Romano Prodi

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Romano Prodi

Romano Prodi (Scandiano, 9 agosto 1939 - vivente) è un politico ed economista italiano. ha militato nella Democrazia Cristiana e nel Partito Democratico. E' stato Presidente del Consiglio dei ministri dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008.

No al matrimonio gay sì alle unioni civili

Di seguito le dichiarazioni rilasciate da Romano Prodi sulle questioni gay.

2005

9 febbraio - Dichiarazione all’emittente emiliana "E-Tv"

« Quante persone usano il concetto di famiglia e poi lo distorcono. Famiglia e matrimonio non si usano per persone dello stesso stesso. Non c'è alcun dubbio che io sono contrario al matrimonio fra i gay. Ho discusso di questi problemi con Zapatero ed altri leader europei. Bisogna usare bene i termini e capire la sostanza dei problemi[1]»

9 settembre - Lettera a Franco Grillini

« Carissimo Franco,

apprendo dalle colonne di un quotidiano nazionale di aver provocato “delusione” tra quanti, nell’Arcigay, si attendevano uno specifico riferimento ai PACS già nel breve testo che riassume solo le linee generali del mio programma per le primarie. Voglio perciò rassicurare te e quanti, eventualmente, avessero condiviso un sentimento di tal genere.

Da parte mia, come tu stesso ricordi, il problema non è stato affatto cestinato. Ma, al contrario, troverà certamente soluzione nel programma finale dell’Unione.

Come ho detto più volte nei mesi scorsi, e come sai, condivido con gli altri leader dei partiti dell’Unione l’ipotesi di una proposta universalistica che affronti, regolamenti e risolva il tema dei diritti delle coppie di fatto basate su un vincolo diverso da quello del matrimonio. Una proposta avanzata già in Parlamento da 161 parlamentari dell’Unione e che trova la mia condivisione.

Con molta amicizia,

Romano Prodi[2] »

Il Governo Prodi II e gli errori sull'omofobia

Già nell'agosto del 2007 è molto negativo il bilancio della militanza gay sul Governo Prodi II[3].

Per Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay, Prodi,

« è un bugiardo, non ha mantenuto le promesse. Prima delle elezioni lettere pubbliche, poi il silenzio. È assente nel suo ruolo »

.

Nel dicembre dello stesso anno si consuma un ulteriore strappo, sintomatico anche della debolezza dell'esecutivo, sul contrasto e la prevenzione di omofobia e transfobia.

Il Governo inserisce, grazie al lavoro dei Ministri Barbara Pollastrini e Paolo Ferrero[4], un emendamento di contrasto all'omofobia in un decreto sicurezza al voto in Senato. L'emendamento passa per un voto soltanto che divide l'area cattolica dell'Unione di centro-sinistra. La senatrice teodem Paola Binetti, per esempio, voterà contro l'emendamento.

Dopo l'approvazione si scoprirà che nel decreto, proprio nel passaggio relativo al contrasto dell'omofobia, c'è un errore formale e si fa riferimento al trattato di Amsterdam invece che a quello costitutivo della Comunità europea. L'errore sarebbe sanabile solo con un ulteriore passaggio alla Camere, impensabile perché, in Senato non ci sarebbero stati numeri sufficienti per riottenere la maggioranza sul decreto e c'è concretamente il rischio di una crisi di Governo.

A risolvere l'impasse interviene[5] il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non firmando il decreto sicurezza. La questione omofobia sarà rinviata, "la parte sull'omofobia verrà invece affidata ad un'altra norma, da approvare separatamente[6]" che non vedrà mai la luce, il Governo Prodi II cadrà il 7 maggio 2008.

Note

  1. Anonimo, Prodi: sono contrario al matrimonio tra gay, "L'Eco di Bergamo", 9 febbraio 2005.
  2. Romano Prodi, Prodi a Grillini: Sono per il PACS, "Gay.it", settembre 2005. Ultima visita 18 aprile 2013.
  3. Cesare Damiano, L' Arcigay boccia Prodi. D' Alema? Sufficiente, "Corriere della Sera", 8 agosto 2007, p. 8.
  4. Cf. Marco Cremonesi, Penati accusa Prodi «Troppi errori», "Corriere della Sera", 7 maggio 2008, p.2. Ultima visita 18 aprile 2013.
  5. Franco Massimo, Il capo dello Stato detta l' agenda «parallela» per i due schieramenti, "Corriere della Sera", 20 dicembre 2007, p. 19.
  6. Franco Massimo, E sulle espulsioni il governo si salva con una marcia indietro, "Corriere della Sera", 19 dicembre 2007, p. 8. Ultima visita 18 aprile 2013.