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'''Enrico Cicogna'''
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È stato un traduttore italiano, ha lavorato a lungo con Mondadori, Feltrinelli e Garzanti traducendo dal tedesco, dal portoghese, dallo spagnolo e dall'inglese; ha realizzato la prima traduzione in italiano di ''Cent'anni di solitudine'' di García Márquez. Rappresenta una figura di riferimento per la nascita dei primi gruppi del movimento LGBT italiano che, pur non rendendosi visibile in prima persona, è tra gli ideatori di un inserto a tematica culturale omosessuale denominato "Extra ora" che era contenuto nei numeri mensili della rivista "Le ore" nei primi anni '70.
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La rilevanza della sua figura e del suo contributo dato al nascente movimento LGBT italiano nei primi anni '70 è emersa grazie a testimonianze rese al podcast "Le radici dell'orgoglio" uscite nel 2021 <ref>[https://www.leradicidellorgoglio.it/]</ref>.
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==Nota biografica==
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Enrico Cicogna, che Pezzana chiama nella sua autobiografia "Chicco Cicogna" (pag.70-71), morto prematuramente attorno ai sessant'anni a Milano (p.197), era un intellettuale dal respiro internazionale grazie soprattutto alla sua attività di traduttore; è stato il primo traduttore dei grandi autori sudamericani per le collana di Feltrinelli, Mondadori e Garzanti. Aveva avuto occasione di viaggiare per tutto il mondo e la sua figura di intellettuale e di persona dalla cultura estremamente varia, era anche legata ad alcune realtà europee. Quindi univa nella sua esperienza una visione che non era solo strettamente cittadina di Milano o italiana. Ricordo che Enrico ha tradotto le prime edizioni di Cent’anni di solitudine, di Garcia Marquez,che passava a casa sua, anche Manuel Puig (autore argentino) di cui Cicogna ha tradotto alcuni romanzi, ma non ''Il bacio della donna ragno'', romanzo che tratta la tematica dell'omosessualità in carcere. La visione internazionale di Cicogna lo aveva portato a considerare come in altri paesi fosse vissuta l’omosessualità e come si esprimessero forme di aggregazione tra omosessuali sia attraverso pubblicazioni che attraverso incontri di gruppi; è per questo che all’inizio degli anni ‘70 fu tra i fondatori dei primi incontri che poi portarono alla costituzione del FUORI!.
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==Extra le ore==
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Cicogna curò, senza però mai firmarsi con il suo nome, l'inserto "Extra le ore" contenuto nella rivista "Le ore" e ne coordinò le rubriche che trattavano di omosessualità e cultura come recensioni libri (di cui si occupava tra gli altri sotto pseudonimo XXX) e rubriche legate al cinema. Era un inserto in un giornale allora abbastanza soft core, era un inserto chiuso all’interno. Lui pensò di avere una forma, una traccia, che potevano aver assunto anche altre pubblicazioni all’estero, come per esempio in Francia. Fece questo esperimento che durò un po’ di tempo fino ai primi incontri nel ‘70 ‘71.
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L’esporsi era qualcosa che allora era molto sentito come problema, molte persone avrebbero partecipato a iniziative ma senza esplicitare il proprio nome o senza avere una visibilità. Questo era un ostacolo. L’idea di una impostazione culturale in senso molto lato, dava come un supporto che non era esplicitamente legato al desiderio o all’esposizione di sé e alla rivendicazione del proprio orientamento sessuale, bensì a una visione culturale dove tutto è forse più facilmente accettabile. Questa visione quindi si sposava anche con l’impostazione di Enrico che era un’impostazione liberale come lui stesso diceva, a lui capitava di avere nella sua cerchia di amicizie, persone con delle posizioni più radicali, non in senso di partito ma in senso lato, che lui accoglieva comunque essendo aperto, però quest’impostazione di tipo culturale corrispondeva alla sua visione generalmente liberale della società, nel liberalismo era ricompresa anche la libertà di praticare il proprio orientamento sessuale.
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Quel legame di tipo genericamente personale con Roma e poi successivamente con Torino, molte cose nacquero dagli articoli contro il libro di D’Aquino, io stesso feci una recensione negativa a quel libro, fu come una piccola scintilla che creò dell’indignazione da parte nostra, degli omosessuali e questo ebbe la funzione da parte nostra di aggregare. Paradossalmente il fatto di scrivere dei libri che oggi definiremmo di carattere omofobo o comunque di tipo offensivo rispetto all’omosessualità cadde in un terreno che probabilmente anche per questioni di incoscienza politica e di attivismo politico in senso molto lato, un terreno che era pronto anche a replicare e dalla replica a creare qualcosa di proprio, quindi sia l’articolo sulla stanza e la presenza stessa di quel libro, fu caratteristico, come anni dopo sarebbe stato il libro Genitalità e cultura di Fornari rispetto a Mario Mieli, cioè la presa di posizione contro un libro che nega non tanto dei diritti ma un’identità.
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Un libro che parlasse di omosessualità in quegli anni non era così frequente, se la voce che usciva dal punto di vista editorare era discriminatoria l’effetto era di creare una reazione.
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Il solo fatto che un libro o un film potessero essere omosessuale, ci furono delle tappe cinematografiche, creava enorme curiosità e dibattito.
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Ricordo la casa di Enrico Cicogna a Milano. A Torino con Pezzana io ricordo una casa studio o qualcosa del genere, forse mansardato. Gianni Chilanti a Roma. Occorrevano dei posti dove ospitare 10/15 posti. L’ospitante era una persona di riferimento. Avvennero le prime riunioni dei gruppi nelle case. Successivamente le prime iniziative fuorono presso il partito radicale pur non essendo ancora federati. Eravamo ospitati presso via Torre Argentina a Roma, in una casa c’era la sede del partito radicale e questo consentiva di fare le riunioni. In una sede del partito radicale a Milano in corso di porta vicentina si consumò la rottura dei COM. Si passa da un luogo domestico, a una sede istituzionale messa a disposizione da una forza politica dell’arco parlamentare fino a situazioni di lotta. E’ interessante questo percorso dei luoghi.
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Numero 47 di Men del 23 novembre 1970 "Tentiamo presa contatto con persone seriamente interessate eliminazione pregiudizi opinione pubblica contro realtà minoranze particolari" con possibilità di fermo posta a Milano e Roma.
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Bruno Fiorentino e Gianni Chilanti gruppo riunioni di autocoscienza.
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Bruno Fiorentino fondatore FUORI ROMA. Gianni Chilanti, borghese, annuncio di un ragazzo in una rivista.
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Si fece dare tutte le lettere e scrisse direttamente alle persone e rispose solo una coppia che andammo a trovare a Milano, una coppia, un traduttore e il suo compagno, un ex parlamentare [fonte podcast 4].
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L'accordo era di tornare a Roma.
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BRUTTA COPIA
 
'''Enrico Cicogna'''
 
'''Enrico Cicogna'''
 
È stato un traduttore italiano, ha lavorato a lungo con Mondadori, Feltrinelli e Garzanti traducendo dal tedesco, dal portoghese, dallo spagnolo e dall'inglese; ha realizzato la prima traduzione in italiano di ''Cent'anni di solitudine'' di García Márquez. Rappresenta una figura di riferimento per la nascita dei primi gruppi del movimento LGBT italiano, pur non rendendosi visibile in prima persona, è tra gli ideatori di un inserto a tematica culturale omosessuale denominato "Extra ora" che era contenuto nei numeri mensili della rivista "Le ore" nei primi anni '70.
 
È stato un traduttore italiano, ha lavorato a lungo con Mondadori, Feltrinelli e Garzanti traducendo dal tedesco, dal portoghese, dallo spagnolo e dall'inglese; ha realizzato la prima traduzione in italiano di ''Cent'anni di solitudine'' di García Márquez. Rappresenta una figura di riferimento per la nascita dei primi gruppi del movimento LGBT italiano, pur non rendendosi visibile in prima persona, è tra gli ideatori di un inserto a tematica culturale omosessuale denominato "Extra ora" che era contenuto nei numeri mensili della rivista "Le ore" nei primi anni '70.
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Si fece dare tutte le lettere e scrisse direttamente alle persone e rispose solo una coppia che andammo a trovare a Milano, una coppia, un traduttore e il suo compagno, un ex parlamentare [fonte podcast 4].
 
Si fece dare tutte le lettere e scrisse direttamente alle persone e rispose solo una coppia che andammo a trovare a Milano, una coppia, un traduttore e il suo compagno, un ex parlamentare [fonte podcast 4].
 
L'accordo era di tornare a Roma.
 
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Versione attuale delle 10:54, 2 set 2021

VERSIONE EDITATA Enrico Cicogna È stato un traduttore italiano, ha lavorato a lungo con Mondadori, Feltrinelli e Garzanti traducendo dal tedesco, dal portoghese, dallo spagnolo e dall'inglese; ha realizzato la prima traduzione in italiano di Cent'anni di solitudine di García Márquez. Rappresenta una figura di riferimento per la nascita dei primi gruppi del movimento LGBT italiano che, pur non rendendosi visibile in prima persona, è tra gli ideatori di un inserto a tematica culturale omosessuale denominato "Extra ora" che era contenuto nei numeri mensili della rivista "Le ore" nei primi anni '70. La rilevanza della sua figura e del suo contributo dato al nascente movimento LGBT italiano nei primi anni '70 è emersa grazie a testimonianze rese al podcast "Le radici dell'orgoglio" uscite nel 2021 [1].

Nota biografica[modifica]

Enrico Cicogna, che Pezzana chiama nella sua autobiografia "Chicco Cicogna" (pag.70-71), morto prematuramente attorno ai sessant'anni a Milano (p.197), era un intellettuale dal respiro internazionale grazie soprattutto alla sua attività di traduttore; è stato il primo traduttore dei grandi autori sudamericani per le collana di Feltrinelli, Mondadori e Garzanti. Aveva avuto occasione di viaggiare per tutto il mondo e la sua figura di intellettuale e di persona dalla cultura estremamente varia, era anche legata ad alcune realtà europee. Quindi univa nella sua esperienza una visione che non era solo strettamente cittadina di Milano o italiana. Ricordo che Enrico ha tradotto le prime edizioni di Cent’anni di solitudine, di Garcia Marquez,che passava a casa sua, anche Manuel Puig (autore argentino) di cui Cicogna ha tradotto alcuni romanzi, ma non Il bacio della donna ragno, romanzo che tratta la tematica dell'omosessualità in carcere. La visione internazionale di Cicogna lo aveva portato a considerare come in altri paesi fosse vissuta l’omosessualità e come si esprimessero forme di aggregazione tra omosessuali sia attraverso pubblicazioni che attraverso incontri di gruppi; è per questo che all’inizio degli anni ‘70 fu tra i fondatori dei primi incontri che poi portarono alla costituzione del FUORI!.

Extra le ore[modifica]

Cicogna curò, senza però mai firmarsi con il suo nome, l'inserto "Extra le ore" contenuto nella rivista "Le ore" e ne coordinò le rubriche che trattavano di omosessualità e cultura come recensioni libri (di cui si occupava tra gli altri sotto pseudonimo XXX) e rubriche legate al cinema. Era un inserto in un giornale allora abbastanza soft core, era un inserto chiuso all’interno. Lui pensò di avere una forma, una traccia, che potevano aver assunto anche altre pubblicazioni all’estero, come per esempio in Francia. Fece questo esperimento che durò un po’ di tempo fino ai primi incontri nel ‘70 ‘71.

