Differenze tra le versioni di "Eugenia Falleni"

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File:Eugene Falleni (1875-1938) nel 1920 1.jpg
Eugenia Falleni al momento dell'arresto (1920)
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Eugenia Falleni, nota anche coi nomi di Eugene Falleni, Harry Leo Crawford o Jean Ford (Livorno, 25 luglio 1875 – Sydney, 10 giugno 1938), è stata una criminale australiana, uno dei più noti transgender "da donna a uomo" di tutti i tempi. Dalla fine dell'Ottocento iniziò a vivere come uomo, adottando nella vita sociale abiti e nome di genere maschile, arrivando a maritarsi, salvo poi subire un processo per l'omicidio della moglie, che aveva scoperto il suo segreto.
Il fenomeno delle cosiddette passing women (donne che vivevano come uomini ed erano ritenute tali) è tipico dei Paesi anglosassoni d'immigrazione nel XIX e XX secolo, e fu reso possibile sia dall'assenza della tradizione dell'Europa continentale dei documenti d'identità, sia per la difficoltà oggettiva di recuperare atti di nascita o di matrimonio letteralmente dall'altra parte di un oceano.

Biografia

I primi anni (1875-1898)

Nata presso Livorno (secondo i racconti di famiglia) o a Firenze secondo altri[2] Falleni era la prima di 22 figli, di cui diciassette (dieci maschi e sette femmine) erano sopravvissuti. Falleni migrò con la famiglia a Wellington, in Nuova Zelanda, nel 1877 circa, all'età di circa due anni. Suo padre, personalità piuttosto autoritaria, lavorava come carrettiere e marinaio. Eugenia fin dalla prima giovinezza iniziò a vestirsi da maschio per cercare lavoro e non appena le fu possibile[2] lasciò la famiglia per potere vivere come uomo, con il nome maschile di Eugene Falleni. La famiglia fece ben pochi sforzi per ritrovarla, avendo sempre manifestato una forte opposizione a questo suo comportamento.
Pare che prima di questa decisione si fosse anche sposata con un cugino, un certo Marcello Falleni, che però non ha lasciato nessuna traccia di sé nei documenti storici.[3]

Arrivo in Australia e matrimonio (1898-1913)

File:Annie Birkett.jpg
Annie Birkett (+1917), moglie e vittima di Eugenia Falleni.

Giunto a Sydney Eugene Falleni trovò impiego su un peschereccio di grandi dimensioni, ma il suo segreto venne presto scoperto: durante una conversazione col capitano della nave, mentre era ubriaco, Falleni inavvertitamente si lasciò scappare che sua nonna la chiamava "piccolina" e non "piccolino". Questo fatto insospettì il capitano sul sesso biologico del mozzo ed entro breve Falleni si trovò ostracizzato dal resto dell'equipaggio e vittima di ripetuti stupri del capitano. Poiché avere una donna a bordo, nella tradizione marinara, era considerato di cattivo auspicio, Falleni fu scaricata incinta e senza denaro al primo porto disponibile, quello di Newcastle (Australia), nel 1898.

In quello stesso anno diede alla luce a Sydney una figlia, Josephine Crawford Falleni, che affidò alle cure di una donna anch'essa italiana, la signorina de Angeles, a Double Bay[2][4].
Falleni riprese presto l'identità maschile col nome di "Harry Leo Crawford"[2], affermando di avere anche antenati scozzesi, e facendo visita alla figlia solo sporadicamente[4]. Josephine chiamava Mrs. de Angeles "nonna" e crescendo apprese che suo padre era un capitano di marina[5].

Dopo una serie di lavori manuali in un mattatoio, in un bar ed in una fabbrica di gomma, nel 1912 Falleni fu assunto dal dottor G. R. C. Clarke a Wahroonga, non lontano da Sydney[2], come carrettiere. Fu qui che incontrò la bellissima cameriera del dottor Clarke, Annie Birkett, rimasta vedova anni addietro e con un figlio tredicenne da accudire. Per Annie, Crawford era un giovane carino che la riempiva di attenzioni, ignorando le avances di altre impiegate.

