Sodoma

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Voce scritta da Giovanni Dall'Orto, liberamente editabile.

Sodoma (in ebraico סדום, pronunciato Sedòm) è un'antica città nominata ripetutamente nella Bibbia, situata nei pressi del Mar Morto. Nell'Antico Testamento si narra della distruzione di questa città e di Gomorra, Adamar, Zoar e Zeboim, per opera divina, a causa dell'empietà dei suoi abitanti.

Sodoma è attualmente una zona industriale sulla riva del Mar Morto, attiva nella produzione di cloruro di potassio, bromo e magnesio.

La distruzione di Sodoma e Gomorra

La distruzione di Sodoma (mosaico del XII secolo)

La distruzione è narrata nel capitolo XIX della Genesi. Tale racconto, che per i cristiani fondamentalisti è la descrizione di un evento storico reale, mentre per l'esegesi moderna è una narrazione mitica ed allegorica, ha ispirato per millenni predicatori, artisti, legislatori, politici.

Quello della distruzione di Sodoma è un racconto eziologico, che cioè "spiega" la ragione per cui quel territorio attorno al Mar Morto fosse ed è tuttora così desolato. La ragione scientifica è ovviamente che il Mar Morto non ha alcun emissario e man mano che l'acqua evapora, il sale vi si concentra a tal punto da rendere impossibile la vita (ad eccezione di qualche batterio alofilo): la sua acqua è, letteralmente, salamoia.

La narrazione della catastrofe che distrugge le "cinque città della pianura" si presenta come un doppione del mito del diluvio universale, che è stata collazionata con la narrazione dello stupro della concubina del levita di Efraim a Gibea/Gabaa (Giudici 19, 20-30).

Il parallelo fra catastrofe di Sodoma e Diluvio Universale è quasi perfetto.

In entrambi i casi:

  1. L'umanità viene sterminata:
    • (diluvio) con l'acqua
    • (Sodoma) col fuoco
  2. Si salva solo una famiglia: che questo in origine avvenisse anche nel mito di Sodoma lo si ricava dall'esplicita frase delle figlie di Lot, "Non c'è più nessuno sulla terra per venire da noi" (Genesi 19,31).
  3. La prole ha un rapporto sessuale incestuoso col padre: che lo "scoprire la nudità" (Genesi 9,22) di Noè da parte di Cam abbia significato sessuale anche in questo brano biblico, oltre che altrove, lo afferma addirittura il Talmud di Babilonia (Sanhedrin 70a, Ghemarah); su tale interpretazione si veda anche: Anthony Phillips, Uncovering the father's skirt, "Vetus Testamentum", XXX 1980, pp. 38-42).
  4. Per questo coito la prole approfitta in entrambi i casi dell'ubriachezza del padre (e questo parallelo spiega un dettaglio decisamente incongruo del mito di Sodoma: Lot e le figlie scappano con la massima fretta, mentre l'angelo li pungola "Fuggi, per la tua vita!" (Genesi 19,17), eppure si assicurano di portare con sé vino sufficiente a ubriacarsi!).
  5. Dai colpevoli dell'incesto in seguito nascono le tribù non ebree della Palestina:
    • (diluvio) da Cam, figlio di Noè: Cananei
    • (Sodoma) dalle figlie di Lot: moabiti e Ammoniti,
  6. le cui origini vengono in questo modo macchiate dal comportamento sessuale ignobile dei loro avi che, nel caso dei Cananei, è addirittura giustificazione di un destino di schiavitù sancito dal Dio della Bibbia stesso (Genesi 9, 25-26).

Il mito di Sodoma e la morale sessuale

Lot fugge da Sodoma con la sua famiglia. Dipinto di Peter Paul Rubens, ca. 1615

Indipendentemente dal fatto di considerare o meno il racconto di Sodoma come il resoconto "giornalistico" di un fatto realmente accaduto, è facile notare che chi ne scrisse in origine non aveva in mente come bersaglio la trasgressione sessuale, bensì un altro tipo di trasgressione: quella contro l'ospitalità.