L’esporsi era qualcosa che allora era molto sentito come problema, molte persone avrebbero partecipato a iniziative ma senza esplicitare il proprio nome o senza avere una visibilità. Questo era un ostacolo. L’idea di una impostazione culturale in senso molto lato, dava come un supporto che non era esplicitamente legato al desiderio o all’esposizione di sé e alla rivendicazione del proprio orientamento sessuale, bensì a una visione culturale dove tutto è forse più facilmente accettabile. Questa visione quindi si sposava anche con l’impostazione di Enrico che era un’impostazione liberale come lui stesso diceva, a lui capitava di avere nella sua cerchia di amicizie, persone con delle posizioni più radicali, non in senso di partito ma in senso lato, che lui accoglieva comunque essendo aperto, però quest’impostazione di tipo culturale corrispondeva alla sua visione generalmente liberale della società, nel liberalismo era ricompresa anche la libertà di praticare il proprio orientamento sessuale. Quel legame di tipo genericamente personale con Roma e poi successivamente con Torino, molte cose nacquero dagli articoli contro il libro di D’Aquino, io stesso feci una recensione negativa a quel libro, fu come una piccola scintilla che creò dell’indignazione da parte nostra, degli omosessuali e questo ebbe la funzione da parte nostra di aggregare. Paradossalmente il fatto di scrivere dei libri che oggi definiremmo di carattere omofobo o comunque di tipo offensivo rispetto all’omosessualità cadde in un terreno che probabilmente anche per questioni di incoscienza politica e di attivismo politico in senso molto lato, un terreno che era pronto anche a replicare e dalla replica a creare qualcosa di proprio, quindi sia l’articolo sulla stanza e la presenza stessa di quel libro, fu caratteristico, come anni dopo sarebbe stato il libro Genitalità e cultura di Fornari rispetto a Mario Mieli, cioè la presa di posizione contro un libro che nega non tanto dei diritti ma un’identità. Un libro che parlasse di omosessualità in quegli anni non era così frequente, se la voce che usciva dal punto di vista editorare era discriminatoria l’effetto era di creare una reazione. Il solo fatto che un libro o un film potessero essere omosessuale, ci furono delle tappe cinematografiche, creava enorme curiosità e dibattito. Ricordo la casa di Enrico Cicogna a Milano. A Torino con Pezzana io ricordo una casa studio o qualcosa del genere, forse mansardato. Gianni Chilanti a Roma. Occorrevano dei posti dove ospitare 10/15 posti. L’ospitante era una persona di riferimento. Avvennero le prime riunioni dei gruppi nelle case. Successivamente le prime iniziative fuorono presso il partito radicale pur non essendo ancora federati. Eravamo ospitati presso via Torre Argentina a Roma, in una casa c’era la sede del partito radicale e questo consentiva di fare le riunioni. In una sede del partito radicale a Milano in corso di porta vicentina si consumò la rottura dei COM. Si passa da un luogo domestico, a una sede istituzionale messa a disposizione da una forza politica dell’arco parlamentare fino a situazioni di lotta. E’ interessante questo percorso dei luoghi.


https://www.spreaker.com/user/kpopcast/lrdo-ep-04-v4

Formazione di un gruppo[modifica]

Numero 47 di Men del 23 novembre 1970 "Tentiamo presa contatto con persone seriamente interessate eliminazione pregiudizi opinione pubblica contro realtà minoranze particolari" con possibilità di fermo posta a Milano e Roma.

Inserto a tematica omosessuale[modifica]

Testimonianze di attivisti rese al e figura che ha favorito la nascita dei primi dal ; tra le sue opere figurano alcuni libri della serie su James Bond e , nonché le prime traduzioni dei libri di Mario Vargas Llosa. Lavorò lungamente per Bruno Fiorentino e Gianni Chilanti gruppo riunioni di autocoscienza.

https://www.swissbib.ch/Record/576784001/Description#tabnav 23 novembre 1970 annuncio Men, fermo posta Milano e Roma. Bruno Fiorentino fondatore FUORI ROMA. Gianni Chilanti, borghese, annuncio di un ragazzo in una rivista. Si fece dare tutte le lettere e scrisse direttamente alle persone e rispose solo una coppia che andammo a trovare a Milano, una coppia, un traduttore e il suo compagno, un ex parlamentare [fonte podcast 4]. L'accordo era di tornare a Roma.


BRUTTA COPIA Enrico Cicogna È stato un traduttore italiano, ha lavorato a lungo con Mondadori, Feltrinelli e Garzanti traducendo dal tedesco, dal portoghese, dallo spagnolo e dall'inglese; ha realizzato la prima traduzione in italiano di Cent'anni di solitudine di García Márquez. Rappresenta una figura di riferimento per la nascita dei primi gruppi del movimento LGBT italiano, pur non rendendosi visibile in prima persona, è tra gli ideatori di un inserto a tematica culturale omosessuale denominato "Extra ora" che era contenuto nei numeri mensili della rivista "Le ore" nei primi anni '70. La rilevanza della sua figura e del suo contributo dato al nascente movimento LGBT italiano nei primi anni '70 è emersa grazie a testimonianze rese al podcast "Le radici dell'orgoglio" uscite nel 2021 [2]. https://www.worldcat.org/title/enrico-cicogna-traduttore-ramingo-lettere-1965-1973/oclc/1134666500

Nota biografica[modifica]

Enrico Cicogna, che Pezzana chiama nell'autobiografia "Chicco Cicogna" (pag.70-71), morto prematuramente attorno ai sessant'anni a Milano (p.197), era un intellettuale dal respiro internazionale grazie soprattutto alla sua attività di traduttore; è stato il primo traduttore dei grandi autori sudamericani per le collana di Feltrinelli, Mondadori e Garzanti. aveva avuto occasione di viaggiare per tutto il mondo e la sua figura di intellettuale, di persona dalla cultura estremamente varia, era anche legata ad aclune realtà europee. Quindi univa nella sua esperienza una visione che non era solo strettamente cittadina di Milano o italiana. Ricordo che Enrico ha tradotto le prime edizioni di Cent’anni di solitudine, di Garcia Marquez,che passava a casa sua, anche Manuel Puig. Questa visione lo aveva portato a considerare come in altri paesi si vivesse l’omosessualità e come si esprimessero forme di associazione sia attraverso pubblicazioni che attraverso incontri di gruppi, ed è per questo che all’inizio degli anni ‘70 fu tra i fondatori dei primi incontri che poi portarono al FUORI!. L’inserto delle ore venne proposto a lui o lui lo propose, non so, ma certcamente lui coordinò le rubriche che ci potevano essere. Io mi occupavo delle recensioni libri, poi c’erano rubriche legate al cinema. Era un inserto in un giornale allora abbastanza soft core, era un inserto chiuso all’interso. Lui pensò di avere una forma, una traccia, che potevano aver assunto anche altre pubblicazioni all’estero, come per esempio in Francia. Fece questo esperimento che durò un po’ di tempo fino ai primi incontri nel ‘70 ‘71.

L’esporsi era qualcosa che allora era molto sentito come problema, molte persone avrebbero partecipato a iniziative ma senza esplicitare il proprio nome o senza avere una visibilità. Questo era un ostacolo. L’idea di una impostazione culturale in senso molto lato, dava come un supporto che non era esplicitamente legato al desiderio o all’esposizione di sé e alla rivendicazione del proprio orientamento sessuale, bensì a una visione culturale dove tutto è forse più facilmente accettabile. Questa visione quindi si sposava anche con l’impostazione di Enrico che era un’impostazione liberale come lui stesso diceva, a lui capitava di avere nella sua cerchia di amicizie, persone con delle posizioni più radicali, non in senso di partito ma in senso lato, che lui accoglieva comunque essendo aperto, però quest’impostazione di tipo culturale corrispondeva alla sua visione generalmente liberale della società, nel liberalismo era ricompresa anche la libertà di praticare il proprio orientamento sessuale. Quel legame di tipo genericamente personale con Roma e poi successivamente con Torino, molte cose nacquero dagli articoli contro il libro di D’Aquino, io stesso feci una recensione negativa a quel libro, fu come una piccola scintilla che creò dell’indignazione da parte nostra, degli omosessuali e questo ebbe la funzione da parte nostra di aggregare. Paradossalmente il fatto di scrivere dei libri che oggi definiremmo di carattere omofobo o comunque di tipo offensivo rispetto all’omosessualità cadde in un terreno che probabilmente anche per questioni di incoscienza politica e di attivismo politico in senso molto lato, un terreno che era pronto anche a replicare e dalla replica a creare qualcosa di proprio, quindi sia l’articolo sulla stanza e la presenza stessa di quel libro, fu caratteristico, come anni dopo sarebbe stato il libro Genitalità e cultura di Fornari rispetto a Mario Mieli, cioè la presa di posizione contro un libro che nega non tanto dei diritti ma un’identità. Un libro che parlasse di omosessualità in quegli anni non era così frequente, se la voce che usciva dal punto di vista editorare era discriminatoria l’effetto era di creare una reazione. Il solo fatto che un libro o un film potessero essere omosessuale, ci furono delle tappe cinematografiche, creava enorme curiosità e dibattito. Ricordo la casa di Enrico Cicogna a Milano. A Torino con Pezzana io ricordo una casa studio o qualcosa del genere, forse mansardato. Gianni Chilanti a Roma. Occorrevano dei posti dove ospitare 10/15 posti. L’ospitante era una persona di riferimento. Avvennero le prime riunioni dei gruppi nelle case. Successivamente le prime iniziative fuorono presso il partito radicale pur non essendo ancora federati. Eravamo ospitati presso via Torre Argentina a Roma, in una casa c’era la sede del partito radicale e questo consentiva di fare le riunioni. In una sede del partito radicale a Milano in corso di porta vicentina si consumò la rottura dei COM. Si passa da un luogo domestico, a una sede istituzionale messa a disposizione da una forza politica dell’arco parlamentare fino a situazioni di lotta. E’ interessante questo percorso dei luoghi.


https://www.spreaker.com/user/kpopcast/lrdo-ep-04-v4

Formazione di un gruppo[modifica]

Numero 47 di Men del 23 novembre 1970 "Tentiamo presa contatto con persone seriamente interessate eliminazione pregiudizi opinione pubblica contro realtà minoranze particolari" con possibilità di fermo posta a Milano e Roma.

Inserto a tematica omosessuale[modifica]

Testimonianze di attivisti rese al e figura che ha favorito la nascita dei primi dal ; tra le sue opere figurano alcuni libri della serie su James Bond e , nonché le prime traduzioni dei libri di Mario Vargas Llosa. Lavorò lungamente per Bruno Fiorentino e Gianni Chilanti gruppo riunioni di autocoscienza.

https://www.swissbib.ch/Record/576784001/Description#tabnav 23 novembre 1970 annuncio Men, fermo posta Milano e Roma. Bruno Fiorentino fondatore FUORI ROMA. Gianni Chilanti, borghese, annuncio di un ragazzo in una rivista. Si fece dare tutte le lettere e scrisse direttamente alle persone e rispose solo una coppia che andammo a trovare a Milano, una coppia, un traduttore e il suo compagno, un ex parlamentare [fonte podcast 4]. L'accordo era di tornare a Roma.




L'amore omosessuale, Edoardo Tinto Editore, Roma, 1926 (fascicolo n. 8 della Biblioteca dei Curiosi). L'opuscolo raccoglie, come indicato in una breve presentazione, tutto il materiale relativo all'omosessualità dalle prime quattro annate della [Rassegna di Studi Sessuali] diretta da [Aldo Mieli] in modo tale da costituire una "monografia densa e interessante".

I. L'omoerotica nella letteratura greca di Aldo Mieli cita il lavoro di Hans Licht (pseudonimo di Paul Brandt) Die Homoerotik in der griechisches Literatur: Lukianos von Samosata, Marcus & Weber, Bonn 1921, nei due volumi dell'opera si parla nel primo di Erotes (dialogo tra Claricle che difende l'amore per la dona e Callicratida che difende l'amore per gli efebi) nel secondo si riportano tutti i passi omoerotici delle altre opere di Luciano. II. Il catechismo turco e l'omosessualità di R. Olenga III. La sodomia nel rinascimento di Giovanni Semprini (Bologna, Università) IV. L'omosessualità in Germania di Numa Praetorius (Eugène Wilhelm) V. Il contagio nelle psicopatie sessuali di Ernani Mandolini VI. Un caso interessante di omosessualità (senza autore) VII. Un curioso metodo conto la sodomia (Pr.) probabilmente abbreviazione di Proteus lo pseudonimo di Nicola Pende o Aldo Mieli o di entrambi.


Mariaslvia Spolato ( Padova, 26 giugno 1935[3] - Bolzano, 31 Ottobre 2018[4]) è stata un'intellettuale, femminista e attivista LGBT italiana, è considerata una delle fondatrici del primo movimento LGBT italiano, e la prima lesbica visibile in Italia. A causa della sua militanza perse il posto di lavoro presso un istituto scolastico e cadde rapidamente in povertà e perse la ragione. Passò gli ultimi decenni della sua vita presso un istituto di accoglienza a Bolzano.

