Benedict Friedländer

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Benedict Friedländer (1866-1908) è stato un sessuologo e un attivo militante e teorico dell'ala di destra del movimento di liberazione omosessuale tedesco.

Vita

Friedländer studiò matematica, fisica, botanica e fisiologia, ottenendo un dottorato in zoologia.

Finanziariamente benestante, sostenne la lotta delle riviste anarchiche e versò cospicui fondi al "Comitato Scientifico-Umanitario" (WHK) di Magnus Hirschfeld, i cui obiettivi erano la decriminalizzazione dell'omosessualità e l'abolizione del paragrafo 175 del codice penale tedesco.

Friedlaender fu inizialmente membro del WHK, ma ruppe nel 1906, creando la "Secessione del Comitato scientifico-umanitario". Questa scissione, tuttavia, sopravvisse solo di poco alla morte dello stesso Friedlaender, avvenuta nel 1908 per suicidio.

Critiche ad Hirschfeld

Ad Hirschfeld Friedländer rinfacciò la sua adesione alla teoria del "terzo sesso" inizialmente proposta da Karl Heinrich Ulrichs, che mortificava l'eroica virilità pederastica che era tipica dei "veri" omosessuali, presentandoli come caricature di effeminati:

« È diventato alla moda nelle cerchie scientifico-umanitarie e collegate parlare di un "terzo" sesso in cui si suppone che anima e corpo non sarebbero appaiati. La parola "urningo" o "uranista" si è diffusa come una minacciosa epidemia. La questione è stata investigata, criticata, categorizzata, medico-ipnotizzata, popolarizzata, e Dio sa cos'altro. Infine ha attratto gente che (...) voleva [solo] trarne vantaggio personale. (...) E la cosa più insopportabile in tutto ciò è che nel processo l'elite della nostra intera storia umana è stata tanto deformata che questi brillanti pensatori ed eroi sono a stento riconoscibili nella loro sottana uranista.[1] » Ad Hirschfeld Friedländer rimproverò anche l'appartenenza alla casta dei medici, che si erano rivelati nemici implacabili del mondo omosessuale:

« Ulrichs era un uomo onesto, coraggioso, e originale. I suoi passi davvero pionieristici ebbero, di conseguenza, ben poco successo al suo tempo. I dottori invadenti (...) arrivarono una generazione più tardi, quando la questione non era più tanto innominabile. (...) I medici suoi imitatori, ognuno a modo suo, ha goduto d'un discreto successo in termini economici, o di rispetto, o entrambi. Uno fu ben contento di realizzare speculazioni commerciali sfruttando l'eccitabilità sessuale del pubblico dei lettori, che comprarono numerose ristampe della sua cosiddetta Psychopathia sexualis, altri si diedero all'ipnotismo e, a pagamento, sostituirono con la forza della suggestione all'amore per un amico l'amore per una donna[2], altri ancora fecero affari con l'agitazione politica.[3] » Note

Citato in: James Steakley, The homosexual emancipation movement, Ayer, Salem 1982, p. 46.
Cfr. Albert von Schrenck-Notzing, La terapia suggestiva delle psicopatie sessuali, con particolare riguardo all'inversione sessuale, Bocca, Torino 1897.
Citato in: James Steakley, The homosexual emancipation movement, Ayer, Salem 1982, p. 47.

Opere Die Renaissance des Eros Uranios. Die physiologische Freundschaft, ein normaler Grundtrieb des Menschen und eine Frage der männlichen Gesellungsfreiheit. In naturwissenschaftlicher, naturrechtlicher, culturgeschichtlicher und sittenkritischer Beleuchtung, Zacks, Berlino 1904. Interamente online sull'"Internet Archive". Entwurf zu einer reizphysiologische Analyse der erotischen Anziehung unter Zugrundlegung vorwiegend homosexuellen Materials, Spohr, Leipzig 1905. Die Liebe Platons im Lichte der modernen Biologie. Gesammelte kleinere Schriften. Mit einer Vorrede und dem Bilde des Verfassers, Zacks, Berlino 1909.

Bibliografia

Manfred Herzer, Asexuality as an element in the selfrepresentation of the right wing of the German gay movement before 1933 (Elisar von Kupffer, Benedict Friedlaender, Hans Blüher, Karl Günther Heimsoth), Atti del convegno "Among men, among women," Universiteit van Amsterdam, Amsterdam 1983, pp. 315-321 e 581. Marita Keilson-Lauritz, Benedict Friedlaender und die Anfänge der Sexualwissenschaft, "Zeitschrift für Sexualforschung", XVIII 2005, pp. 311-331.