Mario Mieli

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Mario Mieli (Milano, 21 maggio 1952 - Milano, 12 marzo 1983) è stato un filosofo, intellettuale e attivista italiano, considerato uno dei fondatori del movimento di liberazione omosessuale in Italia. A lui è intitolato il Circolo Mario Mieli di Roma.

Biografia[1][modifica]

Le origini e i primi anni[modifica]

Mario Mieli volantina alla Manifestazione di Sanremo (1972).

Il padre, Walter Mieli, era un ebreo proveniente da Alessandria d'Egitto che si spostò a Milano all'inizio degli anni Venti per esercitare la professione di commerciante di filati; divenuto benestante, nel capolouogo meneghino conobbe Liderica Salina, nata in una famiglia di artisti (il padre Carlo - morto giovanissimo nella Grande Guerra - era un pianista mentre la madre, Carolina Beretta, una violinista), che faceva l'insegnante di lingue straniere; Walter e Liderica si sposarono nel 1936 e qualche anno dopo, con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, sfollarono a Lora, oggi periferia di Como, dove Mario trascorse l'infanzia e la giovinezza. I coniugi Mieli ebbero sette figli: quattro maschi e tre femmine; Mario fu il sesto.

Il giovane Mieli, che già durante gli anni della scuola media si recava spesso a Milano, dove il padre continuava a lavorare, si iscrisse al liceo classico Parini, seguito due anni dopo dalla sorella minore Paola, con cui condivise frequentazioni ed esperienze importanti. Ragazzo acuto dall'intelligenza vivace, visse quegli anni dividendosi tra l'attivismo culturale e quello politico: nel 1969 fondò un circolo di poesia e due anni dopo si iscrisse a Lotta Continua, anche se la sua militanza in quel partito durò pochissimo. Il clima sociale di quel periodo influenzò inevitabilmente il suo operato: come scrisse nel suo romanzo autobiografico Il risveglio dei Faraoni «di giorno andavo a scuola truccato, partecipavo alle occupazioni, di notte andavo a battere sotto il ponte della “Fossa” che è un pò il cuore di Milano e quando piove molto sembra Venezia».

Nel 1970 fu esonerato dal servizio militare a causa della sua forte miopia e l'anno seguente, seguendo una tradizione familiare, dopo aver conseguito la maturità classica si recò a Londra a studiare l'inglese. Questa fase britannica fu molto importante per la sua vita poichè, essendo già reso conto da vario tempo della propria natura omosessuale, nella City frequentò il Gay Liberation Front che, galvanizzato dall'attivismo dei cugini d'oltreoceano (si ricordi che i moti di Stonewall erano avvenuti meno di due anni prima), aveva un programma denso d'iniziative e manifestazioni. Mieli si gettò con entusiasmo in queste attività e, una volta rientrato in Italia, decise di esportare queste metodologie d'azione anche nel Belpaese.

La fondazione e del Fuori! e l'uscita dall'associazione[modifica]

Nel 1971 fu, insieme ad Angelo Pezzana ed altri, tra i fondatori del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, meglio noto come Fuori!, la prima associazione italiana dedita alla lotta per i diritti degli omosessuali. Come il nome lascia presagire, il gruppo aveva un orientamento marxista e si ispirava al Front homosexuel d'action révolutionnaire (FHAR) operante in Francia. La prima azione di rilevanza nazionale in cui il Fuori si fece notare fu la manifestazione di Sanremo: nel capoluogo ligure si stava tenendo il primo convegno del Centro italiano di sessuologia dedicato alle devianze sessuali e alle terapie per curarle, come gli shock elettrici o i trattamenti ormonali (tra i relatori, c'era anche l'ingegnere Gino Olivari, che Mieli disprezzava particolarmente); circa 50 attivisti del Fuori si presentarono davanti al casinò della città, sede dell'incontro, con cartelli (tra cui «Psichiatri, siamo venuti a curarvi»), gridando slogan e, nei due giorni seguenti, intervenendo ai lavori del convegno dal tavolo dei relatori. Era il 5 aprile del 1972: secondo molti attivisti e studiosi, questa data costituisce l'inizio della lotta di liberazione omosessuale in Italia.

