Luigi Settembrini

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Voce scritta da Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.
Luigi Settembrini

Luigi Settembrini (Napoli, 17 aprile 1813 - Napoli, 4 novembre 1876) è stato un patriota e letterato italiano.

Vita

Nato a Napoli, partecipò ai movimenti per l'unità d'Italia, ragione per cui fu nel 1851 condannato da Ferdinando II di Borbone-Napoli prima a morte, e successivamente all'ergastolo, come cospiratore. Fu fatto evadere nel 1859 dal figlio, che con un riuscito atto di terrorismo dirottò in Irlanda, armi alla mano, la nave che doveva deportare lui e altri in Argentina.

Settembrini fu allora in esilio in Irlanda, poi in Inghilterra, infine a Firenze, continuando a scrivere e a militare. Dopo la proclamazione del regno d'Italia nel 1860, insegnò all'Università di Napoli. Fu nominato senatore del Regno nel 1873.

Autore di Ricordanze della mia vita e di numerose altre opere, fra cui Lezioni di letteratura italiana e la traduzione integrale in italiano delle opere di Luciano di Samosata, tutt'ora fondamentale.

I neoplatonici (1858-59 / 1866-76)

La possibile omosessualità del Settembrini (che peraltro era, come tutti i suoi contemporanei, sposato e padre) fu ipotizzata per la prima volta nel 1977, quando fu inaspettatamente pubblicato postumo un suo racconto lungo (o romanzo breve), I neoplatonici, fantasia omoerotica ambientata nella Grecia antica, presentata come traduzione dal greco di una "favola milesia" (un tipo di scritto intenzionalmente "osceno") di un inesistente "Aristeo di Megara".

I primi curatori ritennero che l'argomento sconcertante dello scritto si potesse spiegare solo con la vicinanza dell'autore alle pratiche omosessuali tipiche del carcere, concludendo che esso dovesse essere stato scritto durante la prigionia, subito dopo la traduzione di Luciano (vale a dire fra il 1858 e il 1859) e poi inviato alla moglie come (pretesa) traduzione d'un testo greco antico.
Tuttavia nel 2010 Domenico Conoscenti, riesaminando i documenti a disposizione, ha dimostrato che nessuna carta del Settembrini identifica I neoplatonici come una delle opere da lui vergate in prigione, concludendo che la collocazione s'inquadra più credibilmente negli anni finali della vita, ossia quelli compresi fra il 1866 e il 1876[1].

Lasciato alla morte del Settembrini fra le carte inedite, il manoscritto fu oggetto d'un contratto di pubblicazione da parte degli eredi nei primi anni del Novecento, senza però vedere la luce. Nel 1936 fu donato senza nome d'autore da un libraio-editore, Francesco Perrella, alla Biblioteca nazionale di Napoli, due mesi dopo il dono del manoscritto delle Ricordanze della mia vita. Il bibliotecario incaricato d'inventariare i due nuovi manoscritti, Emidio Piermarini, riconobbe che sia la grafia sia la carta dei due documenti era identica, il che permise d'attribuire I neoplatonici a Settembrini. Il racconto fu esaminato fra gli altri da Benedetto Croce e da Francesco Torraca (che del Settembrini era stato discepolo), il quale ultimo pudibondamente giudicò l'opera immeritevole di pubblicazione, trattandola da "lubrico e malsano (...) errore letterario del Venerato Maestro, martire patriottico dei Borboni".
Nel 1947 il manoscritto fu esaminato dal grecista Raffaele Cantarella, che capì che era opera originale e non traduzione. Come Cantarella stesso racconta nell'introduzione alla prima edizione, egli nel 1953 ne fece una copia per verificare l'ipotesi di pubblicare l'inedito, ma non ne fece poi nulla. Si dovette infatti aspettare fino al 1975 prima che egli desse notizia dell'esistenza del manoscritto[2], e il 1977 prima che l'opera apparisse infine a stampa.
Da allora I neoplatonici sono stati ristampati complessivamente quattro volte, oltre ad essere pubblicati online su "Wikisource". L'interesse insolito per l'opera si deve, oltre che alla fama dell'autore, alla sua unicità, non essendo per ora note altre opere erotiche a carattere omosessuale prodotte in Italia nel XIX secolo.

Caratteristiche dello scritto

File:Cover Settembrini, Luigi, I Neoplatonici, Rizzoli 1977.jpg
La copertina dell'edizione originale (Rizzoli, 1977).

