Cinema e omosessualità

Da Wikipink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana.
Jump to navigation Jump to search
Questa sezione è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!

L' omosessualità nel cinema è stata a lungo un tema controverso, al punto che Hollywood ne è stata a lungo proibita la rappresentazione esplicita, o comunque positiva, dal cosiddetto "Codice Hays".

Alle origini del cinema gay (1895-1975)[modifica]

A due uomini che ballano un valzer, in un film sperimentale della Edison, del 1895, sforzando un poco il contesto storico, la prima testimonianza reperibile nella storia del cinema di rappresentazione dell'omosessualità.

Il cinema muto è ricco, poi, di fugaci apparizioni d'individui omosessuali genericamente rappresentati, se uomini, con una gestualità affettata, o truccati o con all'occhiello un garofano verde (simbolo distintivo dello scrittore omosessuale Oscar Wilde). Tale rappresentazione garantiva l'immediato riconoscimento da parte del pubblico ed era tesa a suscitare la risata.

È il caso di A Florida Enchantment, del 1914, nel quale una coppia di uomini propone a due donne di ballare. Le due si guardano ed incominciano a danzare insieme. Gli uomini rimasti senza compagna fanno lo stesso.

Il personaggio gay è facilmente identificabile anche in film come Algie, the miner, del 1912, The soilers, del 1923, e Wandered of the West, del 1927.

Ma bisognerà aspettare il 1930 per il primo celebre bacio omosessuale della storia del cinema: Marlene Dietrich, nel film Morocco bacia una donna.

Di poco successivo, nel 1932, nel film Challher Savane il primo bar gay che il cinema abbia mai immortalato: due ballerini, dalle sembianze femminili, cantano e ballano quasi travestiti fra i tavoli.

Proprio per reazione alla libertà espressiva dei primi anni del cinema, esso fu negli messo sotto processo, da parte di cattolici e protestanti. Furono fondate delle commissioni di censura per tagliate i contenuti ritenuti osceni, fra i quali rientrava qualunque rappresentazione dell'omosessualità (si veda in particolare quantro prevedeva, negli Usa, il cosiddetto Codice Hays). L'omosessuale non sparì comunque del tutto dalle pellicole, divenendo però molto più difficile da identificare: i registi fecero ricorso ad allusioni, codici, piccoli stereotipi (ad esempio: l'attaccamento alla madre, la sensibilità artistica, l'amicizia virile...) che erano relativamente espliciti per la loro epoca, ma che lo spettatore di oggi può avere difficoltà a decodificare. La difficoltà d'identificazione caratterizzò in effetti tutto il cinema successivo fino agli anni settanta. Si prenda come esempio il caso del film La gatta sul tetto che scotta, del 1958, nel quale l'attrazione tra il protagonista ed un amico è solo accennata, nonostante l'opera teatrale da cui fu tratta la sceneggiatura fosse più generosa d'indizi sulla natura omosessuale dell'attaccamento del protagonista per l'amico. Addirittura, in Improvvisamente l'estate scorsa, del 1960, non viene mai mostrato per tutto il film il volto del protagonista, omosessuale.

Dopo questi due film, la spinta al moralismo imperante si attenua, e il cinema diventa progressivamente più esplicito nel rappresentare l'omosessualità. Nel 1962 uscì Sapore di miele, un film nel quale la protagonista, una scandalosa madre sola, incontra un omosessuale dolce e sensibile che si offrirà di sposarla. Dopo una parentesi di tenerezza, i due torneranno alla loro dura vita di single.

In Italia fra le pellicole che affrontarono il tema omosessuale, paradossalmente in modo più libero che negli Usa, a segnalata La dolce vita di Federico Fellini, che pur non essendo a tematica omosessuale è interpretato da alcuni personaggi gay molto noti in Italia all'epoca, tra i quali Giò Stajano e Dominot, a cui il regista affida addirittura la battuta conclusiva.

Anche il regista Vittorio Caprioli accenna brevemente all'omosessualità, nel 1962, in Parigi o cara.

Lo stesso regista, negli anni Settanta, girerà uno tra i film a tematica gay tra i più famosi della produzione italiana: Splendori e miserie di Madame Royale con un Ugo Tognazzi che interpreta magistralmente la parte di un gay dalle movenze affettate e decisamente effeminato. La pellicola ebbe notevole successo, anche se per lo spettatore omosessuale era molto poco divertente: Madame Royale verrà ucciso alla fine del film, e il cadavere travestito sarà ripescato nelle acque di un lago.

