Riconoscimento in Italia di unioni celebrate all'estero

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Torta nuziale pro-matrimonio gay

L'Italia è rimasto l'ultimo grande Paese europeo a non aver previsto nessuna forma di tutela, neppure minima, delle unioni fra persone dello stesso sesso. Questo ha favorito la nascita del fenomeno sociale crescente della celebrazione dei Matrimoni e unioni di coppie italiane dello stesso sesso all'estero.
Tuttavia, gli istituti giuridici (definizione che in Diritto indica gli "insiemi di regole") che tutelano le coppie formate da persone dello stesso sesso hanno validità e efficacia soltanto nel paese nel quale sono stati contratti (o nei paesi che riconoscono istituti simili).

La situazione italiana[modifica]

Matrimonio gay (in blu) e unioni registrate (in azzurro) nel mondo. I Paesi in arancio chiaro e scuro e in rosso prevedono invece pene per l'omosessualità fino alla pena di morte.

Poiché l'Italia non ha "istituti giuridici" di questo tipo, nessun matrimonio, o Pacs, o unione di altro tipo contratto all'estero dovrebbe avere validità nel nostro Paese.
Tuttavia da alcuni anni, organizzazioni come "Rete Lenford" e "Certi diritti" si stanno battendo per stabilire per via giudiziaria (cioè in tribunale) alcuni princìpi minimi che il Parlamento continua a rifiutare di riconoscere.
La battaglia di queste organizzazioni sta avvenendo nella forma di richieste di riconoscimento anche in Italia del legame contratto all'estero da parte di cittadini italiani, o di nazionalità mista.
Per il momento, a seguito di alcune sentenze parzialmente favorevoli, queste associazioni sono riuscite a far stabilire che in Italia tutti gli istituti giuridici stranieri per la tutela delle coppie formate da persone dello stesso sesso hanno un sia pur limitato valore giuridico e legale, poiché servono a provare l'esistenza di una coppia non coniugale, e quindi fungono da presupposto per l'ottenimento delle tutele connesse al godimento del "diritto alla vita famigliare"[1].
Qui di seguito si dà un elenco delle coppie che hanno deciso di ricorrere alla via giudiziaria allo scopo di sollecitare il cambiamento legale anche in Italia.

Elenco delle coppie che hanno chiesto il riconoscimento in Italia[modifica]

Presidio per il matrimonio gay a Milano, 23 marzo 2010.

Elenco delle coppie che vivono in Italia e che hanno contratto matrimonio gay o che si sono uniti civilmente sottoscrivendo istituti diversi dal matrimonio (come ad esempio il Pacs francese o la Civil partnership inglese), rendendo l'evento motivo di dibattito pubblico e di visibile battaglia politica, giuridica e sociale.

Matrimonio gay[modifica]

Coppie pubbliche[modifica]

  1. Antonio Garulo e Mario Ottocento – 1 giugno 2002 - L’Aja[2].
  2. Pierangelo Bucci e Jaco Rozendaal – 11 giugno 2003 - Rotterdam[3].
  3. Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio - 9 settembre 2008 - Berkeley (USA)[4].
  4. Michele Amirante e Gonzalo Pacheco – 9 ottobre 2008 - Madrid[5].
  5. Giampaolo Liuzzo e Francesco Bove – 15 giugno 2011 - Ottawa[6].
  6. Matteo Cavalieri e Matteo Giorgi – 28 luglio 2011 – New York[7].
  7. Sergio Lo Giudice e Michele Giarratano – 27 agosto 2011 - Oslo[8].

Altre coppie[modifica]

  1. Raniero e Stéphane - 8 settembre 2008 - San Francisco (USA) [9].

Note[modifica]

  1. Questo è quanto si ricava dalla lettura congiunta delle sentenze della Corte costituzionale, 15 aprile 2010, n. 138 e della Corte di cassazione, 15 marzo 2012, n. 4184.
  2. Maria Novella De Luca, Matrimonio all'Aja per la coppia gay di Latina, "La Repubblica", 31 maggio 2002. Vedi inoltre, «La coppia gay testimonial del Friuli», MessaggeroVeneto, 3 aprile 2012.
  3. Arcigay, Il primo matrimonio gay europeo, "Arcigaymilano.org", 11 giugno 2003.
  4. Fotografia della coppia e indicazione della data di nozze e del luogo pubblicata in Laura Fiengo, Matrimoni all'Italiana, "Vanity Fair", n. 12, 28 marzo 2012, pp.32-33.
  5. Stefano Bolognini, Album di nozze, "Pride", dicembre 2008.
  6. Stefano Bolognini, Nozze in esilio, "Pride", settembre 2011.
  7. Stefano Bolognini, Nozze in esilio, "Pride", settembre 2011.
  8. Stefano Bolognini, Nozze in esilio, "Pride", settembre 2011.
  9. La coppia dopo la celebrazione del matrimonio ha fatto istanza di trascrizione presso il Consolato d'Italia a San Francisco e l'atto matrimoniale è stato trascritto presso l'Ufficio anagrafico del Comune italiano competente, poiché - secondo il responsabile dell’Ufficio dello Stato civile - non sarebbe stato desumibile dagli atti che i coniugi erano persone dello stesso sesso. Sulla vicenda vedi l'articolo di Stefania Parmeggiani,C'è un matrimonio gay legale in Italia "Ecco come sono riuscito a registrarlo", La Repubblica.it, 10 agosto 2009. Su ricorso del pubblico ministero, successivamente la trascrizione è stata annullata.

Bibliografia (in ordine cronologico)[modifica]

Voci correlate[modifica]