I neoplatonici è uno scritto breve, ma rivelatore di alcune fantasie intime del suo autore.
Privo di una vera trama, segue passo passo le vicende di due ragazzi che s'innamorano l'uno dell'altro e divengono amanti, e si conclude con le contemporanee nozze dei due (che però, significativamente, non impediscono la prosecuzione della loro relazione). Il racconto comprende descrizioni di rapporti sessuali (sodomitici) che non hanno paralleli nella letteratura italiana di quell'epoca.

Dal punto di vista letterario, benché di respiro modesto, lo scritto è comunque di livello ottimo, di stile agile e fresco, nonché dotato di una certa eleganza.

Degna di nota è inoltre l'immagine che presenta (assolutamente positiva e serena) della relazione omosessuale.
Polemicamente l'autore ripropone una certa concezione pre-cristiana della (omo)sessualità, e presenta l'amore omosessuale come un elemento della vita umana capace di dare gioia e soddisfazione.
Inoltre ne tratta come di una relazione provvista tanto di una dimensione affettiva quanto di una dimensione sessuale, con un approccio assai raro nel panorama letterario di quel secolo.
Significativo il fatto che le minuziose descrizioni dei rapporti anali consumati dai due amanti siano in debito con la narrativa erotica moderna (la tipologia delle metafore usate rimanda direttamente a Pietro Aretino e alla poesia bernesca[3], laddove il "rapporto a tre" fra i due amanti e il loro maestro Codro richiama le incisioni delle opere libertine del Settecento o le descrizioni di Sade), dato che in quanto è sopravvissuto della letteratura greca antica l'atto sodomitico è spesso liberamente menzionato ma praticamente mai descritto o "raccontato". Questo non avviene solo per la censura esercitata dalla trasmissione dei testi (che pure c'è stata ed ha impedito che ci arrivassero gli scritti intenzionalmente "osceni" come le "favole milesie", o quelli involontariamente tali, come le liriche di Saffo) ma anche per una forma di tabù o pudore degli autori antichi. Siamo insomma di fronte a una sovrapposizione, da parte di Settembrini, di un'ottica moderna su quella antica.

Il significato e le implicazioni dei Neoplatonici

All'apparire del libro non è mancato chi lo considerasse il risultato di una sorta di "rivelazione" che Settembrini avrebbe ricevuto da rapporti omosessuali in carcere. Si è però già detto di come lo scritto non risalga agli anni del carcere bensì a quelli, più tranquilli, dell'estrema maturità dell'autore. Questo tipo d'interpretazione, riferita da Cantarella nella sua prima edizione dell'opera, ci dice in effetti più sulla concezione che dell'omosessualità ha chi la propone (un comportamento innaturale reso possibile solo da condizioni innaturali, come quelle del carcere) che su Settembrini stesso e la sua fascinazione per il tema.

Semplicemente, sull'orientamento sessuale del Settembrini oggi è impossibile scrivere in un senso o nell'altro per assenza di documenti: per quanto la scelta d'un tema straordinariamente tabù fra i suoi contemporanei implichi un qualche tipo d'interesse straordinario dell'autore verso di esso, fra le sue carte, accuratamente censurate e selezionate dagli eredi prima della pubblicazione[4], non è rimasto nulla che permetta di inferire desideri omosessuali da parte sua.

Ci rimangono unicamente i suoi scritti editi, ivi inclusi i commenti alle traduzioni di Luciano, per conoscere il suo punto di vista sull'argomento omosessuale, di cui peraltro tratta sempre con distacco e come di un vizio imputabile ai greci per un amore per la libertà individuale spinto ad estremi oggi non condivisibili, nonché per l'influsso della religione pagana, moralmente inferiore a quella cristiana. Quest'ultimo argomento è interessante, in quanto lascia capire che Settembrini pensava che se non ci fosse stato il vincolo della morale cristiana anche ai suoi giorni molte più persone avrebbero praticato liberamente l'amore omosessuale quale egli descrive nel raccontino.

