Modifica di Utente:Andrea.pizzocaro/Sandbox/Genere (Gender)
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Oltre a questi due usi i greci si servono del termine ''genos'' anche nella grammatica. È la Retorica di Aristotele il testo più antico in cui viene così impiegato,<ref>Aristotele 1407 b 6–9</ref> dove a sua volta a Protagora viene attribuita tale scelta, cioè di distinguere i nomi in maschili, femminili e neutri. Qui, come è stato fatto notare,<ref>Protagoras of Abdera: the man, his measure, pag 88.</ref> Aristotele inaugurando forse l’uso nella grammatica greca del termine ''genos'' sta applicando il secondo senso spiegato nel paragrafo precedente. In altre parole, Aristotele sta dicendo che per parlare correttamente il greco bisogna tenere conto a quale genere di cosa che popola il mondo – maschi, femmine, cose – si riferiscono le parole. Quindi ciò che è maschile in natura avrà una sua terminazione specifica, e così ciò che è femminile o ciò che è un oggetto inanimato avranno due desinenze appropriate. Detto altrimenti, secondo questa opinione il nome 'genere', per quella categoria grammaticale che distingue i nomi in maschili e femminili in molte lingue europee, è stato scelto dai greci mutuandolo dal senso di concetto che raggruppa più specie. | Oltre a questi due usi i greci si servono del termine ''genos'' anche nella grammatica. È la Retorica di Aristotele il testo più antico in cui viene così impiegato,<ref>Aristotele 1407 b 6–9</ref> dove a sua volta a Protagora viene attribuita tale scelta, cioè di distinguere i nomi in maschili, femminili e neutri. Qui, come è stato fatto notare,<ref>Protagoras of Abdera: the man, his measure, pag 88.</ref> Aristotele inaugurando forse l’uso nella grammatica greca del termine ''genos'' sta applicando il secondo senso spiegato nel paragrafo precedente. In altre parole, Aristotele sta dicendo che per parlare correttamente il greco bisogna tenere conto a quale genere di cosa che popola il mondo – maschi, femmine, cose – si riferiscono le parole. Quindi ciò che è maschile in natura avrà una sua terminazione specifica, e così ciò che è femminile o ciò che è un oggetto inanimato avranno due desinenze appropriate. Detto altrimenti, secondo questa opinione il nome 'genere', per quella categoria grammaticale che distingue i nomi in maschili e femminili in molte lingue europee, è stato scelto dai greci mutuandolo dal senso di concetto che raggruppa più specie. | ||
− | Ora che Protagora sia stato il primo a ritenere opportuno che le parole riflettano l'esistenza di maschi, femmine e cose con il segno grafico della desinenza è un'affermazione di Aristotele. Ricerche già della fine del XIX secolo degli studiosi della linguistica sostengono che questa tendenza sia molto più risalente nel tempo, sarebbe invece un tratto distintivo delle antiche lingue indo-europee.<ref>Luraghi, S., 2011, ''The origin of the Proto-Indo-European gender system: Typological considerations'', Folia Linguistica, 45/2, pp. 435–464</ref> Quello che qui sosteniamo è che sono stati i greci i primi ad accostare il termine genere (''genos'') al fenomeno della differenza sessuale e a tutte le riflessioni elaborate su questo fenomeno. Ad esempio Aristotele nelle ''Confutazioni sofistiche''<ref>Aristotele, 173 b 17–22.</ref> attribuisce sempre a Protagora un ragionamento sulla mancata corrispondenza tra la desinenza di genere e la 'realtà', cioè che μῆνις ( | + | Ora che Protagora sia stato il primo a ritenere opportuno che le parole riflettano l'esistenza di maschi, femmine e cose con il segno grafico della desinenza è un'affermazione di Aristotele. Ricerche già della fine del XIX secolo degli studiosi della linguistica sostengono che questa tendenza sia molto più risalente nel tempo, sarebbe invece un tratto distintivo delle antiche lingue indo-europee.<ref>Luraghi, S., 2011, ''The origin of the Proto-Indo-European gender system: Typological considerations'', Folia Linguistica, 45/2, pp. 435–464</ref> Quello che qui sosteniamo è che sono stati i greci i primi ad accostare il termine genere (''genos'') al fenomeno della differenza sessuale e a tutte le riflessioni elaborate su questo fenomeno. Ad esempio Aristotele nelle ''Confutazioni sofistiche''<ref>Aristotele, 173 b 17–22.</ref> attribuisce sempre a Protagora un ragionamento sulla mancata corrispondenza tra la desinenza di genere e la 'realtà', cioè che μῆνις (mênis, "collera") e πήληξ (pêlêx, "elmo") essendo nomi femminili non corrispondo al fatto che siano cose maschili. |
== Sesso e genere == | == Sesso e genere == |