Bisessualità

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Manifestante bisessuale al'Europride del 2011.

Origine del termine

La parola "bisessuale" nacque in origine nel campo della botanica nei primi decenni dell'Ottocento[1] per qualificare le piante ermafrodite, ossia con fiori che presentano contemporaneamente organi sessuali sia maschili che femminili (stami e pistilli), in contrapposizione a quelle "unisessuali"[2], che cioè presentano fiori con un carattere sessuale alla volta. In questo utilizzo "bisessuale" ha un significato diverso da quello che gli diamo oggi, e significa "bisessuato", "ermafrodito".

Dopo la creazione delle parole "omosessualità" (1869) ed "eterosessualità", "bisessualità" fu però attratto nella loro orbita, acquisendo un nuovo significato: quello oggi prevalente di "persona sessualmente attratta dall'uno e dall'altro sesso", anche se a cavallo fra il XIX e il XX secolo subì la concorrenza di altre definizioni, come "ermafroditismo psicosessuale", preferita da Richard von Krafft-Ebing, o "pseudoermafrodismo psichico"[3].

Il termine ebbe la definitiva consacrazione fra le due guerre grazie alla psicoanalisi, dopo che Sigmund Freud ebbe fatto sua l'idea di Wilhelm Fliess (1858-1928)[4] secondo cui la "bisessualità innata"[5] sarebbe una condizione psicologica "originaria", ossia il "grado zero" psichico della sessualità di tutti gli esseri umani, a partire dalla quale poi nell'infanzia avverrebbe una maturazione verso la piena maturità, "ossia" l'eterosessualità[6].

Oggi "bisessualità" viene usato quasi solo nella seconda accezione (attestata in italiano nel 1896[7]). Solo in testi di biologia è conservato il primitivo senso di "bisessuato", "androgino", che curiosamente è il solo preso in considerazione dall'autorevole Grande dizionario della lingua italiana curato da Salvatore Battaglia (Utet, Torino 1961-2002), circostanza che testimonia la diffusione relativamente recente (nel dopoguerra) dell'accezione oggi prevalente.

Nel linguaggio colloquiale "bisessuale" è spesso abbreviato in "bi" o "bisex".

Definizione

Bisessualità è, secondo Robyn Ochs:

« la condizione di chi riconosce in sé la potenzialità di essere attratto sessualmente e/o romanticamente da più di un sesso e/o genere – non necessariamente nello stesso modo, non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nello stesso grado[8]»
  • "non necessariamente nello stesso modo" significa che ha i requisiti per dichiararsi bisessuale chi è attratto da un genere sessualmente e romanticamente da altri (un caso simile è quello di Lev Tolstoj[9], che ammise di essere attratto dagli uomini per la loro bellezza fisica, e dalle donne per le loro qualità spirituali);
  • "non necessariamente nello stesso momento" significa che le persone che sentono cambiare nel tempo le persone da cui si sentono attratte (spesso alternando relazioni con uomini a relazioni con donne) rientrano nello spettro bisessuale;
  • "non necessariamente nello stesso grado" significa che non è necessario sentirsi attratti egualmente dal proprio genere e da altri generi (cosa, a dire il vero, abbastanza rara) per definirsi bisessuali.

La definizione vuole evitare il binarismo dei generi (lascia infatti aperta la possibilità di riconoscere più di due generi), ed è intenzionalmente vaga perché la bisessualità è uno spettro di identità, più che un'identità singola.

Sottodefinizioni

Le sottoidentità più importanti sono, secondo il libro di Shiri Eisner[10], ma in ordine alfabetico:

  • "Bi-curioso": persona che usualmente si identifica come lesbica, gay od etero, ma vorrebbe allargare il paniere delle persone da cui si sente attratta;
  • "Eteroflessibile": la persona prevalentemente attratta da un genere diverso dal proprio, ma che può provare attrazione per persone del proprio genere;
  • "Fluido": la persona che nel tempo cambia genere di persone da cui si sente attratto;
  • "Lesboflessibile": la donna “omoflessibile” (v.);
  • "Non-etichettato": la persona che rifiuta le etichette, in quanto non si riconosce in nessuna, e ritiene sbagliato adoperarle;
  • "Omoflessibile": la persona che è prevalentemente attratta dal proprio genere, ma che può provare attrazione per persone di altri generi;
  • "Onnisessuale": sinonimo di “pansessuale” (v.);
  • "Pansessuale" od “onnisessuale”: è la persona il cui sentimento di attrazione è indipendente dal genere;
  • "Polisessuale": una persona che ritiene che ci siano più di due generi, e che è attratta da più di uno, ma non da tutti;
  • "Queer": una persona che rifiuta gli standard eteronormativi; nel contesto bisessuale indica una persona attratta da più di un genere;
  • "Questioning": è la persona che si chiede quale sia il suo vero orientamento sessuale; può darsi che lei non riesca a darsi la risposta perché le uniche che prende in considerazione sono “eterosessuale” ed “omosessuale”, mentre in realtà rientra nello spettro bisessuale.

Bandiere

La bandiera bisessuale.

I bisessuali, oltre alla classica bandiera arcobaleno, usano la loro propria bandiera[11].

Essa fu creata nel 1998 da Michael Page, il quale così spiegò il significato dei colori[12]: "Il rosa rappresenta l'attrazione esclusiva verso le persone del proprio sesso (gay e lesbiche). Il blu l'attrazione esclusiva verso le persone del sesso opposto (etero), ed il color porpora che nasce dalla sovrapposizione rappresenta l'attrazione sessuale verso ambo i sessi (bi)".

Bandiera pansessuale

La bandiera pansessuale.

I pansessuali, per precisare che loro contestano il binarismo di genere più che la dicotomia omo/etero, usano la loro propria bandiera[13].

Il color blu indica coloro che si identificano con lo spettro delle identità di genere maschili; il color rosa coloro che si identificano con lo spettro delle identità di genere femminili; il colore giallo indica le attrazioni non binarie, come transgender ed intersessuali.

Il Manifesto Bisessuale del 1990

Nel 1990 la rivista Anything that Moves pubblicò il Manifesto Bisessuale[14] di cui si offre qui la traduzione[15].

« Siamo stanchi di essere analizzati, definiti e rappresentati da persone che non sono noi, o, peggio ancora, non essere nemmeno considerati. Siamo frustrati dall'isolamento che ci viene imposto e dall'invisibilità che viene dal sentirci dire, o dalla pretesa, di scegliere un'identità o omosessuale od eterosessuale.

La monosessualità è un dettato eterosessista usato per opprimere gli omosessuali e per negare la validità della bisessualità.

La bisessualità è un'identità completa e fluida. Non presumete che la bisessualità sia binaria o duogama, che noi abbiamo "due" lati o che noi dobbiamo per forza essere coinvolti simultaneamente con ambo i generi per essere persone umane soddisfatte. Anzi, non presumete nemmeno che ci siano due soli generi. Non scambiate la nostra fluidità per confusione, irresponsabilità od incapacità di impegnarci. Non confondete la promiscuità, l'infedeltà od il sesso non sicuro con la bisessualità: sono tratti umani comuni a tutti gli orientamenti sessuali. Non si deve presumere nulla sulla sessualità di nessuno, nemmeno sulla vostra.

Siamo arrabbiati con coloro che rifiutano di accettare la nostra esistenza, i nostri problemi, i nostri contributi, le nostre alleanze, la nostra voce. È ora che si oda la voce bisessuale. »

Viene tuttora considerato fondamentale.

Linee guida per la ricerca sulla bisessualità

Nel 2011 un gruppo di ricercatrici inglesi ha emanato delle Linee guida per ricercare e scrivere sulla bisessualità[16], di cui Lieviti ha redatto una traduzione italiana.

Ne esiste, oltre alla versione originale inglese[17], anche una versione spagnola[18].

Identità od orientamento bisessuale?

La citata definizione[19] di Robyn Ochs si basa esclusivamente sull'identità, ovvero su come l'individuo definisce se stesso, senza valutare la direzione della sua attrazione sessuale.

Rilevanza medico-legale

Il concentrarsi sull'identità, anziché sull'attrazione (componente fondamentale dell'orientamento sessuale) è stato approvato il 17 Luglio 2014[20][21] dalla Procuratora Generale della Corte di Giustizia dell'Unione Europea Eleanor Sharpston, la quale ha stabilito che ogni richiedente asilo perché LGBT ha il diritto di dichiarare la propria identità sessuale, e da tali dichiarazioni si deve partire per valutare la credibilità del rischio di persecuzione, e se il richiedente merita asilo.

Eleanor Sharpton ha altresì vietato di fare domande imbarazzanti sulla vita sessuale dei richiedenti, di esigere prove quali foto o filmati dei loro rapporti intimi (pessima abitudine dei consigli di leva turchi, che riformano gli omosessuali, purché mostrino un filmato in cui vengono penetrati analmente[22]), e di misurare l'attrazione sessuale con il fallometro (pratica usata nella Repubblica Ceca[23] ed in Slovacchia[24]) o l'orientamento sessuale con test pseudo-medici.

Misure di laboratorio

Queste misurazioni, anche se non hanno più valore medico-legale, soddisfano comunque una legittima curiosità scientifica, e qualche volta assumono un importante significato politico, come ha insegnato lo studio Sexual Arousal Patterns of Bisexual Men[25] pubblicato nel 2005, e riassunto dal New York Times con il titolo Gay, etero o bugiardo? Una rivisitazione della bisessualità[26].