Significativo il fatto che benché nel racconto sia presente un omosessuale esclusivo, l'insegnante Codro, i due protagonisti vengano "iniziati" anche all'amore eterosessuale dalla danzatrice Innide, e che l'atto venga descritto con metafore relative all'aspetto "sacro" del gesto che permette la generazione umana, laddove al personaggio di Codro sono attribuiti aspetti moderatamente comici assenti negli altri. Significativa anche la trattazione del matrimonio quale dovere sociale a cui nessuno dei protagonisti neppure pensa di trasgredire: i due giovani lo affrontano come un'ovvia quanto implicita necessità, riservandosi però il "diritto" di tradire le spose, dato che proseguono imperterriti nella loro relazione sessuale e affettiva anche da sposati, fino alla tarda età. Il fatto che il racconto non dedichi neppure una riga a esaminare il punto di vista delle mogli contribuisce a ricostruire il quadro ideologico dell'autore, rendendo non implausibile, anche se non dimostrabile, che la situazione prevista per i suoi personaggi fosse in parte anche sua.

Nonostante le prese di posizioni relativamente "conservatrici", l'analisi di Domenico Conoscenti (che è tornato a più riprese sul tema) permette di riconoscere come Settembrini vada comunque annoverato fra quel piccolo ma combattivo gruppo d'intellettuali ottocenteschi (molti dei quali omosessuali), come Friedrich Karl Forberg, Moritz Hermann Eduard Meier, Karl Heinrich Ulrichs, John Addington Symonds, L. R. de Pogey-Castries (pseudonimo di Georges Hérelle) e, sia pure di seconda mano, Heinrich Hoessli, che affrontarono il fenomeno omosessuale attraverso una non comune conoscenza della letteratura greca e latina antica (letta in lingua originale), e non attraverso la letteratura medico-scientifica del loro tempo.

Questo fenomeno, che potrebbe essere definito "ellenismo filo-omosessuale"[5], che è stato finora sottovalutato dagli storici (ossessivamente concentrati sul mito della presunta genesi "medicale" della visione moderna dell'omosessualità), ebbe invece un'importanza fondamentale nel dibattito che diede vita alla figura del cosiddetto "omosessuale moderno". Che nei testi medici ottocenteschi appare all'improvviso ma già pienamente formato sulla base d'argomentazioni precedenti che avevano le loro radici nella rilettura delle concezioni classiche[6]: si pensi soltanto al concetto di "uranismo" e di "terzo sesso" di Karl Heinrich Ulrichs, che si richiama direttamente fin dal nome al "Discorso di Aristofane" nel Simposio di Platone.

Da questo punto di vista, quindi, I neoplatonici di Settembrini costituiscono un tentativo - tanto più eccezionale in quanto isolato nel dibattito italiano del XIX secolo - di possibile lettura "nobile" dell'esperienza omosessuale, che coincide col modello antico nell'assenza d'una condanna morale cristiana, ma si dimostra figlia del suo tempo nell'innesto, su tale modello "greco", d'un ideale pienamente "Romantico" di relazione affettiva di coppia e di lunga durata, basata sulla "reciprocanza" anche sessuale, fra partner che hanno entrambi raggiunto la maturità sessuale ed affettiva (i protagonisti, coetanei, sono nella classe d'età dell'efebéia, che durava dai diciotto ai vent'anni).
In ciò lo scrittore pagò un ulteriore tributo alla morale del XIX secolo sia evitando la pubblicazione dello scritto[7], sia rifiutando di trattare l'amore omosessuale come un'alternativa possibile al "dovere" matrimoniale.

Che l'esistenza di questa possibile alternativa fosse presente alla mente di Settembrini lo dimostra la presenza del personaggio del precettore Codro, che per sé ha scelto una vita da scapolo "promiscuo", interessato unicamente ai ragazzi e non alle donne. Settembrini presenta anche questa sua scelta in modo relativamente oggettivo e avalutativo (anche se, come già detto, Codro è l'unico personaggio blandamente umoristico del racconto[8]), ma la sua preferenza traspare chiaramente dal linguaggio usato. Egli tratta infatti con maggiore simpatia l'idea di una relazione di lunga durata e paritaria (ossia priva di ruoli fissi, sia di genere che sessuali), a patto che non si tratti d'omosessualità esclusiva e non metta in discussione l'istituzione del matrimonio eterosessuale, e soprattutto il dovere sociale della procreazione. Ma perfino in questo aspetto del racconto si nota come la scelta dell'autore fra possibili stili di vita omosessuale non abbia radici morali, che sono esplicitamente rifiutate col non nominarle neppure, bensì politiche: l'intero capitolo quinto è infatti dedicato a una perorazione di Innide per sostenere la superiorità dell'atto procreativo rispetto a quello omosessuale, in pieno accordo con la morale (laica) borghese del XIX secolo. È nei limiti di questa morale che vanno individuati i limiti della concezione dell'omosessualità de I neoplatonici e del loro autore.