Biografia[modifica]

Mariaslvia Spolato nacque a Padova il 26 giugno 1935, città in cui si laureò con il massimo dei voti in scienze matematiche. Successivamente si trasferì a Milano per intraprendere la carriera di insegnante, proprio a Milano prese parte ai movimenti del 1968 che segnarono la sua formazione di attivista. Spolato è tra le fondatrici del movimento di liberazione omosessuale italiano, nell'estate del 1971[5] visita Massimo Consoli in Olanda e raccoglie col suo aiuto una notevole quantità di documenti riguardanti i movimenti di liberazione omosessuali che si stavano organizzando nel mondo. Alcuni di questi documenti vengono pubblicati a partire dal numero 0 del FUORi! e una selezione di essi viene pubblicata nel 1972 col titolo I Movimenti Omosessuali di Liberazione. Documenti, testimonianze e foto della rivoluzione [6]. La visita di Spolato a Consoli in Olanda avviene a seguito dell'appello per la formazione di gruppi di liberazione omosessuali in Italia fatto da Consoli in una lettera pubblicata su Men nel 1969[7]. Dopo il licenziamento per lesbismo dalla scuola pubblica cadde in povertà e a poco a poco a partire dal 1973 inizia a vivere per strada. Continua a frequentare le compagne del collettivo femminista Pompeo Magno di Roma dalle quali riceve aiuto. Ricorda Edda Billi: "Mariasilvia era molto attiva e intelligente. Purtroppo molto presto ha iniziato a degenerare mentalmente e a poco a poco si è persa. La ricordo più come amica che come militante, pur sapendo che era molto attiva. La sua caratteristica principale, oltre ad essere intelligente e spiritosa, era anche il suo essere kamikaze in questo suo uscire come lesbica, era per lei un'esigenza fortissima. Senza fissa dimora, si faceva l'abbonamento dei treni per poter passare le notti in un posto dove stare al coperto, quindi era sempre in viaggio." Dopo il 1976 Spolato scompare dalla vita anche delle compagne del collettivo femminista. Si hanno di nuovo notizie di Spolato a partire dal 1999 a seguito di un'intervista [8] quando è stata accolta presso "Casa Margherita" una casa di riposo gestita dalla Caritas a Bolzano a seguito di una grave infezione alla gamba. Successivamente viene accolta a Villa Armonia sempre a Bolzano, istituto presso il quale è deceduta il 31 ottobre 2018. Nell'intervista riferisce: «Ero stufa di vagabondare. Solo che fino ad oggi non avevo mai avuto la possibilità di smettere, di lasciare alle spalle il passato. E poi, avevo sempre paura di non essere più libera. E io invece voglio essere libera». L'oblio che ha circondato la sua figura per molti decenni da parte del movimento LGBT, quello che aveva contribuito pioneristicamente a costruire, è stato interrotto da un gruppo di lesbiche che ha continuato a manifestarle gratitudine e riconoscenza avendo contatti con lei. Altre testimonianze riportano come fosse difficile intervistarla perché l'istituto di cui era ospite non lo consentiva. Massimo Consoli, tra i fondatori del movimento LGBT italiano, ha più volte ricordato la figura di Spolato, sollecitando un intervento in suo favore[9]. La notizia della morte, circolata anche oltralpe, ha infranto l'oblio che per decenni ha caratterizzato la sua figura.

Attivismo LGBT[modifica]

Spolato muove i primi passi da femminista e da attivista nel collettivo femminista di via Pompeo Magno di Roma. Spolato ricorda che fin dal dicembre 1970 alcune femministe a Roma nell'ambito del Collettivo di via Pompeo Magno prospettano un discorso sull'omosessualità, ma Spolato fu subito consapevole che il femminismo, muovendo i primi passi in Italia, non era sensibile al problema dell'omosessualità [10], per questo decide di staccarsi e costituire nell'agosto del 1971 il Fronte di Liberazione Omossesuale (FLO) [11], movimento poi confluito nel Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.U.O.R.I.). Il neonato FLO prende contatti con il FHAR francese: gli attivisti del futuro FUORI! e del FLO prendono conoscenza delle loro iniziative in un incontro a Parigi organizzato dal FHAR. Gli attivisti del FUORI non conoscevano il FLO perché nessuna testata giornalistica ne aveva dato notizia, e chi militava nel FLO non poteva conoscere il FUORI dal momento che non aveva ancora dato avvio ad alcuna iniziativa pubblica. Dopo l'incontro di Parigi i due gruppi iniziarono a lavorare insieme e la prima assemblea pubblica viene fatta a Roma nell'ottobre 1971 presso la Libreria "Uscita", la seconda riunione viene fatta nel dicembre 1971 presso il Rising Workshop, un locale adibito alla proiezione di VHS. Esce sulla stampa nel dicembre 1971 la notizia di tali attività. Nel 1972 partecipò alla manifestazione dell'8 marzo a Roma dove espresse pubblicamente il suo essere lesbica tramite un cartello che riportava lo slogan "Liberazione omosessuale". Edda Billi, storica femminista del Collettivo di Via Pompeo Magno e amica di Spolato ricorda come Spolato fosse la prima e l'unica lesbica ad esporsi in quella manifestazione, affermando in un'intervista[12] che «lei era dannatamente sola in quella piazza». La fotografia della sua partecipazione alla manifestazione venne pubblicata dal settimanale Panorama[13] come foto di repertorio in un articolo che non parlava direttamente della manifestazione a cui aveva preso parte Spolato. Nell'aprile del 1972 Spolato partecipa alla manifestazione di Sanremo[14]. Il 1 maggio 1972 partecipa a una manifestazione per il lavoro a Roma in cui per la prima volta il gruppo del FUORI! romano esce allo scoperto nelle vie della propria città[15] dopo la manifestazione di Sanremo del mese precedente. Prese parte alla manifestazione anche Spolato manifestando come lei stessa afferma facendo uno "show personale": "ho addobbato una pattumiera a pedale in modo da esprimere l'uscita fuori delle lesbiche dal mondo capitalistico borghese. Aprendola, col premere del pedale, si dice FUORI! Con questa e con alcuni fiori di carta variopinti mi sono recata sul luogo della manifestazione. Sono stata accolta da applausi, fotografata e ho dovuto ripetere la scena ad ogni arrivo di persona amica [16]. Il 13 e il 14 maggio 1972 insieme al FUORI! romano Spolato si reca a Parigi a sostenere le femministe impegnate nella "denuncia dei crimini contro la donna". La manifestazione comprende anche un happening delle lesbiche che sono invitate a denunciare le repressioni subite in quanto donne omosessuali. In tale evento Spolato ha la possibilità di far conoscere il FLO e il FUORI! distribuendo il manifesto del FLO e il numero zero di FUORI! L'evento si svolge presso la sede del MLF (Mouvement de libération des femmes) a Parigi. Spolato insieme al gruppo del FUORI! di Roma organizzò il 13 e 14 ottobre 1973 il Primo Congresso di Controinformazione sulla sessualità a Roma.

Attivismo nel collettivo femminista Pompeo Magno[modifica]

La frizione che esisteva tra movimento femminista e movimento omosessuale all'inizio degli anni '70 è stata risolta da Spolato con la scelta di partecipare ad entrambi i movimenti e di portare le proprie istanze in entrambi i movimenti. Se è vero che nel movimento femminista, ancora agli albori, non trovava spazio sufficiente l'elaborazione della soggettività omosessuale e lesbica, tanto da indurre Spolato a fondare un movimento indipendente come il FLO e a confluire successivamente nel FUORI!, è altrettanto vero che Spolato non ha abbandonato l'attivismo femminista, rimase infatti sempre legata al Collettivo romano di Via Pompeo Magno. Spolato si impegnò nell'ambito del FUORI a incrementare la partecipazione femminile anche promuovendo spazi per donne come il FUORI DONNA, ma riconobbe nel collettivo femminista il valore di uno spazio di socialità lesbica che non poteva essere sostituito dal FUORI romano che era un ambiente prevalentemente maschile. Alcune testimonianze ricordano come molte lesbiche furono introdotte nel collettivo Pompeo Magno proprio da Spolato dopo averla contattata tramite il FUORI [17]. Simonetta Spinelli, scomparsa nel 2017, ricorda: "Ho conosciuto Mariasilvia da giovanissima, ed ero terrorizzata da lei. Io sapevo che mi piacevano solo le donne, ed terrorizzata quando la vedevo perché un mio amico, che poi è sparito, che mi raccontò che quando aveva presentato una sua amica a Mariasilvia, lei l'aveva guardata e aveva detto "tu sei lesbica", l'amica rispose "no, veramente no", e Mariasilvia ribatté "ancora non lo sai ma lo sei". Io ero terrorizzata all'idea di incontrare questa donna che potesse dire lo stesso a me. Pensvo che sarei potuta morire per strada".

FLO (Fronte di Liberazione Omosessuale)[modifica]

Spolato è la fondatrice del primo gruppo di liberazione omosessuale in italia di cui estende il manifesto qui riportato:

« Nel mese di agosto [1971, ndr] si è costituito a Roma il Fronte di Liberazione Omosessuale.

Lo scopo fondamentale del fronte è di opporsi alla discriminazione contro gli omosessuali considerata come ulteriore tecnica di repressione della società organizzata. Il fronte si allea naturalmente a tutti quei gruppi che combattono contro i razzismi sociali, ideologici e sessuali. Il fronte non vuole isolare sessualmente l'omosessualità come un fatto identificante un certo tipo di persone, bensì vuole respingere ogni tentativo di sfruttare la libertà di pensiero-sessuale raggiunta da pochi individui, oggi, come arma contro gli stessi. Noi siamo per la libera espressione della sessualità così come ogni altro mezzo comunicativo della persona umana. Ci opporremo con tutti i mezzi alla violenza attuata dalla società repressiva contro l'amore tra le persone[18]»

Probabilmente il FLO si trattava di una silga creata da Spolato per creare l'aggregazione di altre lesbiche, e forse dietro tale sigla non c'erano altre che lei. Tra il 1973 e il 1974 il FLO fa uscire un bollettino "LIB", settimanale nelle aspirazioni, il cui primo numero è dedicato all'autocoscienza. Si tratta di un giornale ciclostilato e dattiloscritto. Nel bollettino, come ricorda Daniela Danna [19], «viene documentato il terrorismo giornalistico con cui è stata data la notizia del ferimento di una donna lesbica a Roma, attribuito al "losco mondo collegato al vizio organizzato" che le lesbiche costituirebbero. La protesta contro la stampa avviene con una manifestazione non autorizzata fuori da un cinema dove si proiettano film sulle donne. Gli slogan sono: "Lesbiche uniamoci", "Donne, impariamo ad amarci tra noi", "No ai ghetti", "Usciamo fuori"» Nel 1973 il FLO organizza un dibattito sul tema "L'amore tra donne" in cui gli uomini erano ammessi soltanto se accompagnati [20], per riflettere sulla scarsa affluenza femminile al FUORI! e invece su concentra sul rapporto tra sessualità e rivoluzione. II FLO inoltre organizza il 27 e 28 aprile 1974 a Roma, presso la sede del Partito Radicale, insieme con il Movimento di Liberazione della Donna, un congresso sulla sessualità insieme alle appartenenti al e ad altri gruppi femministi, sulle tematiche della situazione sociale e di classe degli omosessuali, informazione e mass media, legge, e oppressione medica[21]. [22] L'anno successivo, in cui il FUORI! si federa al Partito radicale, riuscendo così a garantirsi potenziali sedi in una cinquantina di città italiane, è anche quello del I congresso internazionale delle donne omosessuali, avvenuto a Roma. La proporzione femminile nel FUORI! ammontava alla decima parte di quella maschile. Sentendosi inglobate dai maschi, le lesbiche del FUORI! cercano una propria autonomia, ma all'appello rispondono pochissime donne.