Annie e suo figlio lasciarono poco dopo l'impiego per andare a Balmain, dove Annie utilizzò parte dei risparmi accumulati per aprire un negozio[4][6].
Falleni la seguì e prese interesse nell'affare[6].
Il 19 febbraio 1913, dopo un breve corteggiamento, Crawford si sposò con Annie nella chiesa metodista di Balmain[2]. Poco dopo il matrimonio la coppia si spostò a Drummoyne, dove la Falleni lavorò in hotel e fabbriche, svolgendo impieghi differenti[7].

La morte di Annie Birkett, il secondo matrimonio e l'arresto (1917-1920)

File:Eugenia Falleni (1875-1938) con un detective.jpg
Falleni (a sin.) con un poliziotto, 1920.

La moglie scoprì che Falleni era una donna solo poco prima della morte[4][8]. Nel 1917 Annie seppe infatti da una vicina che Falleni era in realtà una donna; ne chiese subito conto al marito, che rifiutò di confermare il proprio sesso, temendo che Annie lo denunciasse alla polizia e lo facesse arrestare.

Il 1 ottobre 1917 Annie propose a Falleni di andare a fare un picnic presso il fiume Lane Cove. Secondo la versione di Falleni rilasciata nella deposizione alla polizia, i coniugi iniziarono a litigare dopo che Annie aveva comunicato l'intenzione di lasciare Eugene perché non poteva rimanere sposata a un marito sapendo "che era una donna". Secondo Falleni, a un certo punto della discussione Annie scivolò a terra cadendo all'indietro e picchiando la testa su una pietra, perdendo conoscenza. Nonostante l'assistenza di Eugene, Annie morì in pochi minuti, lasciando al marito inorridito il problema di cosa fare del corpo. Non c'erano testimoni della caduta di Annie, quindi Falleni decise di bruciare il corpo nell'intento di renderlo non identificabile. Temeva infatti che se il corpo di Annie fosse stato identificato sarebbe stato arrestato e il suo sesso biologico sarebbe stato svelato.

Il corpo di Annie fu ritrovato presso Mowbray Road, a Chatswood[9], nell'ottobre del 1917.[10] L'ufficiale medico del governo, il dottor Palmer, informò il medico legale della città del fatto che:

« ...il corpo appariva molto carbonizzato. Non vi erano stati trovati segni di violenza e lo stomaco conteneva molto cibo. Non vi era odore di alcool e gli organi del corpo si trovavano in condizioni di salute ottimali. La morte era avvenuta... probabilmente per le ustioni[11]»

Il corpo di Annie non fu identificato. I giornali dell'epoca riportarono che la polizia aveva classificato il caso come suicidio basandosi sulle descrizioni di una donna che era stata vista in zona nei giorni precedenti, il cui comportamento era stato definito "strano", e la scoperta di una bottiglietta di cherosene[12]. L'inchiesta fu chiusa senza risultati[13] e i resti vennero sepolti in una bara con la scritta "Corpo di donna non identificata" nel Rookwood Cemetery[14][15].

Quando il figlio di Annie chiese a Falleni il perché della scomparsa della madre, Eugene spiegò che se n'era andata con un altro uomo[16].

Nel 1919 Falleni incontrò la cinquantenne Elizabeth King Allison, nota come "Lizzie", e s'innamorò di lei nonostante la sua convinzione che non si sarebbe mai più innamorato. La coppia si sposò a Canterbury nel settembre del 1919; Eugene diede come proprie generalità il nome di Harry Leo Crawford, come luogo di nascita la Scozia, e come occupazione l'ingegnere meccanico[17].

Dopo la scomparsa della madre, il figlio di Annie prese residenza a Woolloomooloo[18]. Nel 1920 egli fece visita a sua zia e, "le disse cose che portarono presto a un incontro con la polizia"[18]. Successivamente fu rivelato il contenuto di quella discussione: dopo essere tornato da una vacanza e notando l'assenza della madre, egli fu portato da Falleni a The Gap, luogo di Sydney noto come scena di diversi suicidi, da dove Eugene gettò sassi dalla scogliera. Una notte, circa una settimana dopo, Falleni lo portò presso Manning Road, a Double bay, e gli chiese di scavare una buca. Così i due fecero, e poi tornarono in città[3].