Gli anni settanta videro infine un'esplosione di film a tematica più strettamente omosessuale. Tra i titoli che è impossibile non citare il celeberrimo Morte a Venezia, del 1970, Festa per il compleanno del caro amico Harold dello stesso anno, Domenica maledetta domenica, del 1971, Je t'aime moi non plus del 1975, Sebastiane del 1976, Ernesto del 1979 e così via.

Di notevole interesse, e di produzione italiana, Il vizietto del 1978 interpretato, fra gli altri da Ugo Tognazzi nel quale il regista Molinaro ripropone, ancora una volta, l'omosessuale effeminato.

L'accettazione del tema gay nel cinema (dopo il 1975)[modifica]

Questa sezione è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!

Il cinema gay e lesbico (dopo il 1971)[modifica]

Questa sezione è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!

Il cinema pornografico gay[modifica]

Già sviluppato negli anni Dieci, il cinema pornografico con protagonisti omosessuali era proiettato in apposite salette nei bordelli. Ma perfino nel porno lo stereotipo del gay effeminato era assolutamente rispettato. Ce lo mostra un rarissimo spezzone, presumibilmente francese, della videocassetta Eros Proibito 1900 - 1910. Inediti del cinema per adulti, in cui un omosessuale effeminato e truccato pratica un rapporto orale su un energumeno che poi lo sodomizza mentre una donna discinta partecipa al gioco. L'omosessuale in questione, per essersi dimenticato di pagare il trattamento subito, verrà anche aggredito con un pugno dal partner maschile, mentre la donna si sbellica dalla risate.

Film[modifica]

Sull'omosessualità nel cinema si vedano in Wikipedia le voci:

A[modifica]

B[modifica]

C[modifica]

D-F[modifica]

G-H[modifica]

I-L[modifica]

M-N[modifica]

O-P[modifica]

Q-S[modifica]

T-Z[modifica]

Serie televisive[modifica]

Registi[modifica]

  1. RINVIA Template:Colonne
  1. RINVIA Template:Colonne spezza
  1. RINVIA Template:Colonne spezza
  1. RINVIA Template:Colonne fine

Attori[modifica]

Voci correlate[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Manuel Billi, Nient'altro da vedere. Cinema, omosessualità, differenze etniche, ETS, Pisa 2011.
  • PierMaria Bocchi, Mondo queer. Cinema e militanza gay, Lindau, Torino 2005.
  • Richard Dyer, Now you see it. Studies on lesbian and gay film, Routledge, London 1990.
  • Mauro Giori, L'omofobia nei film educativi americani degli anni '60, "Pride", febbraio 2006.
  • Mauro Giori, L'omosessualità nel cinema pornografico degli anni '20, "Pride", ottobre 2004.
  • Robin Griffiths, Queer cinema in Europe, Intellect Books, Bristol 2008. ISBN 1841500798
  • Raymond Murray, Images in the dark. An encyclopedia of gay and lesbian film and video, Titan Books, London 1994.
  • Vincenzo Patanè, A qualcuno piace gay, Babilonia, Milano 1995.
  • Vincenzo Patanè, L'altra metà dell'amore - Dieci anni di cinema omosessuale, DeriveApprodi, Roma, 2005.
  • Vincenzo Patanè, L'immaginario gay & il cinema in We Will Survive - Lesbiche, gay e trans in Italia, Mimesis, Milano, 2007.
  • Vincenzo Patanè, 100 classici del cinema gay. I film che cambiano la vita (1931-1994), Cicero, Venezia 2009.
  • Fabrice Pradas, Cinégay: un siècle d'homosexualité sur grand écran, éd. Publibook, 2005, ISBN 2748311256.
  • Nick Rees-Roberts, French queer cinema, Edinburgh University Press Ltd, Edimburgo 2008. ISBN 978-0-7486-3418-7
  • Vito Russo, Lo schermo velato (a cura di Vincenzo Patanè), Baldini & Castoldi, Milano 1999.
  • Roberto Schinardi, Cinema gay, l'ennesimo genere, Cadmo, Firenze 2003.
  • Florence Tamagne, Mauvais genre? Une histoire des représentations de l'homosexualité, La Martinière, 2001.
  • Parker Tyler, Screening the sexes. Homosexuality in the movies, Henry Holt, New York 1973.

Link esterni[modifica]