Modifica di Processi per sodomia in Italia
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* 31 ottobre 1500. [[Ferrara]]. "''Fu condemnato per sodomito '''Zoanne Pochaterra''', drapiero in Ferrara, de anni 80, al fuogo et perdere la sua roba; et poi de la vita have gratia ma de la roba niente''"<ref>Anonimo, ''Diario ferrarese'', ''R.I.S.'', tomo XXIV, parte VII, Zanichelli, Bologna 1928-1933, p. 259.</ref>; ossia la pena del rogo gli fu risparmiata, ma non il sequestro di tutti i beni. | * 31 ottobre 1500. [[Ferrara]]. "''Fu condemnato per sodomito '''Zoanne Pochaterra''', drapiero in Ferrara, de anni 80, al fuogo et perdere la sua roba; et poi de la vita have gratia ma de la roba niente''"<ref>Anonimo, ''Diario ferrarese'', ''R.I.S.'', tomo XXIV, parte VII, Zanichelli, Bologna 1928-1933, p. 259.</ref>; ossia la pena del rogo gli fu risparmiata, ma non il sequestro di tutti i beni. | ||
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* Aprile 1518. [[Venezia]]. Il padre '''Francesco da S. Polo''', di circa trent'anni, è condannato alla pena medievale della "cheba", ossia dell'esposizione alla gogna (e alle intemperie) in una gabbia di ferro posta a metà del campanile di San Marco: ''Fu preso per sodomita e posto in cheba al Campaniel di S. Marco, e vi stette fino il dì primo luglio''. In quella data riuscì a tagliare a strisce un gabbano (mantello con cappuccio) che gli era stato lasciato e a scardinare la gabbia, ma verificato che la corda che aveva fabbricato era comunque troppo corta chiamò aiuto e fu catturato dalle guardie. Dopodiché, "''nelle carceri quel prete fu largamente soccorso dalla pietà delle monache di S. Zaccaria''"<ref>L'episodio è raccontato in una cronaca di L. Erizzo, riportata da Giuseppe Tassini, ''Alcune delle più clamorose condanne capitali eseguite in Venezia sotto la Repubblica'' [1892], Filippi, Venezia 2009, p. 87, nota 1.</ref>. La pena della "cheba" per i preti sarebbe rimasta in uso ancora per decenni: Tassini ne registra ancora un caso nel 1542, per bestemmia. | * Aprile 1518. [[Venezia]]. Il padre '''Francesco da S. Polo''', di circa trent'anni, è condannato alla pena medievale della "cheba", ossia dell'esposizione alla gogna (e alle intemperie) in una gabbia di ferro posta a metà del campanile di San Marco: ''Fu preso per sodomita e posto in cheba al Campaniel di S. Marco, e vi stette fino il dì primo luglio''. In quella data riuscì a tagliare a strisce un gabbano (mantello con cappuccio) che gli era stato lasciato e a scardinare la gabbia, ma verificato che la corda che aveva fabbricato era comunque troppo corta chiamò aiuto e fu catturato dalle guardie. Dopodiché, "''nelle carceri quel prete fu largamente soccorso dalla pietà delle monache di S. Zaccaria''"<ref>L'episodio è raccontato in una cronaca di L. Erizzo, riportata da Giuseppe Tassini, ''Alcune delle più clamorose condanne capitali eseguite in Venezia sotto la Repubblica'' [1892], Filippi, Venezia 2009, p. 87, nota 1.</ref>. La pena della "cheba" per i preti sarebbe rimasta in uso ancora per decenni: Tassini ne registra ancora un caso nel 1542, per bestemmia. | ||
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Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), ''[http://books.google.it/books?hl=it&id=aTYaAAAAIAAJ&q=sodomia#search_anchor L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 726].</ref> | Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura di), ''[http://books.google.it/books?hl=it&id=aTYaAAAAIAAJ&q=sodomia#search_anchor L'Archivio storico diocesano di Napoli. Guida Editori Napoli 1978, p. 726].</ref> | ||
