File:1887 12 23 - Anonimo, Un prefetto disgraziato, Gazzetta piemontese, 23.12.1887, n. 354, p. 1 - Reimpaginato.jpg

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Descrizione

  • Scansione (fare clic due volte per ingrandire l'immagine alla massima dimensione disponibile) di: Anonimo, Un prefetto disgraziato, "Gazzetta piemontese", 23.12.1887, n. 354, p. 1. Il testo è stato reimpaginato per una migliore leggibilità.
    Inizio dello scandalo sessuale che nel 1887 costò la carica al senatore Luigi Pissavini.

Trascrizione del testo

« Un prefetto disgraziato

I fatti accaduti a Novara sono molto gravi. Non ne volevamo parlare perchè destano ribrezzo e pietà; ma la voce pubblica va ingrossando i casi e le cose, ed esagerando nuoce alla verità, che importa invece ristabilire sovratutto coi mezzi che porgono le leggi amministrative e giudiziarie e colla temperanza degli uomini serii.

Sere sono a Novara alcuni ragazzi narrarono di fatti osceni compiuti col prefetto; questi, sorvegliato, venne visto sotto una porticina con essi; la notizia si spars?, e ne fu rivoltata e nauseata l'opinione pubblica. Di qui cominciarono lo dicerie più gravi e più invereconde che immaginare si possano. Si cominciò a discorrerò liberamente di ragazze sedotte dal pubblico funzionario, di talune di esse, per esempio una maestra, diventate madri, poi imputate d infanticidio, processate ed assolte. Si parlò di donne oneste che, recatesi una volta nell'ufficio del prefetto, ne uscirono protestando che giammai vi avrebbero riposto piede per nessuna ragione. — Una megera avrebbe venuto l'onore d'una ragazzina trovatella che aveva presso di se; l'Avvenire, un giornale avanzato di Novara, avrebbe scritto un articolo violento con illusioni che non lasciavano dubbio, e la megera si sarebbe allontanata da Novara per recarsi a Torino. Le esagerazioni andarono tanf oltre da attribuire al prefetto la paternità di proposte ignominiose fatto perfino a donno attempate. Nù si risparmiarono altri funzionari; oggi, per esempio, si vorrebbero spiegare certe assoluzioni giudiziarie avvenuta in quella provincia per lo aderenze del prefetto corrotto con donne parenti degli imputati.

Noi non possiamo credere a tanta enormità; è perchè essa durasse per tanti anni, e per tanti anni, a quanto si dice, rimanesse tollerata od occulta, bisognerebbe supporre un ambiente così corrotto, una città, una provincia, una rappresentanza locale così sorda e cieca, oppure così cinica e noncurante, da dover disperare per sempre della sua rigenerazione. Per fortuna si tratta della nostra vicina Novara, d'una provincia e di una città troppo prossime a noi perchè possiamo così male giudicarle.

Intanto cominciarono i monelli a fare lo charivari al prefetto imputato; poi nel Consiglio comunale, per una pratica tra Provincia e Comune, dovendosi accennare al prefetto, il nome di lui fu soffocato sotto gli zittii dei consiglieri presenti; infine fu impossibile frenare l'onda dello scandalo; l'autorità centrale dovette allontanare immediatamente il funzionario colpevole, che oggi trovasi malato al suo paese di Mortara; una inchiesta è cominciata, il prefetto Pissavini è collocato in aspettativa per rispondere de' suoi atti; altri procedimenti si avranno appena se ne ravvisi la necessità.

Fu la Stampa che diè il primo allarme e scoprì il male, o piccolo o grande che esso sia. Così questo quarto potere dello Stato ha compiuto uno de' suoi altissimi ed utili uffici, ed ha dato ragione a quell'illustre statista inglese, il quale affermava che egli non avrebbe vissuto nemmeno ventiquattr'ore in quel paese dove non vi fosse giornalismo, perchè senza questo freno delle pubbliche autorità avrebbe temuto gli abusi e lo prepotenze più gravi e insopportabili. Ma la Stampa per farsi autorevole e rendere veri servizi alle popolazioni deve anche usare molta prudenza e misura.

0 l'ex-prefetto Pissavini era un maniaco, se ha potuto scendere a tutte le bassezze e le turpitudini che oggi gli si attribuiscono; o evidentemente la pubblica voce esagera nelle accuse o calunnia invece di denunziare. A ogni modo, il giornalismo deve considerare che il maniaco, mentre fa ribrezzo, è degno, più che altro, di pietà; e non giova divulgare le esagerazioni e le calunnie.

Molti si chiedono che facessero lo autorità giudiziarie locali e il Comando dei carabinieri, che non videro o non scoprirono né sentirono nulla. La cosa apparirebbe veramente assai grave; e qui giova aspettiare l'opera degli inquirenti e il risultato dell'inchiesta.

Noi abbiamo al governo uomini energici e integri come il Crispi e lo Zanardelli; non abbini; o diritto di dubitare di loro, nò meno di supporre che vogliasi fare offesa alla sentenza elio la logge è uguale per tutti. Molti incolpano che troppo tardi si è provveduto e prima d'oggi si sapevano scandali, irregolarità o incapacità, così a Novara, come a Palermo e in altre Provincie e Prefetture italiane. E noi ammettiamo la cosa; ma dobbiamo pur considerare che il Crispi entrò al Ministero compagno e aiuto di quello stesso Depretis nel cui nome funzionari applicati al Ministero spadroneggiavano nelle Prefetture e lasciarono tanto guasto nelle pubbliche amministrazioni. Se avesse precipitato traslochi e provvedimenti subitanei non si sarebbe mancato di accusarlo di irriverenza per il defunto capo e collega; non si sarebbe potuto credoro al male vero che fu lasciato in molte amministrazioni. D'altronde mancano gli uomini adatti, i funzionari eletti; e nessun uomo, nemmeno il Crispi, può improvvisarli e plasmarli in ventiquattr'ore. Ma di questo discorreremo altra Volta.

Ora importa che l'azione inquirente proceda regolare ed energica ; le popolazioni, la pubblica opinione, l'interesse della verità lo richiedono. Gli uomini che sono al Governo ci affidano di poterlo ottenere.  »

Fonte

Sito storico de "La stampa" - http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1246_01_1887_0354_0001_18352476/anews,true/

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