Erano quelli anni particolarmente intensi per Mieli, che nel settembre del 1971 si era immatricolato alla facoltà di Filosofia dell'Università statale di Milano e che nel dicembre successivo aveva contribuito a fondare la rivista Fuori!, ovviamente legata all'omonimo movimento, con sede a Torino e diretta da Pezzana, di cui Mario fu apprezzato autore e - a partire dal secondo numero (estate 1972) - redattore. Particolarmente sensibile alle lotte lesbiche e femministe, nell'ottobre del 1972 ruppe i rapporti col padre - al quale aveva fatto coming out - ed iniziò il suo impegno come teorico del movimento gay italiano. Giovanotto magrissimo e androgino, Mieli perfezionò in questa fase della sua vita il suo particolarissimo look: una combinazione di lussuosi abiti maschili vintage e sgargianti vestiti da donna; accessori e trucco femminili, capelli ricci cotonati; numerosi gioielli in bella vista; linguaggio aulico e forbito; atteggiamento estroso e anticonformista.

Il triennio 1972-1974 fu denso di viaggi all'estero: il cosmopolita Mieli, abile con le lingue straniere e sempre attento alle realtà straniere del neonato movimento LGBT internazionale (nonchè, a differenza di molti "compagni d'avventura", ricco di famiglia), potè visitare in quel periodo Marocco, Londra, Amsterdam, Parigi e Berlino; scrisse dei resoconti di quei viaggi, che furono pubblicati di volta in volta su Fuori!.

Ma fu proprio il Fuori! a riservare la prima delusione politica a Mieli: Pezzana, deciso a inserire il gruppo nel più vasto panorama delle lotte per i diritti civili dell'epoca (erano quelli gli anni del referendum sul divorzio e del dibattito sull'aborto) e forse influenzato dalla crisi economica che attanagliava la rivista, propose una stretta collaborazione politica e organizzativa con il Partito Radicale, della cui direzione nazionale egli era membro; al XIV congresso (straordinario) del PR - svoltosi nel novembre 1974 a Milano - il Fuori! si federò con i radicali sposando quindi una linea riformistica di collaborazione con la classe borghese e non più rivoluzionaria. Mieli, che negli anni universitari aveva approfondito e raffinato il suo "freudo-marxismo", non condivise questa scelta, abbandonò il gruppo e fu tra i principali animatori del Fuori-autonomo, che ribadirà la linea rivoluzionaria e di interlocuzione privilegiata con i gruppi extraparlamentari di estrema sinistra.

Sempre in nel novembre del 1974 Mieli fece un altro viaggio a Londra, che si rivelò fondamentale per lo sviluppo del suo pensiero ideologico: nella capitale britannica approfondì i suoi studi sulla psicanalisi e scoprì la coprofagia. Fu questo però un soggiorno poco sereno, cultimato in dicembre con un arresto perchè - seminudo e in stato di allucinazione - venne trovato ad aggirarsi nell'aeroporto di Heathrow in cerca di un poliziotto con cui fare sesso. Condotto dapprima in carcere e poi nella sezione psichiatrica del Marlborough Day hospital, al processo che ne conseguì fu condannato al pagamento di una multa; una volta estinto il proprio il debito con la giustizia, grazie anche all'assistitenza da alcuni parenti arrivati dall'Italia per confortarlo tornò a Milano e per proseguire il proprio percorso riabilatitivo presso un'altra clinica psichiatrica, dove rimase più di un mese.

Gli anni del successo[modifica]

Una volta dimesso, i genitori gli assicurarono un appartamento milanese nel quale potè vivere da solo: ivi Mieli si gettò, come di consueto, nei viaggi e soprattutto nello studio tanto che in poco tempo - nonostante altre peregrinazioni ad Amsterdam e di nuovo a Londra - superò brillantemente tutti gli esami universitari e il 27 febbraio 1976 si laureò con 110 e lode con una tesi di filosofia morale che ebbe come relatore il professor Franco Fergnani. Questa tesi, intitolata Elementi di critica omosessuale, fu pubblicata con alcune modifiche dalla casa editrice Einaudi nel 1977 e - oltre a vincere la seconda edizione del Premio Triangolo Rosa - divenne un testo di culto della cultura gay italiana ed internazionale[2]. Una volta raggiunti questi importanti tranguardi accademici ed editoriali, Mieli si sentì sufficientemente forte per lasciare la casa che i genitori gli avevano trovato e per interrompere la cura psichiatrica.

