Bardassa

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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente editabile ed accrescibile.
La voce "Bardassa" nel Dizionario del Tommaseo (1861)

Bardassa ("sodomita passivo" - specie se di giovane età; "prostituto passivo") è un termine comunissimo nei documenti antichi fino all'Ottocento (anche nelle forme "bardascia", "bardassone" "bardassuola"), anche se oggi non è più usato.
Deriva dall'arabo 'bardag, "giovane schiavo", che a sua volta deriva dal persiano hardah, "schiavo".

Significati

II significato "ufficiale" in italiano è oggi quello di "monello", "ragazzo scapestrato", che ha riscontro anche in parecchi dialetti, lombardi, ed ha un parallelo nel siciliano garrusu.
Più raramente è usato anche per indicare una donna prostituta.
Nell'italiano antico invece definiva normalmente l'omosessuale che si lascia penetrare analmente o, qualche volta, un prostituto.
Particolare curioso: veniva usato anche al genere femminile (una bardassa = un sodomita passivo).

L'identificazione della "persona priva di potere" (prima lo schiavo, e poi soprattutto il giovane) con il "passivo", era comune e facilmente comprensibile nella società antica, in cui il comportamento omosessuale era rigidamente ruolizzato a seconda dell'età e della posizione sociale dei partner. Analogo parallelo fra "giovinetto" e "sodomita passivo" era probabilmente contenuto in origine nel siciliano garrusu / arrusu.

II riscontro più sorprendente lo troviamo pero nell'italiano ragazzo, derivante dall'arabo magrebino raqqas, "giovane messaggero", "paggio", che è stato messo in relazione con l'evangelico raca (cfr. Matteo, V, 22, di solito tradotto con un banale "stupido"), interpretato proprio come "sodomita passivo", "rottinculo".[1]

L'ampia diffusione passata di questo termine è testimoniata dall'esistenza di un corrispondente francese antico bardache/berdache (passato poi a indicare i travestiti sciamanici dell'America del Nord) e di uno spagnolo antico bardaje.

A partire dal Seicento il termine viene percepito come fortemente insultante e volgare, e almeno per iscritto gli vengono da quel momento preferite altre parole percepite come più eufemistiche (come cinedo o pàtico).
Paradossalmente, proprio il fatto che bardassa fosse caduto totalmente in disuso favorì nell'Ottocento un suo effimero utilizzo "colto" e prezioso come eufemismo; tuttavia nell'uso corrente attuale la connotazione omosessuale è totalmente sparita. Resiste solo, in area nord-italiana, il semi-dialettale "bardassuola", ma per indicare affettuosamente un ragazzetto, un monello.

Attestazioni

La voce "Bardassone" nel Dizionario del Tommaseo (1861)

Alcuni esempi d'uso:

Seconda metà del sec. XV

Francesco Da Colle:

« Queste bardasse isfondolati e ghiotti

vanno scopando il dì mille bordelli
e per mostrarci se son vaghi e belli
cercando van per chi dietro gli fotti. [2] »

1541

Nicolò Franco:

« Aretin, se per quanto hai mostrato

sei mezzo pazzo e mezzo sei prudente,
(...)
mezzo bardascia e mezzo buggiarone
dimmi, per Dio, com'è possibil questo? [3] »

1550

Francesco Calcagno:

« Interrogato per quali cose gli fosse stato detto che era stato denunciato, risponde: "El me fu ditto che era [ero] sta' querelato che aveva ditto che Cristo teneva per suo bardassa san Gioanni, et de altre cose che non me ricordo".[4] »

1566

Henri Estienne:

« Siena di quattro cose è piena:

di torri e di campane
di bardasse e di puttane. [5] »

1574

Anonimo lucchese:

