Omofilia

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"Omofilia" è un eufemismo coniato nel 1924 in Germania da Karl-Günther Heimsoth, stravagante figura di militante omosessuale di estrema destra, astrologo e psicoanalista, che in quell'anno intitolò la sua tesi di dottorato Hetero- und Homophilie. In italiano il termine è attestato nel 1969, attraverso il francese homophilie.

Heimsoth era turbato dall'enfasi che il termine "omosessualità" poneva implicitamente sull'aspetto più "scandaloso" dall'amore fra individui dello stesso sesso, ossia il rapporto sessuale, e cercava un eufemismo che rendesse più "rispettabile" e meno "scioccante" l'argomento. Il che peraltro non gli evitò la liquidazione fisica, nel giugno 1934, quando il nazismo si sbarazzò con la notte dei lunghi coltelli di Ernst Röhm e di tutta la sua cerchia, a cui Heimsoth apparteneva.

Il termine da lui creato fu rilanciato dopo la seconda guerra mondiale dai primi movimenti di liberazione, che oggi sono chiamati proprio "movimenti omofili" per distinguerli da quelli "gay", successivi. Anche i movimenti "omofili" ponevano l'enfasi sugli aspetti estetici, culturali e comunque "rispettabili" dell'omosessualità, relegando nell'ombra le scabrose questioni sessuali.

Il rifiuto di questa impostazione, negli anni Settanta, ha però portato anche al rifiuto di questo termine, che oggi ha un sapore decisamente "anni Sessanta", e troppo "medico". Nell'uso corrente si utilizza infatti oggi in italiano unicamente come termine storico, per indicare la fase della storia gay che va grosso modo dal 1945 al 1969/1971, ovvero dalla fine del secondo conflitto mondiale alla nascita del movimento gay. Al di fuori di questo ambito, l'utilizzo di questo termine è caratteristico, in Italia, di scrittori cattolici o di destra, o che propagandano come validi i contenuti di certi testi degli anni Sessanta (in genere contrari alla liberazione gay, di cui non a caso è rifiutato il termine stesso).

Omoaffettività[modifica]

I gay di destra italiani, per le medesime ragioni del loro predecessore Heimsoth, hanno di recente provato a lanciare il termine "omoaffettività" (che è un'esatta traduzione di "omofilia") per distrarre l'attenzione dalla sessualità omosessuale, che continua ad essere mal vista. Il termine non pare però attualmente destinato a grande successo, essendo riscontrato unicamente negli scritti di Gay Lib e di Alessandro Cecchi Paone. Lo stesso Silvio Berlusconi ormai si riferisce in pubblico alla realtà omosessuale, sia pure per condannarla, usando senza problemi il termine "gay" (così per esempio nell'intervento riportato sulla stampa il 26 febbraio 2011).

Il termine è stato anche utilizzato dalla Corte Suprema di Cassazione nel 2015.[1] Nella dottrina e nella giurisprudenza brasiliana il termine sta riscuotendo molto successo (Homoafetividade, in portoghese/brasiliano)[2].

Note[modifica]

  1. Cass. Civ. Sent., I sez., 21 aprile 2015, n. 8097, p. 16.
  2. Per una rassegna di dottrina e giurisprudenza potete controllare su jusbrasil.com

Voci correlate[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Karl-Günther Heimsoth, Hetero- und Homophilie. Eine neuorientierende An- und Einordnung der Erscheinungsbilder, der "Homosexualität" und der "Inversion" in Berücksichtigung der sogenannten "normalen Freundschaft" auf Grund der zwei verschiedenen erotischen Anziehungsgesetze und der bisexuellen Grundeinstellung des Mannes, Dortmund 1924. (Dissertation).
  • Manfred Herzer, Asexuality as an element in the selfrepresentation of the right wing of the German gay movement before 1933 (Elisar von Kupffer, Benedict Friedlaender, Hans Blüher, Karl Günther Heimsoth), Atti del convegno "Among men, among women," Universiteit van Amsterdam, Amsterdam 1983, pp. 315-321 e 581.