Omosessualità maschile nella letteratura francese

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Voce a cura di Enrico Guerini, liberamente modificabile.

Nota: questa voce tratta per il momento dell'omosessualità maschile nella letteratura francese tra XIX secolo e prima metà del XX secolo.

XIX secolo[modifica]

Alcuni romanzi attorno alla figura di Astolphe de Custine (anni '20)[modifica]

Nel corso degli anni ’20 la figura del marchese Astolphe de Custine è all’origine della pubblicazione di alcune opere a tematica velatamente omosessuale. Questi diviene infatti, più o meno direttamente, il modello per il protagonista dei romanzi di alcuni autori: la duchessa Claire de Duras, Henri Latouche e Stendhal.
Questa produzione è ispirata a un noto antefatto: Mme de Duras cerca di accasare la propria figlia con de Custine. Il marchese sembra inizialmente favorevole al matrimonio; tuttavia in seguito ritorna sulla propria decisione, prendendo a pretesto un impedimento di cui non rivela però la vera natura. Questa vicenda ispira il romanzo Olivier ou le secret (1822) della stessa Claire de Duras, opera che rimane inedita fino al 1971, che è tuttavia ben conosciuta all’interno della cerchia della duchessa.
Il giornalista e scrittore Henri de Latouche approfitta dei rumori che corrono attorno a quest’opera per organizzare una mistificazione: egli pubblica infatti, in forma anonima, un romanzo pruriginoso ispirato a grandi linee allo stesso soggetto: Olivier (1826). Il titolo coincide con il nome del protagonista, lo stesso di quello del romanzo della de Duras; tutto lascia intendere che si tratti in effetti dello stesso testo. La duchessa smentisce pubblicamente la paternità di questo scritto; ciononostante la vicenda la spinge a rinunciare alla pubblicazione della propria opera, benché fosse già pressoché pronta per la stampa.
L’anno seguente Stendhal si ispira allo stesso argomento per il suo primo romanzo; anche in questo caso il protagonista avrebbe dovuto chiamarsi Olivier, ma l’autore si risolve infine a cambiarne il nome in Octave. L’opera prende il titolo dal nome della protagonista femminile; vede così la luce Armance (1827).
In questi romanzi non viene mai chiarito il mistero che impedisce al protagonista di sposare la donna teneramente amata. Secondo l’interpretazione più diffusa il segreto del personaggio (che muore senza mai confessarlo) sarebbe la sua impotenza. Il modello che lo ha ispirato (de Custine) nonché alcune allusioni sparse nei testi lasciano però supporre che si tratti invece della sua omosessualità.
Lo stesso marchese Astolphe de Custine scrive un romanzo in cui parla ripetutamente di una passione inconfessabile, in cui possiamo oggi riconoscere dei riferimenti alla sua esperienza privata: si tratta di Aloys ou le Religieux du Mont Saint-Bernard (1829).

XX secolo (1900-1950 ca.)[modifica]

La situazione fino agli anni ‘20[modifica]

Numero di "Akadémos", riviasta curata da Jacques d'Adelswärd-Fersen, 1909

In Francia la letteratura a tematica omosessuale conosce un’autentica proliferazione tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Dominique Fernandez afferma che prima della Grande Guerra che sono stati pubblicati non meno di una cinquantina di romanzi a tema,[1] mentre Monique Nemer (seppure con criteri piuttosto ampi) stima che tra il 1880 e il 1930 hanno visto la luce circa 250 opere letterarie consacrate all’omosessualità (a cui sarebbero da aggiungere circa 150 opere di saggistica).[2]
Si tratta quindi indiscutibilmente di un tema di grande attualità. Tuttavia è opportuno operare una distinzione, tra le opere conosciute al grande pubblico e quelle destinate invece a una diffusione attraverso circuiti di nicchia.
Una parte di questa produzione è infatti destinata a una tiratura limitata, spesso finanziata privatamente dall’autore, che ne riserva la lettura a un ristretto circolo di intimi. Lo stesso Fernandez riconosce che si tratta di opere di valore estremamente diseguale.[3] Si tratta di titoli quali Sodome di Henri d’Argis (1888), Les hors-nature di Rachilde (1897), La vierge de Sodome di Van Stahl (1901), Une jeunesse e Le baiser de Narcisse di Jacques d'Adelswärd-Fersen (1906 e 1907) e Le chemin mort di Lucien Daudet (1908). Viceversa Jean Lorrain, di cui erano ben note le tendenze omosessuali, lascia solo intravedere la tematica nel suo romanzo Monsieur de Phocas (1901).
Tuttavia nello stesso periodo alcuni testi escono dalla penombra e conquistano una diffusione più importante. Si segnalano almeno: Georges Eekhoud, Escal-Vigor (1899), Achille Essebac, Dédé (1901), Binet-Valmer, Lucien (1910), Francis Carco, Jésus-la-Caille (1914).
Alcuni scrittori si dedicano con assiduità a quello che sta diventando un sottogenere letterario (relativamente) alla moda, come Henry Marx, Charles-Étienne, e il ‘duo’ Willy e Menalkas (pseudonimi, rispettivamente, di Henry Gauthier-Villars e Suzanne de Calias).[4]