Lo studio sosteneva che, usando il fallometro per misurare l'eccitazione sessuale dei maschietti (l'analogo strumento per le signore si chiama fotopletismografo), non si vedeva alcuna differenza significativa tra gli stimoli che eccitavano gli uomini gay e quelli che eccitavano coloro che si dichiaravano bisessuali. La conclusione degli autori dello studio era che non esiste un'attrazione bisessuale, ma solo un modo bisessuale di interpretare la propria attrazione sessuale; uno degli autori, J. Michael Bailey, esplicitava nell'articolo citato del New York Times,

« Non nego che esista il comportamento bisessuale, ma dico che negli uomini non c'è indizio che esista una vera eccitazione bisessuale, e per gli uomini eccitazione significa orientamento »

.

L'American Institute of Bisexuality raccolse la sfida e chiese a J. Michael Bailey di replicarlo con alcune migliorie, ottenendo così lo studio Sexual arousal patterns of bisexual men revisited[27], pubblicato nel 2011.

Con un campione scelto con maggior rigore, fu riscontrato un pattern di attrazione bisessuale nei soggetti, il che fa pensare che esista un orientamento bisessuale, e non soltanto un'identità bisessuale, tra i maschietti - e gli autori dello studio si auguravano che lo studio di codesto orientamento aiutasse a risolvere il problema della genesi degli orientamenti sessuali.

Va ricordato che i due studi citati si occupavano esclusivamente dei bisessuali maschi: l'autore comune ad entrambi, J. Michael Bailey, condivide la convinzione che la bisessualità sia più comune tra le donne[28]; ed ha condotto uno studio[29] che mostra che l'eccitazione genitale femminile è molto meno dipendente dall'orientamento sessuale di quella maschile - tutte le scene erotiche eccitano le donne, indipendentemente dall'orientamento sessuale.

Va però precisato che nelle donne l'eccitazione soggettiva non è così legata all'eccitazione corporea come nei maschietti[30], per cui questo studio indica solo come reagivano le loro vagine, non come reagiva la loro psiche!

Stabilità ed instabilità della bisessualità

Un diffuso pregiudizio recita: Bisessuale oggi, gay domani, e prende lo spunto dal fatto che diverse persone (l'esempio recente più famoso è il tuffatore olimpionico inglese Tom Daley) hanno fatto prima il coming out come bisessuali e poi come gay; secondo uno studio di J. Lever[31], fino al 40% degli uomini gay ha adottato tra i 16 ed i 25 anni un'identità bisessuale.

Bisessualità di compromesso

In qualche caso è evidente l'intento di fare un compromesso[32] tra le esigenze della società (che esige che un maschio si riproduca con le femmine) ed i propri desideri (che sono rivolti esclusivamente ai maschietti); va però ricordato che il coming out va fatto innanzitutto di fronte a se stessi, e spesso chi si vela in questo modo, più che bugiardo, è vittima di autoinganno.

Il ruolo della pressione sociale

Uno degli articoli più interessanti sull'argomento è Stability and Change in Sexual Orientation Identity Over a 10-Year Period in Adulthood[33], secondo il quale l'eterosessualità è l'identità più stabile sia tra gli uomini (solo lo 0,78% di loro l'ha abbandonata nel giro di 10 anni) e tra le donne (solo l'1,36% l'ha abbandonata).

La spiegazione della stabilità dell'eterosessualità sembra banale: è l'identità meglio tutelata dalla società (sarebbe interessante confrontare questo dato con le percentuali di sbattezzo in Italia[senza fonte]); ma quello che accade all'omosessualità ed alla bisessualità (intese come identità) mostra un'interessante differenza di genere.

Tra le donne, il 63,63% ha abbandonato l'omosessualità nel giro di 10 anni, ed il 64,71% ha abbandonato la bisessualità.

Tra i maschietti, il 9,52% ha abbandonato l'omosessualità, sempre nel giro di 10 anni, ed il 47,06% ha abbandonato la bisessualità.

Va detto che la differenza tra i tassi di abbandono della bisessualità nei due generi (il 64,71% delle donne la abbandona in 10 anni, ed il 47,06% degli uomini) non viene ritenuta significativa, mentre è chiaramente significativa la differenza tra gli uomini e le donne che abbandonano l'omosessualità; purtroppo, il campione dello studio non era abbastanza ampio da poterne ricavare l'arrivo della transizione (non solo la partenza), ovvero capire se chi lascia la bisessualità lo fa per abbracciare l'eterosessualità o l'omosessualità.

Due direzioni sembrano però ben note: il bisessuale maschio che diventa gay, e la monosessuale (soprattutto lesbica) che diventa bisessuale.

Dall'identità bisessuale all'identità gay negli uomini

Abbiamo già accennato al caso del bisessuale maschio che è in realtà un gay velato, e si può accennare anche a chi non ha fatto il coming out nemmeno con se stesso, e perciò è vittima di autoinganno.

In altri casi, è all'opera un meccanismo più complicato. Lisa Michelle Diamond ha studiato estesamente la fluidità sessuale, prima nelle donne[34], e poi negli uomini[35], notando che questi due generi sono egualmente fluidi, ma in direzioni diverse: è più probabile che le donne abbraccino la bisessualità con il tempo, è più probabile che gli uomini l'abbandonino[36][37].

Questo spiega casi anche tristi, di uomini capaci in gioventù di avere rapporti sessuali e sentimentali con uomini e donne, e che innamorati sposano la loro moglie ed hanno dei figli con lei; dopo i 35 anni circa, però, la loro attrazione sessuale si polarizza sui maschietti, mandando in crisi il loro matrimonio, ed i loro seguaci eteronormativi, se sono personaggi storici importanti.

L'esempio forse più importante è di Mohandas Karamchand Gandhi, il cui rapporto con l'architetto e culturista ebreo tedesco Hermann Kallenbach era fortemente omoerotico[38]; probabilmente non ci fu mai nulla di sessuale tra loro, ma è molto strano che Gandhi a 36 anni abbia fatto voto di castità per meglio servire l'umanità[39].

Altro esempio interessante è quello di Sigmund Freud, le cui lettere a Wilhelm Fliess[40], secondo Daniel Boyarin, trasudano un evidente omoerotismo[41]; anche quest'uomo, dopo aver avuto sei figli dall'amata moglie Martha Bernays (tra cui Anna Freud, psicoanalista non meno famosa di lui, e con ogni probabilità lesbica[42]), a 41 anni opterà per la castità, per "sublimare la sua libido"[43]. È vero che si è spettegolato a lungo su una storia d'amore tra Freud e la cognata Minna[44], ma le prove sono assai meno evidenti dell'omoerotismo tra Freud e Fliess.

Le osservazioni della Diamond[45] sono state anticipate da Baumeister[46], che nello studio citato ed in questo suo commento[47], osservava che la sessualità femminile è molto più plastica di quella maschile, e quindi socialmente più influenzabile.

Baumeister predilige come spiegazione di questo la minor libido nelle donne (che rende loro più facile trovare un compromesso tra le loro esigenze sessuali e le richieste della società), ma egli stesso avverte che non ci sono ancora prove convincenti di questo.

Le persone bisessuali sarebbero dunque persone con una sessualità particolarmente plastica - ma nel genere maschile le pressioni (istintuali e sociali) andrebbero verso una diminuzione della plasticità nel tempo.

Dall'identità monosessuale (etero o lesbica) all'identità bisessuale nelle donne

Lisa Michelle Diamond ha fatto della fluidità sessuale femminile quasi un luogo comune, nel suo famoso libro Sexual Fluidity[48].

Riassumendo il concetto, si deve partire dall'elementare distinzione tra amore e desiderio sessuale; in una personalità matura sono bene integrati, ma val la pena analizzarli separatamente.

Il desiderio ha due componenti, procettività, tipicamente associata al sesso maschile, e recettività, tipicamente associata al sesso femminile; la procettività è il desiderare spontaneamente un'attività sessuale, la recettività è la disponibilità a partecipare all'attività sessuale altrui.

La differenza tra maschi e femmine non è solo sociale (ovvero, di ruolo di genere), ma anche fisiologica: la procettività dipende dal ciclo ormonale, la recettività dall'ambiente sociale e dalle relazioni che si vivono.

Le donne in età fertile si rendono conto di avere un desiderio sessuale procettivo superiore nei giorni fecondi - ed i maschietti, che sono fecondi tutti i giorni, si sono fatti la fama di non pensare ad altro; la recettività dipende invece dalla persona che propone l'attività sessuale - come scrisse Alessandra Graziottin, parlando a dire il vero di donne etero, nel suo contributo al libro Principi e pratica di terapia sessuale[49], molte donne si rendono conto di essere innamorate solo quando viene fatta loro la proposta, e loro si sorprendono a voler acconsentire!

La procettività rende sensibili alle caratteristiche fisiche - i maschi etero misurano con gli occhi i seni delle signore, i maschi gay i genitali dei signori; e le donne etero nei giorni fecondi preferiscono i maschioni dall'aspetto ipervirile[50] ai bravi ragazzi che preferiscono negli altri giorni del ciclo.

