Eugenio di Savoia
Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.
Il principe Eugenio di Savoia-Soissons, ritratto di Jacob van Schuppen del 1718 (Rijksmuseum di Amsterdam).
Eugenio di Savoia-Soissons, meglio noto come Eugenio di Savoia o più semplicemente come Principe Eugenio (Parigi, 18 ottobre 1663 – Vienna, 21 aprile 1736), è stato un generale franco-italiano naturalizzato austriaco al servizio dell'Esercito del Sacro Romano Impero.
Biografia[modifica]
Era figlio di Eugenio Maurizio di Savoia del ramo dei principi di Carignano - conte di Soissons (1633-1673) ed ufficiale al servizio del re di Francia - e di Olimpia Mancini (1638-1708), una nipote del cardinale Mazzarino: non per caso quindi nacque a Parigi. Rimasto orfano a dieci anni, il re Luigi XIV e il duca di Savoia pensarono di farne un ecclesiastico per cui, quando il giovane Eugenio chiese di entrare piuttosto nell'esercito francese per dedicarsi alla carriera militare come il padre e il nonno, ottenne solo un rifiuto.
Egli lasciò perciò nel 1683 Parigi con lo scopo di mettersi al servizio dell'Imperatore di Germania: secondo la leggenda nell'occasione giurò che non avrebbe mai più rimesso piede in Francia se non alla testa di truppe nemiche vittoriose, cosa che in effetti gli riuscì. La partenza dalla Francia permise l'inizio d'una brillante carriera che, di promozione in promozione, lo vide infine generale: oggi, per le sue capacità di stratega, è considerato fra i più grandi - e qualcuno si spinge a dire il più grande - generale del suo tempo.
Nel 1697, al comando delle truppe imperiali, a seguito della battaglia di Zenta inflisse ai turchi una sconfitta decisiva che permise all'Austria di entrare in possesso dell'Ungheria, della Transilvania e di parte della Slavonia e della Croazia; in premio ricevette vaste terre e imponenti rendite, grazie alle quali costruì a Vienna il celebre Palazzo d'Inverno e la residenza estiva del Belvedere.
Nel 1701, scoppiato il conflitto fra gli Asburgo ed i Borboni di Francia e di Spagna, Eugenio attaccò il ducato di Milano, possesso spagnolo. Dopo un inizio vittorioso fu richiamato in Ungheria a sedarne la ribellione; fu poi impegnato su diversi fronti fino a che, portato aiuto al ducato di Savoia (alleatosi con gli Asburgo contro i francesi che avevano invaso il Piemonte), riuscì ad occupare a sua volta per l'Austria il ducato di Milano. Il resto della sua vita lo vide continuamente impegnato fino all'ultimo in nuove battaglie (e vittorie). Morì a Vienna e qui è sepolto, nella cattedrale di santo Stefano.
Voci e accuse di omosessualità[modifica]
Frammentarie ma diverse le testimonianze sulla sua preferenza per gli uomini. La più diretta ci viene dalla corrispondenza privata d'Elisabette-Charlotte d'Orleans (detta: "la principessa Palatina", 1652-1722) che riferisce le voci che correvano alla Corte di Versailles in una sua lettera alla principessa di Galles l'11/8/1717 e poi in un'altra del 26/11/1719 (nelle quali ci fa sapere che Eugenio di Savoia era soprannominato dai nemici "Madame Simoni" e "Madame Puttana").
La prima delle due lettere racconta di quando Eugenio viveva, giovane e povero, alla corte di Luigi XIV:
« Il principe Eugenio non si cura delle donne. Non si può dire che finché è rimasto qui gliene sia piaciuta una sola, che ne abbia frequentata una o che ne abbia guardata una più dell'altra. Non lo si è mai considerato come amante delle donne, ma piuttosto come la fidanzata di altri giovanotti. A tal proposito, gli era stato dato il soprannome di "Madame Simoni" o di "madame Puttana". Poiché aveva davvero poco denaro, si è dato via decisamente a poco prezzo. Tutto ciò è davvero infame, se ci si pensa, perché sembra che sia vero, come anche la voce che corre.[1]. »
Eugenio di Savoia nei panni del "principe-Sole". Questa testimonianza è di solito trascurata, non solo dagli storici eterosessuali ma anche da quei militanti gay che, come Max Marra o Warren Johansson, in passato usarono la figura di Eugenio per dimostrare che gli omosessuali possono distinguersi anche in attività ritenute stereotipatamente virili, come la carriera militare. Warren Johansson aggiunse:
« Eugenio visse in un periodo in cui la sua mancanza d'interesse per il sesso opposto poteva essere lodata dai panegiristi ingenui come se significasse che egli era "casto e puro come un serafino". La sua lunga frequentazione della contessa Eleonora Batthyány non portò ad una intimità maggiore del giocare a carte assieme, mai al matrimonio. I suoi nemici, però, bisbigliavano che "Non si impaccia delle donne, un paio di bei paggi fa al caso suo". Ricevette perfino il soprannome di "Marte senza Venere"[2]. »
Altre testimonianze elencate da Johansson:
« Una è una canzone da caserma scritta in latino maccheronico che allude al suo viaggio al fiume Reno con il suo amico, il marchese de la Moussaye. Quando scoppia una tempesta, il generale teme il peggio, ma il marchese lo consola con queste parole: Securae sunt nostrae vitae sumus enim sodomitae igne tantum perituri. ["le nostre vite sono al sicuro, / infatti siamo sodomiti, / destinati a morire solo di fuoco"] »
[In realtà Marc Daniel, in Hommes du grand siècle, afferma che la canzoncina non fu scritta per Eugenio, ma per un altro generale "sodomita", il Gran Condé, cosa più probabile.]