Falleni venne arrestato all'hotel all'angolo fra Parramatta Road e Johnston Street, ad Annandake, il 5 luglio 1920[2][7][9][18]. Al momento dell'arresto chiese di essere messa nelle celle delle donne[2]. Aveva convissuto con Lizzie in una casa di Stanmore, ma chiese che a sua moglie non fosse rivelato che non era un uomo. In mezzo ad abiti maschili chiusi a chiave, in una valigia di pelle, la polizia trovò un "articolo", poi esibito in tribunale, fatto di legno e gomma avvolto in panni, in forma di fallo o dildo.

Al momento dell'apparizione di Falleni nel tribunale della Central Police Court con l'accusa di omicidio era presente un fitto pubblico; l'avvocato di Falleni, Maddocks Cohen, non chiese la libertà condizionata. Così un giornale descrisse l'imputata:

« La donna accusata è interessante in un modo strano. Costei dimostra una straordinaria somiglianza con un uomo, in quanto il viso è maschile. Indossa vestiti maschili. Sul banco degli imputati appare visibilmente nervosa. Porta un anello d'oro al mignolo e gioca nervosamente con le sbarre del banco degli imputati. Nella mano sinistra tiene un cappello maschile di feltro grigio e i suoi capelli sono neri e tagliati corti. La sua faccia è notevolmente rugosa, specialmente intorno alla bocca, e appare complessivamente più vecchia dei 43 anni che dichiara. Il vestiario può dirsi di una persona di buon gusto, di colore grigio scuro, con una maglietta a maniche corte bianca ed una cravatta verde nello stile di Broadway. I suoi stivali ben lucidati sono di cuoio ben conciato[19]»

Dopo l'arresto della Falleni, l'ispettore generale di polizia "prese le inziaiative necessarie per ottenere l'esumazione" dei resti di Annie Birkett[20]. Il figlio di Annie, che lavorava in un negozio di sarto, continuò ad assistere la polizia che lo considerava "dotato di intelligenza notevole"[21].
Nel frattempo la moglie della Falleni, ancora convinta della "mascolinità" del marito, disse di non voler credere alle illazioni fatte da alcuni e che egli era il "marito ideale" e che con Falleni ella "aveva una bellissima vita di coppia", ma che era stata "costretta a lasciare la propria abitazione, pressata da continue chiamate e indiscrezioni"[21].

Dalla metà di luglio di quell'anno, la figlia della Falleni venne individuata e diede "informazioni interessanti" alla polizia[22], e si ottenne il permesso per l'esumazione del cadavere di Annie Birkett[23]. La seconda analisi post-mortem, compiuta anche con la fotografia a raggi x, non rivelò nuove informazioni, e il corpo di Annie fu sepolto per la seconda volta a Woronora il 24 luglio 1920.[24]

Il processo (1920)

File:Eugenia Falleni (1875-1938) nel 1920 2.jpg
Scheda segnaletica di Eugenia Falleni nel carcere (1920)

Durante il processo venne sentita la sorellastra di Annie, Lillie Nugent, che riconobbe un anello presente sul corpo come appartenente a sua sorella, e lo stesso venne fatto col figlio di Annie che dichiarò che sua madre aveva sposato Falleni solo per la sua continua insistenza[25]. Egli diede inoltre ulteriori dettagli sul viaggio con Falleni a "The Gap" e disse che Falleni aveva scavalcato la staccionata ed era andato sull'orlo dello strapiombo e gli aveva chiesto di fare la stessa cosa, ma lui non l'aveva fatto perché non gli era mai parso di piacere a Falleni, e che in quell'occasione i suoi modi erano particolarmente spiacevoli[25]. L'avvocato di Falleni, Maddocks Cohen, obbiettò che aver fatto scavare una buca non costituiva una prova, ma il magistrato respinse l'obiezione in base al fatto che il gesto indicava una stato d'animo di Falleni[25].
Il dottor Palmer ripeté la sua testimonianza sulle rilevazioni post-mortem e disse che la vittima era deceduta a causa delle fiamme e che era ancora viva al momento dello scoppio dell'incendio, ma che dalle semplici bruciature sulla pelle non era possibile stabilire se essa fosse conscia o meno del fatto[26][27]. Egli ripeté inoltre che le fratture sul cranio potevano essere state causate dalla carbonizzazione, ma una di queste, più profonda, avrebbe potuto anche essere la prova di un colpo violento[26].