Proust e Gide[modifica]

Negli anni ‘20 la situazione cambia radicalmente, soprattutto in termini qualitativi: il 1921 è l’anno che segna una svolta, con la pubblicazione di Sodoma e Gomorra di Marcel Proust, quarto volume della Ricerca del tempo perduto. Il tema omosessuale, già delineato nei precedenti volumi, diviene finalmente centrale e alla storia dei personaggi (fra cui spicca il barone Charlus) si affianca una riflessione teorica sulla condizione degli omosessuali.
Pochi anni più tardi, André Gide dà alle stampe i suoi tre testi fondamentali che toccano l’argomento: il trattato Corydon nel 1924, il romanzo I falsari nel 1925 e l’autobiografia Se il grano non muore nel 1926. Lo scrittore aveva già annunciato il tema omosessuale (in maniera più indiretta) in altri suoi testi, fra cui L’immoralista (1902) e la pièce teatrale Saul (pubblicata nel 1903, ma rappresentata solo nel 1922).
In questi anni si intensificano anche le polemiche; in particolare le pubblicazioni di Proust e Gide sembrano compattare un fronte comune di oppositori. In una sua recensione del 1926, il critico letterario Paul Souday sottolinea il legame che unisce l’opera di questi due autori e deplora che in letteratura oramai si parli apertamente di amori omosessuali. Nello stesso anno la rivista letteraria Les Marges lancia un appello ad alcuni degli scrittori più in voga del momento per conoscere la loro opinione sulla proliferazione di opere a tematica omosessuale. Le opinioni espresse dagli autori sono di segno molto diverso e spaziano dalle più ostili, alle più favorevoli, passando per alcune posizioni decisamente ambigue.
Nel 1927 François Porché pubblica il volume L’amour qui n’ose pas dire son nom, che vuole tracciare una storia della produzione di scritti dedicati al tema dell’omosessualità. Proust e Gide sono descritti come i paladini di questo fenomeno, coloro che hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale per un argomento rimasto tabù per lungo tempo.

Altri autori tra gli anni ’20 agli anni ‘40[modifica]

Copertina di Léon, dit Léonie (1922)

La quantità di opere a tema omosessuale aumenta ulteriormente. Diversi autori, anche ben noti, iniziano a pubblicare libri che toccano l’argomento – anche se i tabù continuano a farsi sentire.
Benché notoriamente omosessuale, Jean Cocteau affronta la questione in un testo pubblicato anonimo, Il libro bianco (1927). Di ispirazione fortemente autobiografica, il romanzo ripercorre la scoperta dell’omosessualità del protagonista, dall’infanzia fino alle prime esperienze erotiche, attraverso una narrazione poetica.

Similmente Marcel Jouhandeau pubblica anonimi i suoi primi testi dedicati all’amore fra uomini. Vedono così la luce il trattato De l’abjection, (1939), costituito da una serie di tormentate allusioni e riflessioni sul tema dell’amore tra uomini – peraltro mai esplicitato. Quest’opera alterna brevi narrazioni a pensieri di carattere generale, spesso in forma aforistica. Segue più tardi il ciclo degli “Scritti segreti”, ovvero Carnets de don Juan (1947), Le voyage secret (1949), Tirésias (1954). In queste opere (di chiara ispirazione autobiografica) l’autore descrive in maniera ben più precisa l’amore e le avventure sessuali con altri uomini, oltre alla realtà della prostituzione maschile. L’erotismo, anche il più esplicito, viene sempre filtrato attraverso un’elaborata trasposizione lirica. Egli pubblica anche altri testi, ad esempio Chronique d’une passion (1944), a tiratura limitata, L’école des garçons (1953) e Du pur amour (1955). In queste ultime opere descrive le proprie storie d’amore con alcuni ragazzi. Jouhandeau si libererà comunque a delle confessioni più esplicitamente autobiografiche negli ultimi volumi della serie dei suoi Journaliers.

Fra i libri che segnano una svolta, va senz’altro segnalato quello di Roger Peyrefitte, Le amicizie particolari (1944), che racconta le avventure adolescenziali di due giovani studenti in un pensionato cattolico, diventando un simbolo della narrativa dedicata ai turbamenti adolescenziali. Fra coloro che si inseriranno in questo filone, è da segnalare Henry de Montherlant, che dedica alla storia di amore fra collegiali un testo teatrale, La ville dont le prince est un enfant (1951) e un romanzo, Les garçons (1969). Fra i libri successivi di Peyrefitte è da segnalare per lo meno la biografia romanzata del barone Jacques d'Adelswärd-Fersen, L’esule di Capri (1959).