Nell'aprile del 1976 si svolse a Roma il quinto congresso nazionale del Fuori!, dove riemersero le divergenze politiche e metodologiche tra Pezzana e Mieli: mentre il primo esaltava l'alleanza con i Radicali e si gettava con entusiasmo nella tornata elettorale, il secondo prese la parola per celebrare la via transessuale, esoterica e schizofrenica alla rivoluzione. Nel suo discorso, Mieli si autodefinì transessuale, fece ampi riferimenti alla propria esperienza psichiatrica (accennò anche a dei nessi tra la condizione di omosessuale e quella di schizofrenico) ed in generale rifiutò i canoni "seri" e "borghesi" della politica tradizionale: suo fu lo slogan «El pueblo unito è meglio travestito!»[3]. Coerentemente, quindi, egli si gettò in due nuove avventure per diffondere il proprio messaggio: da un lato fondò a Milano i Collettivi omosessuali milanesi (COM), sigla che raccoglieva una galassia di piccole esperienze che lavoravano molto sull'autocoscienza[3]; dall'altro puntò sul teatro di strada, dando vita al gruppo teatrale "Nostra signora dei fiori", che in marzo debuttò con lo spettacolo La traviata Norma, ovvero: Vaffanculo... ebbene si!, che ebbe un buon successo e fu replicato in varie città del centro e nord Italia.

In questa pièce salivano in scena 17 gay, travestiti, che fingevano di essere il pubblico venuto ad assistere ad uno spettacolo di avanguardia di eterosessuali e che da subito forzavano gli spettatori a giocare la loro parte. Molto curata era la colonna sonora: le musiche spaziavano da un'aria del Macbeth alla parodia di Dio è morto di Francesco Guccini, vero e proprio inno della gioventù rivoluzionaria dell'epoca periodo, passando per gli stornelli romani e la rivisitazione del Tango delle capinere. La performance consisteva in una satira che metteva a nudo e ribaltava i più diffusi cliché e pregiudizi sugli omosessuali («Anche io ho avuto un amico eterosessuale: una cara persona»), ma che non risparmiò neanche il compromesso storico e la strada dell'integrazione intrapresa da parte del movimento e ammiccava al femminismo. Già in estate "Nostra signora dei fiori" si sciolse, ma subito dopo Mieli fondò con altri la compagnia "Immondella e gli Elusivi", che si esibì prima al teatro Arsenale di Milano e poi, il 6 e 7 dicembre 1977, al primo festival di teatro e cinema gay di Parma, con la pièce Questo spettacolo non s'ha da fare: andate all'inferno!, senza riscuotere però il successo della prima.

Ancor prima di questa nuova esperienza artistica si era svolta al Parco Lambro di Milano la terza edizione del Festival del Proletariato Giovanile, organizzato dalla rivista Re Nudo, ossia la più importante manifestazione musicale e controculturale italiana dell'epoca. I COM decisero di partecipare a questa rassegna, che andò in scena tra il 26 e il 30 giugno, ma subirono atti di aperta ostilità e di violenza: il loro banchetto informativo venne rovesciato e il cantante Ivan Cattaneo, amico di Mieli salito sul palco a cantare la canzone Darling che proprio Mario aveva scritto, venne subissato da una valanga di fischi e insulti, acuitisi dopo il suo coming out. Il giorno successivo Mieli salì sul palco e disse: «Non ce ne andremo: vuol dire che da oggi non batteremo soltanto, ma combatteremo». Nell'occasione, pronunciò uno slogan che ebbe successo nel panorama gay italiano di sinistra: «Lotta dura contronatura!».

