Depenalizzazione universale dell'omosessualità

Da Wikipink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana.
Versione del 28 ott 2023 alle 09:05 di Bolo (discussione | contributi) (Creata pagina con "Immagine:World homosexuality laws.svg|thumb|right|400px|L'omosessualità e la legge nel mondo. {{legend|#808080|Informazioni non disponibili}} '''Legale''' {{legend|#002255...")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Jump to navigation Jump to search
L'omosessualità e la legge nel mondo. #redirectTemplate:Legenda Legale #redirectTemplate:Legenda #redirectTemplate:Legenda #redirectTemplate:Legenda #redirectTemplate:Legenda Illegale #redirectTemplate:Legenda #redirectTemplate:Legenda #redirectTemplate:Legenda #redirectTemplate:Legenda

La "Depenalizzazione universale dell'omosessualità" è l'obiettivo di una campagna internazionale lanciata nel 2006, che punta all'abrogazione di tutte le leggi di tutto il mondo che ancora puniscono i comportamenti omosessuali fra adulti consenzienti e in privato.

Storia[modifica]

Nel 2006, su iniziativa dello scrittore e militante francese Louis-Georges Tin, nasce un movimento internazionale che chiede la cancellazione in tutto il mondo di tutte le forme di criminalizzazione dell'omosessualità e del transessualismo nei codici penali o, più semplicemente la depenalizzazione universale dell'omosessualità.[1]

Il 17 novembre di quell'anno il "comitato IDAHO" (International Day Against Homophobia) lancia la petizione internazionale «Per una depenalizzazione universale dell'omosessualità».

Per Louis-Georges Tin, presidente del comitato,

« al giorno d'oggi, più di 70 paesi condannano l'omosessualità, "crimine" punibile con la pena di morte in più di una decina di Stati. Questa petizione è rivolta alle Nazioni unite, che ci auguriamo arrivino ad una risoluzione anche grazie ad un dibattito istituito dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite »

, che ha creato i "I Principi di Yogyakarta per l'applicazione delle leggi internazionali sui diritti umani in relazione all'orientamento sessuale e identità di genere". La petizione ha già raccolto i nomi di numerose associazioni e personalità internazionali, tra le quali numerosi premi Nobel, prima di essere ripresa e sostenuta dalla Francia nel dicembre 2008.

La proposta arriva all'ONU[modifica]

Il 17 maggio 2006, il comitato IDHAO lancia la Campagna per la depenalizzazione universale dell'omosessualità.

La proposta è accolta immediatamente con interesse e partecipazione del movimento gay in diversi paesi, ma anche dagli ambiti della politica, dei media e delle istituzioni, e ottiene le simpatie di decine di artisti e intellettuali che si pronunciano contro la criminalizzazione dell'omosessualità, contro l'omofobia e contro la transfobia. Tra questi: Bernardo Bertolucci, David Bowie, Dario Fo a Jacques Delors, da José Saramago a Desmond Tutu. Ben cinque premi Nobel sostengono la proposta.

Nel novembre 2006 l'appello di Louis-Georges Tin, presidente del comitato IDHAO, è discusso a Bruxelles e incassa un sostegno di massima dell'Unione europea (l'Europarlamento in particolare)[2]. Tin spiega al "Corriere della Sera":

« Chiediamo l'abolizione del cosiddetto "crimine di omosessualità", di tutte le "leggi sulla sodomia" e delle leggi contro gli "atti innaturali" in tutti i Paesi in cui ancora esistano. Da qui a un anno porteremo la richiesta con le firme al nuovo Consiglio Onu per i diritti umani perché sostenga la risoluzione. »

Il 17 maggio 2008 il Segretario di stato ai diritti umani francese Rama Yade esprime la volontà di sottoporre all'assemblea generale delle Nazioni unite "la bozza di iniziativa europea che chiede la depenalizzazione universale dell'omosessualità" [3], dando così un seguito istituzionale all'iniziativa.

Il 18 dicembre 2008 la stessa Rama Yade, a nome della presidenza francese dell'Unione europea nel secondo semestre del 2008, presenta ufficialmente all'ONU una proposta franco-olandese di depenalizzazione universale dell'omosessualità. E' l'ambasciatore argentino Jorge Arguello a dare lettura in Assemblea Generale della dichiarazione[4], la prima che riguarda omosessuali, lescbiche e trens.