Il comportamento di Lot, che a Sodoma è uno straniero ma che è il solo ad offrire ospitalità a viaggiatori sconosciuti, è descritto come quello d'una persona che tiene in tale considerazione il dovere sacro dell'ospitalità, da compiere un gesto assolutamente paradossale, per l'epoca in cui fu scritto il racconto: offrire le figlie al posto degli ospiti alla folla che tumultua fuori dalla sua porta.

Per capire questo gesto va tenuto in considerazione il fatto che nelle società mediorientali antiche, maschiliste e patriarcali secondo il punto di vista dell'odierna civiltà occidentale, l'"onore" delle donne della famiglia era uno degli elementi sulla cui base si giudicava l'onore personale del capofamiglia e quindi il suo valore come essere umano. Eppure Lot è disposto a sacrificare tale onore pur di non sacrificare un onore ancora più importante, quello che gli deriva dal rispetto del suo obbligo sacro di ospitalità. Il suo comportamento va insomma capito nel contesto della sua epoca: il gesto di offrire le figlie, che suscita giusto orrore ai nostri occhi, è un comportamento paradossale per mostrare, con un'esagerazione retorica, a quale punto incredibile potesse arrivare un uomo "giusto" (quale era Lot) pur di onorare il dovere di ospitalità.

Il profondo mutamento della pratica dell'hospitalitas, la cui importanza è diminuita nelle società occidentali moderne, ha portato secondo alcuni ad una maggiore evidenziazione del tema della trasgressione omosessuale. La quale però può essere vista come il mezzo attraverso cui si esprime la colpa degli abitanti di Sodoma, e non costituisce la colpa stessa. L'esegesi ebraica non si è del resto mai discostata da questa interpretazione, che è chiaramente espressa in altri punti della Bibbia in cui Sodoma è nominata quale esempio d'inospitalità e mancanza di carità, e non per la sua perversione sessuale. (Si veda per un esempio Ezechiele, 18, 49: "Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella Sodoma: lei e le sue figlie vivevano nell'orgoglio, nell'abbondanza del pane e in una grande indolenza, ma non sostenevano la mano dell'afflitto e del povero").

Sulla base di questo ragionamento diversi autori che hanno scritto sulla condanna cristiana del comportamento omosessuale (in primo luogo nel 1955 il teologo anglicano Derrick Bailey, alle cui tesi si è rifatto nel 1980 lo storico cattolico John Boswell in un celebre saggio), hanno sostenuto che il "vero" peccato di Sodoma non fu la "sodomia", ma appunto l'inospitalità.

In particolare Boswell notò che il verbo eufemistico usato dagli abitanti di Sodoma per dire a Lot cosa intendano fare agli stranieri, yâdha‘, nella Bibbia è usato sì anche nel senso di "avere rapporti sessuali", ma vuol dire in realtà quasi esclusivamente "conoscere": il verbo ha un significato sessuale appena 10 delle 943 volte in cui appare nella Bibbia. Boswell conclude quindi che gli abitanti di Sodoma tumultuarono solo per "conoscere" (non necessariamente con intenzioni amichevoli) chi fossero gli estranei che Lot, straniero, s'era permesso d'ospitare, introducendo così potenziali spie nemiche in città.

Una lettura attenta del brano permette però di osservare che, se da un lato non è la trasgressione sessuale ciò che preoccupa l'autore di questo brano, d'altro canto la preoccupazione per l'osservanza dell'ospitalità non implica che al racconto sia estranea la punizione d'una trasgressione sessuale. Boswell ha trascurato di rendere conto del parallelo con la narrazione della vicenda del levita di Efraim, che ci mostra che l'atto di imperdonabile in-ospitalità che gli abitanti di Sodoma intendevano compiere ai danni degli angeli era di tipo sessuale. Se progettassero o meno un "atto sodomitico" vero e proprio, questo il racconto biblico non ci permette di capirlo, tuttavia sul fatto che progettassero uno stupro la dice abbastanza lunga il fatto stesso che Lot abbia offerto le due figlie al posto dei due ospiti, proprio come il levita, nel passo parallelo, ha gettato alla folla la sua concubina affinché la stuprasse.