Henrietta Schieblich, che aveva affittato a Falleni una stanza dopo la morte di Annie, riferì che lo stesso Falleni le aveva raccontato che sua moglie l'aveva lasciato, aggiungendo: "Abbiamo avuto un bello scontro, ma io le ho rotto la testa (I gave her a crack on the head), e lei s'è tolta dai piedi"[26]. Schieblich depose inoltre che Falleni le aveva detto che avrebbe ucciso il figlio di Annie nella notte in cui lo aveva portato a scavare buche[26]. Un altro testimone riferì che Falleni, che non sapeva né leggere né scrivere, aveva chiesto ad altre persone di riferirgli di menzioni di omicidii sui giornali nella settimana successiva alla scomparsa di Annie[26]. Il pubblico ministero ottenne poi il permesso di ammettere come testimone dell'accusa la figlia di Falleni, Josephine, e deposità come testimonianza la dichiarazione giurata che aveva datto alla polizia:

« Il mio primo ricordo di mia madre risale a quando avevo circa sette anni. Indossava sempre vestiti da uomo ed era nota col nome di Harry Crawford. Io venni allevata a Double Bay da Mrs. de Angeles, che ero solita chiamare "nonna". Fu proprio mia nonna a dirmi che Harry Crawford era in realtà mia madre, e che mio padre era un capitano di marina. Mia madre era molto crudele con me quando ero piccola, e spesso si dimenticava della mia esistenza. Mia nonna mi disse che mia madre aveva cercato di soffocarmi quando ero piccola.

Mrs. de Angeles morì quando io avevo appena 12 anni di età, e mia madre decise a quel punto di portarmi in un piccolo negozio di Balmain, la cui proprietaria era Mrs. Birkett, che aveva un figlio di nome Harry. Mia madre mi disse che Mrs. Birkett aveva un un po' di denaro, ma che doveva continuare a credere che mia madre fosse un uomo. Io dissi a mia madre: "Ti scoprirà, uno di questi giorni", ma mia madre replicò "Oh, ci starò attenta. Preferisco arrangiarmi piuttosto che lasciar scoprire qualcosa alla polizia".
Mia madre mi disse di chiamarla padre e di non lasciare che né Mrs. Birkett né alcun altro sapessero che ella era in realtà una donna. Io non sapevo che mia madre era sposata con Mrs. Birkett, ma certo era che condividevano la stessa camera da letto. Litigavamo moltissimo, e mia madre di solito veniva fuori e diceva: "Un altro litigio per causa tua. non riesco più a dormire". Io rispondevo a mia madre, e lei diceva: "Ho proprio una figlia deliziosa", ed io rispondevo: "Cosa ti aspettavi? Di sicuro una madre deliziosa io non ce l'ho".
Nel 1917 reincontrai mia madre, che mi disse che tutto era saltato in aria perché Mrs. Birkett aveva scoperto la sua vera identità. Mia madre mi apparì molto agitata ed era sempre reticente a raccontarsi[28]»

Al processo per omicidio tenutosi a Darlinghurst nell'ottobre 1920, il caso dell'"uomo-donna" ebbe una certa eco sulla stampa, con l'accusato che si presentava ora vestito da uomo, ora vestito da donna[2][29]. Quando nel corso del processo venne riferito il ritrovamento del dildo della Falleni tra le sue cose, si ebbe un acceso contraddittorio tra accusata e inquirenti:

« [Falleni] disse: "Troverete qualcosa che ho usato".

Detective: "Cos'è? Qualcosa di artificiale?".
[Falleni] replicò: "Sì, non lasciate che lei lo veda".
Detective: "Mi vuol dire che sua moglie non sa nulla di questo?".
[Falleni] disse che la sua prima moglie non aveva saputo nulla di questo, "Non fino al periodo conclusivo del nostro matrimonio"[8]»

Le deposizioni di altri testimoni non sempre supportavano le tesi dell'accusa. David Lowe disse che mentre tornava dal lavoro aveva visto una donna con una valigia che si comportava in modo "semi-demente", che era sparita nel boschetto a duecento metri da dove i resti carbonizzati erano stati trovati[30]. Lo stesso ispettore di polizia Mayes fu tra coloro che nell'indagine originaria avevano suggerito che il corpo potesse essere appartento a una donna che si era data fuoco da sola accidentalmente[30].