Il licenziamento per lesbismo[modifica]

Il suo coming out come lesbica e il suo attivismo nel movimento femminista e omosessuale le fecero perdere il posto di insegnante di matematica presso l'Istituto Maffeo Pantaleoni di Frascati[23], infatti il Ministero della Pubblica Istruzione, su denuncia di una "buona" famiglia, arrivò a licenziarla per incapacità all'insegnamento, in realtà fu licenziata per "sospetto lesbismo"[24]. Spolato fu tra l'altro autrice di un libro di testo pubblicato da Zanichelli nel 1970. [25]. Più fonti confermano che il licenziamento sia avvenuto per il fatto che fosse lesbica [26]. Edda Billi ricorda un particolare centrale nella ricostruzione della vicenda: «L'avevano cacciata da scuola, e io sono andata con Mariasilvia al Provveditorato in cui abbiamo avuto accesso alla cartella in cui c'era la foto pubblicata su Panorama. Non ricordo con quale scusa Mariasilvia ebbe accesso al suo fascicolo personale, ma ricordo di averla accompagnata ». Come emerge dall'intervista la motivazione ufficiale del licenziamento non è chiaro: alcuni si ricordano che il licenziamento avvenne per "indegnità", altri per "scarso rendimento", tuttavia il particolare ricordato da Edda Billi, cioè la presenza della foto pubblicata su Panorama di Spolato con il cartello "Liberazione Omosessuale" chiarisce il reale motivo del licenziamento: la sua visibilità in quanto lesbica e attivista femminista.

Attivitià redazionale[modifica]

Spolato eseguiva anche servizi fotografici per i bollettini con cui collaborava e scriveva su MEN e ABC[27]. Mariasivlia Spolato ha fatto parte del primo nucleo di collaboratori della rivista FUORI! insieme con Carlo Sismondi, Francis Padovani, Alfredo Choen, Emma Allais, e Myriam Cristalli. Angelo Pezzana fondò la rivista Fuori! nel 1971[28]. A dicembre del 1971 viene chiuso il numero zero del FUORI che però viene distribuito a marzo del 1972. Mariasivlia Spolato è stata curatrice di "Lib", bollettino settimanale delle Edizioni SEF (Torino) ma ciclostilato in proprio. Si tratta del bollettino del FLO e successivamente del FUORI! di Roma redatto con una certa regolarità tra il 1973 e il 1974[29]. La redazione di LIB si riuniva vicino Roma a Roccapriora[30]. Utilzzava una casella postale di Frascati per l'invio del bollettino e per ricevere la corrispondenza di Lib. Nel 1973 Spolato collaborò alla rivista femminista 'Effe impaginando i primi 3 numeri di febbraio, novembre e dicembre 1973. Daniela Colombo ricorda che Spolato, già licenziata per lesbismo, per il periodo della collaborazione con la rivista femminista, «viveva in redazione in compagnia di un enorme cane nero», non senza suscitare l'insofferenza delle altre redattrici[31].

L'eredità di Spolato[modifica]

Secondo Nerina Milletti:

« Spolato è stata l'iniziatrice del movimento omosessuale italiano; è stata cioè una donna a fondare il primo gruppo omosessuale italiano, a rendersi visibile in piazza con un cartello ed anche la prima a produrre un libro sul movimento di liberazione omosessuale; senza di lei non ci sarebbe nemmeno stata la manifestazione di protesta a Sanremo per il convegno dei sessuologi. Provenendo dai gruppi femministi romani (frequentava quello di Pompeo Magno), insieme a pochissime altre riuscì, finché rimase nel Fuori!, a portare le istanze delle donne nel movimento omosessuale, che allora era formato quasi esclusivamente da uomini[32] »

Secondo Daniela Danna

« L'infrazione del silenzio e lo svelamento del segreto avvengono nei primissimi anni Settanta: è Mariasilvia Spolato a prendere per prima la parola, incarnando le aspirazioni di liberazione delle lesbiche che sono finalmente maturate nei movimenti sessantottini. Verrà, in seguito, cacciata dalla scuola pubblica con un pretesto. Perderà la ragione, finendo per vivere vagabondando. Come casa, ha i treni che percorrono l'Italia.[…] Sempre suo sarà il primo coming out nell'ambito del femminismo, presentandosi alla manifestazione dell'8 marzo 1972 a Campo de' Fiori con il cartello: "Liberazione omosessuale".[33] »

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Opere, articoli, interventi, poesie[modifica]

  • Mariaslvia Spolato, "I movimenti omosessuali di liberazione", Samonà e Savelli, 1972
  • Internvento di Mariasilvia Spolato al congresso provinciale dell'UDI il 27 ottobre 1973 alla Sala Borromini a Roma[34]
  • Mariasilvia Spolato, Lesbiche uniamoci, FUORI! n.1, giugno 1972.
  • Mariasilvia Spolato, Lesbiche riuniamoci, FUORI! n.2
  • Mariasilvia Spolato, Intervista con Simone de Beauvoir, FUORI! n. 5.
  • Mariasilvia Spolato, PRIMA E(xtra) S(ensorial) P(erception) ERIENZA, poesia pubblicata sul FUORI, n.1 giugno 1972, p.13. La poesia è datata "Padova, gennaio 1968".
  • Mariasilvia Spolato, Te lo dico io perché non ci credi, FUORI! n. 7, gennaio febbraio 1973, pag. 19.

I documenti del movimento omosessuale di liberazione raccolti da Spolato[modifica]

Spolato ha lasciato un basilare contributo al nascente movimento LGBT italiano attraverso l'opera di raccolta della documentazione avvenuta anche attraverso viaggi all'estero, poi confluiti nel libro "I Movimenti Omosessuali di Liberazione. Documenti, testimonianze e foto della rivoluzione, Roma, Samonà e Savelli, 1972. Di seguito l'elenco dei documenti raccolti e tradotti nel libro da Spolato:

  • DOCUMENENTI DAL GAY LIBERATION FRONT (USA)
  • Manifesto omosessuale di Carl Wittman. Traduzione di Carl Wittman Refugees from Amerika: A Gay Manifesto pubblicato da Red Butterfly Publication, New York. (1970) consultabile online su http://paganpressbooks.com/jpl/TRB-WITT.PDF

Il Manifesto, scritto nel 1969, è stato pubblicato dal The Red Butterfly un gruppo della Gay Liberation Front January nel 1970. Viene considerato uno degli scritti più importanti per il movimento di liberazione omosessuale degli anni '70.

  • Articolo dal primo di numero di Gay Sunshine di agosto/settembre 1970 intitolato: "Migliaia di omosessuali si organizzano nelle università americane. Vogliono essere accettati apertamente dalla comunità. traduzione di ?
  • Gay is Good Martha Shelley, traduzione dell'articolo di Martha Shelley Gay is good pubblicato in Out of the closets : voices of gay liberation. Douglas Books. 1972

Martha Shelley è stata la fondatrice del New York's Gay Liberation Front; è stata inoltre attiva nel gruppo omofilo lesbuci Daughters of Bilitis, gruppo fondato negli anni '50 ma frustrato dalle sue modalità non rivoluzionarie. L'articolo scritto nel 1969 descrive il desiderio di venir fuori per celebrare l'essere omosessuali senza preoccupazioni.

  • Third World Gay Liberation articolo in "Come Out!", New York, settembre/ottobre 1970.
  • Third World Gay Revolution Platform, articolo in "Gay Flames", numero 7.
  • Dachau in USA di Don Jackson pubblicato in Gay Sunshine numero 3 novembre 1970. Probabilmente è lo stesso articolo di Don Jackson, "Dachau for queers" pubblicato in The Gay Liberation Book, Ramparts Press, San Francisco 1973, pp. 42-49
  • Lettera di Huey alle sorelle e ai fratelli rivoluzionari sul Women's Liberation e il Gay Liberation Front, lettera di Huey Percy Newton, leader del Black Panther Party, pubblicata in The Black Panther, 21 agosto 1970.
  • Può una donna amare un'altra donna? articolo pubblicato nel numero zero di Ms. - The New Magazine for Women, New York, primavera 1972.
  • Dichiarazione al 1^ congresso nazionale di educazione e cultura, estratto dall'edizione del 9 maggio 1971 del Granma, l'organo ufficiale del comitato centrale del Partito Comunista di Cuba.

Il testo prova come il governo cubano aveva attivato una repressione anti-omosessuale.

  • Cuba e Machismo Oppression in Come Out!, primavera/estate 1971. Articolo di risposta al documento di Granma firmato "Gay Revolution Party".
  • DOCUMENENTI DALLA SPAGNA
  • Stralcio di un testo di legge spgnolo di criminalizzazione degli omosessuali.
  • DOCUMENENTI DAL GAY LIBERATION FRONT DELLA GRAN BRETAGNA
  • Gay Liberation Front Youth Group di Tony Reynolds in Come Together, n. 8, 28 agosto 1971.
  • Gay Liberation Front: Manifesto, London, 1971. Online su https://www.bl.uk/collection-items/gay-liberation-front-manifesto e https://sourcebooks.fordham.edu/pwh/glf-london.asp .
  • DOCUMENENTI DAL FHAR FRANCESE
  • Adresse a ceux qui se croient normaux, in Tout, numero 12.
  • A ceux qui sont comme nous, in Tout, numero 12.
  • Lesbiche e omosessuali, in Tout, numero 12.
  • Lettera aperta agli eterosessuali comunisti, in Tout, numero 12.
  • La canzone del Fhar
  • La canzone delle Gouines
  • DOCUMENENTI DAL FUORI ITALIANO
  • Omosessuali ma Felici, articolo di Vacchi su Panorama
  • L'Occasione di un'azione rivoluzionaria, articolo pubblicato sul numero zero del FUORI!.
  • Fronte di Liberazione Omosessuale. Ciclostilato del FLO distribuito a partire dell'agosto del 1971.
  • Fronte di Liberazione Omosessuale. Manifestazione antifascista. Ciclostilato del FLO distribuito durante la manifestazione antifascista tenutasi a Roma il 28 novembre 1971.
  • Ai compagni rivoluzionari, articolo pubblicato sul numero zero del FUORI!.
  • Fronte Unitario Omosessuale e Rivoluzionario Italiano. Volantino distribuito al Risng Workshop (dicembre 1971) e a Campo de'Fiori a Roma 1 maggio 1972.
  • Intervista a Maria. Intervista raccolta da Dacia Maraini per una sua ricerca sull'oppressione femminile.
  • Le racisme c'est aussi... Volantino distribuito a Sanremo da un gruppo di informazione sulla repressione sessuale di Nizza.
  • Dichiarazione del gruppo "F.U.O.R.I." al congresso di Sanremo. 5 aprile 1972.
  • DOCUMENENTI DAL IHR (International Homosexuelle Revolutionnaire)
  • Avis aux flikiatres et aux hétéroflics. Volantino distribuito a Sanremo dall' IHR.

Bibliografia[modifica]

  • Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, 1999, Feltrinelli
  • Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia : 1971-1981, Roma, Teti, 2017
  • Andrea Pini, Quando eravamo froci: gli omosessuali nell'Italia di una volta, Milano, Il Saggiatore, 2011.
  • Massimo Consoli, Independence gay: alle origini del Gay pride, Bolsena, Massari, 2000.
  • Elena Biagini, L'emersione imprevista. Il movimento delle lesbiche in Italia negli anni '70 e '80, Pisa, Edizioni Ets, 2018.

