Differenze tra le versioni di "Utente:Andrea.pizzocaro/Sandbox/Genere (Gender)"

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'''''Gender''''' è prima di tutto un termine, una parola inglese che ha riscosso un considerevole successo nel corso del Novecento in diversi ambiti del sapere umano, quali: la psicologia, la sociologia, l’antropologia, la storia, la filosofia e gli studi letterari. L’''Oxford English Dictionary'' riporta che tale termine vanta una storia secolare. Deriva dal francese antico ''gendre'', che a sua volta trae origine dal latino ''genus'', traduzione del greco ''genos''. Nell’evoluzione della parola ''genos'' figurano attualmente, oltre a ''gender'', il francese ''genre'', lo spagnolo ''género'' e l’italiano '''genere'''.  
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'''''Gender''''' è prima di tutto un termine, una parola inglese che ha riscosso un considerevole successo nel corso del Novecento in diversi ambiti del sapere umano, quali: la psicologia, la sociologia, l’antropologia, la storia, la filosofia e gli studi letterari. Prima affermarsi nel secolo scorso, con questa parola ci si riferiva – e tuttora si continua a farlo – ad una nozione che comprende più specie (in inglese oggi si usa perlopiù ''kind'' e non ''gender''); ad esempio “musica pop” indica il genere che comprende i brani di Micheal Jackson, Madonna, Britney Spears, che ne sono la specie. Inoltre, ''gender'' o genere possono essere utilizzati in grammatica per individuare le parole maschili e femminili (“l’albero”, “la mela”).<ref>Per completezza, le grammatiche moderne con 'genere' comprendono anche il segno grafico che alcune lingue utilizzano per distinguere gli animati, cioè le persone e gli altri animali, e gli inanimati, le cose prive di vita.</ref> Nel Novecento si è andato poi ad intensificare il rapporto con la parola sesso, e il termine ''gender'' – perlopiù in inglese che in italiano – è stato usato per identificare dei tratti della personalità legati alla differenza sessuale o a identificare una sorta di entità immateriale che è in grado di organizzare la nostra vita sociale. Recentemente è stato oggetto di forti critiche da parte del femminismo e dai movimenti reazionari in Europa e nei paesi anglofoni.  
  
La scelta di parlare inizialmente del ''gender'' come di una semplice parola è dovuta al fatto che, essendosi diffusa ampiamente in numerosi campi della conoscenza umana, ad oggi sono diversi i significati che le si sono stati attribuiti. Se si fosse scelto un significato rispetto ad un altro, si sarebbe anche preferito una delle tante discipline alle altre, quando invece non esiste alcuna gerarchia tra queste. Il ''gender'' non è concetto, casomai sono diversi i concetti fatti corrispondere con questa parola.
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== Un po' di storia ==
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Come testimonia l’Oxford English Dictionary,<ref> Voce online Gender, in "Oxford English Dictionary", consultata l'ultima volta il 18 giugno 2017. </ref> la storia della parola ''gender'' è secolare. Deriva dal francese ''gendre'', che a sua volta si è originato dal latino ''genus'', traduzione del greco γένος (''genos'').  
  
Rimanendo ancorati ad un punto di vista lessicale, a seconda dei contesti in cui vengono usati, i termini genere e ''gender'' sono stati utilizzati in almeno tre usi. Un primo uso è quello di un raggruppamento di oggetti che hanno qualcosa in comune, ad esempio “genere umano” riunisce sotto un’unica categoria (l’umanità) tutti gli animali conosciuti come “uomini”. In questo caso però solo la versione italiana può essere usata; in inglese infatti dall’inizio del secolo scorso il termine ''kind'' ha preso il posto di ''gender'' in queste circostanze (vedi “mankind”, che si scrive tutto unito, tuttavia). In secondo luogo, genere corrisponde ad una categoria grammaticale impiegata per classificare nomi e aggettivi, ad esempio “la casa” è di genere femminile e “l’albero” è di genere maschile. A questi due significati va poi aggiunto un uso particolare. Sin dai tempi dei greci, ''il termine genere viene rapportato con il fenomeno della differenza sessuale'' o brevemente con “sesso”. Dei tre usi, è quest'ultimo quello che ha innescato le controversie più accese negli ultimi anni ed è anche quello di cui ci occuperemo in questa voce.  
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Il ''Dictionary of Untranslatables'' (Dizionario degli intraducibili) ci fornisce alcune informazioni sull’uso del termine che ne facevano i greci. <ref> Cassin, B., Apter, E., Lezra, J. E Wood, M., 2014, Dictionary of untranslatables, Princeton University Press, p. 757.</ref> ''Genos'' è stato usato per indicare l’origine, la discendenza e la provenienza di una persona come quando il Telemaco di Omero si presenta dicendo “il mio ''genos'' è Itaca” oppure nello stesso significato di “genere umano” (''genos anthrôpôn''), cioè di un raggruppamento di persone o cose che possiedono una proprietà in comune. In questo caso tutti gli animali conosciuti come “uomini” – che presi singolarmente sono una specie – possedendo la proprietà dell’“umanità” vengono riuniti sotto un unico genere, quello del genere umano appunto.
  
