Rete RE.A.DY.

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Il simbolo della Rete RE.A.DY

Cosa cosa è[modifica]

RE.A.DY è la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.

La rete muove i primi passi nel novembre 2005 con un incontro all'interno del COM.PA (il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica) di Bologna tra amministrazioni pubbliche impegnate nelle tematiche lgbt. Nel corso di un successivo meeting al FORUM P.A.[1] di Roma, nel maggio del 2006, è annunciata l'intenzione dei Comuni di Roma e Torino di promuovere una Rete nazionale per sviluppare azioni e diffondere buone prassi finalizzate al superamento di ogni discriminazione nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender.

RE.A.DY prenderà avvio ufficialmente con il Convegno "Città Amiche" organizzato dal Comitato Torino Pride 2006, una tavola rotonda tra rappresentanti di istituzioni sul tema delle politiche locali contro l'omofobia. A latere del convegno, le amministrazioni invitate si riuniscono e redigono una Carta di Intenti[2] che rappresenta il documento di impegno per le amministrazioni pubbliche che aderiscono alla Rete.

I suoi scopi[modifica]

L'obiettivo di RE.A.DY è quello di mettere in sinergia l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere sul piano locale politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone lgbt, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi.

Possono aderire alla rete, sottoscrivendo la Carta di Intenti[3], le regioni, le province, i comuni, le associazioni, le istituzioni e gli Organismi di Parità.

Tra i compiti dei sottoscrittori quello di

« promuove presso le Pubbliche Amministrazioni un'attenzione permanente

all’emersione dei bisogni della popolazione lgbt e opera affinché questi siano presi in considerazione anche nella pianificazione strategica degli Enti; diffonde i propri obiettivi e le esperienze realizzate nel territorio nazionale attraverso idonee campagne di comunicazione sociale; promuove nuove adesioni alla Rete e la realizzazione di azioni positive[4] »

La segreteria nazionale della Rete è gestita dalla Città di Torino.

I Comuni che hanno aderito[modifica]

Il Comune di Padova e la Provincia di Rimini che nel 2006 avevano concorso alla stesura della Carta di Intenti non hanno ancora aderito ufficialmente alla rete RE.A.DY. [5] Il Comune di Arezzo ha aderito alla rete nel 2015[6] e sospeso l'adesione, su iniziativa della Giunta Comunale nel settembre dello stesso anno[7]. L'elenco è in ordine alfabetico.

  1. Provincia di Agrigento
  2. Comune di Bari[8]
  3. Comune di Bologna[9]
  4. Comune di Capraia e Limite (Firenze)
  5. Comune di Casalmaggiore (Cremona)
  6. Comune di Cremona
  7. Provincia di Cremona (Nel marzo 2014 il presidente uscente della Provincia di Cremona, Massimiliano Salini, dispone l'uscita dell'ente dalla rete)
  8. Comune di Firenze
  9. Provincia di Firenze
  10. Provincia di Gorizia
  11. Comune di Levate (Bergamo)[10]
  12. Comune di Magenta (Milano)
  13. Comune di Marineo (Palermo)
  14. Comune di Messina[11]
  15. Comune di Milano
  16. Comune di Monte San Savino (Arezzo)[12]
  17. Comune di Napoli
  18. Comune di Palermo
  19. Comune di Perugia
  20. Legautonomie Piemonte
  21. Regione Piemonte
  22. Comune di Pisa
  23. Comune di Pistoia
  24. Provincia di Pistoia
  25. Comune di Rende (Cosenza)
  26. Comune di Roma[13]
  27. Municipio XV del Comune di Roma
  28. Provincia di Roma
  29. Comune di Salsomaggiore Terme (Parma)
  30. Comune di Savigliano (Cuneo)
  31. Provincia di Siracusa
  32. Comune di Torino[14]
  33. Consigliera di Parità della Provincia di Torino
  34. Provincia di Torino
  35. Comune di Torre Pellice (Torino)
  36. Regione Toscana
  37. Comune di Udine[15]
  38. Comune di Venezia[16]
  39. Comune di Cinisello Balsamo (MI)[17]
  40. Comune di Brescia

Note[modifica]

Bibliografia[modifica]

Link esterni[modifica]