Falleni dal canto suo si dichiarò "non colpevole" dell'omicidio[31], ma la giuria impiegò solo due ore a decidere il verdetto[32], giudicandola colpevole e condannandola a morte[2].
Dopo che il giudice ebbe letto la sentenza, chiese a Falleni se avesse qualcosa da dire ed ella replicò: "Ho passato tre mesi a Long Bay Gaol. Sono sull'orlo di un collasso nervoso. Non sono colpevole, vostro onore. Io non so nulla di queste accuse. Sono stata condannata sulla base di prove contraffatte"."[32][33].

Appello, e condanna definitiva (1920-1931)

A metà di ottobre di quell'anno Falleni presentò appello contro la condanna[34], affermando che:

« ...il verdetto della giuria andava contro l'evidenza, che le prove presentate dall'accusa erano deboli e meramente indiziarie; che la ricostruzione presentata dall'accusa era stata demolita dalle testimonianze degli stessi medici legali dell'accusa durante la loro testimonianza, che l'identificazione della ricorrente con una persona che secondo l'accusa era stata vista nei paraggi del luogo in cui era stato trovato un corpo carbonizzato erano insoddisfacenti, e che a causa della prostrazione nervosa durante il processo, la ricorrente era fisicamente non in grado di dare una ricostruzione coerente dei fatti, che avrebbe confutato le prove indiziarie...[35]»

La Corte d'Appello Criminale respinse l'appello giudicando che se la giuria "era arrivata alla conclusione che l'accusata fosse la persona che aveva causato la morte della donna, non importa con quali mezzi, il verdetto di colpevolezza era giustificato"[36].

La condanna venne però commutata nel carcere a vita[37], paradossalmente in virtù della reticenza dell'epoca a condannare a morte le donne. In compenso la stampa popolare l'accusò d'immoralità per avere vissuto come uomo, descrivendola come un mostro e una pervertita[8].

Amici della Falleni e "operatori della riforma carceraria" chiesero "in diverse occasioni" il suo rilascio e nel febbraio del 1931, dopo un'ora di discussione col prigioniero, Mr. Lamaro, il ministro della giustizia australiano, gli concesse la libertà sulla base del fatto che aveva ormai quasi sessant'anni e "salute non robusta"[38][39].
Dopo aver lasciato la prigione di Long Bay, la Falleni fu portata in macchina "verso una destinazione sconosciuta".[39] Lo Evening News espresse nuovamente dubbi sul caso in merito ai dubbi sul fatto che il corpo esumato fosse davvero quello della Birkett, le fratture del fcranio e gli effetti del fuoco, l'ipotesi dell'avvelenamento e la mancanza di "chiare prove sul fatto che la Falleni avesse tolto la vita alla donna"[40].

Nell'aprile del 1935, quando l'ispettore Stuart Robson tenne un discorso d'insediamento come responsabile del distretto di polizia di Broken Hill, rammentà il suo coinvolgimento nel caso Falleni:

« Io fu anche responsabile dell'arresto di Eugenia Falleni, il famoso uomo-donna. Era figlia d'un marinaio italiano e vestiva abiti maschili, lavorando come mozzo. Usava solo il vestiario maschile, e sappiamo bene quali furono le sue prodezze. Fu condannata all'ergastolo per l'omicidio di sua "moglie". Io l'arrestai mentre, vestita da uomo, stava scaricando rum nella cantina di un hotel di Sydney. Questo avvenne tre anni dopo l'assassinio. Pensavo di aver arrestato un uomo, ma fu solo quando rifiutò di spogliarsi che mi venne il sospetto che ci fosse qualcosa che non andava. Fu un dottore a confermare la scoperta. Successivamente venne rilasciata e di lei non si è saputo più nulla»

Gli ultimi anni e la morte (1931-1938)