==Il genere come tratto della personalità==
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Oltre a questi due usi i greci si servono del termine ''genos'' anche nella grammatica. È la Retorica di Aristotele il testo più antico in cui viene così impiegato,<ref>Aristotele 1407 b 6–9</ref> dove a sua volta a Protagora viene attribuita tale scelta, cioè di distinguere i nomi in maschili, femminili e neutri. Qui, come è stato fatto notare,<ref>Protagoras of Abdera: the man, his measure, pag 88.</ref> Aristotele inaugurando forse l’uso nella grammatica greca del termine ''genos'' sta applicando il secondo senso spiegato nel paragrafo precedente. In altre parole, Aristotele sta dicendo che per parlare correttamente il greco bisogna tenere conto a quale genere di cosa che popola il mondo – maschi, femmine, cose – si riferiscono le parole. Quindi ciò che è maschile in natura avrà una sua terminazione specifica, e così ciò che è femminile o ciò che è un oggetto inanimato avranno due desinenze appropriate. Detto altrimenti, secondo questa opinione il nome 'genere', per quella categoria grammaticale che distingue i nomi in maschili e femminili in molte lingue europee, è stato scelto dai greci mutuandolo dal senso di concetto che raggruppa più specie.
  
==Il genere come entità esterna==
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Ora che Protagora sia stato il primo a ritenere opportuno che le parole riflettano l'esistenza di maschi, femmine e cose con il segno grafico della desinenza è un'affermazione di Aristotele. Ricerche già della fine del XIX secolo degli studiosi della linguistica sostengono che questa tendenza sia molto più risalente nel tempo, sarebbe invece un tratto distintivo delle antiche lingue indo-europee.<ref>Luraghi, S., 2011, ''The origin of the Proto-Indo-European gender system: Typological considerations'', Folia Linguistica, 45/2, pp. 435–464</ref> Quello che qui sosteniamo è che sono stati i greci i primi ad accostare il termine genere (''genos'') al fenomeno della differenza sessuale e a tutte le riflessioni elaborate su questo fenomeno. Ad esempio Aristotele nelle ''Confutazioni sofistiche''<ref>Aristotele, 173 b 17–22.</ref> attribuisce sempre a Protagora un ragionamento sulla mancata corrispondenza tra la desinenza di genere e la 'realtà', cioè che μῆνις (''mênis'', "collera") e πήληξ (''pêlêx'', "elmo") essendo nomi femminili non corrispondo al fatto che siano cose maschili.
  