Nella “cerchia” di André Gide, diverse persone si sono cimentate con la scrittura di opere a tematica omosessuale. Fra questi lo scrittore Roger Martin du Gard, che scrive la pièce Un taciturne (1931) e un romanzo, incompiuto, Le lieutenant-colonel de Maumort (postumo, 1983).

Si segnala inoltre almeno Pierre Herbart, autore di alcuni romanzi, fra cui Le rôdeur (1931), tormentata storia di amori fra uomini, ambientata nei bassifondi di una città portuale. Herbart scrive inoltre L’âge d’or (1953), opera a sfondo autobiografico, in cui ripercorre gli amori di gioventù, in gran parte omosessuali.

In ambiente surrealista, nonostante la grande attenzione alla sessualità dimostrata dal gruppo d’avanguardia, l’omosessualità è un tema tabù. Il capofila del movimento, André Breton, è infatti nettamente omofobo (il che porterà all’allontanamento dal Surrealismo di alcuni personaggi, in particolar modo di Jean Cocteau). L’unico autore omosessuale dichiarato a operare tra i surrealisti è René Crevel (fra i non dichiarati è da citare almeno Louis Aragon). Crevel affronta il tema dell’omosessualità nel romanzo La morte difficile (1935).

I ‘sovversivi’: Genet e Sachs[modifica]

Copertina di Querelle de Brest di Jean Genet (1947)

Già evocata da Cocteau e da Herbart, la realtà della prostituzione maschile, in particolare tra marinai, costituisce uno dei centri fondamentali dell’opera di Jean Genet. L’apparizione delle sue opere segna una rivoluzione nella letteratura omosessuale francese.
Egli riesce infatti nel difficile compito di coniugare l’esplicita descrizione di un mondo di emarginati a una trasposizione letteraria liricizzante. Gli amori e i rapporti sessuali, tra reclusi nelle carceri o negli ambienti della prostituzione, in una quotidianità di vagabondaggi e furti, trovano la loro esaltazione e celebrazione nella prosa di Genet. Romanzi come Notre-dame-des-fleurs (1943), Querelle di Brest (1947) e Diario del ladro (1949), domineranno l’immaginario omosessuale negli anni a venire, per la loro schiettezza e per la forte carica sovversiva.

Un altro autore trasgressivo per i suoi tempi è Maurice Sachs. I suoi primi libri pubblicati sono meno significativi di quelli postumi; è infatti solo dopo la sua scomparsa che egli conosce un certo successo, grazie alla pubblicazione di due scritti autobiografici: Il sabba (1946), che ripercorre il periodo dall’infanzia fino alla prima maturità e La chasse à courre (1948), racconto delle sue esperienze durante la Seconda guerra mondiale. In entrambi questi libri, oltre a tracciare il ritratto di altri personaggi omosessuali del proprio tempo, l’autore racconta le proprie avventure, principalmente con uomini, alcuni dei quali prostituti.

Altri autori tra gli anni ‘50 e ‘60[modifica]

Marguerite Yourcenar dedica una parte importante della propria opera a storie di omosessualità maschile; è il caso del suo romanzo più celebre, Memorie di Adriano (1951), in cui rievoca la passione dell’imperatore romano per il giovane Antinoo. Tuttavia, già nel suo primo romanzo, Alexis, o il trattato della lotta vana, 1929, aveva affrontato il tema di un giovane sposo che rivela alla moglie la propria omosessualità. In anni più tardi scrive inoltre Mishima, o la visione del vuoto (1980), biografia del noto scrittore omosessuale giapponese.

Fra gli altri scrittori, Julien Green ha un rapporto piuttosto complesso con il proprio orientamento sessuale. L’amore per gli uomini inizia a diventare un tema centrale nella sua opera a partire dagli anni ‘50, con la l’opera teatrale Sud (1953), il romanzo Le malfaiteur (1955 – seguito da una seconda versione ampliata del 1973) e Ciascuno la sua notte (1960). Il difficile rapporto tra omosessualità e fede religiosa è soprattutto al centro dei quattro volumi di autobiografia (1963-1974), e di alcuni dei suoi numerosi volumi di diario, pubblicati dal 1938 fino alla scomparsa.

XX secolo (1950 ca. -2000)[modifica]

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Note[modifica]

  1. Dominique Fernandez, Amants d’Apollon. L’Homosexualité dans la culture, Paris, Grasset, 2015, p. 361.
  2. Monique Nemer, Corydon citoyen, Paris, Gallimard, 2006, p. 164-166.
  3. Dominique Fernandez,“Une monographie spéciale”, in Ramon Fernandez, Philippe Sauveur, Paris, Grasset, 2012, p. 33-34.
  4. Si veda l’impressionante lista di testi presentata da Nemer; Monique Nemer, op. cit., p. 173.

Bibliografia selezionata[modifica]

Link esterni[modifica]

Voci correlate[modifica]