In conclusione:

  • il mito non appare nato per istruire sul corretto comportamento sessuale, dato che questo è uno dei testi meno adatti della Bibbia per insegnare una corretta morale sessuale. L'autore non si stava preoccupando di fornire esempi di retto comportamento sessuale, e neppure di retto comportamento tout court: non uno dei protagonisti della vicenda agisce infatti in un modo che secondo la nostra morale sia "corretto": non ovviamente gli abitanti di Sodoma, non la moglie di Lot che disobbedisce sfacciatamente all'esplicito ordine divino, non le figlie che ubriacano il padre e lo spingono all'incesto, e nemmeno Lot stesso che si ubriaca smodatamente e abusa delle sue stesse figlie e le ingravida di una prole "bastarda". La narrazione ha quindi un senso più coerente, come detto, se la si legge come insegnamento (attraverso un racconto a tratti volutamente paradossale e iperbolico) sulla sacralità assoluta dell'ospitalità;
  • d'altro canto, se lo si legge alla luce del parallelo con la narrazione del levita di Efraim, l'atto d'inospitalità che gli abitanti di Sodoma intendevano compiere sugli ospiti di Lot, e che fu punito severamente, appare come una sopraffazione di tipo sessuale; risulta quindi arduo sostenere la tesi della pura e semplice assenza dell'omosessualità da questo brano biblico.

Il mito di Sodoma nella storia

La narrazione di Sodoma ha avuto un'enorme importanza nella cultura occidentale, perché su di essa, più che sulla non meno severa condanna del Levitico 20,13, si è basata per secoli la giustificazione della persecuzione e condanna a morte delle persone colpevoli di comportamenti omosessuali.

La legge del 390 d.C. degli imperatori cristiani Teodosio I, Valentiniano ed Arcadio, [http:www.giovannidallorto.com/testi/leges/lex390/lex390.html Non patimur urbem Romam], previde per la prima per i prostituti omosessuali la pena del fuoco, proprio a somiglianza di quella subita da Sodoma.

Questa legge fu inglobata nel Corpus iuris civilis dell'imperatore Giustiniano I, accanto alla Novella 141 del 559, promulgata dallo stesso Giustiniano, che citava espressamente la rovina di Sodoma come esempio di ciò che accade alle città nelle quali sia permessa la pratica dell'omosessualità maschile.

La pena del rogo cadde in desuetudine col decadere dell'impero romano, ma fu riportata in vigore dai commentatori giuridici bolognesi del XII secolo, e reintrodotta [nelle legislazioni civili europee contro i sodomiti. Dapprima i sodomiti furono sempre bruciati vivi, poi, a partire dal XV secolo, furono generalmente strangolati prima che il loro cadavere fosse arso sul rogo.

Questo tipo di punizione fu abbandonato solo nel XVIII secolo, anche se si ebbero condanne a morte (eseguite per mezzo della forca) ancora all'inizio del XIX secolo.

Il mito di Sodoma continuò comunque ad essere citato e discusso anche dopo questo periodo, ed anzi acquisì, in alcune correnti letterarie ed artistiche (libertinismo, decadentismo...), il valore di simbolo della libertà morale svincolata dai precetti religiosi, e fu esaltato come tale.

Sodoma nel pensiero cristiano

(Questo commento è da scrivere, i titoli sono solo un appunto sulle opere da discutere).

Il mito di Sodoma è stato utilizzato nel corso dei secoli come base per numerosi apologhi o trattati morali:

Sodoma nel pensiero ebraico

La tradizione ebraica successiva alla distruzione del Tempio di Gerusalemme associa Sodoma non tanto al peccato di sodomia (sul quale resta comunque in vigore la condanna capitale espressa nel Levitico), quanto ai peccati di mancanza di ospitalità, egoismo, avidità, e di un atteggiamento molto particolare: l'osservanza meticolosa della Torah, la Legge divina, allo scopo di nuocere agli altri esseri umani. In altre parole, il "peccato di Sodoma" consiste nell'interpretare alla lettera la Torah allo scopo di tradirne lo spirito. A questo proposito si veda nel Talmud di Babilonia:

  • Baba Bathra 12b (Ghemarah) e Baba Bathra 59a (Ghemarah): è citato il detto secondo cui bisogna evitare di comportarsi "alla maniera di Sodoma", per indicare l'atteggiamento di chi osservando alla lettera la Legge creata per fare del bene, fa del male (sull'origine del detto cfr. Sanhedrin 109a-b), o più semplicemente di chi ha un comportamento ingiusto;
  • Sanhedrin 109a-b (Ghemarah): lunga discussione su Sodoma e i suoi peccati, uno dei quali è l'"immoralità". La mancanza di carità e di ospitalità verso gli stranieri sono trattate in gran dettaglio e illustrate da storielline di gusto popolare e aneddoti.

Sodoma nel pensiero islamico

Il Corano non menziona direttamente Sodoma o Gomorra, ma le nomina indirettamente parlando di Lot e della sua città.

Il mito di Sodoma è in effetti stato inglobato nella narrazione coranica, dove è raccontato nelle sure XI (Hûd) 77-83, XV (Al-Hijr) 51-79 (estesamente), XXVI Ash-Shu'arâ' (I Poeti) 160-174, XXVII An-Naml (Le Formiche) 53-58, XXIX Al-'Ankabût (Il Ragno) 28-35. Altre allusioni al "popolo di Lot" si trovano ai passi: XXI 71-75, LI 31-37, LIII 53-54 e LIV 33-35.

A differenza di quanto accade nella Bibbia, nel Corano si allude espressamente al comportamento omosessuale da parte del "popolo di Lot", inoltre vi si afferma che tale comportamento avveniva per la prima volta nella storia umana, come nella sura VII (Al-A'râf):

80 E quando Lot disse al suo popolo: "Vorreste commettere un'infamità che mai nessuna creatura ha mai commesso?
81 Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori".
82 E in tutta risposta il suo popolo disse: "Cacciateli dalla vostra città! Sono persone che vogliono esser pure!".
83 E Noi salvammo lui e la sua famiglia, eccetto sua moglie, che fu tra quelli che rimasero indietro.
84 Facemmo piovere su di loro una pioggia... Guarda cosa è avvenuto ai perversi.

Si noti infine il fatto che nella narrazione coranica la distruzione della città non avviene per mezzo d'una pioggia di fuoco, come nella tradizione biblica, bensì con una pioggia di pietre (sura XV 74: "Sconvolgemmo la città e facemmo piovere su di essa pietre d'argilla indurita"). Su questa base la tradizione islamica, a differenza di quella cristiana che ha preferito il rogo, ha privilegiato la lapidazione come metodo per eseguire la condanna a morte degli omosessuali, prevista dalla shari'a, che è tuttora in vigore in numerosi Stati islamici.

Al pari di quanto avviene con il pensiero ebraico e cristiano, non mancano neppure in questo caso gruppi di gay islamici che cercano di negare la rilevanza di questi brani per la realtà omosessuale attuale, affermando che il Corano in realtà intendeva parlare esclusivamente dello stupro. Questa lettura è però assai minoritaria nel mondo islamico.

Il mito di Sodoma nell'arte

Il mito di Sodoma è stato d'ispirazione per innumerevoli opere d'arte occidentale, dalla letteratura alle arti figurative, al cinema.

Letteratura

Il mito di Sodoma è stato evocato o utilizzato in numerose opere letterarie:

  • Anonimo (già attribuita a Tertulliano o a san Cipriano), Versus de Sodoma Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Luca Morisi. Drammatizzazione poetica del racconto della distruzione di Sodoma.
  • Dante Alighieri, Inferno, canti XV e XVI. La pioggia di fuoco che tormenta i condannati per sodomia è chiaramente ispirata a quella che distrusse Sodoma e Gomorra.
  • Donatien-Alphonse-François de Sade, Le 120 giornate di Sodoma (1785). Sodoma è qui citata come nome esemplare di mancanza di freni morali e di libertà dalle prescrizioni religiose.
  • Anonimo, Les enfans de Sodome à l'assemblée nationale (1790). Testo controrivoluzionario che presenta i "figli di Sodoma" mentre chiedono la legalizzazione dei loro amori.
  • Alfonso Berty (pseud. Henry d'Argis), Sodoma (1888).
  • Marcel Proust, Sodoma e Gomorra (1921-1922). Sodoma e Gomorra sono utilizzate nel titolo per segnalare che in questo volume della Recherche Proust affronta il tema dell'omosessualità nella Parigi della Belle époque. Se "Sodoma" è usata come da tradizione per indicare l'omosessualità maschile, Gomorra indica qui invece il lesbismo.
  • Vincenzo Cardarelli, Fine di Sodoma (1922), in: Opere complete, Mondadori, Milano 1962, pp. 135-149. Ri-narrazione della vicenda biblica, con qualche cenno molto discreto alla tematica omosessuale.
  • Curzio Malaparte, Sodoma e Gomorra (1931), Longanesi, Milano 1971. Nella novella omonima la storia di Sodoma e Gomorra è rivisitata in chiave politica, con qualche doppio senso erotico malizioso.
  • Federico García Lorca, La destrucción de Sodoma o Il pubblico (1936).
  • Jean Giraudoux, Sodoma e Gomorra (1948). In: Teatro scelto, Guanda, Milano 1959, pp. 135-192. Testo teatrale sulla crisi della coppia, ambientato a Sodoma e Gomorra poco prima della distruzione. Uomini e donne non si comprendono più, vivono vite di menzogna, matrimoni di facciata. A nulla vale la distruzione delle due città: tutto è finito, ma tutto ricomincerà come prima.
  • Edwin Fey, Primavera a Sodoma (1966).
  • Pier Paolo Pasolini e Sergio Citti, Porno-Teo-Kolossal, "Cinecritica", XI 1989, aprile/giugno, pp. 35-53. Sceneggiatura cinematografica. In essa Pasolini immagina dapprima "Sodoma", una città composta da soli omosessuali (maschi e femmine), dove gli eterosessuali sono ghettizzati, processati e puniti con uno stupro se scoperti a fare l'amore. I suoi abitanti cercheranno di stuprare un gruppo di adolescenti cadetti dell'Accademia militare, provocando l'ira e il fuoco divini, con distruzione della città. Il parallelo è Gomorra", città fanaticamente eterosessuale, violenta e squallida, che mette a morte gli omosessuali. Tutto è morte, squallore, violenza e fango, in questo ultimo soggetto cinematografico pasoliniano, nel quale la critica all'esistente non lascia più alcuno spiraglio di speranza.
  • Dario Bellezza, Lettere da Sodoma (1977).

Arti figurative

Le opere figurative che hanno rappresentato le vicende di Sodoma, hanno privilegiato quattro momenti della narrazione:

Cornelis Cort (1522-1578), Lot e le figlie (incisione). Sullo sfondo, Sodoma in fiamme.
  • il tentativo di stupro degli angeli da parte degli abitanti di Sodoma (è il tema più raro, per la sua scabrosità);
  • la distruzione di Sodoma (di solito accompagnata dall'immagine di Lot che fugge assieme alle figlie e la moglie; in epoca moderna appare invece preferibilmente da sola);
  1. Guariento (sec XIV) (1349-1354), Cappella del Podestà a Padova (ora Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti) presso la Loggia dei Carraresi);
  • la fuga di Lot da Sodoma (quasi sempre accompagnata dall'immagine della distruzione di Sodoma sullo sfondo);
  • l'incesto di Lot e le figlie (di solito un pretesto per produrre immagini scabrose).

(In fondo alla presente pagina si trova una galleria d'immagini sul tema).

