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<br />
Francesco Sergianni Caracciolo, meglio noto semplicemente come Franco Caracciolo (San Martino in Pensilis, 6 marzo 1944 – Roma, 3 novembre 1992) è stato un attore cinematografico italiano.<br />
Indice<br />
<br />
1 Biografia<br />
1.1 Le origini familiari<br />
1.2 La "cura Pende"<br />
1.3 Il cinema<br />
1.4 Altre attività<br />
1.5 Morte<br />
2 Filmografia<br />
3 Voci correlate<br />
4 Note<br />
<br />
==Biografia==<br />
===Le origini familiari===<br />
Nacque in una famiglia d'origine nobiliare: egli stesso, il cui sangue blu traeva origine dall'araldica bizantina, era quattro volte principe, grande di Spagna di Prima Classe e discendente del santo che portava il suo stesso nome e che aveva fondato l’ordine religioso dei caracciolini nel 1588 nonchè dell'ammiraglio Francesco Caracciolo, impiccato su ordine di Orazio Nelson nel 1799<ref>[[Massimo Consoli]], ''Franco Caracciolo'' in "Paese Sera", 6 novembre 1992; [https://www.culturagay.it/biografia/58 pubblicato anche su culturagay.it il 19 settembre 2004].</ref>. Tra i suoi titoli, vi erano quelli di principe d'Avellino, di Torchiarolo e Ripa e di Duca di Atripalda[2]; nel suo albero genealogico, risalente all'anno Mille, erano presenti santi, navigatori e condottieri[3].<br />
<br />
Suo, Don Marcello Caracciolo (1903-?), era stato un dirigente fascista e aveva svolto l'incarico di capo-sezione al Ministero dell'Educazione Nazionale: quando nel gennaio del 1944 gli Alleati sbarcarono ad Anzio, temette di essere punito per il suo passato mussoliniano e di conseguenza abbandonò Roma (possedeva un lussuoso appartamento al Flaminio, in Via Pannini 11) e cercò riparo in provincia di Campobasso, dove Franco nacque[3].<br />
===La "cura Pende"===<br />
<br />
Fin da piccolo, Franco aveva manifestato atteggiamenti stereotipicamente attribuibili al femminile: ad esempio, giocava con le bambole insieme alla sorella maggiore Maria Carmela[3]. Il padre, preoccupato, lo affidò alle "cure" di Nicola Pende, di cui era divenuto amico negli anni d'oro del regime: Pende, ex rettore dell'Università Adriatica "Benito Mussolini" di Bari e fondatore dell'Eugenetica, era stato un feroce antisemita che nel secondo dopoguerra aveva escogitato una "terapia" per trasformare i gay in "veri uomini"[3].<br />
<br />
La "cura Pende" prevedeva alzatacce la mattina presto, intensa attività ginnica per rinforzare la muscolatura, uso di docce fredde, supporto psicologico per lavare il cervello da ogni pensiero inadatto (con lezioni d'educazione sessuale, religiosa e morale) e, sopratutto, iniezioni di forti dosi d'ormoni. All'epoca, come terapia d'urto erano indicate le endovene di "Testovena", per l'effetto ad azione prolungata invece il "Testogen" via endomuscolare[3] (in una dose di 5 mg vi era contenuto tutto l'ormone estraibile da 50 Kg. di testicoli umani![4]). Nicola Pende, inoltre, era stato anche lo sperimentatore di pillole di ormoni maschili di scimmia inserite tra l'ombelico e il pube[3].<br />
<br />
Convinto della riuscita della sua terapia, Pende portava con se il giovanissimo Franco a convegni e conferenze, come esempio vivente del suo miracoloso intervento. Una volta, durante una convention, gli disse: «Franco, un giorno tu mi incontrerai per la strada e mi dirai: Professore Pende, grazie! Lei ha fatto di me un vero uomo! Ma io ti risponderò: "Franco, io ho fatto solo il mio dovere"»[3]. A tal proposito Caracciolo, che aveva un forte senso dell'umorismo, anni dopo la morte di Pende (1970) disse allegramente al suo amico Massimo Consoli: «Nì, vorrei proprio incontrala adesso, la Pende, e dirle: "Professore! Grazie, lei ha fatto di me...una vera donna!"»[5].<br />
===Il cinema===<br />
<br />
Cresciuto fin da bambino col culto delle celebri dive dello schermo, all'inizio degli anni Sessanta decise di cominciare la carriera di attore. Nel 1962, in una breve intervista apparsa su Paese Sera disse umilmente: «Per favore, non dite che sono principe, ma che faccio il commesso in un negozio di vini»[6].<br />
<br />