Falleni assunse il nome di "Mrs. Jean Ford"[41] e divenne proprietaria d'una pensione a Paddington, presso Sydney[2][42].
Il 9 giugno 1938 inciampò in Oxford Street e fu investita da un motocarro, morendo il giorno seguente al Sydney Hospital per le ferite riportate[2]. Fu riconosciuta unicamente per le impronte digitali e per le 100 sterline incassate dalla vendita della pensione, realizzata immediatamente prima dell'incidente, trovate nella sua borsetta[42].
L'inchiesta emise verdetto di morte accidentale[43]. Il funerale si tenne con l'ultimo nome che Falleni aveva assunto e il su corpo fu quindi sepolto come quello di "Mrs. Jean Ford" nel Rookwood Cemetery[44].

Il suo caso oggi

Negli anni successivi, dopo che sulla stampa e nell'editoria di cronaca nera erano apparse molte speculazioni sul caso nonché varie e contraddittorie descrizioni della sua vita (molte delle quali propagate dalla stessa Falleni, che era arrivata a credere che travevstirsi da uomo fosse un reato di rilevanza penale), il caso Falleni venne completamente dimenticato, fino all'apparizione nel 1988 d'una dettagliata biografia, opera di Suzanne Falkiner.
La biografia spinse a interessarsi del caso numerosi artisti, autori teatrali e registi, curatori di museo e di mostre fotografiche, e accademici interessati ai gender studies.
Nel 2012 Mark Tedeschi ha scritto un'altra biografia romanzata di Falleni, basata in parte su congetture, intitolata Eugenia Falleni (Simon and Schuster, 2012).
Una nuova edizione del libro della Falkiner, contenente nuove informazioni, è stata pubblicata nel 2014 con il titolo Eugenia: a man.

Un'opera teatrale basata sulla vita di Eugenia, scritta dal drammaturgo neozelandese Lorae Parry, è stata messa in scena per la prima volta alla "State University of New York" (a New Paltz), negli Usa, il primo marzo 2012.

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Copertina del libro di Suzanne Falkiner (1988)

Note

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Voci correlate

Bibliografia

  • Herbert M. Moran, Viewless winds, Peter Davies, London 1939.
  • Suzanne Falkiner, Eugenia: a man, Pan Macmillan, Sydney 1988.
  • Mark Tedeschi, Eugenia Falleni: a biography, Simon and Schuster, Cammeray (New South Wales) 2012. ISBN 1922052299.
  • Eugenia Falleni, depositions 9/7250, and trial transcript 6/1007, State Records New South Wales, SRO Penrith NSW.
  • Lorae Parry, Eugenia, Victoria University Press, Wellington 1996.