Come già ricordato in precedenza, il 1977 fu anche l'anno della pubblicazione di Elementi di critica omosessuale: tale saggio, pur avendo una diffusione limitata quasi esclusivamente all'underground gay e intellettuale, consolidò l'immagine di Mieli come esponente di spicco e "guru" della neonata comunità LGBT italiana. Il 20 settembre di quell'anno uscì sul celebre rotocalco Panorama un servizio su di lui, intitolato Sette casi per l'autunno e curato dal giornalista Luciano Santin, in cui veniva definito «l'omosessuale, il gay più discusso, più celebre e aggressivo d'Italia in questo momento»; appena due giorni dopo, Mieli si recò a Bologna per prendere parte al convegno in piazza VIII Agosto contro la repressione organizzato dal movimento studentesco: al termine dell'incontro Mario, vestito da contadinella, tolse il microfono a Dario Fo - ultimo relatore della convention - e invitò le maestranze a recarsi per protesta a Piazza Maggiore, la quale era stata interdetta con la forza per permettere al vescovo di celebrare la messa per il Congresso eucaristico. Nell'occasione venne sonoramente fischiato ed egli, che aveva apostrofato i convenuti come "pecore", prima di andarsene iniziò a belare e mostrò loro il fondoschiena.

Il 27 novembre fu, infine, uno degli ospiti d'onore della trasmissione televisiva Come mai?, in onda sulle reti RAI e dedicata alle giovani generazioni: qui Mieli parlò del suo libro, criticò il sopracitato articolo di Panorama (che a suo dire l'aveva presentato come una "starlette del porno"), affermò che in ogni essere umano vi è la compresenza del lato maschile e di quello femminile, ribadì la pluralità di tendenze esistenti nell'eros e sottolineò la proficuità dei rapporti tra il movimento omosessuale e quello femminista[4]. Non era usuale, per l'Italia dell'epoca, tutta questa attenzione mediatica per un attivista LGBT; il 1977, come si può facilmente evincere da queste informazioni biografiche, fu un anno di grandi successi per Mieli, divenuto ormai personaggio pubblico e icona vivente del movimento gay non solo italiano (Elementi di critica omosessuale fu pubblicato in Spagna nel 1979, in Inghilterra nel 1980 e in Olanda nel 1982).

Il declino e la morte[modifica]

Ma, già a partire dall'anno seguente, i successi furono sempre meno e gli eccessi sempre di più, a cominciare dall'andazzo politico che i movimenti di protesta avevano intrapreso: mentre Mieli andava predicando che «il personale è politico»[3] e che la rivoluzione sessuale era l'unico modo per attuare un cambiamento radicale della società (ed arrivare al "gaio comunismo"[5]), l'estrema sinistra extraparlamentare si convinceva che la lotta contro l'omofobia (e le leggi omofobiche) non fosse una priorità, giacchè questa "contraddizione secondaria" si sarebbe risolta automaticamente dopo la vittoria della rivoluzione proletaria, che avrebbe distrutto la "contraddizione principale" (lo sfruttamento capitalista dell'uomo sull'uomo). Col passare del tempo, Mieli perse lentamente ma inesorabilmente quel potere carismatico che aveva contraddistinto i suoi rapporti personali e politici con la comunità gay.

Mieli partecipò al documentario Diversi di periferia di Enzo Di Calogero e Nereo Rapetti, andato in onda sulla RAI il 27 maggio 1978 all'interno della trasmissione di approfondimento Tabù tabù: in esso il filosofo, vestito da operaio ma con i tacchi ai piedi e un vistoso trucco facciale, intervistava e dialogava con gli operai dell'Alfa Romeo su temi inerenti ai costumi morali e alla repressione sessuale. Quello che nelle intenzione era, forse, un estremo tentativo di rinvigorire quel dialogo tra la classe lavoratice e il movimento gay che in Italia non si era mai definitivamente saldato si rivelò essere il canto del cigno del Mario Mieli attivista politico. Complice anche un amore tormentato e senza lieto fine per un ragazzo più giovane, Mieli comincerà a isolarsi e a incupirsi: l'abuso di sostenze allucinogene divenne una prassi e i temi da lui toccati e affrontati cambiarono sensibilmente, sia per argomento che per stile e linguaggio.

Deluso dalla politica, rifiutò le lotte collettiviste degli esordi ed iniziò un percorso d'emancipazione più solitario e introspettivo: convinto ormai che l'unica possibilità di liberare a fondo l'essere umano - e quindi la sessualità - fosse quella alchemica, trasformò l'utopia che aveva descritto negli Elementi in una sorta di «magia mistica, in cui allucinazione e realtà si fondono, e ironia e follia sono impossibili da separare»[6]. Nel 1979 iniziò a scrivere il romanzo autobiografico Il risveglio dei Faraoni, che ufficialmente non concluse mai (al momento della sua morte era ancora in fase di bozze; sarebbe stato pubblicato su iniziativa di alcuni amici solo nel 1994), mentre l'anno seguente realizzò il cortrometraggio Non è mai troppo ovvio in cui, truccato e vestito da donna, si recava in bagno per eseguire la rituale pratica coprofagica e, dopo essersi pulito i denti, indossava un mantello nero e si recava davanti al colonnato della Basilica di San Pietro[7].