− | * 4 ottobre 1568. [[Lucca]]. '''Paolino di Agostino''', fornaio di 19 anni, si autodenuncia per ottenere l'impunità, dopo essersi lasciato troppo andare a manifestare i propri desideri omosessuali: {{quote|''sono circa 10 mesi che essendo in hosteria di Sant'Antonio lui et ...... et un '''Giovanni pisano calzolaio''', a l'ultimo del mangiare dissero che ugni uno monstrasse il suo membro et lui prese in mano quello di Giovanni et lo baciò et li disse "se tu fussi donna io vorrebbi usare teco" ''[Se tu fossi una donna vorrei avere un rapporto sessuale con te]'', et non fece altro''.<ref>Umberto Grassi, ''L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento'', "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.</ref>}} | + | *4 ottobre 1568. [[Lucca]]. '''Paolino di Agostino''', fornaio di 19 anni, si autodenuncia per ottenere l'impunità, dopo essersi lasciato troppo andare a manifestare i propri desideri omosessuali: {{quote|''sono circa 10 mesi che essendo in hosteria di Sant'Antonio lui et ...... et un '''Giovanni pisano calzolaio''', a l'ultimo del mangiare dissero che ugni uno monstrasse il suo membro et lui prese in mano quello di Giovanni et lo baciò et li disse "se tu fussi donna io vorrebbi usare teco" ''[Se tu fossi una donna vorrei avere un rapporto sessuale con te]'', et non fece altro''.<ref>Umberto Grassi, ''L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento'', "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.</ref>}} |
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* 1570. [[Bologna]]. Un giovane garzone, '''Angelino di Bologna''', denuncia al tribunale del Torrone che, mentre dormiva, al pascolo, un altro servitore, tale '''Battista''', gli "''cacciò il suo membro nel cullo''<ref>Ugo Zuccarello, ''La sodomia al tribunale bolognese del Torrone tra XVI e XVII secolo'', in “Società e Storia”, n° 87 Gennaio Marzo 2000, Franco Angeli, Milano 2000, p. 40.]</ref>”. | * 1570. [[Bologna]]. Un giovane garzone, '''Angelino di Bologna''', denuncia al tribunale del Torrone che, mentre dormiva, al pascolo, un altro servitore, tale '''Battista''', gli "''cacciò il suo membro nel cullo''<ref>Ugo Zuccarello, ''La sodomia al tribunale bolognese del Torrone tra XVI e XVII secolo'', in “Società e Storia”, n° 87 Gennaio Marzo 2000, Franco Angeli, Milano 2000, p. 40.]</ref>”. | ||
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* 1572. [[Venezia]]. ''"'''Frate Valerio dalla Condida''' commise tante e tante scelleratezze; fu processato dalla inquisizione, ma il processo restò monco, perché egli fuggì di prigione"''. <ref>Vincenzo Bellondi, ''Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854)'', Seeber, Firenze 1902, p. 65.</ref> | * 1572. [[Venezia]]. ''"'''Frate Valerio dalla Condida''' commise tante e tante scelleratezze; fu processato dalla inquisizione, ma il processo restò monco, perché egli fuggì di prigione"''. <ref>Vincenzo Bellondi, ''Documenti e aneddoti di storia veneziana (810-1854)'', Seeber, Firenze 1902, p. 65.</ref> | ||
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* 16 ottobre 1573. [[Lucca]]. Il sedicenne Paolino, accusa Ser Biagio Pauli, che gli ha attaccato la sifilide dopo averlo sedotto con un soffocante corteggiamento: {{quote|''et lo seguitava di continuo et lo andava a trovare et al banco et a squola sotto pretesto che volea parlare et a suo padre et a sua madre. (...) Et per dirla liberamente detto Ser Biagio tanto mi lusingò et per tanto che con buone parole mi fece andare a casa sua dove condotto il detto Ser Biagio andato in loggia di essa sua casa con tante buone parole et poche ationi lo sogdomitò una volta et per altri dui altre volte ha fatto il medesimo il detto Ser Biagio, (...) et così li ha attaccato il mal francese.