Link esterni

  1. La traduzione è stata rivista sull'originale inglese per ovviare alla presenza di marchiani errori di traduzione che la rendono quasi incomprensibile. Si segnala che ne esiste un'altra versione in italiano corretto, curata da Silvia Selviero per il sito "ftm Italia, volo verso la vita".
  2. 2,00 2,01 2,02 2,03 2,04 2,05 2,06 2,07 2,08 2,09 2,10 2,11 Carolyn Strange, voce: Falleni, Eugenia (1875–1938), in: Australian dictionary of biography, National Centre of Biography, Australian National University
  3. 3,0 3,1 Woman marries women, "The Manaro Mercury, and Cooma and Bombala Advertiser", 9 luglio 1920
  4. 4,0 4,1 4,2 4,3 The man-woman, "The Register", 20 agosto 1920, p. 6.
  5. Mystery woman, "The Argus", 20 agosto 1920, p. 7.
  6. 6,0 6,1 Man-woman trial, "The Singleton Argus", 7 ottobre 1920, p. 2.
  7. 7,0 7,1 Woman masquerading as man is charged with murder, "Barrier Miner", 6 July 1920, p. 2. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "johnston" è stato definito più volte con contenuti diversi
  8. 8,0 8,1 8,2 Tim Barlass, He was a she. But a killer?, "Sydney Morning Herald", 19 febbraio 2012.
  9. 9,0 9,1 Anonimo, Tragedy revived, "The Sydney Morning Herald", 6 luglio 1920, p. 9.
  10. Anonimo, Murder suspected, "The Daily News" (Perth), 3 ottobre 1917, p. 1.
  11. Anonimo, Was it murder?, "The Bathurst Free Press and Mining Journal", 4 ottobre 1917, p. 1.
  12. Anonimo, Chatswood mystery, "Daily Observer" (Tamworth), 5 ottobre 1917, p. 2.
  13. Anonimo, Chatswood mystery, "Daily Observer" (Tamworth), 1º novembre 1917, p. 2.
  14. Anonimo, Chatswood mystery, "The Young Witness", 9 luglio 1920, p. 5.
  15. Anonimo, [http://nla.gov.au/nla.news-article80765185 The Man-Woman, "The Singleton Argus", 24 luglio 1920, p. 6.
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  18. 18,0 18,1 18,2 Anonimo, Alleged murder, "The Brisbane Courier", 6 luglio 1920, p. 7.
  19. Anonimo, Woman masquerading as man is charged with murder, "Barrier Miner", 6 July 1920, p. 4.
  20. Anonimo, Early telegrams, "The Leader (Orange, NSW)", 9 luglio 1920, p. 8.
  21. 21,0 21,1 Anonimo, The Man-Woman Case, "The Manaro Mercury, and Cooma and Bombala Advertiser", 12 luglio 1920, p. 3.
  22. Anonimo, The daughter located, "The Northern Star" (Lismore, NSW), 15 luglio 1920, p. 2.
  23. Anonimo, Exhumation of Body, "Evening News" (Sydney), 15 luglio 1920, p. 6.
  24. Anonimo, Chatswood Mystery, "Evening News" (Sydney), 23 luglio 1920, p. 5.
  25. 25,0 25,1 25,2 Anonimo, Annie Birkett's death, "Barrier Miner", 17 agosto 1920.
  26. 26,0 26,1 26,2 26,3 26,4 Anonimo, [http://nla.gov.au/nla.news-article27784165 Charge of murder, "The West Australian", 19 agosto 1920, p. 6.
  27. Anonimo, The Chatswood mystery, "Goulburn Evening Penny Post", 19 agosto 1920, p. 4.
  28. Anonimo, Mysterious man-woman, "The Albury Banner and Wodonga Express", 27 agosto 1920, p. 33.
  29. Anonimo, "Man-woman" on trial, "The Brisbane Courier", 6 ottobre 1920, p. 8.
  30. 30,0 30,1 Anonimo, Chatswood tragedy, "Daily Observer (Tamworth), 7 ottobre 1920, p. 2.
  31. Anonimo, A Sydney murder, "The West Australian", 7 ottobre 1920, p. 7.
  32. 32,0 32,1 Anonimo, Falieni sentenced to death, "Barrier Miner", 8 ottobre 1920.
  33. Anonimo, To death, "The Daily News" (Perth), 7 ottobre 1920, p. 4.
  34. Anonimo, Appeal against conviction, "Daily Observer" (Tamworth, NSW), 14 ottobre 1920.
  35. Anonimo, Court of Criminal Appeal, "The Sydney Morning Herald", 13 novembre 1920, p. 9.
  36. Anonimo, The man-woman, "The Brisbane Courier", 13 novembre 1920, p. 6.
  37. Anonimo, Death sentence commuted, "The Northern Star", 1º dicembre 1920, p. 5.
  38. Anonimo, Famous man-woman, "The Singleton Argus", 20 febbraio 1931, p. 5
  39. 39,0 39,1 Anonimo, Release from prison, "The Sydney Morning Herald" 20 febbraio 1931, p. 12.
  40. Anonimo, Was Eugene falleni guilty of murder?, "Evening News" (Sydney), 19 febbraio 1931, p. 5.
  41. Anonimo, Masqueraded ad man, "The Examiner" (Tasmania), 13 giugno 1938, p. 9.
  42. 42,0 42,1 Anonimo, Woman who posed as man, "The Sydney Morning Herald", 13 giugno 1938, p. 7.
  43. Anonimo, Masqueraded ad man for 20 years, "The Advertiser" (Adelaide), 30 giugno 1938, p. 21.
  44. Anonimo, Family Notices, "The Sydney Morning Herald", 11 giugno 1938, p. 15.