Note

  1. Domenico Conoscenti, Sulla datazione de I Neoplatonici di Luigi Settembrini, "Critica Letteraria", XXXVIII 2010, pp. 150-172.
  2. Raffaele Cantarella, Un racconto inedito di Luigi Settembrini. Nota del Corrisp. Raffaele Cantarella, "Rendiconti delle sedute dell'Accademia nazionale dei Lincei. Classe di Scienze morali, storiche e filologiche", serie VIII, vol. XXX, fasc. 7-12, 1975, pp. 273-283.
  3. Laddove nella descrizione dei rapporti eterosessuali prevale massicciamente l'uso di metafore tratte direttamente dal Decamerone del Boccaccio.
  4. L'azione censoria è facile da dimostrare, dato che i manoscritti superstiti di Settembrini riportano pesanti cancellature: i passi sottostanti, resi illeggibili, non appaiono nelle edizioni a stampa. È facile immaginare quale destino avrebbero avuto dopo la morte dell'autore eventuali scritti autobiografici a carattere omosessuale, qualora fossero mai esistiti.
  5. Il suo rilievo per il solo Regno Unito è stato esaminato in: Linda Dowling, Hellenism and homosexuality in Victorian Oxford, Cornell University Press, Ithaca 1994. Cfr. anche Emily Rutherford, Hellenism and the history of homosexuality, "Eidolon", June 29 2015.
  6. L'importanza di tale dibattito sotterraneo è stata affermata da due saggi apparsi nel 2005 in: Beert Verstraete & Vernon Provencal (curr.), Same-sex desire and love in Greco-Roman antiquity and in the classical tradition of the West, Harrington Park Press, New York & London 2005 (anche come: "Journal of homosexuality", XLIX 2005, nn. 3/4), vale a dire: Wayne Dynes, "Light in Hellas: how German classical philology engendered gay scholarship", pp. 341-356, e D. H. Mader, "The Greek mirror: the Uranians and their use of Greece", pp. 377-420.
    Il curioso intervento di Zachary Herz, Law v. History: the story of the Supreme Court’s misguided, forty-year fixation on ancient gay history, "Eidolon", June 25 2015, mostra come questa lettura del fenomeno omosessuale, lungi dall'essere morta col trionfo dell'approccio medico-psichiatrico a inizio Novecento, sia ancora viva nel dibattito culturale e politico odierno. Un saggio nell'antologia di Verstraete e Provencal appena citata sottolinea del resto come essa abbia contribuito a plasmare l'ideologia stessa del nascente movimento omosessuale degli Stati Uniti: Amy Richlin, "Eros underground: Greece and Rome in gay print culture, 1953-1965", pp. 421-461.
  7. Il caso d'altri "ellenisti filo-omosessuali" (come John Addington Symonds) che non mancarono certo di coraggio ma non osarono pubblicare i loro scritti più espliciti in vita, mostra però che tale scelta potrebbe avere avuto radici nel desiderio di non nuocere alla reputazione della famiglia, tema di grande importanza nella società vittoriana e umbertina, e non nella mancanza di coraggio delle proprie idee.
  8. Si sente, in questo bonario umorismo verso un insegnante, un'eco della satira contro i precettori, che dalla figura dei "pedanti" nel Cinquecento sino alle aspre accuse di sodomia contro i gesuiti dal Seicento in poi, avevano fatto degli insegnanti i "sodomiti" per antonomasia. Del resto nella conclusione Settembrini sottolinea che la vera natura dell'amore platonico, propugnato dai filosofi e dai dotti, era in realtà quella praticata dai suoi amanti, ossia sodomitica e carnale, ma camuffata e imbellettata dall'ideale dell'"Amore platonico". ideale, va ricordato, che fu molto in voga nel XIX secolo.

Edizioni del testo

  • Il testo integrale de I neoplatonici è online su WikiSource.
  • Luigi Settembrini, I neoplatonici, Rizzoli, Milano 1977 (con ampia introduzione di Raffaele Cantarella).
  • Luigi Settembrini, I neoplatonici, Sellerio, Palermo 2001. ISBN 9788838916885.
  • Luigi Settembrini, I neoplatonici, l'amore tra uomini è eterno, Edizioni senzaprezzo, Napoli 2010, ISBN 9788866090007.
  • Riedito integralmente anche in: Paolo Zanotti, Classici dell'omosessualità. L'avventurosa storia di un'utopia, Rizzoli, Milano 2006. ISBN 978-8817012171.

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