<ref> Umberto Grassi, ''L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento'', "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 158.</ref>}} | * 16 ottobre 1573. [[Lucca]]. Il sedicenne Paolino, accusa Ser Biagio Pauli, che gli ha attaccato la sifilide dopo averlo sedotto con un soffocante corteggiamento: {{quote|''et lo seguitava di continuo et lo andava a trovare et al banco et a squola sotto pretesto che volea parlare et a suo padre et a sua madre. (...) Et per dirla liberamente detto Ser Biagio tanto mi lusingò et per tanto che con buone parole mi fece andare a casa sua dove condotto il detto Ser Biagio andato in loggia di essa sua casa con tante buone parole et poche ationi lo sogdomitò una volta et per altri dui altre volte ha fatto il medesimo il detto Ser Biagio, (...) et così li ha attaccato il mal francese.<ref> Umberto Grassi, ''L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento'', "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 158.</ref>}} | ||
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* 11 settembre 1574. [[Lucca]]. Una denuncia all'Offizio sopra l'Onestà riporta il battibecco pubblico fra un ragazzo, a quanto pare prostituto occasionale, e un aspirante cliente da lui rifiutato: {{quote|''giovedì sera quasi a hora 1 e 1/2 di contra alla voltaccia del Marlia erano quattro persone et uno di loro prese un ragasso che ha nome '''Bernardo di Michelino''' [...] che è vestito da morello, et che tale li disse che li voler fare, et lui non volendo et allora questo giovane soggiunse dicendo "Ne dai a delli altri ''[Lo hai già dato ad altre persone, NdR]'', io l'ho piccolo" et il fanciullo rispuose, "Ne voglio dare a chi mi pare et non voglio dare a te", et lui soggiunse "Ne potresti dare anchora a me l'ho piccolo non ti farò male", et non volendo per forza lo lassò andare dicendoli: "[[bardassa]]ccia"''.<ref> Umberto Grassi, ''L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento'', "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.</ref>}} | * 11 settembre 1574. [[Lucca]]. Una denuncia all'Offizio sopra l'Onestà riporta il battibecco pubblico fra un ragazzo, a quanto pare prostituto occasionale, e un aspirante cliente da lui rifiutato: {{quote|''giovedì sera quasi a hora 1 e 1/2 di contra alla voltaccia del Marlia erano quattro persone et uno di loro prese un ragasso che ha nome '''Bernardo di Michelino''' [...] che è vestito da morello, et che tale li disse che li voler fare, et lui non volendo et allora questo giovane soggiunse dicendo "Ne dai a delli altri ''[Lo hai già dato ad altre persone, NdR]'', io l'ho piccolo" et il fanciullo rispuose, "Ne voglio dare a chi mi pare et non voglio dare a te", et lui soggiunse "Ne potresti dare anchora a me l'ho piccolo non ti farò male", et non volendo per forza lo lassò andare dicendoli: "[[bardassa]]ccia"''.<ref> Umberto Grassi, ''L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento'', "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.</ref>}} | ||
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* 1594. [[Venezia]]. Il 28 giugno il Consiglio dei Dieci chiede l'estradizione di '''Zanetto de Chiari''', un chierico della cattedrale di Corfù, colpevole di aver sodomizzato il figlio decenne del nobile Giacomo Malipiero.<ref>ASV, ''C.X. criminali'', reg. 17, cc. 12v-13r.; Gabriele Martini, ''Il "Vitio Nefando" nella Venezia del Seicento Aspetti sociali e repressione di giustizia'', Jouvence, Roma 1988, p. 22 e p. 88.</ref>. | * 1594. [[Venezia]]. Il 28 giugno il Consiglio dei Dieci chiede l'estradizione di '''Zanetto de Chiari''', un chierico della cattedrale di Corfù, colpevole di aver sodomizzato il figlio decenne del nobile Giacomo Malipiero.<ref>ASV, ''C.X. criminali'', reg. 17, cc. 12v-13r.; Gabriele Martini, ''Il "Vitio Nefando" nella Venezia del Seicento Aspetti sociali e repressione di giustizia'', Jouvence, Roma 1988, p. 22 e p. 88.</ref>. | ||