La recettività rende sensibili ai tratti di personalità - non serve citare nuovamente lo studio precedente[51], ma è interessante notare che le persone più grasse nella nostra società sono i maschi etero e le donne lesbiche[52][53]; le ragioni di questo non sono ben note, ma se le donne sono più recettive che procettive, coloro che le amano (maschi etero e donne lesbiche, appunto) non sono incoraggiati a disfarsi dei chili di troppo, come invece accade ai maschi gay ed alle donne etero (che amano, appunto, persone più procettive che recettive).

Recettività vuol dire anche che è più probabile che il sentimento inneschi il desiderio, del contrario; l'amore come sentimento nasce (John Bowlby docet) tra i genitori ed i figli, per garantire la sopravvivenza di questi ultimi, e perciò è indipendente dal genere - solo in seguito diventa la base di una relazione intima.

Tutto questo rende più probabile nelle donne che negli uomini innamorarsi di una persona di un genere fino ad allora ignorato.

Sono ben noti i casi di donne che, dopo anni di matrimonio, lasciano il marito per mettersi insieme con una donna[54], e, in direzione contraria, il caso più noto è probabilmente quello di Chirlane McCray, che divenne, da attivista lesbica nera, attivista bisessuale nera, dopo aver conosciuto e sposato l'attuale sindaco di New York City, l'italo-americano Bill De Blasio, da cui ha avuto due figli.

Altro caso noto è quello di Faith Cheltenham, ex attivista lesbica nera, ora sposata con un uomo (da cui ha avuto due figli) e presidentessa di BiNet USA.

Non sempre cambia l'identità sessuale in questi casi: sono più numerose le "one man short of lesbian" ("lesbiche che sono state con un solo uomo") degli "one woman short of gay" ("gay che sono stati con una sola donna")[55]. Ci sono sicuramente persone che fanno queste cose per "verificare" se sono davvero lesbiche o gay, ed altre che lo fanno per "copertura", ma ci sono anche persone che hanno trovato un partner "speciale" con cui valeva la pena infrangere la barriera dell'identità sessuale.

Anche qui la Diamond[56] è stata anticipata da Baumeister[57][58], le cui osservazioni possono spiegare anche il fenomeno del Bisexual chic.

Bisexual Chic

Una cosa che infastidisce sia le persone bisessuali che quelle monosessuali è l'attribuire alla bisessualità un fascino particolare, cosa che porta soprattutto le donne a dichiararsi bisessuali, o ad avere rapporti omosessuali, pur non essendo attratte dal proprio genere.

Pornografia a tema bisessuale

Come osserva Shiri Eisner nel suo libro[59], l'industria pornografica mainstream è gestita soprattutto da maschi etero, che producono film tarati per lo sguardo del maschio etero cisgender.

Costui desidera sì donne con una vivace vita sessuale, ma che siano a lui sottomesse e non lo tradiscano con un altro maschio; la "performative bisexuality" (bisessualità messa in scena) sullo schermo ha la funzione sia di eccitarlo che di rassicurarlo.

Infatti, normalmente in questi film i rapporti omosessuali tra le attrici sono subordinati al rapporto eterosessuale con l'attore protagonista - non solo perché è lui a dominare la relazione con codeste donne, ma anche perché spesso è lui che chiede loro di averli.

Prostitute lesbiche o bi

Simone De Beauvoir, moglie bisessuale di Jean-Paul Sartre (pare che loro facessero cose a tre con le studentesse di lui[60]) scrisse nel suo libro fondamentale Il secondo sesso[61], pubblicato nel 1949, che un quinto delle prostitute note alla polizia era lesbica (forse noi ora diremmo "bi").

La stima è molto superiore alla percentuale delle donne che hanno avuto rapporti omosessuali nella popolazione generale (secondo un'indagine svolta in Francia tra il 1991 ed il 1992[62], non supera il 2,6%), e questo la rende sospetta: difficile pensare che una tal sproporzione di donne lesbiche o bi decidano di fare il mestiere più antico del mondo.

Gli autori dell'articolo Online Escorts: The Influence of Advertised Sexual Orientation[63], pubblicato nel Journal of Bisexuality hanno osservato che le prostitute altrimenti "deprezzate" a causa degli anni e dei chili di troppo, possono compensare questo dichiarandosi bisessuali nel loro profilo online, e racimolare così qualche soldo in più.

La bisex generation

Benvenuti nell'era della bisex generation[64] è il titolo di un articolo del'Espresso pubblicato il 20 Agosto 2014 che mostra come sia sempre più diffusa ed accettata la bisessualità femminile anche in Italia.

La voce Bisexual chic[65] di Wikipedia in inglese avverte che non è un fenomeno nuovo: per esempio, la divulgazione delle teorie freudiane negli anni '20 del '900 aveva creato una simile moda; non per caso le attrici più popolari del periodo, Josephine Baker, Marlene Dietrich, Greta Garbo, erano bisessuali, e la moda del periodo proponeva un look molto maschile alle donne.

Tornando all'epoca contemporanea Luise Michelle Diamond, in una lezione universitaria del 2013[66] mostra che dal 1992 in poi la National Survey of Family Growth ha trovato un netto aumento della prevalenza delle donne bisessuali negli USA, ma non dei maschi bisessuali.

Il caso OkCupid

OkCupid è un sito di incontri online gratuito, attivo anche in Italia, ed LGBT-friendly; ha stupito molto perciò nel 2010 la pubblicazione della pagina The Big Lies People Tell In Online Dating[67], in cui si consiglia caldamente agli utenti di fare la tara a quello che gli altri utenti dichiarano su di sé, perché l'incentivo a barare è molto forte, e pure misurabile.

Ed infatti gli utenti di OkCupid si dichiarano più alti di 5 centimetri rispetto alla media americana, e con un reddito superiore alla media del 25%; il dato più stupefacente è che l'80% delle persone che si dichiarano "bisessuali" in realtà scrivono a persone di un solo genere. Seguono delle spiegazioni [68] di questo fatto che evitano di postulare che quest'80% sia composto tutto da persone in malafede, ma il consiglio che intanto si dà è di non pensare che l'orientamento sessuale di un utente OkCupid corrisponda a quello dichiarato.

Replica ad OkCupid

Va innanzitutto ricordato che questo studio è un'osservazione naturalistica dissimulata, che coglie la freschezza del comportamento genuino dei soggetti, ma ha il grande svantaggio di non consentire inferenze causali: il ricercatore può solo descrivere il comportamento (dire che la media degli utenti di OkCupid dichiara una statura ed un reddito superiori alla media americana è descrizione, così come osservare che l'80% delle persone che si dichiarano bisessuali in realtà messaggia persone di un genere solo), ma non può trarre dallo studio una spiegazione attendibile delle cause (come invece ha cercato di fare OkCupid quando ha affrontato il problema della discrepanza tra orientamento e comportamento).

Le possibili spiegazioni della discrepanza tra orientamento bisessuale dichiarato e comportamento monosessuale effettivo su OkCupid sono:

  • Essere bisessuali non vuol dire cercare sempre, comunque e dovunque persone di più generi quando si vuole creare una relazione. Per esempio, la donna bisessuale già impegnata con un uomo che, con il consenso di lui, vuole affiancargli una donna, non perde tempo a scrivere o rispondere ai maschietti su OkCupid.
  • Oltretutto, è molto più facile per una donna trovare un MSW (maschio che fa sesso con donne) di una WSW (donna che fa sesso con donne); perciò, la donna bisessuale che cerca un maschietto può non aver bisogno di un sito di incontri; è più facile che ne abbia bisogno una che cerca una donna.
  • Occorre fare un calcolo un po' complicato: utilizzando le percentuali calcolate nella sezione Numero delle persone bisessuali, scopriamo che una persona pansessuale, ricettiva ad ogni genere (lo presumiamo per semplicità), cercando un partner si rivolgerà:
    • al 49,75% della popolazione, se donna (tutte le donne cis non etero più tutti i maschi cis non gay più tutti i/le trans);
    • al 52,50% della popolazione, se uomo (tutte le donne cis non lesbiche più tutti i maschi cis non etero più tutti i/le trans).
Ricalcolando le percentuali, scopriamo che (la somma non è il 100% a causa degli arrotondamenti):
    • coloro che potrebbero rispondere alla donna pansessuale saranno:
      • per il 94,67% maschi cis,
      • per il 4,82% femmine cis,
      • per lo 0,50% trans;
    • coloro che potrebbero rispondere all'uomo pansessuale saranno:
      • per il 95,05% femmine cis,
      • per il 4,48% maschi cis,
      • per lo 0,48% trans.
Con percentuali del genere, è molto probabile che l'utente pansessuale di OkCupid trovi persone a cui val la pena rispondere soltanto tra le persone cis di genere opposto al proprio! La barzelletta di Woody Allen secondo cui "essere bisessuali raddoppia le possibilità di uscire la sera" è solo una barzelletta.
  • Una donna che si dichiari bisessuale in un sito di incontri rischia pesanti molestie dai maschi etero, ed il disprezzo da parte delle donne lesbiche; la cosa più probabile che farà sarà perciò dichiararsi etero o lesbica a seconda del genere che desidera incontrare in quel momento;
  • Anche i maschi bi si lamentano del trattamento canino riservato loro dalla società - anche loro tenderanno a velarsi, ed a rendere non significativo il campione su cui tanto ha lavorato OkCupid.
  • Alcune persone bisessuali usano due profili nei siti di incontri: uno con cui cercano maschi, l'altro con cui cercano femmine - per minimizzare le molestie. Uno studio come quello di OkCupid se ne fa certo ingannare.