Si tratta ormai di un Mieli morboso e allucinato, i cui leitmotiv sono sostanzialmente due: l'alchimia e la coprofagia. Queste tematiche, unite all'esoterismo e a uno stile tragico e grottesco al tempo stesso, furono protagoniste dell'ultimo lustro della sua vita: Giovanni Dall'Orto ricorda come a una conferenza Mieli affermò che i valori numerici delle parole greche “oro” e “merda” sono identici e che quindi la seconda sostanza fosse assimilabile alla prima[8]; Dario Bellezza, dopo una esibizione all'Ompo's in cui ingerì i propri escrementi e quelli del suo cane, chioserà: «A Mario non è rimasto altro che mangiar la merda, per far parlare di sé»[2]. Nel 1981 calcò alcuni teatri con lo spettacolo Ciò detto, passo oltre, un monologo che testimonia ancora una volta come avesse abbandonato il lavoro di gruppo per dedicarsi a iniziative solitarie; sembrava inoltre aver perso quella fantasia intellettuale che lo aveva contraddistinto, dato che abbondanti parti di quel one-man show li ritroviamo identici nel romanzo. Emblematici e allarmanti, infine, i continui riferimenti al suicidio presenti nella seconda parte della pièce.

Nel 1982 firmò la sceneggiatura del film di Guido Tosi Una favola spinta, che sarebbe andato in onda sulla RAI solo una volta quindici mesi dopo la sua scomparsa: questa fu l'ultima volta in cui Mario Mieli si misurò con un lavoro intellettuale. Benchè un'intervista amatoriale svoltasi nel Natale di quell'anno a casa del regista lo mostrava sereno e ottimista, le inquietitudini che lo stavano attanagliando dal di dentro non tardarono a farsi sentire: all'inizio del 1983, forse su pressione del padre, ritirò alla Einaudi il consenso alla pubblicazione del romanzo autobiografico e il 12 marzo di quell'anno si suicidò nel suo appartamento di via Guerrazzi a Milano. La sua morte non fece molto rumore sulla stampa dell'epoca - tra i personaggi noti, solo Dario Bellezza e Giovanni Forti lo ricordarono - ma da lì a poco gli fu intitolato il popolare Circolo di Cultura Omosessuale di Roma, che nei decenni successivi sarebbe diventato un punto di riferimento per le comunità omosessuale italiana.

Pensiero[modifica]

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Note[modifica]

  1. Ove non diversamente indicato, le fonti di questo paragrafo sono da rintracciare in Laura Schettini, MIELI, Mario in Dizionario Biografico degli Italiani, 2015.
  2. 2,0 2,1 Massimo Consoli, Mario Mieli, culturagay.it, 3 settembre 2004.
  3. 3,0 3,1 3,2 Francesco Gnerre, Mario Mieli: una risata contro l'omofobia, "Liberazione", 2 aprile 2007; pubblicato anche in culturagay.it col medesimo titolo il 27 ottobre 2012.
  4. Si può vedere un ampio estratto della trasmissione qui
  5. Daniele Cenci, Elementi di critica omosessuale [nuova edizione] in "Invernes", n. 3, 2003; pubblicato anche in gayroma.it e in culturagay.it col medesimo titolo il 9 aprile 2005.
  6. Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Milano, 1999, p. 165.
  7. Lo si può vedere qui
  8. Giovanni Dall'Orto, Mario Mieli, né vergine, né santa in "Pride", gennaio 2018.

