Periodici gay italiani

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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto e Luca Locati Luciani, liberamente modificabile.

La stampa periodica gay

Le ragioni della sua esistenza

Fin da quando le persone omosessuali hanno iniziato a riconoscersi come “gruppo umano”, hanno manifestato il bisogno di capire meglio la realtà di cui avevano scoperto di far parte, cercando risposte a domande a cui la società rispondeva solo col disprezzo o la condanna (anche con la pena di morte o col carcere).
Non a caso il primo “militante” omosessuale della storia, Karl Heinrich Ulrichs (1825-1895), pubblicò anche il primo periodico omosessuale della storia, “Uranus”, di cui uscì un unico numero, nel gennaio 1870. E sempre non a caso il primo gruppo omosessuale della storia, il “Comitato scientifico-umanitario” tedesco (WHK, fondato nel 1897) provvide immediatamente a dotarsi d'un “Annuario per i tipi sessuali intermedi” (Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen), di rigorosa serietà scientifica.
Nel 1899 anche la rivista anarchica “Lo speciale” (Der Eigene) si sarebbe trasformata in un periodico di cultura a tematica omosessuale, durando fino al 1933.

Nel mondo di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera) questi esempi, rivolti a una élite, nel primo dopoguerra aprirono la strada alla fioritura di testate rivolte al grande pubblico, a carattere soprattutto gay ma in misura minore anche lesbico, addirittura con testate riservate ai “Transvestiten”.
La reazione sociale contro questi periodici (accusati di corrompere i giovani) fu energica in tutto il mondo occidentale, tanto che fino al secondo conflitto mondiale la pubblicistica omosessuale fu disponibile quasi esclusivamente in lingua tedesca. Nella stessa Germania il clima si fece più restrittivo a partire dal 1928 (quando la “Legge per la protezione della gioventù” costrinse alla chiusura molti periodici), fino a che il nazismo nel 1933 annientò in pochi mesi l'intera editoria omosessuale.

Essa rinacque nei primissimi anni Cinquanta, per diffondersi in tutto il mondo assieme al movimento “omofilo”. A dominare il dibattito sarebbero stati ormai i periodici in lingua inglese e francese.

La nascita del movimento gay nel 1969 stimolò l'esplosione di centinaia di periodici a tematica lgbt in tutto il mondo occidentale, Italia inclusa. L'incontestato Paese-guida da questo momento in poi sarebbero stati gli Usa.


Terzo sesso (prima del 1947)

Non tutti i periodici che trattavano l'”enigma dell'inversione sessuale” nacquero dai diretti interessati. Ad esempio quello che potrebbe legittimamente essere il primo periodico al mondo a trattare seriamente l'argomento, “Archivio delle psicopatie sessuali”, fu fondato in Italia da un brillante docente d'antropologia criminale napoletano, Pasquale Penta (1859-1904). Ne uscì un'unica annata, nel 1896, ma in questo breve tempo riuscì ad attirare le firme dei più importanti studiosi e dei militanti omosessuali di tutta Europa.

Simile per l'approccio “indiretto” fu la “Rassegna di studi sessuali”, lanciata nel 1921 da Aldo Mieli (1879-1950) con l'intenzione di farne il nucleo di partenza per la nascita d'un movimento di liberazione sessuale, ed omosessuale, anche in Italia. Il fascismo stroncò però tale progetto entro il 1928 e Mieli espatriò.

Simile nell'approccio elitario e non direttamente legato all'omosessualità anche “Akadémos”, rivista letteraria francese voluta nel 1909 dall'eccentrico barone francese Jacques d'Adelswärd-Fersen (1880-1923). Ne uscì una sola annata.