« (...) Un commento fatto da <Johann Matthias von der> Schulenberg nel 1709 va probabilmente letto nel senso che il principe amava "la petite débauche et la p<ine> au dela de tout", il che significa che traeva il suo piacere dal membro virile - degli altri". Pertanto Eugenio di Savoia fu una di quelle figure militari che l'omosessualità rese libere di dedicare la vita a una carriera pericolosa senza la distrazione di moglie e famiglia, ed è ricordato come uno dei più abili generali della storia dell'Austria[3]. »
Significativo quanto afferma Wikipedia in italiano, che a differenza della versione in altre lingue aderisce acriticamente alla versione "ufficiale" monarchica, liquidando come calunnia infondata qualsiasi dato sull'omosessualità del generale sabaudo:
« Nel corso della sua vita ad Eugenio di Savoia Carignano Soissons vennero dati molti soprannomi, alcuni segno di grande rispetto, altri connessi alla sua pretesa ed infondata omosessualità, voce dovuta più che altro alle affermazioni della Principessa Palatina, che lo odiava intensamente e che parlò di lui nel suo epistolario in termini ovviamente ostili, narrando alcuni aneddoti omosessuali del periodo in cui Eugenio viveva in Francia; va però notato che già la prima biografa della Palatina stessa, Arvéde Barin, scrisse chiaramente che nulla di ciò che la Palatina affermava nelle sue lettere poteva essere preso per buono senza almeno un riscontro documentale, tale ne era l'inaffidabilità e la propensione alla calunnia. I francesi, di cui Eugenio è stato tutta la vita nemico, ne approfittarono comunque per ingigantire tali voci nel tentativo di screditarlo ma, alla corte asburgica, dove sotto il religiosissimo imperatore Leopoldo in materia non si scherzava affatto, specie ai tempi dell'inizio della carriera quando ancora le sue qualità militari erano del tutto ignote, mai Eugenio sarebbe stato accettato se non avesse avuto una condotta men che perfetta (...). Fu chiamato inoltre Marte senza Venere, il suo nomignolo più famoso, non per le sue tendenze sessuali ma per l'essersi tenuto costantemente alla larga dai guai evitando il matrimonio, che per il suo lignaggio e il suo livello diveniva un affare di stato sempre più difficile man mano che passava il tempo. D'altra parte, già alla fine del secolo XVII, aveva provato a sposarsi: la madre gli aveva trovato due possibili mogli in Spagna, entrambe nobilissime e ricchissime, ma era stato Vittorio Amedeo II, nella sua qualità di capo della Casata a negargli il permesso di sposarsi.[4]. »
La tomba, a Vienna.
Note[modifica]
Le prince Eugène de Savoie ne s'occupe pas des femmes. On ne peut pas dire que tant qu'il a été ici seule lui ait plu, qu'il en ait fréquenté une ou qui'il en ait regardé une plus que l'autre. On ne l'a pas consideré comme aimant les femmes, mais bien comme étant la maîtresse d'autres jeunes gens. A ce propos, on lui a donné le nom de "Madame Simoni" ou de "Madame Puttana". Comme il possédait très peu d'argent, il s'est donné à fort bon compte. Tout cela est bien infâme, si l'on y pense, car il semble qu'il soit vrai, come le bruit. Elisabette-Charlotte d'Orléans, Correspondence complète de Madame, Duchesse d'Orléns (a cura di Gustave Brunet), Charpentier, Paris 1855, vol. 1, p. 309.
Warren Johansson, voce: "Eugene, prince of Savoy" in: Wayne Dynes (a cura di), Encyclopedia of homosexuality, Garland, New York & London 1990, p. 375.
Johansson, Warren, voce: "Eugene, prince of Savoy" in: Wayne Dynes (a cura di), Encyclopedia of homosexuality, Garland, New York & London 1990, pp. 375-376. Citazione tratta dalla voce "Eugenio di Savoia" su Wikipedia.it.
Voci collegate[modifica]
Elisabette-Charlotte d'Orléans
Storia dell'omosessualità in Austria
Storia dell'omosessualità in Francia
Bibliografia[modifica]
Noal Garde, Jonathan to David, Vantage press, New York 1964, pp. 405-410; Warren Johansson, voce: "Eugene, prince of Savoy" in: Wayne Dynes (a cura di), Encyclopedia of homosexuality, Garland, New York & London 1990, pp. 374-376; Max Marra (pseud. Stefano Marcoaldi), Eugenio principe gayo e guerriero, "Babilonia" n. 40, ottobre 1986, pp. 26-27. Derek Mc Kay, Prince Eugene of Savoy, Thames and Hudson, London 1977. Elisabette-Charlotte d'Orléans, Correspondence complète de Madame, Duchesse d'Orléns (a cura di Gustave Brunet), Charpentier, Paris 1855, vol. 1, p. 309; vol. 2, p. 282.
Link esterni[modifica]
Enrico Oliari, Eugenio di Savoia, Culturagay.it, 31 agosto 2004.