La dichiarazione non ha il carattere restrittivo di una risoluzione, e afferma che

« i principi di non-discriminazione esigono che i diritti dell'uomo vengano applicati nel medesimo modo a ciascun essere umano, indipendentemente dall'orientamento sessuale o di genere. »

testo "condanna le violazioni dei diritti dell'uomo fondati sull'orientamento sessuale o identità di genere, che vengono commesse".

Il documento, senza precendenti in ambito ONU, ottiene, il 19 dicembre 2008, il sostegno di 66 paesi delle Nazioni Unite[5], su 192: 126 stati non firmano la dichiarazione. Tra coloro che sostengono al dichiarazione 27 stati sono membri dell'Unione insieme a Giappone, Argentina, Australia, Svizzera e Messico.

Alcuni stati criticano l'iniziativa come un tentativo di legittimare la pedofilia e altri "atti deplorevoli". Tra questi i Paesi islamici, il Vaticano, la Cina, la Russia. Questi Stati hanno preparato una contro-dichiarazione, letta dalla Siria. [6] Non aderiscono alla dichiarazione gli Stati Uniti (sotto l'amministrazione del presidente George W. Bush), unico paese occidentale a non aver condiviso l'appello.

L'obiezione americana al documento è prettamente tecnica e basata su motivi giuridici: il testo della dichiarazione è considerato troppo ampio e può essere inteso come un tentativo del governo di ignorare i diritti dei singoli stati americani come spiega Alejandro D. Wolff, il rappresentante permanente aggiunto degli USA all'Onu:

« Siamo contrari a qualsiasi discriminazione, legalmente o politicamente, ma la natura del nostro sistema federale ci impedisce di assumere impegni e incarichi nei quali le autorità federali non hanno giurisdizione »
(Alejandro D. Wolff)

Il 18 marzo 2009 il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama rovescia la decisione del suo predecessore e informa la Francia di sostenere la dichiarazione.

Il 15 Giugno 2011, il Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, adotta una risoluzione contro la violazione dei diritti dell'uomo relativa all'orientamento sessuale e d'identità di genere.

Conseguenze in Europa[modifica]

La proposta di depenalizzazione trova in ambito europeo la fiera avversione del Vaticano.

Nel 2008 monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, spiega all'agenzia cattolica I-Media che l'Onu deve opporsi alla depenalizzazione perché potrebbe mettere "alla gogna" e discriminare quegli Stati che non riconoscono le unioni gay:

« Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione. Ma qui la questione è un'altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli Stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni. Per esempio all'agenzia cattolica I-Media - gli Stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come "matrimonio" verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni. [7] »

Il 3 Febbraio 2009 il Commissario Europeo Benita Ferrero-Waldner ha così risposto, in veste ufficiale, all'interrogazione presentata dal deputato europeo radicale Marco Cappato e da Ottavio Marzocchi, responsabile delle questioni europee per l'associazione radicale Certi diritti in merito alla posizione del Vaticano contraria alla decriminalizzazione dell'omosessualità:

« La Commissione ritiene inaccettabile che le persone possano essere oggetto di discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale. Per questo motivo, la Commissione non può che sostenere l'iniziativa della Presidenza, appoggiata da tutti gli Stati membri dell'Unione, sulla depenalizzazione dell'orientamento sessuale. La Commissione è quindi pronta ad affrontare tale questione con i paesi terzi, Santa Sede inclusa, in occasione dei contatti sulla promozione e tutela dei diritti dell'uomo. »

Conseguenze in Italia[modifica]

Il movimento gay italiano contesta, con un falso rogo in Piazza Duomo a Milano, la contrarietà del Vaticano alla decriminalizzazione universale dell'omosessualità il 18 dicembre 2008.