Nella fase iniziale, che va dalla nascita al secondo conflitto mondiale, la pubblicistica omosessuale rivelò quali sarebbero state le due aree su cui si sarebbe sviluppata da allora in poi: da un lato lo studio del “fenomeno omosessuale”, con un taglio scientifico o storico-filosofico o politico, dall'altro l'informazione corrente e soprattutto l'offerta di modi per incontrare persone dello stesso orientamento.
Comprensibilmente, questo secondo aspetto ha sempre incontrato i maggiori consensi di pubblico, tanto da facilitare la diffusione di queste riviste in àmbiti non interessati alla discussione culturale o politica.
Fra le testate rivolte al grande pubblico la più celebre fra le due guerre fu probabilmente “Die Freundschaft” (“L'amicizia”, 1919-1933), la prima rivista ad essere venduta regolarmente in edicola anziché per abbonamento, che si stima sia arrivata a tirare fino a 50.000 copie a numero. Ad essa si affiancò nel 1924-1933 “Die Freundin” (“L'amica”), rivolta al mondo lesbico.
Il tentativo di ripetere questo successo al di fuori dei confini tedeschi fu però in quasi tutti i casi stroncato dalla censura. Per esempio, nel novembre e dicembre 1924 uscì in Francia “Inversions” (“Inversioni”), che immediatamente messo sotto inchiesta per “oltraggio al pudore”, chiuse per lasciar posto a “L'amitié” (“L'amicizia”). Con questo titolo uscì però un solo numero nell'aprile 1925; nel marzo 1926 i responsabili furono condannati a tre anni di carcere.
Non diversa la sorte di “Friendship and Freedom” (“Amicizia e libertà”), bollettino edito a Chicago nel 1924/1925 da un immigrante tedesco, Henry Gerber (1892-1972). Al secondo numero la polizia intervenne in modo tanto deciso che non ne è sopravvissuta neppure una copia.
Anche un tentativo di lanciare un periodico in lingua olandese, nel 1940, fu stroncato al primo numero dall'invasione nazista.

Occorrerà attendere il dopoguerra per vedere la rinascita dell'editoria omosessuale, sotto forma delle riviste omofile. Template:Vedi anche

Omofili

La fine della seconda guerra mondiale si lasciò dietro un'Europa senza più nessuna testata omosessuale, con una significativa eccezione: il bollettino “Der Kreis” (“Il circolo”) di Zurigo (fondato con altro nome nel 1932), che senza volerlo era rimasta la sola rivista omosessuale (anzi, “omofila”, come divenne rapidamente di moda dire in quegli anni) del mondo. Il bollettino, che aggiunse una sezione in francese nel 1942 ed una in inglese nel 1954, fu la fiamma a cui tutti i gruppi europei vennero a riaccendere le loro candele spente, chiedendole consigli, indirizzi, assistenza.
Fu così che in breve una rete di riviste omofile si diffuse nel mondo. Particolarmente importante per il nostro Paese fu il mensile francese “Arcadie” (1954-1982), che proponeva ogni tre mesi una rubrica di notizie su quanto avveniva in Italia, a cura di Maurizio Bellotti. Ciò compensò il fallimento dell'unico tentativo editoriale italiano, “Tages”, naufragato ancora in fase di progetto.
In realtà il clima politico in Italia era comunque eccessivamente sessuofobico per sostenere un'eventuale rivista di quel tipo, tanto che durò complessivamente solo quattro anni il tentativo dell'anarchico e artista Pepe Diaz di mandare in edicola una rivistina tascabile che parlasse di sessualità con un approccio scientifico: “Scienza e sessualità” (1950), dal 1952 “Sesso e libertà”. Su quest'ultima Bernardino del Boca riuscì comunque a pubblicare diversi articoli che ponevano infine il problema della “questione omosessuale”.

Numerose, prevedibilmente, le riviste tedesche (fra le più diffuse: "Die Freunde / Freond", "Die Freundschaft", "Die Insel" / "Der Weg"), che però risultano decisamente in tono minore rispetto ai decenni precedenti, a causa delle restrittive leggi antiomosessuali approvate dal nazismo, deliberatamente non abrogate alla sua caduta.
Sempre più numerose furono anche le riviste dei Paesi scandinavi e dell'Olanda, diventate le nuove “terre della tolleranza”, tuttavia la grande novità fu costituita dall'arrivo sulla scena degli Usa, grazie al movimento per i diritti civili nato in epoca post-maccartista. Nonostante una repressione poliziesca asfissiante, emersero sempre più numerosi i bollettini locali e infine vere e proprie riviste nazionali, come “One”, “Mattachine Review” e la rivista solo per le donne “The ladder”. Questi periodici furono per lo più bollettini molto seri e castigati, per offrire meno appigli possibili alla censura, pubblicando soprattutto commenti politici e letteratura.

