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Bozze

Omosessualità maschile nella letteratura francese

La situazione fino agli anni ‘20

In Francia la letteratura a tematica omosessuale conosce un’autentica proliferazione tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Dominique Fernandez afferma che prima della Grande Guerra che sono stati pubblicati non meno di una cinquantina di romanzi a tema,[1] mentre Monique Nemer (seppure con criteri piuttosto ampli) stima che tra il 1880 e il 1930 hanno visto la luce circa 250 opere letterarie consacrate all’omosessualità (a cui sarebbero da aggiungere circa 150 opere di saggistica).[2]
Si tratta quindi indiscutibilmente di un tema di grande attualità. Tuttavia è opportuno operare una distinzione, tra le opere conosciute al grande pubblico e quelle destinate invece a una diffusione attraverso circuiti di nicchia.
Una parte di questa produzione è infatti destinata a una tiratura limitata, spesso finanziata privatamente dall’autore, che ne riserva la lettura a un ristretto circolo di intimi. Lo stesso Fernandez riconosce che si tratta di opere di valore estremamente diseguale.[3] Si tratta di titoli quali Sodome di Henri d’Argis (1888), Les hors-nature di Rachilde (1897), La vierge de Sodome di Van Stahl (1901), Une jeunesse e Le baiser de Narcisse di Jacques d'Adelswärd-Fersen (1906 e 1907) e Le chemin mort di Lucien Daudet (1908). Viceversa Jean Lorrain, di cui erano ben note le tendenze omosessuali, lascia solo intravedere la tematica nel suo romanzo Monsieur de Phocas (1901).
Tuttavia nello stesso periodo alcuni testi escono dalla penombra e conquistano una diffusione più importante. Si segnalano almeno: Georges Eekhoud, Escal-Vigor (1899), Achille Essebac, Dédé (1901), Binet-Valmer, Lucien (1910), Francis Carco, Jésus-la-Caille (1914).
Alcuni scrittori si dedicano con assiduità a quello che sta diventando un sottogenere letterario (relativamente) alla moda, come Henry Marx, Charles-Étienne, e il ‘duo’ Willy e Menalkas (pseudonimi, rispettivamente, di Henry Gauthier-Villars e Suzanne de Calias).[4]

Proust e Gide

Negli anni ‘20 la situazione cambia radicalmente, soprattutto in termini qualitativi: il 1921 è l’anno che segna una svolta, con la pubblicazione di Sodoma e Gomorra di Marcel Proust, quarto volume della Ricerca del tempo perduto. Il tema omosessuale, già delineato nei precedenti volumi, diviene finalmente centrale e alla storia dei personaggi (fra cui spicca il barone Charlus) si affianca una riflessione teorica sulla condizione degli omosessuali.
Pochi anni più tardi, André Gide dà alle stampe i suoi tre testi fondamentali che toccano l’argomento: il trattato Corydon nel 1924, il romanzo I falsari nel 1925 e l’autobiografia Se il grano non muore nel 1926. Lo scrittore aveva già annunciato il tema omosessuale (in maniera più indiretta) in altri suoi testi, fra cui L’immoralista (1902) e la pièce teatrale Saul (pubblicata nel 1903, ma rappresentata solo nel 1922).
In questi anni si intensificano anche le polemiche; in particolare le pubblicazioni di Proust e Gide sembrano compattare un fronte comune di oppositori. In una sua recensione del 1926, il critico letterario Paul Souday sottolinea il legame che unisce l’opera di questi due autori e deplora che in letteratura oramai si parli apertamente di amori omosessuali. Nello stesso anno la rivista letteraria Les Marges lancia un appello ad alcuni degli scrittori più in voga del momento per conoscere la loro opinione sulla proliferazione di opere a tematica omosessuale. Le opinioni espresse dagli autori sono di segno molto diverso e spaziano dalle più ostili, alle più favorevoli, passando per alcune posizioni decisamente ambigue.
Nel 1927 François Porché pubblica il volume L’amour qui n’ose pas dire son nom, che vuole tracciare una storia della produzione di scritti dedicati al tema dell’omosessualità. Proust e Gide sono descritti come i paladini di questo fenomeno, coloro che hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale per un argomento che era rimasto tabù per lungo tempo.

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Note

  1. Dominique Fernandez, Amants d’Apollon. L’Homosexualité dans la culture, Paris, Grasset, 2015, p. 361.
  2. Monique Nemer, Corydon citoyen, Paris, Gallimard, 2006, p. 164-166.
  3. Dominique Fernandez,“Une monographie spéciale”, in Ramon Fernandez, Philippe Sauveur, Paris, Grasset, 2012, p. 33-34.
  4. Si veda l’impressionante lista di testi presentata da Nemer; Monique Nemer, op. cit., p. 173.