Anche il movimento gay italiano, da subito, fa sua la proposta di depenalizzazione dell'omosessualità, che già nel 2006 entra nella piattaforma politica del Torino Pride 2006:

« E' necessario che l'Italia assuma un ruolo propositivo per il rispetto dei diritti umani nel mondo, per l'abolizione della pena di morte, per la depenalizzazione del reato di omosessualità e transessualità presente nelle legislazione di decine di paesi, per il riconoscimento del diritto d'asilo in Italia per i perseguitati nel mondo a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. [8] »

Il silenzio istituzionale sul tema (a differenza di quanto accade nella vicina Europa dove diversi leader e capi di Governo si esprimono con favore rispetto all'iniziativa) è però rotto solo nel novembre 2008 dal deputato radicale del Partito democratico Matteo Mecacci, che deposita una interrogazione urgente in Commissione Esteri in cui si chiede un maggiore sostegno da parte del fin lì silenzioso governo italiano all'iniziativa francese all'Onu.

L'interrogazione chiede

« quale supporto politico e diplomatico sta dando l'Italia all'iniziativa del Governo francese riguardo la richiesta di depenalizzazione universale dell'omosessualità da presentare all'Onu e, in particolare, al fine di raccogliere l'adesione di altri Stati con i quali l'Italia ha relazioni diplomatiche intense, quali la Turchia, l'Albania, San Marino, la Georgia, gli Stati del Mediterraneo, o gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, l'Africa del Sud; quanti sono i casi di riconoscimento dello status di rifugiato politico che l'Italia ha concesso negli ultimi cinque anni alle persone fuggite dal loro paese di origine a causa delle persecuzioni di cui sono state vittime per il proprio orientamento sessuale; se non ritenga urgente adoperarsi affinché in campo internazionale, con l'attivazione delle nostre sedi diplomatiche, vi siano interventi nei confronti di quei paesi che considerano l'omosessualità un reato e in particolare nei confronti di quei paesi che prevedono per gli omosessuali la pena di morte. [9] »

Intanto, come visto in ambito europeo, il Vaticano esprime tutta la sua contrarietà alla depenalizzazione universale dell'omosessualità. È l'occasione per il presidente di Arcigay Aurelio Mancuso per sottolineare la complicità e la vicinanza della Chiesa cattolica a questi paesi nei quali è prevista la pena di morte per gli omosessuali:

« E' di una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi la chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi, e si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari »
(Aurelio Mancuso [10])

Per Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, le dichiarazioni di alti esponenti del Vaticano sono gravissime: I diritti delle persone, etero o omo che siano, sono inalienabili.

È affidata a Rocco Buttiglione una difesa d'ufficio della sorprendente presa di posizione del Vaticano:

« La Chiesa è contro reati di questo tipo e tutto ciò che viola la dignità delle persone. Nel mio piccolo ho dato un contributo importante per concedere il diritto di asilo agli stranieri omosessuali che correrebbero rischi tornando nei propri Paesi di origine. La Chiesa teme altro. E cioè che dietro la campagna francese ci sia il tentativo di far passare altro. Se si allarga il concetto di discriminazione, si può accusare di violazione di diritti umani anche chi è contrario al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. Da qui, il rischio di pressioni su stati e governi che non hanno legislazione in materia» »
(Rocco Buttiglione[11])

mentre Eugienia Rocella espime i suoi "dubbi sull'efficacia di queste politiche, che alla fine si riflettono solo sull'Europa. E non sono efficaci la' dove dovrebbero[12]".

Il 10 dicembre 2008 Stefania Craxi, Sottosegretario agli Esteri, in rappresentanza del Ministro Franco Frattini, darà una risposta[13] molto articolata e, a sorpresa per un Governo di centro-destra, positiva sul coinvolgimento all'iniziativa:

« L'Italia, in linea con il proprio tradizionale impegno a favore dei diritti umani e contro la pena di morte, si è unita agli altri Paesi europei per sostenere e promuovere questa iniziativa sin dal suo nascere. Nello stesso spirito, continueremo ad appoggiare gli sforzi dei Paesi dell'alleanza transregionale per raccogliere il maggior numero di adesioni attorno alla Dichiarazione e, più in generale, a sostenere l'UE nel suo impegno contro ogni forma di discriminazione. »

Nel corso della giornata il movimento gay organizzerà una protesta in Piazza Duomo a Milano, contro l'opposizione vaticana alla proposta di decriminalizzazione dell'omosessualità nel mondo. Arcigay Roma, per parte sua, il 6 dicembre 2008, promuove un sit-in in piazza Pio XII, adiacente a San Pietro, con lo slogan "Mai più uccisi perché gay". Arcigay Firenze, Arcilesbica Firenze e Ireos scendono in piazza, di fronte al Duomo di Firenze, per dire no alle "gravissime e inammissibili" prese di posizione del Vaticano, mentre i militanti di Arcigay Genova si sdraiano per terra davanti all'arcivescovado di Genova, residenza del cardinale Angelo Bagnasco.

