della "Quarantia criminal".
  • Firenze - A Firenze esiste dal Quattrocento una magistratura apposita, gli "Uffiziali di Notte", caso unico assieme a quello di Lucca. Viene abolita negli ultimi anni del Quattrocento per lo "scandalo" creato dalla loro esistenza.
  • Lucca - Una simile magistratura esiste a Lucca, gli "Uffiziali dell'Onestà", attivi dal Quattro al Seicento.
  • Milano - A Milano le carte processuali erano conservate nell'Archivio del Senato, andato bruciato durante la Seconda guerra mondiale, tuttavia copie dei processi degli imputati più ricchi o dei casi più clamorosi sono state trovate a Madrid, dove erano state inviate per l'appello.

Note[modifica]

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Link esterni[modifica]

Voci correlate[modifica]

Bibliografia[modifica]

Sull'estero si veda:

  • Helmut Puff, "Sodomy trials in Early Modern Germany and Switzerland", in: Sodomy in Reformation Germany and Switzerland, 1400-1600, The University of Chicago press, Chicago & London 2003, pp. 183-189 (lista che copre gli anni 1277-1685).
  • Ludovico Hernandez (pseud. collettivo di Fernand Fleuret (1883-1945) e Louis Perceau (1883-1942)), Les procès de sodomie aux XVIe, XVIIe et XVIIIe siècles publiés d'après les documents judiciaires conservés à la Bibliothèque nationale, Bibliothèque des Curieux, Paris 1920. (.pdf su Archive.org).
  • Rocío Rodriguez, Sodomía e Inquisición: el miedo al castigo, Ushuaia, Conesa 2014, ISBN 9788415523871 (con riassunto individuale di quasi settecento casi processati dall'Inquisizione spagnola, molti dei quali coinvolgenti italiani).
  1. Al caso è dedicato il saggio di Carol Lansing, “Donna con donna”?: a 1295 inquest into female sodomy, “Studies in Medieval and Renaissance history”, Series 3, vol. 2, 2005, pp. 109-122.
  2. Guido Zaccagnini, Notizie ed appunti per la storia letteraria del sec. XIV, "Giornale storico della letteratura italiana", LXVI 1915, p. 315.
  3. Giuseppe Porcaro, Apocalisse su Napoli. Aspetti tragici della vita napoletana dell'epoca vicereale, Aurea clavis, Napoli 1969, pp. 44-45.
  4. Benvenuto da Imola, Commentum super Dantis comoediam, Barbera, Firenze I887, t. I, p. 524.
  5. Guido Ruggiero, I confini dell'eros. Crimini sessuali e sessualità nella Venezia del Rinascimento, Marsilio, Venezia 1988, p. 213.
  6. Archivio di Stato di Torino, "Chambres de Comptes de Savoye", Conti della tesoreria dello Stato, Inventario 16, registro 83, folio 115 verso.
  7. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 155.
  8. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 60.
  9. Il caso è accennato a p. 77 del saggio di Romualdo Sassi, Un podestà pornografo del Quattrocento, "Atti e memorie della Diputazione di Storia Patria per le Marche", serie VII, vol. 1, 1946, pp. 73-82.
  10. La notizia è in Natale, Mauro (cur.), Cosmè Tura e Francesco del Cossa: l'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este, Ferrara Arte, _____ 2007, p. 84.
  11. ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. XVI, f. 148r. Anche in: G. Lorenzi, Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Venezia 1870-72, p. 219.
  12. ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. XVII, ff. 77r-79r, e 82r.
  13. Tassini, Giuseppe, Cenni storici e leggi circa il libertinaggio in Venezia, dal secolo decimoquarto alla caduta della Repubblica, Filippi, Venezia 1968, p. 31, e Romano Canosa, Storia di una grande paura. La sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 123-124. I verbali sono pubblicati in: Giovan Battista Lorenzi (cur.), Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Visentini, Venezia 1870-1872, 2 voll., vol. 1, pp. 229-230.
  14. Del caso trattano: Marino Sanudo, Cronaca, in: Muratori, Rerum italicarum scriptores, tomo 23, Tipografia palatina, Milano 1733, coll. 923-1214, col. 1194 (21 ottobre 1486 e 4 gennaio 1486); Giovan Battista Lorenzi (cur.), Leggi e memorie venete sulla prostituzione, Visentini, Venezia 1870-1872, 2 voll., vol. 1, pp. 237 e 239-240; Romano Canosa, Storia di una grande paura. La sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 126-128.