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* 1598. [[Milano]]. Il nobile e senatore '''[http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Sessa Francesco Sessa]''' è solo il personaggio più importante fra quelli coinvolti nel "caso Belviso", che provocò uno scontro politico fra le autorità spagnole (che volevano il processo) e quelle locali, che alla fine riuscirono a insabbiarlo, almeno per i protagonisti potenti: ci furono infatti quattro condanne al rogo, mentre Sessa fu scagionato. <ref>[[Romano Canosa]], ''La vita quotidiana a Milano in età spagnola'', Longanesi, Milano 1996, pp. 162-170.</ref> | * 1598. [[Milano]]. Il nobile e senatore '''[http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Sessa Francesco Sessa]''' è solo il personaggio più importante fra quelli coinvolti nel "caso Belviso", che provocò uno scontro politico fra le autorità spagnole (che volevano il processo) e quelle locali, che alla fine riuscirono a insabbiarlo, almeno per i protagonisti potenti: ci furono infatti quattro condanne al rogo, mentre Sessa fu scagionato. <ref>[[Romano Canosa]], ''La vita quotidiana a Milano in età spagnola'', Longanesi, Milano 1996, pp. 162-170.</ref> | ||
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* 1623. [[Roma]]. Viene denunciato '''Giovanni Fachinetto''', 20 anni, "fruttarolo", che è stato visto frequentare le osteria assieme a '''Giovanni Francesco, figlio di Camillo sellaio''', 14 anni.<ref>Marina Baldassari, ''Bande giovanili e "vizio nefando"'', Viella, Roma 2005, p. 157.</ref>. | * 1623. [[Roma]]. Viene denunciato '''Giovanni Fachinetto''', 20 anni, "fruttarolo", che è stato visto frequentare le osteria assieme a '''Giovanni Francesco, figlio di Camillo sellaio''', 14 anni.<ref>Marina Baldassari, ''Bande giovanili e "vizio nefando"'', Viella, Roma 2005, p. 157.</ref>. | ||
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* 1624. [[Roma]]. Vengono inquisiti il frate '''Giovanni Francesco Hobbes''' (18 anni) e '''don Agnello''', napoletano, 30 anni.<ref>Marina Baldassari, ''Bande giovanili e "vizio nefando"'', Viella, Roma 2005, p. 154.</ref>. | * 1624. [[Roma]]. Vengono inquisiti il frate '''Giovanni Francesco Hobbes''' (18 anni) e '''don Agnello''', napoletano, 30 anni.<ref>Marina Baldassari, ''Bande giovanili e "vizio nefando"'', Viella, Roma 2005, p. 154.</ref>. | ||
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* 1666. [[Roma]]. Viene processato '''Giovanni alias Giovannino di Giacomo''', oste, per violenza su Francesco Antonio, di 7 anni. <ref name= Baldassari159 /> | * 1666. [[Roma]]. Viene processato '''Giovanni alias Giovannino di Giacomo''', oste, per violenza su Francesco Antonio, di 7 anni. <ref name= Baldassari159 /> | ||