Note[modifica]

  1. [1]
  2. [2]
  3. Data di nascita riportata in Massimo Consoli, Gayday, 2005, p. 127
  4. La data di morte è riportata in Luca Fregona, Addio a Mariasilvia Spolato, la prima a dire «io amo una donna» http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/addio-a-mariasilvia-spolato-la-prima-a-dire-io-amo-una-donna-1.1804407
  5. Liliana Borghi fa risalire la visita in Olanda all'estate del 1971, tuttavia Consoli pare collegare la visita come conseguenza alla pubblicazione della sua lettera su Men nel dicembre 1969, sorge il dubbio se l'anno sia effettivamente il 1971 e non il 1970.
  6. Liana Borghi, Connessioni transatlantiche: lesbismo femminista anni ’60-‘70 in Genesis, X/2, anno 2011, pp. 41-64, edizioni Viella. Consultabile online su http://www.ilgiardinodeiciliegi.firenze.it/old/nuovosito/attivita/Incontri-seminari/Incontri/anno%202014-2015/Archivio%20Sentimenti/File/Borghi%20Connessioni%20transatlantiche.pdf.
  7. Si tratta del numero 52 di Men del 29 dicembre 1969. Episodio citato in Massimo Consoli, Indipendence Gay. Alle origini del Gay Pride, p. 66.
  8. Pierangelo Giovanetti, Mai più sotto i ponti - Bolzano: una casa per le "clochard" in Jesus N. 6 - giugno 1999, consultabile online su https://www.stpauls.it/jesus00/0699je/0699je46.htm
  9. “Da segnalare: Appello di M. Consoli a favore di Mariasilvia Spolato (e non solo), pubblicato su www.fuorispazio.net [non più online] e l'articolo, sempre di Massimo Consoli, Chi l'ha Vista di Massimo Consoli su fuoricampo.net blog di cultura lesbica non più online. ”
  10. Testimonianza di Mariasivlia Spolato in I Movimenti Omosessuali di Liberazione. Documenti, testimonianze e foto della rivoluzione, p. 117.
  11. Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, 1999, p. 48
  12. Intervista ad Edda Billi in ricordo di Spolato per i microfoni di Radio Ondarossa andata in onda il 13 novembre 2018, ascoltabile in podcast su http://www.ondarossa.info/redazionali/2018/11/mariasilvia-spolato-pioniera-del
  13. La foto viene pubblicata a pagina 86 di Panorama del numero 310 del 30 marzo 1972 come foto di repertorio a corredo dell'articolo La Donna Domani. Intervista con Simone de Beauvoir. La foto reca la seguente didascalia "Manifestazione a Roma del fronte di liberazione omosessuale. Secondo Simone de Beauvoir anche le omosessuali possono essere utili al movimento femminista.
  14. Spolato viene citata in un articolo sulle proteste di Sanremo. E.B, I gruppuscoli del terzo sesso, Corriere della Sera, 7 aprile 1972, p. 4.
  15. Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, 1999, p. 48
  16. I Movimenti Omosessuali di Liberazione. Documenti, testimonianze e foto della rivoluzione, Roma, Samonà e Savelli, 1972, p. 121.
  17. ascoltabile in podcast su http://www.ondarossa.info/redazionali/2018/11/mariasilvia-spolato-pioniera-del
  18. Ciclostilato inviato in tutta Italia, ad omosessuali e ad eterosessuali simpatizzanti a partire dall'agosto 1971. Riportato in I Movimenti Omosessuali di Liberazione. Documenti, testimonianze e foto della rivoluzione, p. 128.
  19. Daniela Danna, Cronache recenti di lesbiche in movimento. Consultabile online su http://www.danieladanna.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/08/QV-70-80-90.pdf
  20. Daniela Danna, Cronache recenti di lesbiche in movimento. Consultabile online su http://www.danieladanna.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/08/QV-70-80-90.pdf
  21. Resoconto del congresso in "Poche ma buone" in FUORI! DONNA n. 13 Estate 1974, p. 46
  22. Il movimento delle lesbiche in Italia, p. 26
  23. Massimo Consoli, Gayday, 2005, p. 127
  24. Testimonianza riportata in Myriam Cristallo, Uscir fuori. Dieci anni di lotte omosessuali in Italia: 1971/1981, p. 28.
  25. Mariasilvia Spolato, Gli insiemi e la matematica: Con 120 esercizi 1969/1972, Bologna, Zanichelli, 1970.
  26. Cfr. Cristallo, op. cit, e Consoli, op. cit.
  27. Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia: 1971-1981, Roma, Teti, 2017, p 28
  28. Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia: 1971-1981, Roma, Teti, 2017, p 27
  29. Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, 1999, p. 71
  30. Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia: 1971-1981, Roma, Teti, 2017, p 28
  31. Daniela Colombo, Ricordando Effe http://efferivistafemminista.it/ricordando-effe/
  32. Testimonianza raccolta da Liliana Borghi in Connessioni transatlantiche: lesbismo femminista anni ’60-‘70 in Genesis, X/2, anno 2011, pp. 41-64, edizioni Viella. Consultabile online su http://www.ilgiardinodeiciliegi.firenze.it/old/nuovosito/attivita/Incontri-seminari/Incontri/anno%202014-2015/Archivio%20Sentimenti/File/Borghi%20Connessioni%20transatlantiche.pdf
  33. Daniela Danna, Cronache recenti di lesbiche in movimento. Consultabile online su http://www.danieladanna.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/08/QV-70-80-90.pdf
  34. Pubblicato su LIB n. 23 del 30 ottobre 1973 consultabile online su http://www.herstory.it/wp-content/uploads/2015/05/44_tutto.jpg

GLI INSIEMI E LA MATEMATICA, di Mariasilvia Spolato. Zanichelli, Bologna, lire 2200. L'autrice ha voluto trattare gli argomenti della teoria degli insiemi mettendo in evidenza la prassi e le convenzioni ormai da tutti accettate, con i simbolismi





Mariasilvia Spolato Mariasilvia Spolato (Padova, 1935 - Bolzano, 31 ottobre 2018) è stata un'intellettuale e attivista italiana, considerata una delle fondatrici del movimento di liberazione omosessuale in Italia.


I primi 3 numeri furono impaginati da Maria Silvia Spolato che praticamente (tra l’insofferenza di molte di noi) viveva in redazione in compagnia di un enorme cane nero Primo numero febbraio 1973 http://efferivistafemminista.it/ricordando-effe/

Maria Silvia Spolato

Maria Silvia Spolato, padovana d’origine, si era laureata a pieni voti in Scienze matematiche, e per un periodo aveva anche insegnato a Milano e tenuto collaborazioni alla Fabbri Editori. Poi erano venuti il ’68, le rivendicazioni, la militanza nella sinistra e nel movimento femminista. Lei, donna di ideali e di passione, non si era tirata indietro. Anzi, nella lotta politica ci si era buttata a capofitto. Ricorda ancor oggi le battaglie per la liberazione della donna, per la fame nel mondo, per i referendum e contro la partitocrazia. Nell’ estate del ‘71 Maria Silvia Spolato, insegnante di matematica di origine padovana, fonda il FLO (fronte di liberazione omosessuale) che nel ‘72 confluisce nel F.U.O.R.I (fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) di cui diviene una delle dirigenti e redattrici del giornale del gruppo: il FUORI!. Nel numero 5 del mensile intervista Simone de Beauvoir segnando così, la nascita della collaborazione delle donne lesbiche al mensile. Daniela Danna in ‘Cronache recenti di lesbiche in movimento’ ci racconta: “L'infrazione del silenzio e lo svelamento del segreto avvengono nei primissimi anni Settanta: è Mariasilvia Spolato a prendere per prima la parola, incarnando le aspirazioni di liberazione delle lesbiche che sono finalmente maturate nei movimenti sessantottini. Verrà, in seguito, cacciata dalla scuola pubblica con un pretesto. Perderà la ragione, finendo per vivere vagabondando. Come casa, ha i treni che percorrono l'Italia.[…] Sempre suo sarà il primo coming out nell'ambito del femminismo, presentandosi alla manifestazione dell'8 marzo 1972 a Campo de' Fiori con il cartello: "Liberazione omosessuale". La sua foto finisce su Panorama in occasione di un reportage sul femminismo, intitolato "La donna domani", un'intervista a Simone de Beauvoir. […] Scrive M. Consoli su “Mariasilvia e' stata un personaggio di primo piano, di grande importanza e influenza sulle nostre origini e sull'indirizzo che andava assumendo negli anni ’70 l'omosessualita' italiana” Con la famiglia d’origine i rapporti si erano interrotti da tempo. Il lavoro le garantiva di avere una autonomia personale, di non dover dipendere da nessuno. Finché lo ha avuto. «Un giorno, con una scusa, mi hanno messo alla porta. Il mio schierarmi politicamente dava fastidio», racconta. «Ho perso così il posto, pian piano ho finito i soldi, e da lì sono cominciate le mie storie. Dormivo da amici, perché non ero più in grado di pagarmi l’affitto. Vagavo di qua e di là, di città in città. La mia casa erano diventati i treni. Ormai mi conoscevano controllori e macchinisti di mezza Europa. Posavo il capo dove capitava. Mangiavo quello che riuscivo a procurarmi».

È iniziata così per Maria Silvia, lei che si era sempre dedicata alla lettura e allo studio, una laurea alle spalle e un passato pieno di amici e di incontri, la vita del vagabondo. Sulle gambe ne porta ancora i segni: gonfie, con incise per sempre le tracce di qualche scherzo stupido, forse quando dormiva negli anfratti o tra la sporcizia di un retrocortile. «Certo, mi sarebbe anche piaciuto uscirne fuori, trovarmi un posto dove andare a stare. Per sempre. Ma dove? Nessuno mi voleva più», le scappa di dire, dietro due occhioni spalancati. Alla fine, Maria Silvia un posto l’ha trovato. Nel suo peregrinare è finita a Bolzano dove, di fronte ad una gamba che stava marcendo, l’hanno ricoverata all’ospedale. E qui ha saputo che la Caritas apriva, proprio nel centro della città, "Casa Margherita", una comunità per chi – come lei – era senza un tetto, una famiglia e un pezzo di pane da mangiare. «Ero stufa di vagabondare», dice. «Solo che fino ad oggi non avevo mai avuto la possibilità di smettere, di lasciare alle spalle il passato. E poi, avevo sempre paura di non essere più libera. E io invece voglio essere libera». Adesso Maria Silvia ha una casa e una famiglia. O meglio, più che una famiglia, una comunità, visto che insieme a lei, a "Casa Margherita", vivono un’altra dozzina di compagne, tutte con alle spalle storie più o meno come la sua. Tutte con un solo desiderio – a cui è legata la loro paura più grossa –: di non perdere quel letto e quel tetto, che per troppo a lungo non hanno più avuto. «Ora l’unica cosa che vorrei è che non mi mandassero mai più via da qui».

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=102904769733621&set=a.102798016410963&type=3&theater

https://www.elle.com/it/magazine/women-in-society/a24848609/prima-donna-lesbica-d-italia-mariasilvia-spolato-morta/?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1WVD15XyOIocdxiSG01FouDVTzHv6hM-fSsOqz-YkJDmejWi98f4Iil4o#Echobox=1541716259