Il problema riguarda anche altri siti di incontri: è stato notato che l'8% dei maschietti dichiarati etero iscritti a FlirtFinder guarda anche i profili dei maschi dichiaratamente gay[69]; la spiegazione che normalmente si dà per loro è più benevola che per i "bisessuali" di OkCupid, ovvero che il relativo anonimato offerto dalla piattaforma informatica incoraggia alcune persone ad allargare i loro orizzonti erotici.

Bisexual chic e bifobia

La critica più comune al bisexual chic è che nuoce alla causa delle minoranze sessuali, in quanto si finisce con il confondere le persone che vivono la loro condizione, e spesso ne soffrono, con coloro che ci giocano e basta.

Una critica di stampo femminista formulata da Shiri Eisner, sempre nel suo libro[70], è che le donne che praticano la performative bisexuality non vivono la propria sessualità in modo autonomo, ma per lo sguardo maschile etero cis - e rinforzano i pregiudizi bifobici sulle donne bisessuali, spesso con danno collaterale alle donne lesbiche.

Infatti, molti maschi etero confondono le donne lesbiche con le donne bisessuali (si può parlare in questo caso di invisibilità lesbica, una forma di lesbofobia), ed i pregiudizi che codesti maschi hanno sulle donne bisessuali (incoraggiati dalla performative bisexuality) possono far loro credere che esse non sappiano dire di no.

In questo caso particolare, le donne lesbiche possono essere vittima contemporaneamente di lesbofobia e bifobia.

Inoltre, il bisexual chic non riguarda tutte le persone bisessuali: se è cool per una ragazza essere bi, non lo è per un maschietto; anzi, proprio perché la bisessualità viene ritenuta cosa da donna, lui ne viene ulteriormente stigmatizzato - si rimanda alla sezione bifobia.

Numero delle persone bisessuali

Quante sono le persone bisessuali, dipende dalla definizione adottata. Non conosciamo indagini svolte usando la predetta definizione di Robyn Ochs; un sondaggio che gli si avvicina molto, in quanto chiedeva soltanto come si identificava chi rispondeva, è stato pubblicato nel 2013 dal Pew Research Center.

Il Sondaggio Pew del 2013

Esso afferma che, nel campione di persone LGBT che ha risposto:

  • il 5% si identifica come transgender [e questa risposta non permetteva di specificare l’orientamento sessuale, purtroppo];
  • il 19% era costituito da donne lesbiche;
  • il 36% da uomini gay;
  • il 40% da persone bisessuali, che si dividevano in:
    • 11% di uomini bisessuali;
    • 29% di donne bisessuali.

Reinterpretando i dati Pew

Se noi presumiamo che il 95% degli americani sia eterosessuale e cisgender (cosa che gli autori del citato sondaggio ritengono plausibile), ed applichiamo alla popolazione USA le percentuali del sondaggio scopriamo che (la somma non arriva al 100% a causa degli arrotondamenti):

  • le femmine sono il 51% della popolazione totale, da distinguere in:
    • bi: 1,45%;
    • etero: 48,5%;
    • lesbiche: 0,95%;
  • i maschi sono il 49% della popolazione totale, da distinguere in:
    • bi: 0,55%;
    • etero: 46,55%;
    • gay: l'1,80%;
  • le persone trans (non meglio specificate) sono lo 0,25%.

Le indagini di Kinsey

Le indagini di Kinsey non intendevano determinare l’“orientamento sessuale”, ma il comportamento degli intervistati; da esse risulta che il 46% dei maschi ha avuto nella sua vita sia rapporti omosessuali che eterosessuali, e che tra il 6 ed il 14% delle femmine aveva avuto esperienze omosessuali non puramente incidentali.

Scale di misura della bisessualità

Come già spiegato, le persone bisessuali non sono necessariamente attratte in egual misura ed egual modo verso tutti i generi; perciò sono state sviluppate delle scale di misura di quest'attrazione.

Scala Kinsey

La cosiddetta "Scala Kinsey"

.

La scala più semplice da usare (anche se alquanto grossolana) è la Scala Kinsey, che consente di valutare rapidamente se una persona è eterosessuale, bisessuale, omosessuale.

I suoi punteggi sono:

  • 0: completamente eterosessuale;
  • 1: prevalentemente eterosessuale, solo incidentalmente omosessuale;
  • 2: prevalentemente eterosessuale, ma non solo incidentalmente omosessuale;
  • 3: egualmente eterosessuale ed omosessuale;
  • 4: prevalentemente omosessuale, ma non solo incidentalmente eterosessuale;
  • 5: prevalentemente omosessuale, solo incidentalmente eterosessuale;
  • 6: completamente omosessuale.

Agli scopi pratici, si può ritenere che le persone eterosessuali abbiano i punteggi "0" ed "1"; le persone omosessuali abbiano i punteggi "5" e "6"; le persone bisessuali i punteggi "2", "3" e "4". Anche le persone pansessuali hanno punteggio "3".

Griglia di Klein (KSOG)

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"Bisessualità" o "pansessualità"?

Dopo aver definito la bisessualità e cercato di stimarne la prevalenza, conviene parlare dei problemi che le persone bisessuali devono affrontare.

Il primo è ormai di limitata importanza, anche se occasione di diatribe: meglio la "pansessualità" o la "bisessualità"?

La definizione tardo-ottocentesca di "bisessualità" presupponeva il binarismo di genere, che portava a ritenerla, al pari dell'omosessualità, conseguenza di un blocco a uno stadio immaturo di sviluppo psicosessuale. Gli esseri umani nascono bisessuali, ma maturando diventano eterosessuali. Se non lo diventano, è perché sono rimasti "immaturi". Questo rendeva perfettamente logico sia patologizzare la bisessualità, sia circoscriverne la definizione come attrazione verso due soli sessi ben definiti, i soli due possibili[71].

L'identità pansessuale è nata come rifiuto del binarismo dei generi implicito nella definizione di "bisessualità" (e della patologizzazione che implica), in quanto la persona pansessuale si mostra aperta non solo verso i maschi e le femmine cisgender, ma anche verso le persone intersessuali e transgender; ma le definizioni moderne di bisessualità, come quella qui adottata di Robyn Ochs, pur conservando il termine originale, hanno voluto sbarazzarsi del binarismo, finendo così per avvicinare la bisessualità alla pansessualità.

Serve tuttora distinguere le due identità? Shiri Eisner, che pure propende per il termine "bisessualità", propone[72], di intendere la "bisessualità" come un pensiero politico che si basa sulla nozione di orientamento sessuale (bisessuale è chi desidera le persone di più di un sesso e/o genere), e la "pansessualità" come un pensiero politico che si basa sulla nozione di identità di genere (pansessuale è la persona che si rifiuta di classificare le persone in base al genere).

Va aggiunto che esistono anche gli "usi strategici" delle identità sessuali, e alcune persone usano il termine pansessuale non perché corrisponda a quello che sono, ma perché ad esso sono associati meno pregiudizi che al termine "bisessuale": una persona che cerca la parola "bisessuale" su Google rischia di trovare un sacco di film pornografici, e pensare che i bisessuali facciano quello che vi viene rappresentato - non cos accade con il termine "pansessuale".

Il problema è simile a quello che hanno dovuto affrontare gli ebrei: la parola "giudeo", che pure sarebbe corretta, è associata a troppi pregiudizi per poterla usare correntemente, ed allora i diretti interessati usano i termini "ebreo" o, soprattutto in passato, "israelita".

Pregiudizi verso i bisessuali

I pregiudizi di tipo sessuale che le persone bisessuali devono subire sono di tre tipi: nella misura in cui vengono percepite come omosessuali, patiscono l'omofobia; poiché oltre ai bisessuali cisgender esistono anche i bisessuali transgender, essi possono essere vittima di transfobia; ma i bisessuali in genere sono spesso vittime di un pregiudizio specifico: la bifobia.

Concetto di "bifobia"

A dire del Rapporto sulla Bisessualità dell'Open University britannica la cosiddetta "bifobia" si presenterebbe sotto le seguenti forme:

  • Negazione bisessuale;
  • Invisibilità bisessuale;
  • Esclusione bisessuale;
  • Emarginazione bisessuale;
  • Stereotipi negativi.

Negazione bisessuale

  • Mettere in discussione l’esistenza della bisessualità o di certi gruppi (per esempio, gli uomini bisessuali, o le persone bisessuali di colore).
  • Credere che le persone bisessuali debbano “chiarirsi le idee” o “smetterla di star seduti sulla ringhiera”.
  • Vedere le persone bisessuali come "confuse" sulla loro sessualità.