  15. Andrea Navagero, Storia della Repubblica veneziana [1498]. In: Muratori, Rerum italicarum scriptores, tomo 23, Tipografia palatina, Milano 1733, col. 1194.
  16. Anonimo, Diario ferrarese, R.I.S., tomo XXIV, parte VII, Zanichelli, Bologna 1928-1933, p. 174.
  17. Anonimo, Diario ferrarese, R.I.S., tomo XXIV, parte VII, Zanichelli, Bologna 1928-1933, p. 259.
  18. Anonimo, La Giustizia a Venezia: le condanne per sodomia, "Conoscerevenezia.it".
  19. L'episodio è raccontato in una cronaca di L. Erizzo, riportata da Giuseppe Tassini, Alcune delle più clamorose condanne capitali eseguite in Venezia sotto la Repubblica [1892], Filippi, Venezia 2009, p. 87, nota 1.
  20. Archivio di Stato di Torino, "Materie politiche per rapporto all'interno", Protocolli ducali (serie rossa), vol. 154, folio 187.
  21. ASV, Consiglio dei Dieci, Miste, reg. VII, ff. 28v, 32r-v.
  22. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 157.
  23. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  24. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  25. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  26. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 147.
  27. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 144.
  28. ASV, Consiglio dei X, Criminali, registro VIII, foll. 119 r-v. Citato in: Nicholas Davidson, Sodomy in early modern Venice, in: Tom Betteridge (cur.), Sodomy in early modern Europe, Manchester university press, Manchester & New York, 2002, pp. 70 e 79.
  29. ASV, CdX, Criminali, reg. XI, fol. 71r. Ibidem.
  30. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 149.
  31. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, alle pp. 147-8.
  32. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 144.
  33. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 149.
  34. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 194.
  35. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 194.
  36. Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 726.
  37. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.
  38. Miscellanea medicea 513 (10-19), carte 1-8, 1569. In: Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea Medicea III (451-730), Ministero dei beni e delle attività culturali, Roma 2014, p. 84.
  39. Ugo Zuccarello, La sodomia al tribunale bolognese del Torrone tra XVI e XVII secolo, in “Società e Storia”, n° 87 Gennaio Marzo 2000, Franco Angeli, Milano 2000, p. 40.]
  40. Richard Sherr, A canon, a choirboy, and homosexuality in late sixteenth-century Italy: a case study, "Journal of homosexuality", XXI 1991(3), pp. 1-22.
  41. Luciano Marcello, Società maschile e sodomia, "Archivio storico italiano", CL 1992, alle pp. 125 e 132-133.
  42. Irene Agovino, La sodomia nel mondo cattolico, sul sito "Project history".
  43. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 65.
  44. Miscellanea medicea 662 (3-4) carte 93-94, 7 settembre 1573. In: Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea Medicea III (451-730), Ministero dei beni e delle attività culturali, Roma 2014, p. 440.
  45. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 158.
  46. Miscellanea medicea 664 (2-11), carte 1-90. Anni 1573-1574. In: Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea Medicea III (451-730), Ministero dei beni e delle attività culturali, Roma 2014, p. 444.
  47. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.
  48. Irene Agovino, La sodomia nel mondo cattolico, sul sito "Project history". La vicenda, che rientra in un più ampio quadro di dissolutezze (eterosessuali) che comprende anche due omicidi, fu trattata anche in un libello attribuito non si sa con quali ragioni a Stendhal, Interni di un convento. Con due cronache di Sant'Arcangelo a Baiano, Editori riuniti, Roma 1987.
  49. Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 743.
  50. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 139.
  51. Nicholas Davidson, Sodomy in early modern Venice, in: Tom Betteridge (cur.), Sodomy in early modern Europe, Manchester university press, Manchester & New York, 2002, pp. 65-81, p. 79
  52. Inventione di Giulio Pallavicino di scriver tutte le cose accadute alli tempi suoi [1583-1589], a cura di Edoardo Grendi, Sagep, Genova 1975, p. 111.