http://efferivistafemminista.it/2014/12/per-una-storia-del-lesbismo-la-mia/ http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/addio-a-mariasilvia-spolato-la-prima-a-dire-io-amo-una-donna-1.1804407 Repressione statale dell'omosessualità in Italia FONTE da me consultata: https://www.facebook.com/notes/viola-globales/coming-out-e-outing-di-lesbiche-italiane-nel-corso-della-storia/226563947688/ Maria Silvia Spolato Maria Silvia Spolato, padovana d’origine, si era laureata a pieni voti in Scienze matematiche, e per un periodo aveva anche insegnato a Milano e tenuto collaborazioni alla Fabbri Editori. Poi erano venuti il ’68, le rivendicazioni, la militanza nella sinistra e nel movimento femminista. Lei, donna di ideali e di passione, non si era tirata indietro. Anzi, nella lotta politica ci si era buttata a capofitto. Ricorda ancor oggi le battaglie per la liberazione della donna, per la fame nel mondo, per i referendum e contro la partitocrazia. Nell’ estate del ‘71 Maria Silvia Spolato, insegnante di matematica di origine padovana, fonda il FLO (fronte di liberazione omosessuale) che nel ‘72 confluisce nel F.U.O.R.I (fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) di cui diviene una delle dirigenti e redattrici del giornale del gruppo: il FUORI!. Nel numero 5 del mensile intervista Simone de Beauvoir segnando così, la nascita della collaborazione delle donne lesbiche al mensile. Daniela Danna in ‘Cronache recenti di lesbiche in movimento’ ci racconta: “L'infrazione del silenzio e lo svelamento del segreto avvengono nei primissimi anni Settanta: è Mariasilvia Spolato a prendere per prima la parola, incarnando le aspirazioni di liberazione delle lesbiche che sono finalmente maturate nei movimenti sessantottini. Verrà, in seguito, cacciata dalla scuola pubblica con un pretesto. Perderà la ragione, finendo per vivere vagabondando. Come casa, ha i treni che percorrono l'Italia.[…] Sempre suo sarà il primo coming out nell'ambito del femminismo, presentandosi alla manifestazione dell'8 marzo 1972 a Campo de' Fiori con il cartello: "Liberazione omosessuale". La sua foto finisce su Panorama in occasione di un reportage sul femminismo, intitolato "La donna domani", un'intervista a Simone de Beauvoir. […] Scrive M. Consoli su fuorispazio.net: “Mariasilvia e' stata un personaggio di primo piano, di grande importanza e influenza sulle nostre origini e sull'indirizzo che andava assumendo negli anni ’70 l'omosessualita' italiana” Con la famiglia d’origine i rapporti si erano interrotti da tempo. Il lavoro le garantiva di avere una autonomia personale, di non dover dipendere da nessuno. Finché lo ha avuto. «Un giorno, con una scusa, mi hanno messo alla porta. Il mio schierarmi politicamente dava fastidio», racconta. «Ho perso così il posto, pian piano ho finito i soldi, e da lì sono cominciate le mie storie. Dormivo da amici, perché non ero più in grado di pagarmi l’affitto. Vagavo di qua e di là, di città in città. La mia casa erano diventati i treni. Ormai mi conoscevano controllori e macchinisti di mezza Europa. Posavo il capo dove capitava. Mangiavo quello che riuscivo a procurarmi». È iniziata così per Maria Silvia, lei che si era sempre dedicata alla lettura e allo studio, una laurea alle spalle e un passato pieno di amici e di incontri, la vita del vagabondo. Sulle gambe ne porta ancora i segni: gonfie, con incise per sempre le tracce di qualche scherzo stupido, forse quando dormiva negli anfratti o tra la sporcizia di un retrocortile. «Certo, mi sarebbe anche piaciuto uscirne fuori, trovarmi un posto dove andare a stare. Per sempre. Ma dove? Nessuno mi voleva più», le scappa di dire, dietro due occhioni spalancati. Alla fine, Maria Silvia un posto l’ha trovato. Nel suo peregrinare è finita a Bolzano dove, di fronte ad una gamba che stava marcendo, l’hanno ricoverata all’ospedale. E qui ha saputo che la Caritas apriva, proprio nel centro della città, "Casa Margherita", una comunità per chi – come lei – era senza un tetto, una famiglia e un pezzo di pane da mangiare. «Ero stufa di vagabondare», dice. «Solo che fino ad oggi non avevo mai avuto la possibilità di smettere, di lasciare alle spalle il passato. E poi, avevo sempre paura di non essere più libera. E io invece voglio essere libera». Adesso Maria Silvia ha una casa e una famiglia. O meglio, più che una famiglia, una comunità, visto che insieme a lei, a "Casa Margherita", vivono un’altra dozzina di compagne, tutte con alle spalle storie più o meno come la sua. Tutte con un solo desiderio – a cui è legata la loro paura più grossa –: di non perdere quel letto e quel tetto, che per troppo a lungo non hanno più avuto. «Ora l’unica cosa che vorrei è che non mi mandassero mai più via da qui».


Anche a Roma circolavano documenti provenienti da gruppi stranieri e fin dal ’70 alcune femministe prospettavano senza successo problematiche omosessuali. Una tra queste, Maria Silvia Spolato, visita nell’estate del 1971 Massimo Consoli in Olanda e raccoglie col suo aiuto una quantità di documenti , una scelta dei quali verrà pubblicata l’anno dopo col titolo I Movimenti Omosessuali di Liberazione. Documenti, testimonianze e foto della rivoluzione (Roma, Samonà e Savelli, 1972). Nell’agosto, a Roma, fonda il Fronte di Liberazione Omosessuale (FLO). Secondo Nerina Milletti, Spolato è stata l'iniziatrice del movimento omosessuale italiano; è stata cioè una donna a fondare il primo gruppo omosessuale italiano, a rendersi visibile in piazza con un cartello ed anche la prima a produrre un libro sul movimento di liberazione omosessuale; senza di lei non ci sarebbe nemmeno stata la manifestazione di protesta a Sanremo per il convegno dei sessuologi. Provenendo dai gruppi

i gruppuscoli del terzo sesso di E.B. Corriere della Sera pagina 4 del 7 aprile 1972

Maria Silvia Spolato: a- Intervista A Maria Silvia Spolato di Pierangelo Giovanetti su Jesus Anno XXI - N. 6 - giugno 1999 http://www.stpauls.it/jesus00/0699je/0699je46.htm b- Bibliografia di Maria Silvia Spolato su Leswiki http://www.ellexelle.com/leswiki/index.php?n=Biografie.SpolatoMariaSilvia c- Atti del convegno La storia che non c’era. Il movimento delle lesbiche in Italia A cura di Arcilesbica nazionale in collaborazione con Centro delle donne di Bologna Associazione Orlando http://www.puta.it/blog/2008/06/26/queer/bologna-pride-la-storia-che-non-cera-il-movimento-delle-lesbiche-in-italia/#more-1537 d- Cronache Recenti di Lesbiche in Movimento di Daniela Danna http://www.danieladanna.it/QV-70.pdf e- Chi l'ha Vista di Massimo Consoli su Fuoricampo http://www.fuorispazio.net/def_archive_pageshow.php?direktorijum=Gennaio,Febbraio,Marzo,Aprile,Maggio,Giugno,Luglio,Agosto,Settembre_2002&fajl=chihavista.html

Prassi di polizia - botte - omissioni di interventi - denuncia per rissa - diffida di polizia - schedatura degli omosessuali - art 1 - confino

Strumenti per escludere dal pubblico impiego omosessuali - art. 84 Testo unico pubblico impiego - certificato di buona condotta - art- 19 ultimo comma disegno legge ultimo impiego

Prassi militari - art 28

banca dati per limitare i dati raccolti dalla polizia stessa (vietata raccolta informazioni su fede religiosa e politico, ma non vita sessuale né il nucleo duro della sfera privata delle abitudini sessuali) Prassi di Tutte tecniche ben conosciute http://www.radioradicale.it/scheda/1921/1934-la-condizione-omosessuale-nelle-grandi-aree-urbane Corriere della Sera 5 aprile 1981, pag. 15




STORIA DEI CORI LGBT Durante gli anni '50 negli Stati Uniti il movimento nero dette una spinta propulsiva al movimento dei diritti civili influenzando la cultura dei movimenti di liberazione inclusi quelli dei diritti delle donne e dei gay. Uno strumento di militanza e di liberazione dei neri che vivevano in un regime di segregazione fu la musica e la coralità. Molti cori gospel di neri costituivano non soltanto il luogo ideale per tramandare spiritual dei propri avi che vivevano in schiavitù ma costituivano un forte momento identitario. Lo spiritual è una parola del 19 secolo che identificava brani dal testo religioso create dagli schiavi afroamericani negli Stati Uniti. [Arthur L. Evans, "The Development of the Negro Spiritual as Choral Art Music by Afro-American Composers with an Annotated Guide to the Performance of Selected Spiritual" (Ph.D., The University of Miami, 1972). pp.47-50] Tali brani appartenevano in maniera radicata alla cultura degli schiavi delle regioni del Sud degli Stati Uniti. "Spirituals, Negro folk songs, e slave work songs provenivano dalla tradizione orale che aveva origini risalenti al sedicesimo e diciassettesimo secolo e comunicavano creatività, spontaneità, espressività e comunicazione ritmica. Negro Folk Song era un brano cantato dagli schiavi e tramandato di generazione in generazione. Dopo l'Atto di Emancipazione del 1863 queste canzoni erano cantate per confortarsi e passarono alla storia attraverso la tradizione orale. Le composizioni Non Spiritual sono quelle canzoni scritte da compositori afroamericani nell'ostile dell'Europa occidentale. Queste canzoni non si basano su negro folk o spirituals e i loro compositori sono identificabili, rappresentano un corpus originale di brani. [The Origin and Historical Development of Prominent Professional Black Choirs] Nacquero sulla scia tracciata dalla cultura di liberazione del movimento nero i cori costituiti da sole donne concepiti come strumento di liberazione e di luogo identitario. L'era post-stonewall vede crescere le cantautrici, le band, i cori, le case discografiche (Olivia e Redwood) e le etichette di stampo lesbofemminista o femministe. Locali per sole donne, festival per sole donne accrebbero il pubblico delle lesbiche. Su 20 festival negli Stati Uniti il più grande era il Michigan Women's Music Festival, fondato nel 1975. Spesso i contenuti musicali si rivolgevano al desiderio lesbico e le relazioni tra donne, la critica femminista del patriarcato, la misoginia, l'omofobia. Divenne un arena importante in cui la comunità lesbica si forgiò negli USA. Ecco da qui alla formazione di bande e cori esclusivamente gay o lesbiche il passo era breve: i primi furono il Victoria Woodhull All-Women's Marching Band di New York fondato nel 1973 da Hester Brown che prese il nome da una femminista e candidata alla presidenza del 19 secolo (non fu una formazione esclusivamente lesbica, sebbene la loro theme song era "The Dykes go Marching In". Nel 1975 Catherine Roma fondò l' Anna Crusis Women's Choir a Philadelphia, un coro ancora in attività e che fu un coro fondatore del GALA (the Gay and Lesbian Association of Choruses). All'inizio del 1976 la vocalista e direttrice Sue Fink fondò il Los Angeles community Women's Chorus. Nel dicembre del 1977 il direttore Donald Rock fondò a New York il Gotham Male Chorus il primo coro gay in assoluto che aveva come obiettivo quello di dig music as well as each other (approfondire la conoscenza musica quanto quella degli uni verso gli altri. Nel 1979 fuono ammesse anche le donne e il nome del coro fu cambiato in "Stonewall Chorale" il coro gay e lesbico a voci miste primo nato negli stati uniti (e al mondo). Fu un catalizzatore per la creazione di solidarietà e comunanza tra la comunità LGBTI di New York City. Nel 1978 Jon Sims fondò il San Francisco Gay Freedom Day Marching Band and Twirling Corps che divenne un centro importante per le aspirazioni politiche della comunità, presto seguì anche il Gay Man's Chorus. Mentre queste innumerevoli iniziative originarono come espressioni di orgoglio condiviso, germogliarono nelle istituzioni culturali e coprirono i movimenti artistici in giro per il mondo. I cori in particolare crebbero floridi fino a fondare proprie organizzazioni come il GALA nel 1982 al Gay Games di San Francisco. Nello stesso anno anche le bande lgbt crearono la propria organizzazione la LGBA lesbian ang gay bands of america.


, di cori femministi negli Stati Uniti negli anni '70 dettero l'avvio a un particolare tipo di attivismo del movimento gay e lesbico attraverso la fomula del coro.



