Salute delle persone LGBTI

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Campagna di prevenzione dell'Aids, 1991.

Salute fisica

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Obesità

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Cancro

Il cancro (tumore o neoplasia maligna) è «una massa anormale di tessuto che cresce in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali», così come definito dall’oncologo Rupert Allan Willis. I tumori sono conosciuti da millenni e di teorie sulla loro formazione ne sono state formulate a centinaia, tuttavia solamente con l’invenzione del microscopio si è cominciato a comprenderli. Al cancro dobbiamo il 13% di tutte le morti nel mondo, con il tumore al polmone in testa e quelli allo stomaco, al fegato, al colon-retto e alla mammella a seguire.

Né l’orientamento sessuale, né l’identità di genere sono variabili considerate nei registri dei decessi per morti di cancro. A questo punto gli studiosi devono far riferimento alla prevalenza dei tumori, cioè all'esistenza di un numero preciso casi di cancro in un determinato periodo di tempo, basandosi sui questionari diretti alla popolazione, oppure prendendo in considerazione l'incidenza dei tumori, che rispecchia invece lo sviluppo di nuovi casi in un arco di tempo, utilizzando censimenti o i registri nazionali.

Dipendenza da fumo, alcol e altre droghe

Fumo

Secondo l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, i fumatori nel mondo sono circa 6 milioni, un numero che potrebbe aumentare a 8 entro il 2030. In Europa, secondo un’indagine dell’Eurobarometro del 2015, il 26% della popolazione sarebbe fumatrice[1] (un calo del 2% rispetto ad un rilevamento simile del 2012): la Grecia con il 38% di fumatori è in testa mentre la Svezia con l’11% chiude la classifica. L’Italia si posiziona tra gli stati con il minor numero di fumatori (21%).[2] Un fatto scientifico ormai assodato: chi fuma ha più probabilità di contrarre un tumore al polmone rispetto di chi non lo fa. Secondo un report del 2014 del Surgeon General degli Stati Uniti, oltre al tumore al polmone, il fumo di sigaretta è collegato anche alla formazione di altri 20 tipi di tumore[3], mentre l’American Cancer Society ricorda:

« Le sigarette uccidono più americani che l’alcool, gli incidenti d’auto, i suicidi, l’Aids, gli omicidi e le droghe illegali messi insieme.[4] »

Negli USA, i fumatori non eterosessuali corrispondono circa al doppio della percentuale della popolazione eterosessuale che fuma.[5] Secondo il National Tobacco Survey nella popolazione LGB il 32.8% è fumatore, mentre nella popolazione eterosessuale il 19.5%.[6] Queste figure sono simili anche in Inghilterra[7] e in Messico.[8] Il numero di persone LGBT che è intenzionato a smettere si aggira intorno al 34%, ma rispetto alla popolazione eterosessuale la percentuale di persone LGBT che riesce a smettere rimane inferiore.[9]

In percentuale, ci sono più maschi che fumano che fumatrici, quando invece nel mondo non eterosessuale il dato è invertito.[10] Negli Stati Uniti le cifre sono le seguenti: donne lesbiche che fumano (19.1%), donne bisessuali (29.7%) e donne eterosessuali (11.7%); uomini gay che fumano (22.9%), uomini bisessuali (33.3%) e uomini eterosessuali (15.8%).[11]

Generalmente, le motivazioni che spingono le persone a fumare sono lo stress, il disagio psicologico e la discriminazione di qualsiasi tipo. A questo si deve aggiungere l’esposizione ad un ambiente di fumatori (se i genitori fumano ci sono più probabilità che anche i figli fumino). Per quanto concerne la popolazione LGB, oltre alle cause generali, sono state proposte altre ipotesi: esposizione alla comunità LGBT stessa, i media, campagne pubblicitarie rivolte alla comunità LGBT, stigma sociale, discriminazione e stress.[12] Sebbene lo stare in comunità possa alleviare solitudine e depressione e ridurre il rischio di diventare fumatore, è vero anche che chi si occupa dell'organizzazione della comunità presenta più rischi di chi semplicemente non ricopre alcuna posizione.