Nei circa quaranta film a cui prese parte - spesso non accreditato o accreditato come "Francesco Caracciolo" - interpretò quasi esclusivamente il ruolo caricaturale e stereotipato del gay effeminato, spesso in pellicole dai tratti omofobici. In tal modo divenne uno dei caratteristi più noti del cinema italiano[7], ma si attirò anche delle critiche: nel suo romanzo Lettera da Sodoma il poeta Dario Bellezza lo definì «Una checca sfranta chiamata "la princessita" di non so dove»[8].<br />
<br />
Sul set del film erotico - ma "degenerato" successivamente nella pornografia - Io, Caligola del 1979 (ma girato tre anni prima), ideato ma poi semirinnegato dal regista Tinto Brass, Caracciolo fu protagonista di un curioso episodio: egli avrebbe dovuto interpretare un servo che, eccitato dalla vista del suo padrone impegnato in un coito, praticava del sesso orale ad un altro servo; tuttavia, poichè era più dotato dell'altra comparsa, Caracciolo fu costretto a ricevere la fellatio, nonostate sia lui che il collega avessero preferito il contrario[3].<br />
<br />
In poco tempo Franco Caracciolo divenne un'istituzione vivente nell'ambiente omosessuale capitolino di quell'epoca. Dai bar di Piazza Navona fino ai luoghi più desolati di periferia, tra i ruderi di Monte Caprino o nei cinema di quart'ordine, la sua voce e la sua verve erano sempre riconoscibili. Famoso ovunque per i suo lazzi comici, surreali quanto graffianti, era ritenuto da tutti una persona estremamente generosa e dall'incredibile candore[3].<br />
===Altre attività===<br />
<br />
All'inizio degli anni Settanta scrisse, con lo pseudonimo di "Gianni Darelli", alcuni articoli militanti pro-gay per la rivista pornografica "OS-Settimanale" dei quattro sessi, di cui nel 1972 divenne anche direttore. In questo magazine sconcio e sinistroide, il primo erotico e dichiaratamente omosessuale d'Italia, Caracciolo comparve spesso nudo in alcune foto.<br />
<br />
A partire dalla metà degli anni Settanta si esibì come attore teatrale in alcuni cabaret; frequenti erano anche i suoi "blitz" nei primi locali gay della Capitale, come il "Club Ompo's" (dove ballò in una particolarissima e divertentissima versione del “Lago dei Cigni”) e "L'Alibi, in cui si esibiva in spettacoli comici per la felicità dei clienti: abbastanza celebre restò la sua imitazione di Sophia Loren nella scena dello stupro ne La Ciociara[1].<br />
<br />
Nella seconda metà degli anni Ottanta la crisi del cinema e un certo svecchiamento della rappresentazione della comunità LGBT sul grande schermo fecero in modo che i ruoli per lui diminuissero drasticamente. Si dedicò allora alla televisione e nel dicembre del 1987 accettò la proposta di Renzo Arbore che lo volle con sé nella trasmissione ''Indietro tutta'': qui Caracciolo, con la sua devastante autoironia, travestito da spiumettante quanto traballante gallina, faceva parte grottesca ed integrante del corpo di ballo delle bellissime e sexy-vallette "Ragazze Coccodè". In conseguenza di ciò, ebbe una breve fiammata di popolarità e fu ospite anche al "Maurizio Costanzo Show".<br />
<br />
Dal 1990 fino alla morte fece parte delle [[Sorelle Bandiera]], in sostituzione dell'ormai anziano Tito LeDuc.<br />
<br />
Fu lui a rendere famoso l'intercalare "Nì" (dall'inglese "honey", tanto usato dai militari USA a Roma nel 1945 per corteggiare le ragazze), tipico di Anna Magnani e che poi venne utilizzato anche da [[Renato Zero]] [7].<br />
<br />
===Morte===<br />
Ammalatosi di polmonite in seguito a complicazioni dovute all'[[AIDS]], comincia lentamente ad allontanarsi dal mondo dello spettacolo e del cinema. Scomparve il 3 novembre 1992 all'Ospedale Spallanzani di Roma e riposa al cimitero capitolino di Prima Porta[9].<br />
<br />
===Filmografia===<br />
8½, non accreditato, regia di Federico Fellini (1963)<br />
I mostri, episodio "La giornata dell'onorevole", non accreditato, regia di Dino Risi (1963)<br />
Splendori e miserie di Madame Royale, non accreditato, regia di Vittorio Caprioli (1970)<br />
La coda dello scorpione, non accreditato, regia di Sergio Martino (1971)<br />
La morte accarezza a mezzanotte, non accreditato, regia di Luciano Ercoli (1972)<br />