Hester Brown dette vita nel 1973 alla Victoria Woodhull All-Women's Marching Band che prendeva il nome da una femminista e candidata presidente del 19s secolo Victoria Woodhull. The Origin and Historical Development of Prominent Professional Black Choirs

LISTA DEI LOCALI LGBT STORICI



|- | Template:Sort | Template:Sort | In support of gay rights | Organized by ECHO, seven men and three women picketed the White House.[1] The first of a series of pickets held throughout the summer, which also targeted the Civil Service Commission, the State Department and The Pentagon.[2] |- | Template:Sort | Template:Sort | General informational picket | Organized by ECHO, demonstrators picketed at Independence Hall. Picketers returned each year through 1969 for what came to be known as the Annual Reminder beginning a new era in Philadelphia LGBT culture as a presence in the community.[3] |- | Template:Sort | Template:Sort | In support of a pro-gay clergyman | Thirty people picketed Grace Cathedral to protest punitive actions taken against Rev. Canon Robert Cromey for his involvement in the Council on Religion and the Homosexual, an alliance between LGBT people and religious leaders.[4] |- | Template:Sort | Template:Sort | In support of gay rights | The last White House picket. Demonstrators felt, with this event, that picketing the White House had lost its effectiveness as a tactic.[5] |- | Template:Sort | Template:Sort | To challenge the state's prohibition against serving alcohol to known homosexuals | Activists Dick Leitsch, Craig Rodwell and John Timmons were seeking a test case to challenge New York's regulation barring known homosexuals from being served alcohol in bars and restaurants. They invited reporters to follow them as they sought a refusal of service. After being served in several bars despite announcing their homosexuality, the group was finally refused service at Julius, a gay bar that had been raided previously. Although Leitsch's complaint to the State Liquor Authority resulted in no action, the city's human rights commission declared that such discrimination could not continue.[6] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest the exclusion of homosexuals from the United States armed forces | A coalition of homophile organizations across the country organized simultaneous demonstrations for Armed Forces Day.[7] The Los Angeles group held a 15-car motorcade (which has been identified as the nation's first gay pride parade)[8] and activists held pickets in the other cities.[9][10] The protest grew out of the first meeting of the organization that would become the North American Conference of Homophile Organizations.[8] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest a restaurant's harassment and denial of service | Around 25 people picketed Compton's Cafeteria when new management began using Pinkerton agents and police to harass gay and transgender customers.[11] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest continued harassment | Gay and transgender customers rioted at Compton's in response to continued police harassment. The restaurant and the surrounding neighborhood sustained heavy damage. The following night demonstrators threw up another picket line, which quickly descended into new violence and damage to the restaurant.[11] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest being ignored by the press | Mattachine Midwest picketed the Chicago Tribune and the Chicago Sun-Times for routinely ignoring press material and refusing advertising from the organization. Sun-Times columnist Irv Kupcinet mentioned the pickets in his column but neglected to mention that his paper was one of the targets. The Tribune gave the event no coverage.[12] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest police raids on gay bars | The LAPD raided the New Year's Eve parties at two gay bars, the Black Cat Tavern and New Faces. Several patrons were injured and a bartender was hospitalized with a fractured skull. Several hundred people spontaneously demonstrated on Sunset Boulevard and picketed outside the Black Cat.[13] |- | Template:Sort | Template:Sort | In solidarity with other minority groups in the city | Organized by the owner of gay bar Pandora's Box and built on the Black Cat protests of weeks earlier, about 200 LGBT people watched as around 40 picketers demonstrated in front of the Black Cat in coordination with hippies and other counterculture groups who had been targeted by police for harassment and violence.[14] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest entrapment and harassment by the LAPD | Two drag queens known as "The Princess" and "The Duchess" held a St. Patrick's Day party at Griffith Park, a popular cruising spot and a frequent target of police activity. More than 200 gay men socialized through the day.[13] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest the classification of homosexuality as a mental illness | The Student Homophile League of Columbia University picketed and disrupted a panel of psychiatrists discussing homosexuality.[15] |- | Template:Sort | Template:Sort | General gathering | Homophile groups organized a "gay-in" in Griffith Park.[16] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest a police raid on The Patch, a gay bar | Following the arrest of two patrons, The Patch owner Lee Glaze organized the other patrons to move on the police station. After buying out a nearby flower shop, the demonstrators caravanned to the station, festooned it with the flowers and bailed out the arrested men.[17] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest the firing of a gay activist | When gay activist and journalist Gale Whittington was fired by the States Steamship Company after coming out in print, a small group of activists operating under the name "Committee for Homosexual Freedom" (CHF) picketed the company's San Francisco offices every workday between noon and 1:00 for several weeks.[18] |- | Template:Sort | Template:Sort | To protest the firing of an employee suspected of being gay | Tower Records fired Frank Denaro, believing him to be gay. The Committee for Homosexual Freedom picketed the store for several weeks until Denaro was reinstated.[19] The CHF ran similar pickets of Safeway stores, Macy's and the Federal Building.[18]



Scritti personali di omosessuali andati distrutti Nella ricerca storica dell'omosessualità gli scritti intimistici delle persone che non facevano mistero della propria omosessualità come lettere, diari, ma anche fotografia e altro materiale personale è molto raro, spesso perché volutamente distrutto o dagli stessi autori oppure dagli eredi, tale era lo scandalo del loro amore da non poter essere conservato negli anni, ma deliberatamente occultato, distrutto e reso "inoffensivo". Qui alcuni esempi noti - Le lettere "strane, selvagge e femminili" di Ulrichs inviate a Symonds. Brown l'agente letterario di Symonds le lasciò probabilmente tra le carte che ereditò Edmund Grosse il quale confidò alla nipote di aver con "piacere maligno" distrutto grazie ad un "falò in giardino e averle bruciate tutte". [pag 391 Ulrichs di Kennedy] - i diari di Maltzan-Wedell (1792-1858) andati persi [gay berlin p.57] esaminati da Casper nel 1852. - i diari di Byron distrutti su ordine di John Cam Hobhouse che voleva continuare a vivere velato. [3] - scritti personali di Herman Bang (poeta danese omosessuale che aveva appoggiato l'attività del Comitato Scientifico Umanitario) furono censurati dal suo esecutore testamentario Peter Nansen perché parlando della sua omosessualità avrebbero a suo avviso danneggiato la sua figura.

Teorie scientifiche sorpassate sull'omosessualità

Questa voce è una rassegna di teorie scientifiche sull'omosessualità proposte in testi di carattere scientifico sorpassate dall'attuale visione scientifica. Lo scopo di questa voce è abbozzare la storia delle teorie scientifiche sull'omosessualità che insieme a quelle sociali e religiose hanno contribuito allo stigma delle persone omosessuali o transessuali. In tali teorie spesso il concetto di transessuale è assimilato a quello di omosessuale o una sua sottocategoria.

1930 - Psicologia dell'omosessualità, Alfred Adler

Lo psicologo Alfred Adler pubblica questo saggio nel 1917 per la prima volta con il titolo Il problema dell'omosessualità, che nell'edizione del 1930 viene integrato e affiancato da altri lavori sulle perversioni sessuali che in quanto tali sono in relazione con l'omosessualità. Adler afferma che tutti i fenomeni di perversione sessuale (tra cui omosessualità, sadismo, masochismo, masturbazione, feticismo) hanno in comune dei fattori secondo i risultati della psicologia individuale che sono: (cause dell'omosessualità) 1. distanza uomo-donna: ogni perversione è causata dalla distanza tra i due sessi 2. rivolta contro l'adattamento al normale ruolo sessuale: la coscienza personale del perverso, essendo ridotta, viene innalzata artificiosamente da un meccanismo sistematico ma inconscio che avviene attraverso la rivolta all'adattamento normale del ruolo sessuale. 3. disprezzo del partner: nel comportamento del perverso risultano evidenti i tratti di odio e di lotta contro il partner ritenuto normale. 4. aspirazione compensatorie: negli individui maschi le perversioni si rivelano come aspirazioni compensatorie con il fine di rimuovere un senso di inferiorità nei confronti del potere sopravvalutato della donna, viceversa nelle donne sono tentativi compensatori di superare il senso di inferiorità femminile nei confronti dell'uomo percepito come più forte. 5. egocentrismo e scarso sentimento sociale: le perversioni scaturiscono quando le caratteristiche della persona tendono all'egocentrismo, smania di comando, diffidenza, eccesso di orgoglio e caparbietà associate all'incapacità di fare gioco di squadra (sentimenti di cameratismo, imposizione di traguardi collettivi, etc).

1. Non esistono caratteristiche fisiopatologiche (fattezze femminili, varianti endocrine etc) che autorizzi un individuo a procurarsi stimoli o soddisfazioni sessuali presso il suo stesso sesso 2. La teoria dell'origine coatta dell'omosessualità

1969 - Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere), David Reuben Con un linguaggio grottesco il sessuologo americano David Reuben spiega attraverso agili paragrafi che rispondono a dei quesiti sull'omosessualità. - Cosa è l'omosessualità maschile? Una condizione in cui uomini provano trasporto emotivo e interesse sessuale per gli altri uomini. L'omosessualità rappresenta un ostacolo a causa delle limitazioni anatomiche e fisiologiche del rapporto omosessuale, molti omosessuali la vivono come una sfida e utilizzano ingegnosità ed energia a tal punto da trasformarsi in donne nelle ore in cui possono farlo, indossando abiti femminili, truccandosi, adottando un comportamento femminile e persino fino a farsi rimodellare il corpo secondo canoni estetici femminili. Anche se non tutti gli omosessuali arrivano a tanto, la maggioranza nel corso della vita arriva prima o poi ad assumere caratteristiche tipicamente femminili. - Si nasce omosessuali? Reuben afferma che a questa teoria si aggrappano gli omosessuali nel tentativo di spiegare i loro problemi, spiega che nel diciannovesimo secolo alcuni omosessuali amavano definirsi delle "urne"; l'"urna" definiva l'uomo nel cui intimo coabitava una donna che tentava di affiorare alla luce. Questa idea era così poco soddisfacente per gli omosessuali stessi che fu abbandonata da loro stessi. La tesi che si nasca omosessuali ha un lieve tocco di tragicità: molti omosessuali lasciano credere di essere condannati a vivere una vita che invece apprezzano moltissimo. Per chi lo desidera davvero è possibile cambiare attraverso l'aiuto di uno psichiatra che sappia curare l'omosessualità, divenendo un eterosessuale perfettamente equilibrato. - L'omosessualità deriva da uno squilibrio ormonale? Anche se a molti omosessuali la utilizzano per giustificarsi, tale ipotesi non regge per due motivi: un certo numero di uomini superdotati virili e muscolosi è omosessuale e non soffrono certo di una deficienza di ormone maschile, in secondo luogo iniettando dosi massicce di ormone maschile l'omosessualità dovrebbe scomparire e invece così facendo la si aggrava, dal momento che molti omosessuali sottoposti a tale trattamento diventano ancor più omosessualmente attivi. Viceversa un gruppo di scienziati ha sperimentato in un gruppo di uomini la sommistrazione di ormone femminile da cui è derivato in loro una perdita totale del desiderio sessuale, ma mai la nascita dell'interesse sessuale verso il sesso opposto. - Cosa fanno tra loro gli omosessuali? - The American Psychological Association, the American Psychiatric Association, and the National Association of Social Workers state:

“ In 1952, when the American Psychiatric Association published its first Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, homosexuality was included as a disorder. Almost immediately, however, that classification began to be subjected to critical scrutiny in research funded by the National Institute of Mental Health. That study and subsequent research consistently failed to produce any empirical or scientific basis for regarding homosexuality as a disorder or abnormality, rather than a normal and healthy sexual orientation. As results from such research accumulated, professionals in medicine, mental health, and the behavioral and social sciences reached the conclusion that it was inaccurate to classify homosexuality as a mental disorder and that the DSM classification reflected untested assumptions based on once-prevalent social norms and clinical impressions from unrepresentative samples comprising patients seeking therapy and individuals whose conduct brought them into the criminal justice system. In recognition of the scientific evidence,[136] the American Psychiatric Association removed homosexuality from the DSM in 1973, stating that "homosexuality per se implies no impairment in judgment, stability, reliability, or general social or vocational capabilities." After thoroughly reviewing the scientific data, the American Psychological Association adopted the same position in 1975, and urged all mental health professionals "to take the lead in removing the stigma of mental illness that has long been associated with homosexual orientations." The National Association of Social Workers has adopted a similar policy.