  53. Inventione di Giulio Pallavicino di scriver tutte le cose accadute alli tempi suoi [1583-1589], a cura di Edoardo Grendi, Sagep, Genova 1975, p. 160.
  54. Inventione di Giulio Pallavicino di scriver tutte le cose accadute alli tempi suoi [1583-1589], a cura di Edoardo Grendi, Sagep, Genova 1975, p. 168.
  55. Giovanni Busino, Prime ricerche su Broccardo Borrone, "Bibliothèque d'humanisme et Renaissance", XXIV (1) 1962, pp. 130-167, alle pp. 132-133.
  56. Inventione di Giulio Pallavicino di scriver tutte le cose accadute alli tempi suoi [1583-1589], a cura di Edoardo Grendi, Sagep, Genova 1975, p. 198.
  57. Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 766.
  58. ASV, C.X. criminali, reg. 17, cc. 12v-13r.; Gabriele Martini, Il "Vitio Nefando" nella Venezia del Seicento Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, p. 22 e p. 88.
  59. Oreste Grossi, I boia di Roma, Newton Compton, Roma 1997, p. 25.
  60. Romano Canosa, La vita quotidiana a Milano in età spagnola, Longanesi, Milano 1996, pp. 162-170.
  61. Angelo Borzelli, Il cavalier Giovan Battista Marino (1569-1625), Priore, Napoli 1898, p. 43.
  62. L'elenco parziale dei nomi, che copre quattro pagine, è in: Romano Canosa, Sesso e Stato. Devianza sessuale e interventi istituzionali nell'Ottocento italiano, Mazzotta, Milano 1981, pp. 58-61.
  63. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 131. Questo libro si basa sullo studio di 55 di tali processi.
  64. 64,0 64,1 Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 142.
  65. Francesco Ereddia, Ebrei, luterani, omosessuali e streghe nella Contea di Modica, Sellerio, Palermo 2009, pp. 210-217
  66. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 48.
  67. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 87.
  68. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 143.
  69. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp 63-65 e 143.
  70. ASL, Fondo Offizio sopra l'Onestà, vol. 4°, f. 3 e ss.; Romano Canosa e Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia dal Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, pp. 72-73.
  71. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 146.
  72. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 54-55.
  73. 73,0 73,1 Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 147.
  74. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 77-78 e 147.
  75. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 148.
  76. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 56 e 149.
  77. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 68-69.
  78. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 151.
  79. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 151.
  80. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 152.
  81. ASV, C.X. criminali, reg. 28, cc. 57v-59v.; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, p. 76.
  82. Giuseppe Porcaro, Apocalisse su Napoli. Aspetti tragici della vita napoletana dell'epoca vicereale, Aurea clavis, Napoli 1969, pp. 95-104.
  83. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 35-36.
  84. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 154.
  85. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 154.
  86. ASV, Quarantia Criminal, Processi, Busta 133, incartamento 197. Citato da: Martini, Gabriele, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, pp. 81 e 114-115, 119; anche in: Nicholas Davidson, Sodomy in early modern Venice, in: Tom Betteridge (cur.), Sodomy in early modern Europe, Manchester university press, Manchester & New York, 2002, pp. 65-81, alle pp. 69 e 79.
  87. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 156.
  88. Sul caso vedi: Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, pp. 78-79.
  89. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 156.
  90. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 157.
  91. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 157.
  92. ASV, C.X. criminali, reg. 42, cc. 101r-v, reg. 43, cc. 5r-v; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, p. 60.
  93. ASV, S. Uffizio, Processi, busta 105; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, p. 110.
  94. ASV, CdX, Criminali, registro LVII, fol. 88v, citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 64-65.
  95. ASV, CdX, Criminali, registro LVII, foll. 95r-v, citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 64-65 e 113-114.
  96. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 158.
  97. 97,0 97,1 97,2 97,3 Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 159.