 
== Sesso e genere ==
 
== Sesso e genere ==
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Nel corso del Novecento per parlare dell’esistenza, della vita sociale, affettiva, sentimentale e sessuale degli esseri umani si è attestato l’utilizzo dei termini '''[[Sesso|sesso]]''', '''genere''' e '''[[Orientamento sessuale|orientamento sessuale]]'''.<ref>Già Freud concepiva una tripartizione simile, e nello stesso ordine, ossia "caratteri sessuali fisici", "caratteri sessuali psichici" e "genere di scelta oggettuale". Vedi Freud, ''Psicogenesi di un caso di omosessualità in una donna''</ref> Con ''sesso'' viene spesso solamente inteso l’anatomia sessuale di un individuo, conosciuta anche come i caratteri sessuali primari. Questi sono i genitali (il pene, lo scroto /le labbra, la clitoride, etc.) le gonadi (i testicoli/ le ovaie) e le strutture interne (la prostata, etc. / l’utero, etc.). Si può aggiungere che maschi e femmine differiscono ''qualitativamente'' per quanto riguarda l’anatomia sessuale, nel senso che solo i maschi possiedono il pene e non le femmine, mentre solo le femmine possiedono l’utero. Quando invece una persona presenta un mix dell’anatomia sessuale dei maschi e delle femmine la identifichiamo come ''[[Intersessualità|intersessuale]]'', sebbene molto probabilmente per la legge del paese in cui è nato è un maschio o una femmina. Sempre col termine sesso vengono identificati i caratteri sessuali secondari, come la presenza di pelo e barba, di massa muscolare e grassa, la crescita del seno e del pene, etc. A differenza di quelli primari i caratteri secondari non sono essenziali per essere un maschio o una femmina; maschi e femmine differiscono ''quantitativamente'' per quanto riguarda questi caratteri sessuali. In quest'ordine si può parlare di ''differenze tra i due sessi'' - il corpo maschile è coperto da più peluria di quello femminile, ad esempio - e ''differenze tra soggetti appartenenti al medesimo sesso'' - non è detto, continuando l'esempio, che tutti i maschi siano pelosi nella stessa misura, alcuni potrebbero presentare meno pelo e barba rispetto ad altri.
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===Il genere come tratto della personalità===
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===Il genere come entità esterna===
  
 
== Genere e orientamento sessuale ==
 
== Genere e orientamento sessuale ==

Versione attuale delle 06:08, 19 lug 2019

Voce a cura di Andrea Pizzocaro (2019). 

Gender è prima di tutto un termine, una parola inglese che ha riscosso un considerevole successo nel corso del Novecento in diversi ambiti del sapere umano, quali: la psicologia, la sociologia, l’antropologia, la storia, la filosofia e gli studi letterari. Prima affermarsi nel secolo scorso, con questa parola ci si riferiva – e tuttora si continua a farlo – ad una nozione che comprende più specie (in inglese oggi si usa perlopiù kind e non gender); ad esempio “musica pop” indica il genere che comprende i brani di Micheal Jackson, Madonna, Britney Spears, che ne sono la specie. Inoltre, gender o genere possono essere utilizzati in grammatica per individuare le parole maschili e femminili (“l’albero”, “la mela”).[1] Nel Novecento si è andato poi ad intensificare il rapporto con la parola sesso, e il termine gender – perlopiù in inglese che in italiano – è stato usato per identificare dei tratti della personalità legati alla differenza sessuale o a identificare una sorta di entità immateriale che è in grado di organizzare la nostra vita sociale. Recentemente è stato oggetto di forti critiche da parte del femminismo e dai movimenti reazionari in Europa e nei paesi anglofoni.

Un po' di storia[modifica]

Come testimonia l’Oxford English Dictionary,[2] la storia della parola gender è secolare. Deriva dal francese gendre, che a sua volta si è originato dal latino genus, traduzione del greco γένος (genos).

Il Dictionary of Untranslatables (Dizionario degli intraducibili) ci fornisce alcune informazioni sull’uso del termine che ne facevano i greci. [3] Genos è stato usato per indicare l’origine, la discendenza e la provenienza di una persona come quando il Telemaco di Omero si presenta dicendo “il mio genos è Itaca” oppure nello stesso significato di “genere umano” (genos anthrôpôn), cioè di un raggruppamento di persone o cose che possiedono una proprietà in comune. In questo caso tutti gli animali conosciuti come “uomini” – che presi singolarmente sono una specie – possedendo la proprietà dell’“umanità” vengono riuniti sotto un unico genere, quello del genere umano appunto.

Oltre a questi due usi i greci si servono del termine genos anche nella grammatica. È la Retorica di Aristotele il testo più antico in cui viene così impiegato,[4] dove a sua volta a Protagora viene attribuita tale scelta, cioè di distinguere i nomi in maschili, femminili e neutri. Qui, come è stato fatto notare,[5] Aristotele inaugurando forse l’uso nella grammatica greca del termine genos sta applicando il secondo senso spiegato nel paragrafo precedente. In altre parole, Aristotele sta dicendo che per parlare correttamente il greco bisogna tenere conto a quale genere di cosa che popola il mondo – maschi, femmine, cose – si riferiscono le parole. Quindi ciò che è maschile in natura avrà una sua terminazione specifica, e così ciò che è femminile o ciò che è un oggetto inanimato avranno due desinenze appropriate. Detto altrimenti, secondo questa opinione il nome 'genere', per quella categoria grammaticale che distingue i nomi in maschili e femminili in molte lingue europee, è stato scelto dai greci mutuandolo dal senso di concetto che raggruppa più specie.