Esistono anche differenze tra i giovani LGB ed eterosessuali. I giovani LGB rispetto a quelli eterosessuali cominciano prima a fumare e allo stesso tempo fumano dipiù. Le cause vanno trovate nella vittimizzazione, le aggressioni fisiche e verbali: i giovani LGB che riportano bassi livelli di omofobia presentano un rischio di fumare simile a quello degli altri giovani eterosessuali, mentre i giovani LGB che riportano molti casi di omofobia presentano rischi maggiori.[13] Comunque sembrerebbe che siano gli episodi violenti di omofobia e non la discriminazione percepita ad essere la causa di questi rischi.

Per affrontare l'emergenza del tabagismo sono state costituite diverse organizzazioni. Nel 1991 nasce la CLASH, la prima organizzazione con l’obiettivo di promuovere la cessazione del fumo nella popolazione LGBT, mentre nel 2002 viene istituita, grazie ai fondi del Centers for Disease Control (CDC), la National LGBT Tobacco Control Network.[14]

Alcool

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Droghe

Secondo il World Drug Report 2015, redatto dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), nel 2013, 246 milioni di persone tra i 15 e i 64 anni d’età (5.2% della popolazione) ha fatto uso di droghe. Inoltre, sempre secondo il report, 27 milioni di persone tra i 15 e i 64 anni (0.6%) soffre di problemi relativi alle droghe (malattie e dipendenza).[15] Secondo la Relazione europea sulla droga 2015, nel vecchio continente circa 80 milioni di europei hanno fatto uso di sostanze illecite stupefacenti nel corso della propria vita.[16] Trai i giovani adulti (15-34 anni) la cannabis è la droga più consumata e l'Italia, rispetto agli paesi europei, si posiziona tra quei paesi con una percentuale compresa tra il 4 e l'8% della popolazione che ne fa uso.

Secondo uno studio del 2016, il consumo di ‘crystal meth’ (forma più pura delle metanfetamine) in Australia tra uomini gay e bisex, dopo il picco nella metà degli anni 2000, è oggi tornato ad aumentare. La ricerca ha rilevato che il numero di consumatori HIV negativi rimane al di sotto degli anni picco, mentre trai consumatori sieropositivi il dato è incrementato. Dalla ricerca si evince che i consumatori di ‘crystal meth’ sono perlopiù uomini con un elevato titolo di studio ed un lavoro stabile. Lo studio tuttavia si basa su un campione di soggetti selezionati dall’area urbana e in particolare da bar e centri di recupero.[17]

Salute mentale

Per quanto riguarda la salute mentale le persone LGBTI risultano essere molto più vulnerabili rispetto alle persone cis-etero. In questo gruppo il rischio di essere diagnosticato un disturbo d’umore, d’ansia, di abuso di droghe (vedi sezione “droghe”), una dismorfofobia, un disturbo alimentare e uno della personalità è decisamente più elevato. On sembrerebbero esserci differenze nella prevalenza della schizofrenia e di bipolarismo.

Percezione del corpo e disturbi alimentari

La ricerca scientifica sembra non aver dubbi sul fatto che i maschi omosessuali siano molti più vulnerabili ai disturbi della percezione del corpo e ai disturbi alimentari che i maschi eterosessuali, mentre non sembra essere d’accordo sulla prevalenza nelle femmine omosessuali.

Gli uomini gay che sono in un cura per disturbi alimentari rappresenterebbero circa la metà degli uomini che chiedono aiuto per questi tipo di disturbi. Nella stragrande maggioranza degli studi gli uomini omosessuali rispondono positivamente al rischio di disaffezione e distorsione del proprio corpo, paura di essere grassi e spinta verso la magrezza. E’ chiaro quindi che parliamo di una grave emergenza tra gli uomini gay. La spiegazione potrebbe essere cercata nella selezione del partner, per poter essere attraente l’uomo si prenda di cura del proprio corpo. Questo è confermato da due dati: gli uomini che hanno una relazione stabile mostrano livelli di questi disturbi decisamente inferiori, mentre sono prevalenti negli uomini single che frequentano bar e locali gay.

