Nicola Pende

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Nicola Pende (Noicattaro, 21 aprile 1880 – Roma, 8 giugno 1970) è stato uno scienziato, medico endocrinologo, accademico e uomo politico italiano.

Indice 1 Biografia 2 La "cura Pende" 3 Note 4 Voci correlate Biografia Laureatosi in Medicina e Chirurgia nel 1903 presso l'università di Roma, dal 1907 al 1924 fu docente universitario a Bologna, Messina e Cagliari. Nel 1925 divenne il primo rettore dell'Università Adriatica "Benito Mussolini" di Bari e l'anno seguente fondò a Genova l'"Istituto di Biotipologia individuale e ortogenesi", che a metà degli anni Trenta venne trasferito nella Capitale.

Considerato il padre dell'eugenetica, aderì al fascismo e nel 1938 firmò l'antisemita Manifesto della razza. Il 9 dicembre 1933 venne nominato Senatore a vita dal re Vittorio Emanuele III e conservò tale carica fino alla caduta del regime (5 agosto 1943). Nel dopoguerra fu per breve tempo esonerato dall'insegnamento ma una sentenza della Corte di Cassazione datata 8 luglio 1948 gli riassegnò la cattedra dell'Istituto di Patologia Medica dell'Università di Roma, che mantenne fino al 1955, anno in cui andò in pensione.

La "cura Pende" Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, Pende ideò una "terapia" per trasformare i gay in "veri uomini"[1].

La "cura Pende" prevedeva alzatacce la mattina presto, intensa attività ginnica per rinforzare la muscolatura, uso di docce fredde, supporto psicologico per lavare il cervello da ogni pensiero inadatto (con lezioni d'educazione sessuale, religiosa e morale) e, sopratutto, iniezioni di forti dosi d'ormoni. All'epoca, come terapia d'urto erano indicate le endovene di "Testovena", per l'effetto ad azione prolungata invece il "Testogen" via endomuscolare[1] (in una dose di 5 mg era contenuto tutto l'ormone estraibile da 50 Kg. di testicoli animali![2]). Nicola Pende, inoltre, era stato anche lo sperimentatore di pillole di ormoni maschili di scimmia inserite tra l'ombelico e il pube[1].

Tra coloro che furono forzatamente sottoposti alla sua "cura" ci fu anche il futuro attore Franco Caracciolo, figlio di un amico di Pende. Convinto della riuscita della sua terapia, il professore portava con sé il giovanissimo Franco a convegni e conferenze, come esempio vivente del suo miracoloso intervento. Una volta, durante una convention, gli disse: «Franco, un giorno tu mi incontrerai per la strada e mi dirai: Professore Pende, grazie! Lei ha fatto di me un vero uomo! Ma io ti risponderò: "Franco, io ho fatto solo il mio dovere"»[1]. A tal proposito Caracciolo, che aveva un forte senso dell'umorismo, anni dopo la morte di Pende (1970) disse allegramente al suo amico Massimo Consoli: «Nì, vorrei proprio incontrala adesso, la Pende, e dirle: "Professore! Grazie, lei ha fatto di me... una vera donna!"»[3].

Note ↑ 1,0 1,1 1,2 1,3 Giovanbattista Brambilla, Il Principe Coccodè in "Pride", settembre 2006; pubblicato anche su culturagay.it il 10 settembre 2006. ↑ Antonio Gandin, L'amore omosessuale maschile e femminile. Male - Cause - Rimedi, Fratelli Bocca Editori, Milano 1949. ↑ Massimo Consoli, Affetti speciali, Massari Editore, Roma 1999. Voci correlate Franco Caracciolo Fascismo e omosessualità Terapia ormonale Terapie riparative