Motivazione dell'opposizione del Vaticano[modifica]

L'arcivescovo Silvano Tomasi, dell'Osservatorio Permanente del Vaticano presente alle Nazioni Unite, ha così motivato nel 2011 la condanna vaticana della proposta di legge, presentando come "perseguitati" i persecutori degli omosessuali:

« La gente viene attaccata perché prende posizione contro le relazioni fra persone dello stesso sesso.. quando esprimono dei pareri del tutto normali basati sulla natura umana vengono stigmatizzati, e ancor peggio, perseguitati e sviliti. (...) Questi attacchi sono una chiara violazione dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificati in nessun caso. (...) Questo vittimismo furbo vorrebbe far passare per martiri i carnefici. Nessuno nega il diritto alla libera opinione, ma quando si pretende di scendere nell'agone politico, ingerendo nelle legislazioni statali e condizionando le scelte politiche degli stati, si deve essere pronti a ricevere delle legittime critiche, senza invocare una "lesa maestà" che suona grottesca. [14] »

Va notato in margine che il Vaticano non ha mai voluto recepire nella propria legislazione la "Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo", a cui si richiama l'arcivescovo Tomasi.

Note[modifica]

  1. La presente voce ingloba anche la traduzione di parti della voce Dépénalisation de l'homosexualité da Wikipedia in francese, ed è pertanto interamente sottoposta all'usuale licenza (GNU) di Wikipedia.
  2. Anonimo, L'appello di premi Nobel e intellettuali «L'Onu condanni chi perseguita i gay», in "Corriere della Sera", 22 novembre 2006.
  3. Anonimo, Parigi vuole depenalizzazione universale dell'omosessualità, lancio agenzie stampa APCOM, 17 maggio 2008.
  4. Template:Cita web
  5. Neil MacFarquhar, In a First, Gay Rights Are Pressed at the U.N., "The New York Times", 18 dicembre 2008.
  6. La dichiarazione letta dall'Argentina, e la contro-dichiarazione letta dalla Repubblica araba di Siria immediatamente dopo, possono essere ascoltate rispettivamente ai minuti 2:25:00 e 2:32:00 del video archiviato sul sito delle Nazioni Unite sotto il titolo "18 December 08 General Assembly: 70th and 71st plenary meeting - Morning session".
  7. Anonimo, Vaticano. No alla depenalizzazione dell'omosessualità, lancio agenzia stampa Adnkronos, 1 dicembre 2008.
  8. Documento politico del Torino Pride 2006. Disponibile online qui.
  9. Persecuzioni gay nel mondo: necessario maggiore impegno dell'Italia all'iniziativa francese all'ONU su depenalizzazione universale dell'omosessualità. Interrogazione urgente di Matteo Mecacci al Ministro degli Esteri, 26 novembre 2008, www.radicali.it.
  10. Anonimo, Arcigay: Vaticano vuole pena di morte per omosessuali , in lancio agenzia stampa ANSA, 1 dicembre 2008.
  11. Matteo Spicuglia, Buttiglione: «Tutelare i diritti di tutti Perché creare "categorie"?, in "La Gazzetta del Mezzogiorno", 2 dicembre 2008.
  12. Anonimo, Politiche ONU e UE spesso inadeguate,lancio agenzia stampa Adnkronos, 2 dicembre 2008.
  13. Anonimo, Governo appoggeremo la depenalizzazione all'ONU, in "Gay.it", 10 dicembre 2008.
  14. Il Vaticano: "Essere contro l'omosessualità è un diritto fondamentale", "Giornalettismo", 23/3/2011.

Voci correlate[modifica]

Bibliografia[modifica]

Questa sezione è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!

Link esterni[modifica]