Da adolescenti i maschi gay cercano di apparire fisicamente come i maschi che vengono rappresentati dai media, mentre le ragazze lesbiche, a dispetto delle ragazze etero, sono meno interessate ad inseguire l’idea di donna attraente. Conforme a quanto detto i giovani maschi gay fanno un uso più elevato di steroidi anabolizzanti dei coetanei etero.

Suicidi

Template:Vedi anche Alla morte di una persona l’orientamento sessuale non è tra i dati che vengono annotati, risultando quindi difficile ottenere il numero esatto di suicidi tra persone omosessuali. Alcuni studi hanno tentato di rintracciare il dato chiedendo ai conoscenti della persona morta se sapessero se fosse gay o non. Tali studi, sebbene giudicati poco attendibili, non hanno rilevato alcuna differenza d’incidenza di suicidi tra persone omosessuali ed eterosessuali. Recentemente alcune ricerche danesi e svedesi prendendo come riferimento le coppie dello stesso unite civilmente o sposate hanno notato che in percentuale ci sono più decessi per suicidio tra le persone omosessuali che etero. Tali dati sono più affidabili perché utilizzano dei registri redatti da organi statali.[18]

Fenomeni più studiati sono quelli dei tentativi di suicidio e delle ideazioni suicidarie nella minoranza LGBT, entrambi, tralaltro, più frequenti che nel resto della popolazione.[19]

Tra le cause vanno menzionati i disturbi mentali (più diffusi tra persone le LGBT che non), lo stigma sociale, e la discriminazione individuale.

Ricercatori e professionisti americani hanno pubblicato un review nel 2011 (qui già due volte citato) della ricerca scientifica riguardante l’orientamento sessuale, l’identità di genere e il suicidio, sostenendo alcune politiche sociali per prevenire i fenomeni di cui abbiamo appena parlato. Tra le misure proposte figurano le campagne contro il bullismo nelle scuole (generalmente i giovani sono la categoria più a rischio) e l'eliminazione delle barriere dell'accesso alle cure.

Salute sessuale

Nel campo dell’epidemiologia della salute sessuale, è invalso, ormai da più di vent’anni l’utilizzo di una categoria denominata MSM, cioè uomini che fanno sesso con uomini (dall’inglese, men who have sex with men). Tale costrutto sarebbe più utile di quelli di relativi all’identità sessuale ( omosessuale, bisessuale ed eterosessuale) perché non sempre una persona che si identifica come omosessuale è sessualmente attiva ed inoltre una persona che si riconosce come eterosessuale può comunque praticare sesso con uomini.

Aids

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Campagna di Arcigay contro l'Aids, 1992.

L’acronimo inglese AIDS sta per sindrome da immunodeficienza acquisita, HIV invece per virus dell'immunodeficienza umana, l’agente responsabile dello sviluppo dell’AIDS negli esseri umani. Tale sindrome è stata per la prima volta riconosciuta nel 1981 dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) in un gruppo di cinque giovani uomini omosessuali di Los Angeles. Nel 1983 il virus è stato identificato mentre l’anno successivo isolato. Nel 1987 il virus è stato definitivamente chiamato HIV. Negli ultimi anni si è riusciti a ripercorre la storia del virus scoprendo che già trent’anni prima del caso di Los Angeles il virus si era diffuso dagli animali all’uomo.

Secondo l’OMS, al mese di dicembre 2014 circa 37 milioni di persone vivono col virus, mentre nello stesso anno si sono registrati 2 milioni di nuovi casi di infezione e 1.2 milioni di morti per AIDS.

Le più comuni forme di trasmissione del virus si devono ai rapporti sessuali, seguiti dalla trasmissione madre-bambino durante la gravidanza, dalla condivisione di siringhe tra tossicodipendenti ed infine dalla contaminazione del sangue negli ospedali. La paura e la repulsione per questa sindrome ha portato alla creazione di diversi miti sulla trasmissione del virus e teorie complottiste su come sarebbe stato “sintetizzato” in laboratorio per opprimere certe minoranze.