Invisibilità bisessuale

  • Presumere che le persone siano o etero o lesbiche/gay.
  • Parlare di “omofobia” anziché di “omofobia e bifobia” quando si parla di atteggiamenti, comportamenti e strutture negative verso le persone LGB.
  • Descrivere le relazioni “con il medesimo genere” come “lesbiche” o “gay”, e quelle “di diverso genere” come “relazioni eterosessuali”, dacché questo ignora il fatto che queste relazioni possono includere una o più persone bisessuali. Questo vale per parole come “coppie” e “genitori” oltreché “relazioni”.
  • Desumere la sessualità delle persone dalla loro attuale relazione (etero se sono con qualcuno di “diverso genere” e lesbiche/gay se sono con qualcuno del “medesimo genere”).
  • Presumere che l’attrazione verso più di un genere, o l’identificarsi come bisessuale, sia una tappa sulla strada verso un’identità etero oppure lesbica/gay.
  • Mettere in discussione la bisessualità di una persona a meno che non abbia fatto sesso con più di un genere (raramente si mette in discussione in questo modo l’eterosessualità prima che uno abbia fatto sesso con qualcuno di “diverso genere”).
  • Premere sulle persone bisessuali perché diventino lesbiche/gay e/o riconoscere solo i loro partner del “medesimo genere”.

Esclusione bisessuale

  • Non fornire alcun servizio specifico per i bisessuali, ma aspettarsi che le persone bisessuali usino una combinazione di servizi eterosessuali e lesbici/gay.
  • Sostenere di parlare per le persone LGB ed LGBT, e poi non includere la “B” nel nome o nel proclama della missione di un gruppo, trascurare le specifiche problematiche bisessuali, e/o togliere la “B” dal materiale.

Emarginazione bisessuale

  • Lasciar correre dei commenti bifobici quando invece non si lascerebbero correre commenti omofobici.
  • Presumere che si può scherzare sulla bisessualità in un modo che non sarebbe permesso sulla sessualità lesbica/gay.
  • Dare la priorità alle questioni lesbiche e/o gay rispetto a quelle bisessuali.
  • Non stringere rapporti con individui o gruppi bisessuali per questioni di politica e pratica.
  • Fare tante domande sulla bisessualità di una persona, che sarebbero ritenute offensive se fatte sulla sessualità di una persona etero, lesbica o gay.

Stereotipi negativi

  • Vedere le persone bisessuali come avide, oppure, che “vogliono la botte piena e la moglie ubriaca”.
  • Vedere le persone bisessuali come untori.
  • Presumere che le persone bisessuali siano promiscue od incapaci di esser monogame.
  • Presumere che le persone bisessuali siano sempre sleali, false, incapaci di essere fedeli, sincere, oneste.
  • Presumere che le persone bisessuali siano delle rovinafamiglie.
  • Pensare che le persone bisessuali siano manipolatrici, malvage, o tragiche.
  • Pensare che le persone bisessuali siano nevrotiche, incapaci di riconoscere a sé ed agli altri di essere omosessuali, e che quindi si sposano solo per copertura sociale, o sperando col matrimonio di "salvarsi" o di poter "guarire".
  • Pensare che le persone bisessuali lasceranno sempre i loro partner del “medesimo” o di “diverso” genere.
  • Presumere che le persone bisessuali possano passare da etero e siano perciò privilegiate oppure scelgano la “via più facile”.
  • Denigrare l'attrattiva delle persone bisessuali.
  • Vedere le persone bisessuali solo nei termini delle loro pratiche sessuali, per esempio come oggetti per realizzare delle fantasie erotiche (come le storie a tre).
  • Presumere che le persone bisessuali siano capaci di farlo con “qualsiasi cosa si muova” o “qualsiasi cosa faccia ombra”.

Concetti di "discriminazione doppia" ed "intersezionalità"

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Volantino del Treviglio Pride 2010.

Il movimento delle persone bisessuali del mondo anglosassone ha mutuato due concetti che, afferma, descrivono la condizione della persona bisessuale: "discriminazione doppia" ed "intersezionalità".

Discriminazione doppia

La locuzione “discriminazione doppia” ha due significati – quello che ci interessa di più è l'esperienza comune a molte persone bisessuali di sentirsi pregiudicate e discriminate sia dalla maggioranza etero, sia dalla minoranza gay e lesbica; è opportuno qui precisare che, sebbene sia ben più spiacevole sentirsi maltrattati proprio dalle persone omosessuali, con le quali ci si sente più affratellati perché con loro si condivide l'oppressione eteronormativa, il maggior potere, e quindi la maggiore oppressività, è in mano alle persone eterosessuali ed eteronormative – è uno dei casi in cui non è la cosa più grave la più dolorosa, ed occorre ricordarsene.

L'altro significato di “discriminazione doppia”, quello più comune fuori dai contesti LGBT, parte dal fatto che quando una persona subisce due tipi di discriminazione, i loro effetti non si sommano, ma si moltiplicano; per rientrare nel contesto bisessuale, non è la stessa cosa essere un bisessuale che lavora a tempo indeterminato ed un bisessuale con un lavoro precario; non è la stessa cosa essere bisessuale sieronegativo e bisessuale sieropositivo; non è la stessa cosa essere un bisessuale cittadino comunitario e essere un bisessuale immigrato clandestino. Ulteriori esempi sono lasciati al lettore.

Intersezionalità

Nella realtà, quasi tutte le persone appartengono a diverse minoranze stigmatizzate (quella degli obesi ha ranghi molto folti), e l'intersezionalità è lo studio di come questi svantaggi si combinano per nuocere alle singole persone.

Ed anche di come la combinazione influenzi le gerarchie di potere anche all’interno delle organizzazioni che lottano contro uno svantaggio. L'esempio più evidente è il fatto che pure nei movimenti subalterni, la leadership è in gran parte maschile, perché anche tra i reietti il maschio è meno svantaggiato della femmina.

E non è un caso che le minoranze etniche di un paese spesso si dimostrino più maschiliste, eteronormative e razziste della maggioranza, o dei loro compatrioti che vivono in uno stato in cui sono maggioranza: non è un destino inevitabile, ma il tentativo di frenare la marginalizzazione sociale eliminando ciò che può costare un'ulteriore perdita di status – da questo punto di vista, il fenomeno è una cartina di tornasole (e un atto d'accusa) dei sentimenti della maggioranza.

Secondo le accuse delle persone bisessuali questi meccanismi sono all'opera anche nel movimento LGBT, pertanto chiedono di correggere la composizione della leadership, in modo che non sia quasi esclusiva dei maschi gay cisgender, al punto da attirare il vituperio di Shiri Eisner, énfant terrible del movimento bisessuale israeliano, la quale lamenta qui che, più che di movimento LGBT, si dovrebbe parlare di movimento GGGG.

Un comune stereotipo è che i bisessuali, potendo spacciarsi per etero, sono meno discriminati degli omosessuali; le statistiche mostrano purtroppo il contrario - vedi le sezioni Bisessualità e scuola, Aspetti sanitari, Aspetti economici.

Aspetti sanitari

Dal punto di vista sanitario, sono interessanti queste considerazioni tratte dal documento Bisexual Invisibility : Impacts and Recommendations della San Francisco Human Rights Commission - LGBT Advisory Committee:

  • Le persone bisessuali provano maggiori disparità nella salute della popolazione generale, tra cui una maggior probabilità di soffrire di depressione ed altri disturbi dell'umore o di ansia.
  • I bisessuali riferiscono più alta prevalenza di ipertensione, salute fisica cattiva od appena passabile, fumo, bere in modo rischioso degli eterosessuali o delle lesbiche e dei gay.
  • Molti bisessuali, se non la loro maggioranza, non fanno il coming out con chi si cura della loro salute. Questo significa che ricevono informazioni incomplete (per esempio, su come praticare il sesso più sicuro).
  • La maggior parte dei programmi di prevenzione dell'HIV e delle MTS non affrontano le specifiche necessità mediche dei bisessuali, per non parlare di coloro che fanno sesso con persone di più di un genere ma non si identificano come bisessuali.
  • Le donne bisessuali in relazione con partner monosessuali hanno una maggior prevalenza di violenza domestica rispetto alle donne in altre categorie demografiche.

Va tenuto presente che le discriminazioni in campo economico (vedi la prossima sezione) si traducono immediatamente in discriminazioni in campo sanitario - sia nei paesi con un Servizio Sanitario Nazionale (come l'Italia), quanto (ed ancor più) nei paesi che non ce l'hanno, come gli USA.

Un'indagine[73] svolta dall'Università di Washington sul rapporto tra minoranze sessuali e fumo ha evidenziato, oltre ai fattori di rischio comuni a tutte le persone LGBT (non essere sposati, avere una cattiva salute mentale, l'abuso di alcool, l'insoddisfazione per la vita, magari a causa dello "stress da minoranza", l'essere esposti alla pubblicità dei tabacchi), ha individuato le persone bisessuali come particolarmente a rischio di tabagismo.

Esse infatti fumano di più di lesbiche e gay, ed hanno una salute mentale peggiore, e maggiore tendenza ad abusare di alcol. Per giunta, il loro basso reddito e la minor copertura sanitaria (in America bisogna pagarla) sembra aumentare il rischio di diventare fumatori. E le persone LGBT smettono di fumare meno facilmente di quelle eterosessuali.

Secondo gli autori dell'indagine, le differenze tra le persone eterosessuali e quelle lesbiche, gay, bi, si possono ricondurre a quelle di orientamento sessuale - che spiega l'87% delle differenze tra i maschietti, ed il 97% di quelle tra le donne.

In Italia l'Arcigay, in collaborazione con l'Arcilesbica ha pubblicato nel 2005 l'indagine Modidi sulla salute delle persone LGB; più che l'opuscolo sintetico[74], che trascura le persone bisessuali, conviene leggere i risultati completi[75].