Opere[modifica]

Mario Mieli al Primo festival di cineteatro gay, (Parma, 1977).
  • Mario Mieli, London Gay Liberation Front Angry Brigade, piume & paillettes, "Fuori", n. 1, 1972, p. 5.
  • Mario Mieli e Piero Fassoni, Marocco miraggio omosessuale, "Fuori" n. 4, ottobre 1972, p. 1.
  • Mario Mieli, I radical-chic o lo chic radicale, "Fuori" n. 7, gennaio-febbraio 1973, pp. 16-17.
  • Mario Rossi [pseudonimo di Mario Mieli], Il fallo nel cervello, "Fuori!" n. 9, 1973, pp. 13-14.
  • Mario Rossi [pseudonimo di Mario Mieli], Paris-Fhar, "Fuori" n. 10, 1973, p. 16.
  • Mario Mieli, Sono un transessuale schizofrenico [1976], "Babilonia", n. 3, 1983, pp. 14-15. (Stralcio dell’intervento di Mario Mieli al V congresso del FUORI, tenuto nel 1976).
  • Mario Mieli, Care checcacce del Lambda, "Lambda" n. 8, 1977, p. 7.
  • Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino 1977. (Due edizioni).
  • Mario Mieli, La gaia critica, "Lambda", n. 6, 1977, p. 1.
  • Mario Mieli, Elementos de crítica homosexual, Anagrama, Barcelona 1979.
  • Mario Mieli, Homosexuality and liberation: elements of a gay critique, Gay men's press, London 1980. ISBN 978-0907040019.
  • Mario Mieli, Towards gay communism, Pirate press, s.l. ma London 1984.
  • Mario Mieli, "Ciò detto, passo oltre". Monologo teatrale. Stampato nella dispensa per la "Sei giorni del monologo", Milano 1981, pp. 35-37 (ristampa: Bastogi, Milano 1984).
  • Mario Mieli, "Questioni di Karma", in: Francesco Gnerre (cur.), Avventure dell'Eros, Gammalibri, Milano 1984. (Anticipazione da: Il risveglio dei faraoni).
  • Mario Mieli, Il risveglio dei faraoni, Centro d'Iniziativa Luca Rossi, Milano 1994.
  • Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale (a cura di Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli), Feltrinelli, Milano 2002. Con saggio critico introduttivo di Gianni Rossi Barilli.
  • Mario Mieli, Eléments de critique homosexuelle: Italie: les années de plomb, EPEL, Paris 2008, ISBN 978-2908855968.
  • Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Feltrinelli, Milano 2017. ISBN 9788807890307.
  • Mario Mieli, Towards a gay communism: elements of a homosexual critique, Pluto Press, 2018, ISBN 978-0745399522.
  • Mario Mieli, Il risveglio dei faraoni, Youcanprint, 2018. ISBN 978-8827852934

Bibliografia[modifica]

  • Angelo Pezzana (a cura di). La politica del corpo, Savelli, Roma 1976. Passim.
  • 1976 07 29 - Mario Mieli, Perché siamo contro la leggina radicale, "ABC" n. 29, 29.07.1976, p. 20.
  • Antonio Attisani, L’attore è masochista (intervista), «Scena», numero speciale (estate 1978), pp. 104-105.
  • Felix Cossolo, Intervista a Mario Mieli, "Lambda", n. 25, novembre-dicembre 1979, p. 13.
  • Quinto Belardinelli, I sinistrissimi, Gammalibri, Milano 1980. (I capitoletti "Gay gaysmo, frocio frocialismo" e "Lei" sono satire di Mario Mieli e del "militante tipo" dei Collettivi Omosessuali Milanesi).
  • Daniela Quarta, La traviata norma. Espressioni formali di una minoranza nel movimento del ’77, «RIDS», CXXXI, marzo 1981, pp. ....
  • Redazione di "Babilonia", Mario Mieli, "Babilonia", n. 3, 1983, p. 14. (Commemorazione, in occasione del suicidio. La rivista ripubblicò anche tre estratti da scritti di Mieli per "Lambda" e "Fuori!": Sono un transessuale schizofrenico, p. 14-15; La gaia critica, p. 15; Non c'è due senza tre, p. 15).
  • Gianni De Martino, Ricordando Mario Mieli, "Babilonia", n. 7, Ottobre 1983, pp. 4-5.
  • Lino Coletti, Così diverso, così scandaloso da morire, “Europeo”, 04 aprile 1983, pp. ... (Suicidio di Mario Mieli).
  • Pentesilea (pseud. di Marc de' Pasquali), Il lato forte. Mario Mieli 10 anni fa, "Babilonia" n. 12, marzo 1984, p. 43.

Link esterni[modifica]

Voci correlate[modifica]