Cinema

Esiste più di una quindicina di film che nel titolo o nella trama si richiamano alla vicenda di Sodoma e Gomorra (un elenco è qui). Fra questi si segnalano:

  • Michael Curtiz, Sodom und Gomorrha (anche come: Queen of sin and the spectacle of Sodom and Gomorrah) (1922). Film muto, in bianco e nero, dal regista di Casablanca: un giovane tormentato da vizi e desideri oscuri sogna il fato di Sodoma e Gomorra e, svegliatosi, se ne pente.
  • James Watson, Lot in Sodom (1930). Breve film in bianco e nero, muto, è un bizzarro esperimento d'avanguardia, che ha scelto questo tema per accrescere lo spaesamento dello spettatore, e non certo a fini di edificazione morale.
  • Robert Aldrich e Sergio Leone, Sodoma e Gomorra (1962). Curioso per il fatto di essere incentrato sì sulla vicenda biblica, ma di non fare alcuna allusione al peccato di Sodoma o all'omosessualità, per via della rigida censura del tema omosessuale vigente in quegli anni a Hollywood. Un romanzo collegato q questo film è stato pubblicato come: Liliana Madeo, Sodoma e Gomorra. Racconto tratto dal film omonimo prodotto dalla Titanus, Edizioni F. M., Roma 1963.
  • John Huston, La Bibbia (1966). Celebre kolossal che contiene un episodio, "biblicamente corretto", sulla vicenda di Sodoma.
  • Pier Paolo Pasolini, Salò o le centoventi giornate giornate di Sodoma (1976). Sodoma qui è nominata solo perché ripresa dal titolo dell'omonima opera di Sade, ed è simbolo generico di depravazione morale, umana ed anche politica. (Sulla gestazione del film si può leggere: Umberto Quintavalle, Giornate di Sodoma, Sugarco, Milano 1976).
  • Lucio Fulci, Il fantasma di Sodoma, (1988). Il nome di Sodoma è qui nominato esclusivamente come richiamo "di cassetta" all'opera di Pasolini, ma il film, privo d'interesse artistico, mira a riciclare l'immaginario nazista in chiave soft-porno.
  • Joseph Sargent, Abraham (1994). Film per la tv, contiene un episodio su Sodoma e Gomorra.

Altro

Movimento gay

I delegati dei Comuni di Sodoma e Gomorra al Gay Pride del 2007

Il nome di Sodoma è stato riutilizzato dal movimento di liberazione omosessuale ribaltandone provocatoriamente la valenza. In particolare, in Italia:

Musica

Il nome di Sodoma è stato usato allo scopo di provocazione dall'industria della musica leggera, nella quale un complesso tedesco thrash metal ha preso il nome di Sodom. Non si tratta affatto però di un gruppo a caratterizzazione gay.

Le canzoni il cui titolo si richiama a Sodoma e Gomorra sono inoltre numerose.

Botanica

In botanica, "pomo di Sodoma" è il nome volgare italiano del Solanum sodomaeum L (detto anche morella di Sodoma o pomodoro selvaggio) in base a una leggenda spesso ripetuta dalle fonti antiche: per ricordare in perpetuo l'incendio di Sodoma, la regione fu resa totalmente sterile; l'unica pianta a cui fu permesso di crescere dalla volontà divina fu appunto il "pomo di Sodoma" (o "mela di Sodoma") che produceva frutti all'apparenza belli ed invitanti, ma che una volta aperti contenevano solo fuoco e fumo.

Molti dei pellegrini medievali che hanno lasciato un resoconto del loro viaggio in Palestina hanno testimoniato sull'esistenza di tale pianta.

Le bacche del Solanum sodomaeum hanno una polpa che dopo la maturazione si riduce in fine polvere nera, il che ha portato a identificarle, appunto, con le mitiche "mele di Sodoma" colme di cenere.

"Pomo di Sodoma" è detta anche la Calotropis procera, il cui nome volgare inglese è appunto apple of Sodom; questo nome volgare inglese si applica anche al Solanum mammosum.