Secondo Avert, globalmente le persone MSM sono 19 volte più incline a vivere con il virus HIV.[20] Nel 2014 le persone MSM sieropositive rappresentavano la categoria più colpita delle nuove infezioni da HIV in Occidente (Stati Uniti e Europa dell’ovest) con il 44%. In Europa centrale i casi di infezioni in MSM sono triplicati nel periodo dal 2005 al 2014.[21]

Un report del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), pubblicato nel novembre 2016, rivela che la prima causa di nuove infezioni in Europa è il sesso MSM (42%), seguita dal sesso maschio-femmina (32%) e iniezioni di droghe (4%). In 15 paesi, trai cui Austria, Germania e Grecia, i nuovi casi di infezioni sono rappresentati dal sesso MSM, mentre in 11 paesi, tra cui Francia, Italia e Svezia, la maggioranza spetta al seso maschio-femmina.[22]

Le ragioni che portano gli MSM ad essere la categoria più vulnerabile sono diverse. Da un punto di visto fisiologico il sesso anale (non protetto) è molto più rischioso del sesso vaginale (non protetto) e in secondo luogo è molto più praticato tra gli MSM che nei rapporti etero. Da un punto di vista statistico le persone che praticano sesso omosessuale sono meno di quello che praticano il sesso etero e queste persone inoltre fanno più sesso delle seconde, quindi è molto più facile la diffusione del virus.[23] In aggiunta, l’utilizzo dei condom e dei servizi di screening non è molto diffuso tra le persone MSM.

Altre malattie sessualmente trasmissibili

Chemsex

Con l’espressione “chemsex” (o “party and play”) si fa riferimento ad una tipologia di sesso consensuale dove l’uso di determinate droghe permette di prolungare le sessioni sessuali per diverse ore o giorni. Le sostanze più utilizzate sono il mefedrone, il GBH, il GBL e le forme pure delle metanfetamine. Le sessioni di “chemsex” sono più diffuse nelle relazioni tra uomini che nei rapporti eterosessuali. Nel novembre 2015 , un editoriale del British Medical Journal (BMJ) ha lanciato l’allarme sui rischi dell’assunzione di tali droghe per prolungare i rapporti sessuali.[24] L’associazione London Friend, storico ente caritatevole LGBT del Regno Unito, rilevava nel 2005 che le quattro droghe più diffuse nei chemsex (vedi sopra) rappresentavano solo il 3% dei casi di aiuto richiesti dalle persone LGBT; nel 2012 tale figura è aumentata fino a diventare l'85% dei casi di emergenza.[25]

Bufale

  • Il 55% dei gay è HIV sieropositivo

Questa bufala nasce da una cattiva interpretazione di un dato pubblicato dal CDC. Secondo l’ente americano nel 2013 non erano i gay ad avere una popolazione sieropositiva del 55%, ma era il 55% degli americani HIV sieropositivi ad essere MSM, uomini che fanno sesso con altri uomini. In maggioranza gli MSM sono maschi gay e maschi bisessuali, ma ci sono anche maschi eterosessuali. Per il CDC in un futuro prossimo il 16% degli uomini gay e bisessuali potrebbe diventare HIV sieropositivo.[26] Questa menzogna è stata diffusa in Italia dal sito Notizie Provita.[27][28]

Note

Template:References

Bibliografia

  • Ulrike Boehmer, Ronit Elk, Cancer and the LGBT community. Unique perspectives from risk to survivorship, Springer, 2015, pp. 335.
  • Kristen L. Eckstrand, Jesse M. Ehrenfeld (edit.), Lesbian, gay, bisexual, and transgender healthcare, Springer, 2016, pp. 483.
  • AA. VV., The health of lesbian, gay, bisexual, and transgender people. Building a foundation for better understanding, Institute of Medicine of The National Academies, 2011, pp. 362.