  98. ASV, Santo Uffizio, Busta 105, Citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 109-110.
  99. Luigi Belgrano, Della vita privata dei Genovesi, Tipografia Istituto Sordomuti, Genova 1875, p. 428.
  100. Archivio di Stato di Genova, "Fogliazzi secretorum", anno 1656, filza 20.
  101. Richard Rhodes, Perché uccidono. Le scoperte di un criminologo indipendente, Garzanti, Milano 2001, p. 268.
  102. Cesarina Casanova, L'amministrazione della giustizia a Bologna nell'età moderna, "Dimensioni e problemi della ricerca storica", n. 2. Che indica come fonte manoscritta: ASB, Torrone, vol. 6988, fasc. non num., 26 marzo 1672.
  103. ASV, Consiglio dei X, Criminali, reg. 95, c. 78v; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, p. 86.
  104. ASV, C.X. criminali, reg. 96, c. 1r; Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento, Jouvence, Roma 1988, pp. 86-87.
  105. Adriano Maini, Le tragiche vicende di Striglioni, religioso ed artista, "Cultura-barocca" (blog).
  106. Luigi Belgrano, Della vita privata dei Genovesi, Tipografia Istituto Sordomuti, Genova 1875, pp. 428-429.
  107. AA.VV., Seduzione amore passione testimonianze riflessioni e confessioni di Dario Bellezza Piero Chiara Renato Guttuso J.M. lo Duca Marta Marzotto Loretta Montagner Alberto Moravia, edizioni 1 + 1, Padova 1983, p. 185.
  108. ASV, "Consiglio dei Dieci al Criminal", registro CXXIX, carte 68r, e registro CXXX, carte 27v-28r. Citato in: Gabriele Martini, Il "vitio nefando" nella Venezia del Seicento. Aspetti sociali e repressione di giustizia, Jouvence, Roma 1988, pp. 73-74.
  109. Archivio di Stato di Torino, "Materie Ecclesiastiche", Categoria X, Immunità e giurisdizione, mazzo 2, fascicolo 13. Nello stesso fondo, al fascicolo 3, è inventariato come "senza data, ma primo quarto del XVIII secolo", una Rimmostranza di d. Leopoldo Marrotti, colla quale intende giustificarsi de' delitti di spia, falsario, caluniatore, sodomista, ed apostata nello Stato di Milano, e far vedere che sendo egli sacerdote, la cognizione di dette imputazioni si dovesse prendere dal giudice ecclesiastico.
  110. Edoardo Grendi, Gli inglesi a Genova (secoli XVII-XVIII), "Quaderni storici", XXXIX 2004, pp. 241-278, p. 253. Suo complice "a young Genoese boy he had lately dressed up". He had been "so public in his discourse and actions that they can fix on him the fact ... in his own house, the streets, in porches of churches and palaces".
  111. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 80.
  112. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 78.
  113. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, alle pp. 72-74.
  114. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, p. 74.
  115. Stefano Bolognini, Oh Gesù, Oh Gesù, Sant'Antonio mi moro, "Babilonia", gennaio 2001. Online col titolo: 1727, Un curioso caso di Sodomia a Bologna.
  116. Registro de' giustiziati della società (congregazione) di s. Giovanni Decollato detta de' Bianchi (1471-1760), manoscritto. Biblioteca di Brera, Sala Manzoniana (segn. Morbio 149), pp. 363-364.
  117. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 71. Cattaneo segnala altre due casi di denunce al Sant'Uffizio per affermazioni eretiche pronunciate per vincere gli scrupoli di una partner in un rapporto lesbico: "Nel monastero di S. Luca di Fabriano, nel 1739, la suora Costante Alessandrelli fu accusata di aver consumato rapporti sessuali con falso dogma con una giovane novizia che l'aveva denunciata. Un caso simile si era verificato già a Siena nel 1720". (Ibidem).
  118. I dati dal sito dell'Archivio di Stato di Torino, Archivio del Senato, Volume 9 - collocazione fisica: 476, a carta 973. Online qui.
  119. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, alle pp. 74-75.
  120. Romano Canosa – Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, pp. 170-171.
  121. Registro de' giustiziati della società (congregazione) di s. Giovanni Decollato detta de' Bianchi (1471-1760), manoscritto. Biblioteca di Brera, Sala Manzoniana (segn. Morbio 149), p. 521.
  122. Romano Canosa – Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, pp. 171-172.
  123. Romano Canosa – Isabelle Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, p. 172.
  124. Romano Canosa – Isabelle Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, p. 173.
  125. Citato in: George Haggerty, Queering Horace Walpole, in: "Studies in English Literature, 1500-1900", XLVI 2006, pp. 543–562, online qui.