Bibliografia

1. Testi antichi

  • Sec V d.C. - Anonimo (attribuito a Cipriano di Cartagine, ca. 210-258 d.C.), Versus de Sodoma, Pàtron, Bologna 1993 (testo latino e traduzione italiana).
  • 1607 - Sagittarius, Thomas (1577−1621), Lothus liberatus sive carmen de eductione Lothi ex Sodoma per angelos facta, Weidnerus, Jenae 1607. Online su Google books.
  • 1668 - Müller, Michael, & Johann Saubert (1638–1688), (Neṣîv mêlaḥ. Ad Genesim cap. XIX). De statua salis et Lothi ex Sodoma egressu dissertatio, 1668. Online su Google books.
  • 1696 - Brett, Samuel (ca. 1632-ca. 1725), Two journeys to Jerusalem. Containing first, A strange and true account of the travels of two English pilgrims some years since, and what admirable accidents befel them in their journey to Jerusalem, Grand Cairo, Alexandria, &c. Secondly, the travels of fourteen Englishmen in 1669, to Jerusalem, Bethlem, Jericho, the river Jordan, the lake of Sodom and Gomorrah, &c., Crouch, London 1696. Online su Google books
  • 1796 - Sewall, Stephen (1734-1804), The Scripture history relating to the overthrow of Sodom & Gomorrah, Blake, Boston 1796. Online su Google books.
  • 1843 - Larini, Luigi, La metamorfosi della moglie di Lot vindicata dalle antiche e moderne opposizioni dei razionalisti, Baroni, Lucca 1843.
  • 1853 - Delessert, Edouard (1828-1898); Louis Félicien; Joseph Caignart de Saulcy, Voyage aux villes maudites, Sodome, Gomorrhe, Seboim, Adama, Zoar, Lecou, Paris 1853 Online su Google books ed anche su "Gallica".
  • 1858 - Troye, Edward (1808-1874), The Dead Sea, and the ruins of Sodom and Gomorrah, Twonsend, New york 1858. Online sulla "Hathi trust digital library".

2. Testi moderni

  • Derrick Sherwin Bailey, Homosexuality and the Western Christian tradition, Longmans, London 1955 & Archon, Camdem 1975. Il primo teologo a sostenere che il mito di Sodoma non condanna l'omosessualità in quanto tale ma solo il tentativo di stupro.
  • John Boswell, Cristianesimo, tolleranza, omosessualità. La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo, Leonardo, Milano 1989. Apologeta gay cattolico, ripropone la tesi di Bailey.
  • Michael Carden, Sodomy. A history of a Christian biblical myth, Equinox, London 2004.
  • Weston Field, Sodoma and Gomorrah. History and motif in Biblical narrative, Sheffield academic press, Sheffield 1997.
  • Mark D. Jordan, The invention of sodomy in christian theology, Chicago; London 1997.
  • William Lyons, Canon and exegesis. Canonical praxis and the Sodom narrative, Sheffield academic press, London 2002. Monografia accademica sul mito di Sodoma.
  • John McNeil, La Chiesa e l'omosessualità, Mondadori, Milano 1979. Esegesi cattolica alternativa (e sconfessata al magistero cattolico): riprende il punto di vista di Bailey.
  • John McNeill, Scommettere su Dio. Teologia della liberazione omosessuale, Sonda, Torino 1994.
  • Martti Nissinen, Homoeroticism in the Biblical world. A historical perspective, Augsburg Fortress press, Minneapolis 1998.
  • Charles Pellegrino, Return to Sodom and Gomorrah, Bard paperbacks, 1998. Testo divulgativo, che colloca Sodoma nella pianura mesopotamica.
  • Thomas Römer, Loyse Bonjour, L'omosessualità nella Bibbia e nell'antico Vicino Oriente, Claudiana, Torino 2007. Esegesi protestante non fondamentalista.
  • Donald Wold, Out of order. Homosexuality in the Bible and the Ancient Near East, Cedar Leaf Press, San Antonio, Texas 2009.
  • Immanuel Velikovsky, Il segreto delle civiltà perdute. Dalla Torre di Babele al diluvio, dal Pianeta X ai Mondi in collisione, da Sodoma e Gomorra al popolo dei giganti, Profondo Rosso, Roma 2009. Il punto di vista esoterista. Il mito di Sodoma avrebbe una base storica, e sarebbe il ricordo delle catastrofi causate da un presunto avvicinamento planetario anomalo.

Sodoma e Gomorra nell'arte (galleria d'immagini)

Voci correlate

Link esterni

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