Thus, mental health professionals and researchers have long recognized that being homosexual poses no inherent obstacle to leading a happy, healthy, and productive life, and that the vast majority of gay and lesbian people function well in the full array of social institutions and interpersonal relationships.[2]

” [4] The longstanding consensus of research and clinical literature demonstrates that same-sex sexual and romantic attractions, feelings, and behaviors are normal and positive variations of human sexuality.[137] There is now a large body of research evidence that indicates that being gay, lesbian or bisexual is compatible with normal mental health and social adjustment.[4] The World Health Organization's ICD-9 (1977) listed homosexuality as a mental illness; it was removed from the ICD-10, endorsed by the Forty-third World Health Assembly on 17 May 1990.[138][139][140] Like the DSM-II, the ICD-10 added ego-dystonic sexual orientation to the list, which refers to people who want to change their gender identities or sexual orientation because of a psychological or behavioral disorder (F66.1). The Chinese Society of Psychiatry removed homosexuality from its Chinese Classification of Mental Disorders in 2001 after five years of study by the association.[141] According to the Royal College of Psychiatrists "This unfortunate history demonstrates how marginalisation of a group of people who have a particular personality feature (in this case homosexuality) can lead to harmful medical practice and a basis for discrimination in society.[4] There is now a large body of research evidence that indicates that being gay, lesbian or bisexual is compatible with normal mental health and social adjustment. However, the experiences of discrimination in society and possible rejection by friends, families and others, such as employers, means that some LGB people experience a greater than expected prevalence of mental health difficulties and substance misuse problems. Although there have been claims by conservative political groups in the USA that this higher prevalence of mental health difficulties is confirmation that homosexuality is itself a mental disorder, there is no evidence whatever to substantiate such a claim."[142]

Most lesbian, gay, and bisexual people who seek psychotherapy do so for the same reasons as heterosexual people (stress, relationship difficulties, difficulty adjusting to social or work situations, etc.); their sexual orientation may be of primary, incidental, or no importance to their issues and treatment. Whatever the issue, there is a high risk for anti-gay bias in psychotherapy with lesbian, gay, and bisexual clients.[143] Psychological research in this area has been relevant to counteracting prejudicial ("homophobic") attitudes and actions, and to the LGBT rights movement generally.[144]

The appropriate application of affirmative psychotherapy is based on the following scientific facts:[137]

Same-sex sexual attractions, behavior, and orientations per se are normal and positive variants of human sexuality; in other words, they are not indicators of mental or developmental disorders. Homosexuality and bisexuality are stigmatized, and this stigma can have a variety of negative consequences (e.g., Minority Stress) throughout the life span (D'Augelli & Patterson, 1995; DiPlacido, 1998; Herek & Garnets, 2007; Meyer, 1995, 2003). Same-sex sexual attractions and behavior can occur in the context of a variety of sexual orientations and sexual orientation identities (Diamond, 2006; Hoburg et al., 2004; Rust, 1996; Savin-Williams, 2005). Gay men, lesbians, and bisexual individuals can live satisfying lives as well as form stable, committed relationships and families that are equivalent to heterosexual relationships in essential respects (APA, 2005c; Kurdek, 2001, 2003, 2004; Peplau & Fingerhut, 2007). There are no empirical studies or peer-reviewed research that support theories attributing same-sex sexual orientation to family dysfunction or trauma (Bell et al., 1981; Bene, 1965; Freund & Blanchard, 1983; Freund & Pinkava, 1961; Hooker, 1969; McCord et al., 1962; D. K. Peters & Cantrell, 1991; Siegelman, 1974, 1981; Townes et al., 1976).


Centro di documentazione Roberto Saverio Tersigni - Omphalos Il Centro di documentazione dell'associazione Omphalos, intitolato al suo fondatore Saverio Tersigni detto Roberto scomparso nel 1996, conserva e continua a raccogliere materiale documentale sulla storia dell'omosessualità in Umbria e in Italia e sulla storia del movimento LGBTI umbro e nazionale, ed è attivo a Perugia presso l'associazione Omphalos - Arcigay Arcilesbica Perugia. Il Centro, unico nel suo genere in Umbria, conserva la memoria storica del movimento LGBT di Perugia e dell'Umbria e anche nazionale dalla fine degli anni'80. Il suo patrimonio cresce grazie a donazioni nel corso degli anni che il Circolo ha ricevuto ed al lavoro dei volontari per quanto riguarda i materiali auto-prodotti. Il nucleo originario dell'ar

Lista mostre lgbt[modifica]

British Museum marks 50th anniversary of Sexual Offences Act with LGBTQ show Exhibition will shine a light on same-sex relationships using objects dating from antiquity to today by GARETH HARRIS | 1 November 2016 An exhibition exploring gay love and sexuality based on objects in the collection of the British Museum in London is due to open next spring. The show, provisionally titled A Little Gay History (May-October 2017), coincides with the anniversary of the passing of the Sexual Offences Act in July 1967, which partially decriminalised homosexuality in England and Wales.

The small-scale, chronological exhibition is based on the 2013 book A Little Gay History by Richard Parkinson, the former curator of ancient Egyptian culture at the British Museum. The publication explores LGBTQ (Lesbian Gay Bisexual Transgender Queer) experiences within historical and cultural contexts, centred on museum objects ranging from ancient Egyptian papyri to prints by David Hockney.

“The [forthcoming] display draws on material from ancient history to the present day, and from around the globe,” a museum spokeswoman says. A silver medallion with the bust of the emperor Hadrian, who reigned from AD117 to AD138, and a coin with the head of his lover Antinous, minted around AD130, are among the objects included.

“The focus of the display is important because it highlights, as Parkinson states in his book, that diversity is integral to human desire and the human condition. Love, desire and gender are relevant issues to us all,” she says. Meanwhile, Queer British Art at Tate Britain next year (5 April-1 October 2017) will include works by artists such as Dora Carrington and Francis Bacon.

Other British Museum shows scheduled for next year include Treasures of the Scythians (14 September 2017-14 January 2018), which focuses on the ancient civilisation that prospered from the ninth century BC in the region around the Black Sea, covering the Crimea today. Most of the objects loaned are drawn from the Hermitage in St. Petersburg.

Another museum display, The Currency of Communism (26 October-May 2018), will explore “how communist states radically re-structured their economies to reflect Marxist ideology”, according to a press statement. Curators will present coins and banknotes, used across various Communist regimes, focusing also on bartering and the black market.

BRUNO FIORENTINO

Cicogna è all’inizio di tutto

Annuncio Rispota all’annuncio Incontro con Cicogna Cicogna cerca amici milanesi, poi parla con Torino, Torino parla con amici torinese, Roma parla con gli amici di Roma

Il contatto con Cicogna è Tiranti Fiorentino Cicogna e Compagno come prima cosa, da cui partono i 3 gruppi, dove ciascuno cerca tra i suoi prorpi conoscenti

Chilanti rispose all’annuncio e parteciò all’incontro che è successo dopo l’annuncio, l’incontro si risolse nella bagarre, nel nulla. Chilanti se ne tornò deluso a Roma, ma portò con sé le lettere, dalle lettere venne fuori Cicogna e dall’incontro con Cicogna vennero fuori i gruppi. Ho partecipato successivamente al primo incontro con Cicgona perché Chilanti parlandone quasi scherzando mi disse “sai cos’è successo? guarda quest’annuncio…” io l’ho presa seriamente e ho spinto Chilanti a fare un incontro serio con Cicogna e da lì è nato il tutto.

Era un mio amico da molti anni, era a Roma

A casa di Chilanti, un signore molto gentile con amici, nelle frequentazioni di Chilanti c’era anche Gianni Romoli. Io ho cercato di contattare Gianni Romoli

LUIGI CANNILLO Enrico Cicogna era un uomo abituato a pensare in modo internazionale, ad avere una visione globale, per la sua attività di traduttore, è stato il primo traduttore dei grandi autori sudamericani per la collana di Feltrinelli, aveva avuto occasione di viaggiare per tutto il mondo e la sua figura di intellettuale, di persona dalla cultura estremamente vaira, era anche legata ad aclune realtà europee. Quindi univa nella sua esperienza una visione che non era solo strettamente cittadina di Milano o italiana. Ricordo che Enrico ha tradotto le prime edizioni di Cent’anni di solitudine, di Garcia Marquez,che passava a casa sua, anche Manuel Puig. Questa visione lo aveva portato a considerare come in altri paesi si vivesse l’omosessualità e come si esprimessero forme di associazione sia attraverso pubblicazioni che attraverso incontri di gruppi, ed è per questo che all’inizio degli anni ‘70 fu tra i fondatori dei primi incontri che poi portarono al FUORI!. L’inserto delle ore venne proposto a lui o lui lo propose, non so, ma certcamente lui coordinò le rubriche che ci potevano essere. Io mi occupavo delle recensioni libri, poi c’erano rubriche legate al cinema. Era un inserto in un giornale allora abbastanza soft core, era un inserto chiuso all’interso. Lui pensò di avere una forma, una traccia, che potevano aver assunto anche altre pubblicazioni all’estero, come per esempio in Francia. Fece questo esperimento che durò un po’ di tempo fino ai primi incontri nel ‘70 ‘71.

L’esporsi era qualcosa che allora era molto sentito come problema, molte persone avrebbero partecipato a iniziative ma senza esplicitare il proprio nome o senza avere una visibilità. Questo era un ostacolo. L’idea di una impostazione culturale in senso molto lato, dava come un supporto che non era esplicitamente legato al desiderio o all’esposizione di sé e alla rivendicazione del proprio orientamento sessuale, bensì a una visione culturale dove tutto è forse più facilmente accettabile. Questa visione quindi si sposava anche con l’impostazione di Enrico che era un’impostazione liberale come lui stesso diceva, a lui capitava di avere nella sua cerchia di amicizie, persone con delle posizioni più radicali, non in senso di partito ma in senso lato, che lui accoglieva comunque essendo aperto, però quest’impostazione di tipo culturale corrispondeva alla sua visione generalmente liberale della società, nel liberalismo era ricompresa anche la libertà di praticare il proprio orientamento sessuale. Quel legame di tipo genericamente personale con Roma e poi successivamente con Torino, molte cose nacquero dagli articoli contro il libro di D’Aquino, io stesso feci una recensione negativa a quel libro, fu come una piccola scintilla che creò dell’indignazione da parte nostra, degli omosessuali e questo ebbe la funzione da parte nostra di aggregare. Paradossalmente il fatto di scrivere dei libri che oggi definiremmo di carattere omofobo o comunque di tipo offensivo rispetto all’omosessualità cadde in un terreno che probabilmente anche per questioni di incoscienza politica e di attivismo politico in senso molto lato, un terreno che era pronto anche a replicare e dalla replica a creare qualcosa di proprio, quindi sia l’articolo sulla stanza e la presenza stessa di quel libro, fu caratteristico, come anni dopo sarebbe stato il libro Genitalità e cultura di Fornari rispetto a Mario Mieli, cioè la presa di posizione contro un libro che nega non tanto dei diritti ma un’identità. Un libro che parlasse di omosessualità in quegli anni non era così frequente, se la voce che usciva dal punto di vista editorare era discriminatoria l’effetto era di creare una reazione. Il solo fatto che un libro o un film potessero essere omosessuale, ci furono delle tappe cinematografiche, creava enorme curiosità e dibattito. Ricordo la casa di Enrico Cicogna a Milano. A Torino con Pezzana io ricordo una casa studio o qualcosa del genere, forse mansardato. Gianni Chilanti a Roma. Occorrevano dei posti dove ospitare 10/15 posti. L’ospitante era una persona di riferimento. Avvennero le prime riunioni dei gruppi nelle case. Successivamente le prime iniziative fuorono presso il partito radicale pur non essendo ancora federati. Eravamo ospitati presso via Torre Argentina a Roma, in una casa c’era la sede del partito radicale e questo consentiva di fare le riunioni. In una sede del partito radicale a Milano in corso di porta vicentina si consumò la rottura dei COM. Si passa da un luogo domestico, a una sede istituzionale messa a disposizione da una forza politica dell’arco parlamentare fino a situazioni di lotta. E’ interessante questo percorso dei luoghi.

PEZZANA La testimonianza di Pezzana a quanto pare non è stata registrata: ad ogni modo si ricordava di aver conosciuto Cicogna attraverso un ragazzo milanese che all'epoca avrà avuto una trentina d'anni. Probabilmente era proprio il compagno di Cicogna, l'extraparlamentare di cui parlano sia Fiorentino che Cannillo, e che Cannillo aveva identificato come Giuliano Mauri

  1. Fletcher, p. 68
  2. Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore witt209
  3. Marks Ridinger, p. 130
  4. Gallo, p. 114
  5. Tobin and Wicker, p. 104
  6. Eisenbach, pp. 46–47
  7. Bérubé, photo section 2, p. 6
  8. 8,0 8,1 Fletcher, p. 42
  9. Template:Cite news
  10. Timmons, p. 221
  11. 11,0 11,1 Carter, p. 109
  12. Alwood, p. 62
  13. 13,0 13,1 Witt et al., p. 210
  14. Teal, p. 25
  15. Fletcher, p. 67
  16. Teal, p. 26
  17. Clendinen and Nagourney, p. 180
  18. 18,0 18,1 Stryker and Van Buskirk, p. 53
  19. Murray, p. 61