Un dato interessante, meritevole di approfondimento in altra sezione della voce, è che, tra le WSW (donne che fanno sesso con donne), l'identità bisessuale è diffusa soprattutto tra le ragazze che hanno meno di 25 anni (21,2%), che crolla tra le ragazze della fascia d'età 26-30 anni (9,2%), e rimane pressoché stabile (31-40 anni: 7,9%; dai 41 anni in su: 8,5%).

Il comportamento sessuale di queste ragazze corrisponde abbastanza bene alla loro autodefinizione; e le donne che hanno rapporti anche con uomini risultano adottare comportamenti a rischio più di chi ha rapporti solo con donne; le donne bisessuali risultano fare più uso di sostanze (cannabis, cocaina, tranquillanti) delle donne lesbiche.

Anzi, per citare la pagina 76 del rapporto:

« Concludendo, l’uso di sostanze sembra legato ad un malessere connesso al contesto relazionale e sociale stigmatizzante. Infatti, risultano correlate significativamente variabili come:
  • l’aver subito un maltrattamento sia nella relazione di coppia che nel contesto sociale;
  • l’essere invisibili agli altri significativi (amici e familiari) ad eccezione del mondo del lavoro;
  • la giovane età;
  • il definirsi “bisessuale”.

Queste ultime due variabili risultano altamente correlate tra di loro. Pertanto, allo stato attuale di questa ricerca, non è possibile scinderle per verificare quale delle due sia la più predittiva.

L’essere in coppia, condividere valori sociali che connotano negativamente l’uso di sostanze (come quelli religiosi), l’essere in una fase adulta e definirsi “lesbica” o in generale “omosessuale” e avere comportamenti sessuali omo-diretti sembrano invece svolgere un ruolo protettivo. »

Lo stesso vale per il consumo di alcol (giovinezza, bisessualità e rapporti sessuali anche con uomini lo incoraggiano); per il tabacco vale invece l'opposto: la giovinezza ed i rapporti con uomini (e/o la bisessualità) ne scoraggiano il consumo - che viene invece curiosamente incoraggiato dal coming-out.

Gli autori della ricerca Modidi[76] ritengono che il consumo di tabacco abbia un valore identitario (ovvero, fa parte dello stereotipo della "vera lesbica"), e si trovano perciò in qualche modo d'accordo con gli autori dello studio dell'Università di Washington[77], che osservano che le persone LGBT (salvo i maschi bisessuali) sono molto sensibili agli effetti della pubblicità dei tabacchi (consentita negli USA), e che i responsabili delle organizzazioni LGBT dovrebbero perciò rifiutare le sponsorizzazioni delle aziende produttrici di tabacchi, anziché considerarle una forma di riconoscimento sociale delle loro comunità.

Le persone bisessuali fanno meno frequentemente il coming-out, e questo vale anche per le donne nei confronti del loro ginecologo: le bisessuali si dichiarano meno delle lesbiche.

La ricerca Modidi[78] afferma il contrario delle altre ricerche citate per quanto riguarda la violenza nella coppia composta da due donne: le bisessuali risultano meno molestate delle lesbiche. Ed anche le donne in relazione con un uomo risultano meno soggette a violenze.

Aspetti economici

Dal punto di vista economico, è abbastanza allarmante il già citato sondaggio del Pew Research Center, nella parte in cui esamina la distribuzione del reddito familiare per orientamento sessuale:

  • Reddito inferiore ai 30 mila Dollari USA:
    • Tutti gli americani adulti: 28%
    • Tutte le persone LGBT: 39%
    • Lesbiche: 39%
    • Gay: 30%
    • Bisessuali: 48%
  • Reddito tra i 30 mila ed i 74.999,99 Dollari USA:
    • Tutti gli americani adulti: 35%
    • Tutte le persone LGBT: 39%
    • Lesbiche: 41%
    • Gay: 42%
    • Bisessuali: 36%
  • Reddito dai 75 mila Dollari USA in su:
    • Tutti gli americani adulti: 34%
    • Tutte le persone LGBT: 20%
    • Lesbiche: 18%
    • Gay: 27%
    • Bisessuali: 12%

Un'altra ricerca, canadese[79], dedica solo alcune note a piè di pagina alla condizione delle persone bisessuali, ma esse avvertono che i bisessuali hanno un reddito significativamente inferiore a quello delle persone lesbiche e gay in analoga situazione - sebbene in Canada sia vietato discriminare sul luogo di lavoro per orientamento sessuale.

A parziale consolazione per le donne lesbiche, la ricerca afferma che esse guadagnano il 15% in più delle donne etero (perché le lesbiche lavorano di più), mentre gli uomini gay guadagnano il 18% in meno degli uomini etero (perché i gay lavorano di meno). La penalizzazione per i gay ed il premio per le lesbiche diminuiscono con il reddito assoluto.

I bisessuali sembrano le persone che lavorano di meno e guadagnano di meno.

Nell'Ottobre 2011 l'Arcigay ha pubblicato il report Io Sono Io Lavoro[80] che ha il merito di indagare sulle condizioni di lavoro in Italia delle persone LGBT, avendo cura di separare le persone bisessuali da quelle omosessuali (e trans, ovviamente).

L'indice più interessante del report è quello a pagina 92, delle conseguenze complessive della discriminazione per identità sessuale, da cui appare quest'ordine crescente di conseguenze complessive della discriminazione':

  • donna bi
  • maschio gay
  • donna lesbica
  • (altro)
  • uomo trans (FtM - cioè persona nata donna che vuole diventare od è già diventata uomo)
  • donna trans (MtF - cioè persona nata uomo che vuole diventare od è già diventata donna)
  • maschio bi

Che la donna bisessuale subisca minori conseguenze di discriminazione può essere spiegato dal bisexual chic; purtroppo il maschio bi risulta la persona più discriminata; in altri indici, le persone bi si collocano all'incirca tra le persone omosessuali e quelle trans - con il maschio più discriminato della femmina.

Bisessualità e scuola

Le minoranze sessuali a scuola sono vittimizzate in modo particolare, il che ne compromette i risultati scolastici, e può innescare problemi emotivi e comportamentali duraturi.

Lo stigma infatti attira molestie, minacce ed intimidazioni[81], spesso malcontrastate dagli insegnanti per motivi che vanno dalla convinzione che il bullismo sia una prova iniziatica (chissà perché però, colpisce solo alcune persone e non tutte), all'impreparazione (che rende incapaci di capire la gravità del fenomeno, o di contrastarlo), all'omofobia, bifobia, transfobia conclamate.

Aggiungiamo che spesso la famiglia non è di alcun sostegno per i medesimi motivi, e questo fa sì che per molti studenti LGBT sia più importante sopravvivere alla scuola che riuscire a scuola[82][83].

Minor livello d'istruzione

Se gli uomini gay non ne ricavano danno[84][85]dal punto di vista del successo scolastico, anzi, all'università hanno voti migliori dei maschi etero, è stato riscontrato che le donne bisessuali si dimostrano meno soddisfatte dell'istruzione ricevuta, studiano per meno tempo, e danno meno importanza allo studio.

Il risultato è che le donne bisessuali hanno un livello d'istruzione significativamente inferiore a quello delle donne lesbiche[86][87], il quale ultimo è confrontabile con quello delle donne etero.

Problemi emotivi e comportamentali

Secondo una ricerca americana del 2011[88] svolta tra gli studenti delle medie e delle superiori, gli adolescenti bisessuali sono le persone a maggior rischio di subire atti di bullismo, molestie online, e di commettere suicidio - od anche solo pensarlo - non che per lesbiche e gay le cose vadano molto meglio.

Nelle cifre che seguono, più bassa la percentuale, minore il benessere del gruppo - per statistiche più complete, si rimanda alla ricerca originale[89].

Ideazione suicidaria

Secondo la ricerca citata[90], NON ha mai pensato al suicidio negli ultimi 30 giorni:

  • il 93,9% dei trans;
  • il 91,9% degli etero;
  • lo 85,5% di lesbiche e gay;
  • il 71,9% dei questioning (quelli che non hanno ancora scelto la propria identità sessuale);
  • il 58,6% dei bisessuali.

Tentativi di suicidio

Secondo la ricerca citata[91], NON ha mai tentato il suicidio negli ultimi 12 mesi:

  • il 97,6% degli etero;
  • il 97,3% dei trans;
  • il 93,4% di lesbiche e gay;
  • il 90,1% dei questioning (quelli che non hanno ancora scelto la propria identità sessuale);
  • lo 83,2% dei bisessuali.

Marinare la scuola

Secondo la ricerca citata[92], NON ha mai marinato la scuola nelle ultime quattro settimane:

  • lo 84,3% di lesbiche e gay;
  • lo 82,5% dei questioning (quelli che non hanno ancora scelto la propria identità sessuale);
  • il 79,0% dei trans;
  • ll 70,6% dei bisessuali.

Quello che è peggio nei risultati è che, passando dalle classi 7^-8^ alla 9^-12^, la percentuale di chi NON ha marinato la scuola nelle ultime quattro settimane:

  • scende dal 92,8% all'86,1% tra gli etero;
  • rimane praticamente inalterata (sale semmai dal 77,9% al 78,9%) tra le persone LGBTQ.