Si presero invece decisamente molte più libertà (e molte più denunce e sequestri) i periodici beefcake (ossia di “bistecconi”): riviste illustrate di culturismo, che per un lungo periodo costituirono il solo modo legittimo per pubblicare corpi maschili quasi nudi, con la sola eccezione dei genitali. La più nota fu “Physique Pictorial” (1951-1990). Alcune di queste riviste raggiunsero l'Italia, dopo che una serie di battaglie legali ebbe sancito il diritto di far uso dei servizi postali statunitensi, che avevano tentato in ogni modo (incluso il sequestro) di ostacolarne la diffusione.

Ben poco invece giunse nel nostro Paese delle teorizzazioni del movimento anglofono, complice anche la barriera linguistica, dato che per inerzia il sistema scolastico italiano attese il graduale pensionamento degli insegnanti di lingua francese prima di allargare lo studio della lingua inglese. Fu anche questo motivo per cui in Italia la cultura francese (con la rivista “Arcadie”) fu, inizialmente, assai più influente di quella di lingua inglese, che dovette aspettare la nascita del movimento gay per imporsi come cultura di riferimento anche da noi. Template:Vedi anche

Dopo Stonewall: l'editoria gay anche in Italia

I moti di Stonewall (28 giugno 1969) sanciscono simbolicamente la fine della fase “omofila” del movimento omosessuale e la nascita della fase “gay”, più radicale e assertiva. Una fase che produsse un fiume di discussioni e notizie, ospitate su una una marea di pubblicazioni, in tutto il mondo e in tutte le lingue. Particolare rilievo ebbe la nascita per la prima volta di riviste lesbo-femministe, il cui numero peraltro non eguagliò mai quello delle riviste rivolte al pubblico maschile, a causa del diverso modo di socializzare delle donne, che limitò il numero di locali specializzati in grado di sostenere l'editoria con la pubblicità. I periodici lesbici sono quindi stati per lo più di tipo politico e culturale.
Alla stessa difficoltà andò incontro anche la realtà trans*, che prima dell'avvento della Rete poté contare su pochissime testate.

In Italia bisognò aspettare fino al 1972 prima che il terreno fosse pronto: in quell'anno nacquero il primo movimento gay e la prima rivista di liberazione, con lo stesso nome: “Fuori!”.
L'Italia però faticò a lungo prima di liberarsi dalle leggi fasciste contro la “stampa oscena”, obiettivo raggiunto nel corso degli anni Settanta con un estenuante braccio di ferro nei tribunali, che sancirono infine che il “comune senso del pudore” non era ormai più “offeso” se alcune riviste discutevano dei temi legati alla sessualità.
Il paradosso è che, al solito, dove tutto è proibito tutto è permesso, così che il primo periodico rivolto al mondo gay ad essere presente in edicola in modo continuativo fu un periodico pornografico, “Doppiosenso” (1976).
Non che fossero mancati in precedenza tentativi più seri, tuttavia la censura aveva provveduto sempre ad affossarli, come avvenne col mensile “Homo” (1972/1975), o con “Noi” (che uscì saltuariamente fra il 1972 e il 1975); quest'ultimo per sfuggire ai continui sequestri cambiava il titolo della testata ad ogni numero. Particolarmente preso di mira fu il fatto che questi periodici iniziassero ad ospitare con sempre maggiore frequenza anche immagini di nudo maschile, in genere artistico, ma comunque giudicato “osceno” per gli standard dell'epoca.
Dopo un effimero tentativo in edicola, “Fuori!” fu venduto solo su abbonamento o nelle librerie di sinistra. Allo stesso circuito furono destinati anche altri bollettini, come il più importante di tutti, “Lambda” (1977-1981), mentre le librerie delle donne proponevano la sola rivista completamente lesbica italiana, la “Bollettina del CLI”. Successivamente le si sarebbe affiancato anche “Towanda!”, con la medesima distribuzione.
I bollettini lesbici si sono sempre caratterizzati rispetto a quelli gay per un carattere molto austero, e per il rifiuto, politicamente motivato, di qualsiasi immagine di nudo.
Ebbero invece carattere di “house organs”, iniziati magari come ciclostilati ma sempre più professionali con gli anni, i bollettini periodici distribuiti ai frequentatori o ai soci delle associazioni o di un locale, con testate come “Ompo” (dal 1975), “Arci Gay press”, “Aut”, “Pegaso”, “Quir”, “Con/tatto”, “Rome gay news” (distribuito anche nei locali di Roma), “Orsi italiani”, “Il bollettino del Guado”, “Cassero magazine” ed altri ancora. Si ebbe addirittura un samizdat, fotocopiato e inviato per posta, con la “Lettera agli amici” di Giovanni Luigi Giudici, rivolta agli omosessuali credenti.