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* 26 marzo 1672. [[Bologna]]. {{quote|''"'''Rocco Mainardi''', di undici anni, aveva dichiarato di essere disposto a confermare «nei tormenti» le sue accuse contro '''Andrea Giuliani''' e '''Sante Barbanti''' d'averlo sodomizzato. La tortura consisteva nel far passare un bastoncino tra ogni coppia delle dita delle mani congiunte e divaricarle con una funicella. La testimonianza del ragazzo portò alla condanna dei due giovani, che però fu poco più che simbolica: fu disposto che Sante Barbanti ricevesse tre tratti di corda in pubblico, pena commutata – a conferma della scarsa pubblicità che si tendeva ormai a dare a questo genere di reati – con la fustigazione in carcere. Andrea Giuliani fu condannato alla fustigazione e all'esilio"''. <ref>Cesarina Casanova, ''[http://dev.dsmc.uniroma1.it/dprs/sites/default/files/405_0.html L'amministrazione della giustizia a Bologna nell'età moderna]'', "Dimensioni e problemi della ricerca storica", n. 2. Che indica come fonte manoscritta: ASB, Torrone, vol. 6988, fasc. non num., 26 marzo 1672.</ref>}} | * 26 marzo 1672. [[Bologna]]. {{quote|''"'''Rocco Mainardi''', di undici anni, aveva dichiarato di essere disposto a confermare «nei tormenti» le sue accuse contro '''Andrea Giuliani''' e '''Sante Barbanti''' d'averlo sodomizzato. La tortura consisteva nel far passare un bastoncino tra ogni coppia delle dita delle mani congiunte e divaricarle con una funicella. La testimonianza del ragazzo portò alla condanna dei due giovani, che però fu poco più che simbolica: fu disposto che Sante Barbanti ricevesse tre tratti di corda in pubblico, pena commutata – a conferma della scarsa pubblicità che si tendeva ormai a dare a questo genere di reati – con la fustigazione in carcere. Andrea Giuliani fu condannato alla fustigazione e all'esilio"''. <ref>Cesarina Casanova, ''[http://dev.dsmc.uniroma1.it/dprs/sites/default/files/405_0.html L'amministrazione della giustizia a Bologna nell'età moderna]'', "Dimensioni e problemi della ricerca storica", n. 2. Che indica come fonte manoscritta: ASB, Torrone, vol. 6988, fasc. non num., 26 marzo 1672.</ref>}} | ||
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* 19 luglio 1888, Corte d'Assise di [[Mantova]]. Processo contro l'imputato '''Oscari'''. La sentenza stabilisce che anche il tentativo è punito come il fatto compiuto. | * 19 luglio 1888, Corte d'Assise di [[Mantova]]. Processo contro l'imputato '''Oscari'''. La sentenza stabilisce che anche il tentativo è punito come il fatto compiuto. | ||
* 28 novembre 1888, Cassazione di [[Torino]]. Processo contro l'imputato Oscari. Conferma della sentenza della Corte d'Assise di Mantova del 19 luglio 1888. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1888, p. 89). | * 28 novembre 1888, Cassazione di [[Torino]]. Processo contro l'imputato Oscari. Conferma della sentenza della Corte d'Assise di Mantova del 19 luglio 1888. (Fonte: "Monitore dei tribunali", 1888, p. 89). | ||
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* 1889. [[Reggio Emilia]]. '''Emilio Casali''' viene processato per "Atti di libidine contro natura" con '''Dante Rinaldi''' e per "Eccitamento alla corruzione" di '''Ulderigo Rinaldi''' (verosimilmente fratelli)<ref>Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 143 fascicolo 770.</ref>, mentre '''Giuseppe Anceschi''' è processato per "Atti di libidine contro natura" con '''Alfonso Corsi''' ed "Eccitamento alla corruzione" di '''Enrico Corsi'''<ref>Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 143 fascicolo 772.</ref>. | * 1889. [[Reggio Emilia]]. '''Emilio Casali''' viene processato per "Atti di libidine contro natura" con '''Dante Rinaldi''' e per "Eccitamento alla corruzione" di '''Ulderigo Rinaldi''' (verosimilmente fratelli)<ref>Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 143 fascicolo 770.</ref>, mentre '''Giuseppe Anceschi''' è processato per "Atti di libidine contro natura" con '''Alfonso Corsi''' ed "Eccitamento alla corruzione" di '''Enrico Corsi'''<ref>Archivio di Stato di Reggio Emilia, "Verbali d'Assise", Busta 143 fascicolo 772.</ref>. |