Questo significa che il disagio degli studenti appartenenti ad una minoranza sessuale appare evidente ad un'età ben più precoce di quello che normalmente si pensa - ed evidenzia la stupidità (per non dire altro) di chi sostiene che l'educazione sessuale non sia cosa da bambini.

Violenza interpersonale

La National Association of School Psychologists americana ha pubblicato la guida Lesbian, Gay and Bisexual Youth: Preventing Violence and Harassment at School[93], in cui si individuano tre stadi della violenza interpersonale (che viene usata anche contro minoranze non sessuali):

Esclusione

L'esclusione è l'individuare un gruppo di persone come estranee, rimarcandone la differenza con nomignoli insultanti (da "sporco giudeo" a "checca"), diffondendo menzogne e stereotipi (dall'"accusa del sangue" a quella di tendense pedofile), e negando loro la parità di diritti con la maggioranza.

Il caso ebraico è molto noto, anche se non abbastanza; quello LGBT viene ben esemplificato dal divieto di matrimonio omosessuale, dalla sfacciataggine con cui ad una coppia gay è stato chiesto di divorziare (nessuno lo avrebbe mai chiesto ad una coppia etero)[94], e dal diniego dello status di "minoranza protetta" nella legislazione italiana.

Espulsione

Nel caso ebraico, l'espulsione fisica si è ripetuta molte volte nella storia; nel caso LGBT assume frequentemente la forma della cancellazione: si tace l'esistenza delle minoranze sessuali, e si impedisce loro di organizzarsi.

Più spiacevole caso è il non riconoscere un "crimine d'odio" quando pure è lampante - recente esempio è dato dal pestaggio di una coppia gay avvenuto l'11 Settembre 2014 a Philadelphia, PA, USA. Indagati sono alcuni alunni di una scuola cattolica, ed il loro allenatore di basket ha dovuto dimettersi, in quanto appare coinvolto nel fatto.

L'Arcidiocesi di Philadelphia ha condannato con decisione l'accaduto, dichiarandolo antitetico ai valori cristiani che professa e propugna nelle sue scuole, ma non ha voluto ammettere che era un crimine d'odio omofobico (probabilmente anche perché la legge della Pennsylvania non riconosce l'omofobia come motivo di crimine d'odio) - cosa che ha attirato feroci critiche dai movimenti cattolici LGBT[95].

La cancellazione non è solo un problema bisessuale, od LGBT: i neri d'America sono gli unici a ricordare che il primo di loro giunse negli USA nel 1620, mentre la Mayflower sbarcò a Cape Cod nel 1621[96]; e la cancellazione ebraica fa dire incredibili sciocchezze agli esegeti cristiani alle prese con le parabole evangeliche[97].

Sterminio

Lo sterminio non è solo l'uccisione fisica, ma anche il ritenersi indegni della medesima dignità delle altre persone. Ne fanno parte l'omofobia interiorizzata, l'andar male a scuola, mollare la scuola, la depressione, l'ideazione suicidaria, ed il suicidio tentato o consumato.

Bullismo e ciberbullismo

Secondo il quadro presentato sopra, bullismo e ciberbullismo appartengono alla fase dell'esclusione.

Bullismo

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Ciberbullismo

Secondo la ricerca citata[98], NON hanno mai subito molestie o minacce via Internet od SMS negli ultimi 12 mesi:

  • lo 83,0% dei trans;
  • lo 80,8% degli etero;
  • il 70,1% di lesbiche e gay;
  • il 68,6% dei questioning (quelli che non hanno ancora scelto la propria identità sessuale);
  • il 55,3% dei bisessuali.

Possibili strategie d'intervento

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Bisessualità e visibilità

La bisessualità è la meno visibile delle identità sessuali, per i motivi ben spiegati da Kenji Yoshino nel suo articolo The epistemic contract of bisexual erasure[99].

Il contratto epistemico della cancellazione bisessuale

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Ricorrenze bisessuali

La necessità di mettere in evidenza le peculiarità dell'identità bisessuale ha indotto i bisessuali ad organizzare ricorrenze annuali.

Giornata dell'Orgoglio e della Visibilità Bisessuale (23 Settembre)

Questa giornata è stata celebrata per la prima volta nel 1999. Secondo Wikipedia in inglese[100], fu un'idea dei coordinatori di BiNet USA Michael Page (l'inventore della bandiera bisessuale), Wendy Curry e Gigi Raven Wilbur, e nella scelta del mese di Settembre contò il fatto che il 5 Settembre era il compleanno dell'icona bisessuale Freddie Mercury.

Nel 2013 la Casa Bianca ha celebrato la ricorrenza invitando i leader delle principali organizzazioni bisessuali americane ad un incontro a porte chiuse per discutere i problemi delle persone bisessuali[101].

Settimana della Consapevolezza Bisessuale (quella del 23 Settembre)

Non è sempre possibile celebrare la Giornata dell'Orgoglio e della Visibilità Bisessuale il giorno giusto; è possibile farlo in altri giorni della Settimana della Consapevolezza Bisessuale, e tenere in quella settimana altre utili iniziative.

È utile ricordare che, mentre nell'Europa continentale il primo giorno della settimana è il lunedì, nei paesi anglosassoni, nei paesi arabi, ed in Israele il primo giorno è la domenica.

Mese dell'Attenzione alla Salute Bisessuale (Marzo)

I peculiari problemi di salute delle persone bisessuali hanno indotto le organizzazioni bisessuali come l'americana Bisexual Resource Center a dedicare loro un mese intero, quello di marzo, diviso in quattro settimane[102], celebrato per la prima volta nel 2014.

1^ Settimana: Bifobia e salute mentale
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2^ Settimana: Salute sessuale
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3^ Settimana: Nutrizione ed esercizio fisico
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4^ Settimana: Violenza sessuale e violenza da parte del partner
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Altre ricorrenze LGBT osservate dai bisessuali

I non sempre facili rapporti tra movimento bisessuale e movimento LGBT non sono un motivo per non partecipare ai seguenti eventi:

Mese della storia LGBT (Febbraio)
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Settimana dell'Attenzione alla Salute LGBT (l'ultima di Marzo)
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Mese del Pride LGBT (Giugno)
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LGBT Pride - già Gay Pride (28 Giugno)

Si celebra l'anniversario della Rivolta di Stonewall. I bisessuali ricordano che tra gli organizzatori del primo Pride, nel 1970, ci fu una donna bisessuale, Brenda Howard; lo fanno, più che per rivendicare una primogenitura, per difendersi dall'accusa di andare a rimorchio.

Il problema del coming out

Anche le persone bisessuali devono fare fronte al problema del coming out, complicato da diverse peculiarità.

Troppo pochi bisessuali fanno il coming out

Come riportato anche alla voce coming out, secondo il già citato sondaggio Pew del 2013[103], il coming out verso tutte le persone importanti è stato eseguito da:

  • Il 54% di tutte le persone LGBT;
  • Il 77% dei gay;
  • Il 71% delle lesbiche;
  • Il 28% dei bisessuali – scomponendo per genere:
    • Il 33% delle bisessuali donne;
    • Il 12 dei bisessuali uomini.

Coming out multipli

L'instabilità dell'identità bisessuale ha, tra i suoi inconvenienti, l'obbligare spesso ad eseguire più di un coming out, con il relativo stress.

L'esempio più noto è quello del maschio transitoriamente bisessuale che alla fine si assesta in un'identità gay, e deve spiegarlo a tutti quanti, compresi magari quelli che avevano previsto quest'evoluzione e da tempo pregustavano il momento.

Assai drammatico e comune è quello della donna che passa da un'identità lesbica ad una bisessuale; il dramma sta nell'inimicizia che molte donne lesbiche riservano alle donne bisessuali, ben spiegata da [Michele Breveglieri] nella sua tesi di dottorato[104] (sono stati cambiati i tempi dei verbi, dall'imperfetto al presente):

« Mentre gli uomini [godono] negli anni di un mondo comunitario omosessuale maschile tutto sommato relativamente “aperto” in quanto strutturato su criteri commerciali e sulla possibilità di un rapido accesso al “consumo” sessuale senza altre aspettative di condivisione o “dichiarazione” di identità, le donne [sono] spinte dal separatismo lesbico femminista verso la costruzione di una comunità e di una identità bisessuale visibili in grado di organizzare spazi e linguaggi propri. »
« Il nuovo radicalismo lesbico, in sostanza, [rifiuta] ogni assimilazione all’ordine maschile del mondo: contemporaneamente e paradossalmente, però, a farne le spese [sono] politicamente proprio le donne bisessuali ed eterosessuali, la cui presenza in questo nuovo ordine separatista [è] poco gradita in quanto si [suppone] che [partecipino] per un certo grado di ‘infedeltà femminista’ all’ordine patriarcale del mondo. »

Questo significa che una donna che passa da un'identità lesbica ad una bisessuale quasi invariabilmente deve lasciare la sua associazione lesbica, le sue amicizie, e venire spesso insultata come traditrice.

Stigmatizzazione dei bisessuali

La sessuofobia presente nella nostra società fa sì che per aumentare la stigmatizzazione di una persona o di un minoranza le si attribuiscano perversioni sessuali; si va da cose di cui si può ridere sopra, come l’attribuire alle donne ebree un fascino irresistibile, a cose molto gravi come il cercare di stabilire a tutti i costi un legame tra omosessualità e pedofilia – legame più volte paragonato all’“accusa del sangue”, oppure alle ricorrenti (e sempre smentite) voci di bambini rapiti dai rom.