L'editoria gay italiana arriva in edicola (1982-2009)

Nel 1982 “Lambda” si trasforma, diventando il mensile illustrato “Babilonia”, che va in edicola... e finalmente ci resta. Da quel momento si apre un nuovo mercato, e le edicole vedranno moltiplicarsi i tentativi di imitare la formula di “Babilonia”: fra gli altri si segnalano “Hot Line”, “Dorian Gay”, “Adam”, tutti mensili illustrati, alcuni dei quali avevano alle spalle importanti editori.
Nessuno di loro riuscì però a durare a lungo. Infatti la ristrettezza del mercato editoriale gay italiano, che non ha mai superato i 10.000 lettori, fece sì che nelle edicole ci sia stato sempre spazio economico per una rivista soltanto; tant'è che da quando l'ulteriore restringimento di tale mercato portò “Babilonia” alla chiusura nel 2009, nessun periodico ne ha più preso il posto.
Alle sole librerie furono destinati i due esempi di periodico di cultura con l'aspetto del libro: “Sodoma” e “La fenice di Babilonia”.

La nascita dei gratuiti e la fine delle riviste da edicola (1997-oggi)

L'ultima trasformazione del panorama editoriale italiano si ebbe quando il moltiplicarsi dei locali indirizzati al pubblico gay rese proponibile anche in Italia la formula del periodico gratuito, che vive della pubblicità dei locali stessi in cui viene distribuito, e che all'estero funzionava ormai da tempo.
Dopo vari tentativi falliti, nel 1997 fu lanciato “Guide” (poi “Guidemagazine”), seguito nel 1999 da “Pride”, tuttora esistente, e da “Clubbing” ed altre ancora, più o meno effimere. Questa ondata di “gratuiti” mise in crisi la vendita nelle edicole, portando come detto alla sua definitiva scomparsa nel 2009.

Nel nostro secolo si è visto diminuire il carattere tutto maschile dei periodici gay, che oggi tendono ad essere più “misti”, trattando anche delle tematiche lesbiche, anche se lo sbilanciamento a favore dei maschi non è mai stato colmato.
Infine, nell'ultimo decennio nei locali “di tendenza” sono apparsi periodici gratuiti di varie periodicità (anche quadrimestrale), di taglio meno culturale e informativo dei loro predecessori e più glamour, ossia incentrato sui consumi voluttuari o sulla cronaca rosa. Taluni non amano neppure presentarsi come periodici a carattere gay, preferendo presentarsi genericamente come testate di “tendenza” e moda.

L'informazione online (ca. 2000 in poi)

L'ultima evoluzione, che è probabilmente quella definitiva, si è avuta a partire dal Duemila, quando entrarono in campo le testate online, e i blog, con addirittura un tentativo di tv gay (“Gay.tv”, che oggi è solo un sito).
Oggi la Rete sta modificando radicalmente il ruolo dell'editoria lgbt, causando in tutto il mondo la continua diminuzione del numero di testate cartacee. L'informazione disponibile in tempo reale ha infatti reso obsoleto il concetto di “periodico”, specie poi se mensile, e i social media e ancor più le app degli smartphones hanno monopolizzato il ruolo di strumenti di socializzazione e incontro, che costituiva una delle principali fonti d'introiti diretti o indiretti dei periodici.
In tutto il mondo la rivoluzione di Internet ha sottratto sempre più risorse ai periodici cartacei, e il mondo omosessuale non ha fatto eccezione, tanto che non è chiaro se e in che forma l'editoria cartacea lgbt abbia ormai un qualche futuro.

Elenco dei periodici gay in Italia (in ordine di prima pubblicazione)

Riviste non gay ma con spazi di dibattito di temi gay

  • LSD (periodico di brevissima durata, con una rubrica dedicata a tematiche gay).
  • Le ore mese (tra il 1972 ed il 1973 vi venne pubblicata una rubrica fissa su tematiche gay).

Riviste esclusivamente gay

  • Noi (Per Noi / Con Noi (nov. 1972) / Noi insieme per una nuova realtà gay, (1979) ).
  • Aut (1994-2011).
  • Woof! (fanzine gay bear).

Periodici online in Italia

Bibliografia

Voci correlate