« Et allora questo giovane soggiunse dicendo: "Ne dai [lo dai] a delli altri, io l'ho piccolo" et il fanciullo rispuose: "Ne voglio dare a chi mi pare, et non voglio dare a te", et lui soggiunse: "Ne potresti dare anchora [anche] a me: l'ho piccolo, non ti farò male", et non volendo per forza, lo lassò andare, dicendoli: "Bardassaccia!". [6] »

1603

Tommaso Salini:

« Et che lui l'haveva havuto da una bardassa di essi Honorio <Longhi> et Micalangiolo <da Caravaggio> chiamato Giovanni Battista. [7] »

Si noti che svariati storici dell'arte si sono affannati a "spiegare" che qui Salini non stava insinuando che Caravaggio avesse gusti omosessuali, ma intendeva innocentemente parlare solo di un garzone, usando un termine innocuo. [8] Peccato che nello stesso medesimo anno 1603 e nella stessa medesima Roma abbiamo una denuncia al Tribunale del Governatore per stalking omosessuale da parte di Gio Batta Pochibelli che afferma:

« d[ett]o querelato ha cominciato di nuovo a perseguitarmi e perché io non ho mai voluto mai condescindere al suo volere, mentre io non ero in Sapientia diceva male di me con dire che ero una bardassa. [9] »

Se Pochibelli considera diffamazione essere stato chiamato "bardassa", nella stessa città e nello stesso anno, è insomma palese che la parola, nella Roma del 1603, non significava affatto "garzone".

1650

Antonio Rocco:

« Il bardassa vuol propriamente dir putto mercenario, e venale, che solo per simplice mercede, quasi un tanto per misura, vende se stesso: né altro attende, che il guadagno servile.[10] »

1903

Gabriele D'Annunzio:

« e il bardassa trae per le scale

già buie il soldato che ride,
e la libidine incide
l'enorme priàpo sul muro! [11] »

Bibliografia

Note

  1. Vedi in proposito: Warren Johansson, Whosoever shall say to his brother, "racha", "The cabirion and gay books bulletin", n. 10 (winter-spring 1984), pp. 2-4.
  2. In: Lanza Antonio (a cura di), Lirici toscani del Quattrocento, Bulzoni, Roma 1973, 2 voll., vol. 2, pp. 639-640. Online su "Biblioteca italiana".
  3. Nicolò Franco, Rime contro Pietro Aretino, Carabba, Lanciano 1916, p. 47. Online su "Biblioteca italiana".
  4. Trascrizione del processo a Francesco Calcagno, edita in: Giovanni Dall'Orto, "Adora più presto un bel putto, che Domenedio". Il processo a un libertino omosessuale: Francesco Calcagno (1550), "Sodoma" n. 5, primavera-estate 1993, pp. 43-55. Online sul sito "La gaya scienza".
  5. Proverbio attestato nel 1566 in Henri Estienne, Apologie pour Hérodote [1566], Liseux, Paris 1879, p. 41.
  6. Umberto Grassi, L'offitio sopra l'honestà. La repressione della sodomia nella Lucca del Cinquecento, "Studi Storici", XLVIII 2007, pp. 127-159, a p. 148.
  7. Deposizione nel processo per diffamazione contro Michelangelo da Caravaggio ed Onorio Longhi. In: Andrew Graham-Dixon, Massimo Parizzi, Caravaggio. Vita sacra e profana, Mondadori, Milano 2101, s.i.p., citato qui.
  8. Si veda per esempio quanto abbia sudato inutilmente a tal scopo Michele Di Sivo in: Uomini valenti. Il processo di Giovanni Baglione contro Caravaggio, in: AA.VV., Caravaggio in Roma, 2011, pp. 90-108 online in formato .pdf qui
  9. Marina Baldassari, Bande giovanili e "vizio nefando", Viella, Roma 2005, p. 48.
  10. <Antonio Rocco>, L'Alcibiade fanciullo a scola, Imprimerie Raçon, Paris 1862, p. 57.
  11. Gabriele D'Annunzio, Le città terribili, Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi, Treves, Milano 1912, p. 220 [1903].

Voci correlate