I bisessuali subiscono questa stigmatizzazione in due modi principali: il primo nasce dall'ingenua credenza che, poiché i bisessuali sono attratti sia dagli uomini che dalle donne, essi sono vittime di due attrazioni sessuali che vanno in opposte direzioni[105] - se ne deduce che sono confusi ed assatanati.

Aggiungendo la convinzione sessuofobica che una persona dimostra la sua leadership reprimendo i propri istinti sessuali, ne consegue che i bisessuali vengono ritenuti inadatti a compiti di responsabilità.

È un pregiudizio che colpisce anche gli omosessuali, ed altre minoranze (a cominciare dalle donne), nella misura in cui vengono ritenute sessualmente intemperanti; ma a questo si aggiunge un altro pregiudizio che più frequentemente viene espresso nel caso dei bisessuali: la loro intrinseca immaturità affettiva.

Era un pregiudizio già espresso da Krafft-Ebing, secondo cui lo sviluppo deve portare alla differenziazione sessuale – per cui la persona bisessuale è rimasta immatura; è vero che un pregiudizio simile ha riguardato in passato le donne (in quanto manifestano più intensamente sentimenti ed emozioni), le persone di colore (in quanto ritenute più scimmiesche dei bianchi), gli ebrei (in quanto praticano una religione "obsoleta"), gli omosessuali (famosa è l'attribuzione dell’omosessualità ad un "arresto dello sviluppo" da parte di Freud), ma è anche vero che queste persone sono riuscite a convincere la società che venivano giudicate male perché confrontate con standard senza senso.

Non sono ancora riusciti a fare altrettanto le persone bisessuali, vittime della convinzione che la persona dimostri la propria maturità "scegliendo" e "rinunciando" - sebbene tal convinzione divenga spesso prescrizione di rinunce inutili e scelte affrettate (che un operatore della salute mentale non vedrebbe di buon occhio se fossero parte durevole dello stile di vita di una persona).

A peggiorare le cose ci si mettono i terapeuti riparatori, i quali patologizzano più gravemente la bisessualità dell'omosessualità: mentre l'omosessuale maschio è visto come colui che cerca di riparare la propria identità maschile compromessa (e quindi ha uno scopo buono, ma lo consegue con mezzi sbagliati), il bisessuale viene visto come colui che non vuole riconoscere l'ontologica realtà della differenza dei sessi, come un bambino che vuol continuare a credere che esiste un sesso solo.

Questa descrizione del “bisessuale” sarebbe più adatta al "pansessuale", il quale, secondo la definizione di Shiri Eisner[106], rifiuta di classificare le persone sulla base del genere. Ma questo non per incapacità, bensì perché si è reso conto che il genere non ha nelle persone l'importanza che comunemente gli si attribuisce.

Andando oltre, Shiri Eisner, che si autodefinisce genderqueer e bisessuale per scelta, osserva che il movimento bisessuale è emerso contemporaneamente a quello trans, e gli deve molto, proprio perché presupposto di entrambi è la fluidità del genere e dell’orientamento sessuale.

Errori degli omosessuali

Due particolari forme di discriminazione nascono da errori storici del movimento gay e lesbico, a cui si sta rimediando con molta fatica e lentezza.

Il primo errore è stato il voler reagire all’inerzia dei governi di destra in USA (Reagan) e Regno Unito (Thatcher) nei confronti dell’AIDS insinuando che c’era il rischio che gli uomini bisessuali facessero uscire il virus HIV dal ghetto gay contagiando le donne etero ed attraverso loro la popolazione generale. Questo tipo di sveglia ha funzionato, ma gli uomini bisessuali ne sono stati durevolmente stigmatizzati.

Sono rare le indagini epidemiologiche che si prendono la briga di distinguere tra MSMo [uomini che fanno sesso solo con altri uomini] ed MSMW [uomini che fanno sesso sia con uomini che con donne]; le poche che lo fanno mostrano minor prevalenza di HIV tra gli MSMW, ma anche minor ricorso al test HIV tra costoro, e comportamenti sessuali meno sicuri. Questo evidenzia la validità del suggerimento degli autori del citato Rapporto sulla Bisessualità, cioè di mettere a punto campagne sul sesso più sicuro volte agli MSMW; in ogni caso, vale il consiglio che si deve fare sesso nella maniera più sicura possibile – indipendentemente dall’orientamento sessuale del partner.

Altro errore del movimento gay e lesbico è stato quello di presentare il comportamento omosessuale come una cosa che si impone al soggetto, a cui perciò non si può chiedere di rispettare l’ideale eteronormativo. Questa mossa strategica è stata utile soprattutto a livello teologico, dacché ha consentito al gesuita John McNeill ed al rabbino ortodosso Norman Lamm di sdoganare l’omosessualità.

John McNeill ha sostenuto che i brani di San Paolo che condannano il comportamento “contro natura” non si riferiscono ad una concezione generale della natura umana, ma alla natura particolare del soggetto che lo mette in atto – perciò, se esistono persone per le quali il comportamento sessuale è secondo la loro natura (ovvero, quelle che hanno un “orientamento omosessuale”), loro non commettono peccato e non sono maledetti nei termini dell’apostolo Paolo.

Norman Lamm ha invece fatto ricorso al concetto talmudico di “oness = costrizione”: l’omosessuale per lui si trova in una situazione senza scampo, e non può perciò essere colpevolizzato se ha rapporti omosessuali.

Purtroppo, le persone bisessuali non possono essere sdoganate in questo modo, anzi, ne vengono ulteriormente stigmatizzate: McNeill è esplicitamente bifobico, in quanto ritiene che le persone bisessuali perseverino nell’ambiguità dell’orientamento, e siano perciò immature ed incapaci di impegnarsi; uno dei rabbini che seguono Lamm, Zev Farber, vede nel bisessuale la persona che può avere rapporti sessuali sia con il genere “giusto” che con il genere “sbagliato”, e perciò fa quest’ultima cosa per libera scelta e senza scusanti.

Chi ragiona così però si espone a quella che chiamo l’obiezione di Romeo e Giulietta: per libera scelta loro due hanno voluto sposarsi, anziché lasciare che fossero le loro famiglie a scegliere i loro coniugi – non si capisce perché mai il fare queste cose per libera scelta è meritorio solo quando si vuol costituire una coppia etero. La soluzione per il movimento LGBT non è ritagliare un’esenzione dall’eteronormatività per le persone omosessuali, ma chiedere la libertà sessuale per tutti.

Note

  1. Google books attesta la forma latina, "bisexualitas", già nel 1840 nel libro di Gustav Wilhelm Münter, Allgemeine zoologie: Oder, Physik der organischen körper, Schwetschke und sohn, Halle 1840, p. 249.
  2. Termine attestato nel 1823 in Richard Courtois, Responsio ad quæstionem botanicam, ab ordine matheseos et philosophiæ naturalis, "Annales Academiae gandavensis", J. N. Houdin, Gand 1823, a p. 55.
  3. Questo perché l'ermafroditismo è la condizione non solo di molte piante ed animali adulti, ma anche dell'essere umano fino alla 7^ settimana di gestazione, che possiede gli abbozzi degli organi genitali di ambo i sessi; allora però inizia la differenziazione sessuale che, salvo anomalie, si conclude verso la 14^ settimana con lo sviluppo degli organi genitali del proprio sesso e l'atrofia di quelli del sesso opposto.
    La medicina di fine Ottocento si convinse del fatto che il desiderio dovesse svilupparsi analogamente ai genitali, cioè dalla possibilità di essere attratto da chiunque al desiderio per il solo sesso con cui riprodursi - e sia Henry Havelock Ellis che Richard von Krafft-Ebing attribuirono l'omosessualità all'arresto del processo di differenziazione dalla bisessualità originaria verso la monosessualità matura
  4. Di Fliess si può leggere in italiano: Bisessualità e differenza dei sessi, Savelli, Roma 1980.
  5. Il concetto fu popolarizzato presto anche in Italia, dove però il fascismo ne impedì la diffusione al di fuori delle cerchie interessate alla psicoanalisi: cfr. la pubblicazione di Ferdinando De Napoli, La bisessualità latente, Tinto, Roma 1928.
  6. Per questo motivo Freud non aveva alcuna difficoltà a parlare dei propri impulsi erotici, magari inconsci, verso altri uomini, dando per scontato che ogni essere umano è stato, in origine, bisessuale. Questo aspetto della teoria freudiana fu però violentemente contestato nel 1940 da Sándor Radó (1890-1972) e rapidamente espulso dalla "ortodossia" psicoanalitica statunitense prima e mondiale poi, che prese a considerare la bisessualità come una condizione psichica patologica. Il testo che diede inizio a questa revisione, Un esame critico del concetto di bisessualità, è stato tradotto in italiano in: Judd Marmor (a cura di), L'inversione sessuale, Feltrinelli, Milano 1970, pp. 179-193. Il testo inglese è online come .pdf.
  7. L'unisessuale che tenta di divenire bisessuale, è altrettanto corrotto, quanto l'uomo sessuale-normale che si dà all'unisessualità. (Marc-André Raffalovich, L'uranismo, inversione sessuale congenita, Bocca, Torino 1896, p. 71).
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Link esterni

Voci correlate