  126. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 69.
  127. Romano Canosa e Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia dal Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 2004, p. 162.
  128. Vincenzo Bellondi, Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854), Seeber, Firenze 1902, p. 204.
  129. Romano Canosa e Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 2004, p. 161.
  130. Romano Canosa – Isabelle Colonnello, Storia della prostituzione in Italia da Quattrocento alla fine del Settecento, Sapere 2000, Roma 1989, p. 173.
  131. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 65.
  132. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 56.
  133. Archivio di Stato di Trapani, "Gran Corte criminale", 18 gennaio 1820. Citato da: Enzo Tartamella, Rapito d'improvvisa libidine. Storia della morale, della fede e dell'eros nella Sicilia del Settecento, Maroda, Trapani 2003, p. 199.
  134. , Gino Bandini, Giornali e scritti politici clandestini della Carboneria romagnola, Albrighi, Segati e c., Milano 1908, p. 21-22.
  135. , Gino Bandini, Giornali e scritti politici clandestini della Carboneria romagnola, Albrighi, Segati e c., Milano 1908, p. 21-22.
  136. Archivio di Stato di Trapani, "Gran Corte criminale", 8 giugno 1820. Citato da: Enzo Tartamella, Rapito d'improvvisa libidine. Storia della morale, della fede e dell'eros nella Sicilia del Settecento, Maroda, Trapani 2003, pp. 199-200.
  137. Il suo nome risulta a p. 22 della Lista de' carcerati esistenti nelle carceri nuove di Roma fatta per la visita generale ed anche graziosa, Poggioli, Roma 1821.
  138. Il suo nome risulta a p. 22 della Lista de'carcerati esistenti nelle carceri nuove di Roma fatta per la visita generale ed anche graziosa, Poggioli, Roma 1821.
  139. Il suo nome risulta a p. 23 della Lista de'carcerati esistenti nelle carceri nuove di Roma fatta per la visita generale ed anche graziosa, Poggioli, Roma 1821.
  140. Il suo nome risulta a p. 15 della Lista de'carcerati esistenti nelle carceri nuove di Roma fatta per la visita generale ed anche graziosa, Poggioli, Roma 1821.
  141. I loro nomi risultano a p. 26 della Lista de'carcerati esistenti nelle carceri nuove di Roma fatta per la visita generale ed anche graziosa, Poggioli, Roma 1821.
  142. Massimo Cattaneo, "Vitio nefando" e Inquisizione romana. In: Marina Formica e Alberto Postigliola (curr.), Diversità e minoranze nel Settecento, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2006, pp. 55-77, a p. 68.
  143. Archivio di Stato di Palermo, Real segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Ripartimento Polizia, Repertorio anno 1834". L'indice, dal quale si è ricavata la notizia, è online qui.
  144. Archivio di Stato di Palermo, Real segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Ripartimento Polizia, Repertorio anno 1838". L'indice, dal quale si è ricavata la notizia, è online qui.
  145. Archivio di Stato di Cagliari, Fondo: "Reale udienza del Regno di Sardegna" - (F441422), Serie: 03 - Classe III - Cause Criminali, Sottoserie: 03 - Pandetta 17.
  146. Il caso in: Filippo Bettini, Giurisprudenza degli Stati sardi, Pomba, Torino 1852, Parte prima, coll. 770-773.
  147. Archivio di Stato di Cagliari, Fondo: "Reale udienza del Regno di Sardegna" - (F441422), Serie: 03 - Classe III - Cause Criminali, Sottoserie: 03 - Pandetta 17.
  148. Archivio di Stato di Cagliari, "Reale Udienza del Regno di Sardegna", Classe III, Cause Criminali, Pandetta, n. 884.
  149. Archivio di Stato di Cagliari, "Reale Udienza del Regno di Sardegna", Classe III, Cause Criminali, Pandetta n. 2148.
  150. I dati della sua scheda matricolare sono nell'Archivio di Stato di Torino (Fondo: "Ministero della Guerra", Esercito Italia Meridionale, Ruoli Matricolari, mazzo 24, registro 149, p. 169). Online qui.
  151. Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 20, fascicolo 109.