Voci correlate

Link esterni

Ulteriori informazioni su HIV e AIDS

  1. Commissione Europea,Attitudes of europeans towards tobacco and electronic cigarettes, 2015, pag. 10.
  2. Ibid, pag. 11.
  3. Secretan B, Straif K, Baan R, Grosse Y, El Ghissassi F, Bouvard V, et al. A review of human carcinogens–Part E: tobacco, areca nut, alcohol, coal smoke, and salted fish. Lancet Oncol. 2009, Volume 10, Issue 11, pp. 1033–4.
  4. Smoking & the LGBT Community, www.The DC Center.org.
  5. J.G.L. Lee, G. K. Griffin, C. L. Melvin, Tobacco use among sexual minorities in the USA, 1987 to May 2007: a systematic review, Tobacco Control, British Medical Journal, Volume 18, pp. 275-282
  6. Brian A. King, Shanta R. Dube, Michael A. Tynan, Current tobacco use in the united states: findings in the national adult tobacco survey, American Journal of Public Health, 2012, Volume 102, Issue 11, pp. 93-100
  7. Hagger-Johnson G, Taibjee R, Semlyen J, et al. Sexual orientation identity in relation to smoking history and alcohol use at age 18/19: cross-sectional associations from the Longitudinal Study of Young People in England (LSYPE), British Medical Journal Open, 2013, Volume 3, Issue 8.
  8. Ortiz-Hernandez L, Tello BL, Valdes J. The association of sexual orientation with self-rated health, and cigarette and alcohol use in Mexican adolescents and youths, Social Science & Medicine, 2009, Volume 69, Issue 1, 85–93.
  9. Joseph G.L. Lee, Alicia K. Matthews, Cramer A. McCullen, Cathy L. Melvin, Promotion of tobacco use cessation for lesbian, gay, bisexual, and transexual. A systematic review, Americal Jorunal of Preventive Medicine, 2014, Volume 47, Issue 6, Pages 823–831
  10. Gamarel KE, Kahler CW, Lee JH, Reisner SL, Mereish EH, Matthews AK, Operario D, Sexual orientation disparities in smoking vary by sex and household smoking among US adults: Findings fromthe 2003–2012 National Health and Nutrition Examination Surveys, Preventive Medicine, 2016, Volume 82, pp. 1-6.
  11. Cancer and LGBT population, p. 68
  12. Lee et al., Promotion of tobacco use cessation for lesbian, gay, bisexual, and transexual. A systematic review, p. 823.
  13. Bontempo D, D’Augelli A. Effects of at-school victimization and sexual orientation on lesbian, gay, or bisexual youths’ health risk behavior. Journal of Adolescent Health 2002, Volume 30, Issue 5, pp. 364–74.
  14. Cancer and LGBT population, p. 65
  15. UNODC, Drug use and its consequence, 2015.
  16. Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA), Relazione europea sulla droga 2015, pag. 40
  17. T. Lea et al., Methamphetamine use among gay and bisexual men in Australia: Trends in recent and regular use from the Gay Community Periodic Surveys, International Journal of Drug Policy, 2016, Volume 29, pp. 66–72.
  18. Haas AP, Eliason M, Mays VM, Mathy RM, Cochran SD, D’Augelli AR, et al. Suicide and suicide risk in lesbian, gay, bisexual, and transgender populations: review and recommendations, Journal of Homosexuality, 2011, Volume 58, Issue 1, pp. 15-17.
  19. Ibid, pp. 17-19.
  20. Avert, Men who sex with men, 26 maggio 2016.
  21. Avert,Hivand aids in w & c europe, 23 marzo 2016.
  22. New Zealand AIDS Foundation, 1 in 7 people living with HIV in the EU/EEA are not aware of their HIV status, ECDC, 29 novembre 2016.
  23. New Zealand AIDS Foundation, Three reasons gay guys are more likely to get HIV.
  24. James Meikle,Chemsex rise prompts public health warning, The Guardian, 3 novembre 2015.
  25. Bourne, A et al., The Chemsex Study: drug use in sexual settings among gay and bisexual men in Lambeth, Southwark & Lewisham. Sigma Research, London School of Hygiene & Tropical Medicine, London, 2014, p. 10.
  26. CDC, http://www.cdc.gov/hiv/group/msm/
  27. AIDS: colpisce il 55% dei gay, in America., notizieprovita.it, 27 agosto 2016.
  28. [1]