Ora che Protagora sia stato il primo a ritenere opportuno che le parole riflettano l'esistenza di maschi, femmine e cose con il segno grafico della desinenza è un'affermazione di Aristotele. Ricerche già della fine del XIX secolo degli studiosi della linguistica sostengono che questa tendenza sia molto più risalente nel tempo, sarebbe invece un tratto distintivo delle antiche lingue indo-europee.[6] Quello che qui sosteniamo è che sono stati i greci i primi ad accostare il termine genere (genos) al fenomeno della differenza sessuale e a tutte le riflessioni elaborate su questo fenomeno. Ad esempio Aristotele nelle Confutazioni sofistiche[7] attribuisce sempre a Protagora un ragionamento sulla mancata corrispondenza tra la desinenza di genere e la 'realtà', cioè che μῆνις (mênis, "collera") e πήληξ (pêlêx, "elmo") essendo nomi femminili non corrispondo al fatto che siano cose maschili.

Sesso e genere[modifica]

Nel corso del Novecento per parlare dell’esistenza, della vita sociale, affettiva, sentimentale e sessuale degli esseri umani si è attestato l’utilizzo dei termini sesso, genere e orientamento sessuale.[8] Con sesso viene spesso solamente inteso l’anatomia sessuale di un individuo, conosciuta anche come i caratteri sessuali primari. Questi sono i genitali (il pene, lo scroto /le labbra, la clitoride, etc.) le gonadi (i testicoli/ le ovaie) e le strutture interne (la prostata, etc. / l’utero, etc.). Si può aggiungere che maschi e femmine differiscono qualitativamente per quanto riguarda l’anatomia sessuale, nel senso che solo i maschi possiedono il pene e non le femmine, mentre solo le femmine possiedono l’utero. Quando invece una persona presenta un mix dell’anatomia sessuale dei maschi e delle femmine la identifichiamo come intersessuale, sebbene molto probabilmente per la legge del paese in cui è nato è un maschio o una femmina. Sempre col termine sesso vengono identificati i caratteri sessuali secondari, come la presenza di pelo e barba, di massa muscolare e grassa, la crescita del seno e del pene, etc. A differenza di quelli primari i caratteri secondari non sono essenziali per essere un maschio o una femmina; maschi e femmine differiscono quantitativamente per quanto riguarda questi caratteri sessuali. In quest'ordine si può parlare di differenze tra i due sessi - il corpo maschile è coperto da più peluria di quello femminile, ad esempio - e differenze tra soggetti appartenenti al medesimo sesso - non è detto, continuando l'esempio, che tutti i maschi siano pelosi nella stessa misura, alcuni potrebbero presentare meno pelo e barba rispetto ad altri.

Il genere come tratto della personalità[modifica]

Il genere come entità esterna[modifica]

Genere e orientamento sessuale[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • G.G. Bolich (2007) Conversing on gender, Psyche Press, North Carolina, USA, pp. 450.

Note[modifica]

  1. Per completezza, le grammatiche moderne con 'genere' comprendono anche il segno grafico che alcune lingue utilizzano per distinguere gli animati, cioè le persone e gli altri animali, e gli inanimati, le cose prive di vita.
  2. Voce online Gender, in "Oxford English Dictionary", consultata l'ultima volta il 18 giugno 2017.
  3. Cassin, B., Apter, E., Lezra, J. E Wood, M., 2014, Dictionary of untranslatables, Princeton University Press, p. 757.
  4. Aristotele 1407 b 6–9
  5. Protagoras of Abdera: the man, his measure, pag 88.
  6. Luraghi, S., 2011, The origin of the Proto-Indo-European gender system: Typological considerations, Folia Linguistica, 45/2, pp. 435–464
  7. Aristotele, 173 b 17–22.
  8. Già Freud concepiva una tripartizione simile, e nello stesso ordine, ossia "caratteri sessuali fisici", "caratteri sessuali psichici" e "genere di scelta oggettuale". Vedi Freud, Psicogenesi di un caso di omosessualità in una donna