  152. Sul caso si veda: Enrico Oliari, Corzano, 1863: don Piccinotti "amava" i contadini, L'omo delinquente. Scandali e delitti gay dall'Unità a Giolitti, cap. 1, Prospettiva editrice, Roma 2000.
  153. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 31-35.
  154. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 46-53. Questo capitolo è anche online col titolo: Padre Stanislao Ceresa e i "quarti di nobiltà" su Culturagay.it.
  155. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 55-56.
  156. Domenico Rizzo, L'impossibile privato: fama e pubblico scandalo in età liberale, "Quaderni storici", CXII 2003, pp. 215-242, alle pp. 223-226.
  157. Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 114, fascicolo 562.
  158. Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 126, fascicolo 647.
  159. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 57-60. Questo capitolo è anche online, col titolo: 28 febbraio 1884, Cassazione di Torino: due gay condannati... per rumori molesti, su Culturagay.it.
  160. Enrico Oliari (a cura di), Sentenza della Corte di Cassazione di Torino relativa al ricorso per il caso De Barbieri, Culturagay.it. Un commento coevo si trova in: Cassazione di Torino, Atti di libidine contro natura, "Rivista penale", XIX 1884, pp. 493-494; si veda anche il "Monitore dei tribunali", 1884, pp. 283-284).
  161. Enrico Oliari, Il senatore Luigi Pissavini, già prefetto di Novara, processato a causa del suo amore per i ragazzi, su Culturagay.it.
  162. Anonimo, Corriere delle provincie. Ufficiale condannato, "Corriere della sera", 20.11.1888, p. 2.
  163. Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 143 fascicolo 770.
  164. Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 143 fascicolo 772.
  165. Rubrica "La prossima sessione delle assise, "Corriere della Sera" - in data 8-9 luglio 1889.
  166. Sulla vicenda si veda: Enrico Oliari, Bassano 1902: Antonio Fogazzaro e il fattaccio del collegio Vinanti, Culturagay.it. Cfr. anche: Anonimo, Scandalo in un convitto maschile, "Il Cittadino di Brescia", 20 novembre 1902.
  167. Abele De Blasio, Andropornio, "Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali", XXVII 1906, pp. 288-292, p. 288.
  168. Abele De Blasio, Andropornio, "Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali", XXVII 1906, pp. 288-292, p. 289.
  169. Enrico Oliari, Pallanza 1904: il terribile "Scandalo dei Marianisti", "Culturagay.it". Poi in: Enrico Oliari, L'Omo delinquente. Scandali e delitti gay dall'Unità a Giolitti. Prospettiva editrice, Roma 2006.
  170. Enrico Oliari, Roma, 1908: Processo a Wilhelm von Plueschow. Anche in: Enrico Oliari, L'Omo delinquente. Scandali e delitti gay dall'Unità a Giolitti. Prospettiva editrice, Roma 2006, cap. 13.
  171. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 175-183. Questo capitolo è anche online, col titolo: Milano 1909: scoppia lo "Scandalo dei pompieri", su Culturagay.it.
  172. Enrico Oliari, L'omo delinquente, Prospettiva editrice, Roma 2006, pp. 184-189. Questo capitolo è anche online, col titolo: Treviso, 1910: il segreto del colonnello, su Culturagay.it.
  173. Anonimo, Lo scandalo della Corte vaticana in Pretura. Due camerieri di cappa e spada l'un contro l'altro, "La stampa", 7 febbraio 1911; Anonimo, Der Homosexuelle Skandal am Papsthofe, "Nord und Sud", n. 136, Marz 1911, pp. 429-430; Anonimo, Déloyauté anticléricale, "La croix", 10 février 1911 (Numéro 8556).
  174. "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia", 26 aprile 1911, p. 1202. (.pdf)
  175. Analizza il caso: Amedeo Dalla Volta, Una associazione a delinquere nel reato di violenza carnale contro natura, "Zacchia. Rassegna di studi medico legali", VIII 1929, pp. 1-12.
  176. Fonte: "Rivista italiana di diritto penale", VI 1934, parte 2, pp. 706-709.
  177. Processi segnalati in: Irene Fosi, La giustizia del papa: sudditi e tribunali nello Stato pontificio in età moderna, Laterza, p. 44, nota 11.