Remo e Romolo - Storia di due figli di una lupa, non accreditato, regia di Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore (1976)<br />
La prima notte di nozze, regia di Corrado Prisco (1976)<br />
Nerone, non accreditato, regia di Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore (1977)<br />
La soldatessa alla visita militare, non accreditato, regia di Nando Cicero (1977)<br />
Quel pomeriggio maledetto, non accreditato, regia di Mario Siciliano (1977)<br />
La soldatessa alle grandi manovre, non accreditato, regia di Nando Cicero (1978)<br />
Quando c'era lui... caro lei!, regia di Giancarlo Santi (1978)<br />
Suor Omicidi, regia di Giulio Berruti (1979)<br />
Dove vai se il vizietto non ce l'hai?, regia di Marino Girolami (1979)<br />
Agenzia Riccardo Finzi... praticamente detective, regia di Bruno Corbucci (1979)<br />
Io, Caligola, non accreditato, regia di Tinto Brass (1979)<br />
L'imbranato, regia di Pier Francesco Pingitore (1979)<br />
Ciao marziano, non accreditato, regia di Pier Francesco Pingitore (1980)<br />
La compagna di viaggio, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Ferdinando Baldi (1980)<br />
L'amante tutta da scoprire, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Giuliano Carnimeo (1981)<br />
Pierino contro tutti, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Marino Girolami (1981)<br />
Pierino medico della SAUB, non accreditato, regia di Giuliano Carnimeo (1981)<br />
Eccezzziunale... veramente, regia di Carlo Vanzina (1982)<br />
Vigili e vigilesse, regia di Franco Prosperi (1982)<br />
Quando la coppia scoppia, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Steno (1982)<br />
Violenza in un carcere femminile, regia di Bruno Mattei (1982)<br />
Il conte Tacchia, regia di Sergio Corbucci (1982)<br />
Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi, regia di Mariano Laurenti (1982)<br />
Dio li fa e poi li accoppia, regia di Steno (1982)<br />
Grunt!, regia di Andy Luotto (1983)<br />
Cenerentola '80, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Roberto Malenotti (1984)<br />
Il tifoso, l'arbitro e il calciatore, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Pier Francesco Pingitore (1984)<br />
Delitto al Blue Gay, regia di Bruno Corbucci (1984)<br />
L'allenatore nel pallone, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Sergio Martino (1984)<br />
Mi faccia causa, regia di Steno (1984)<br />
Mezzo destro mezzo sinistro - 2 calciatori senza pallone, non accreditato, regia di Sergio Martino (1985)<br />
Il ragazzo del Pony Express, regia di Franco Amurri (1986)<br />
La famiglia Brandacci - film TV (1987)<br />
Ad un passo dall'aurora, regia di Mario Bianchi (1989)<br />
Pierino torna a scuola, regia di Mariano Laurenti (1990)<br />
Vacanze di Natale '91, accreditato come Francesco Caracciolo, regia di Enrico Oldoini (1991)<br />
<br />
===Voci correlate===<br />
* [[Cinema e omosessualità]].<br />
<br />
==Note==<br />
<references/><br />
2 LES MAISONS DU GOTHA : CARACCIOLO.<br />
3 Giovanbattista Brambilla, ''Il Principe Coccodè'' in "Pride", settembre 2006; pubblicato anche su culturagay.it il 10 settembre 2006.<br />
4 Antonio Gandin, ''L'amore omosessuale maschile e femminile. Male - Cause - Rimedi'', Milano, Fratelli Bocca Editori, 1949.<br />
5 Massimo Consoli, ''Affetti speciali'', Roma, Massari Editore, 1999.<br />
6 Berenice (Jolena Baldini), ''Non dite che sono un principe'' in "Paese Sera", 6 novembre 1962.<br />
7 Raro tributo di Massimo Consoli all'attore Franco Caracciolo<br />
8 Dario Bellezza, ''Lettere da Sodoma'', Milano, Rizzoli, 1992.<br />
9 Franco Caracciolo, film.it.<br />
<br />
[[Categoria:Biografie|Caracciolo]]<br />
[[Categoria:Attori italiani|Caracciolo]]<br />
[[Categoria:1944|Caracciolo]]<br />
[[Categoria:1992|Caracciolo]]<br />
[[Categoria:Roma|Caracciolo]]<br />
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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.<br />
<br />
Massimo Consoli nel 2002.<br />
Luciano Massimo Consoli, detto Massimo Consoli, (Roma, 12 dicembre 1945 – Roma, 4 novembre 2007), è stato uno scrittore, giornalista, traduttore e militante del movimento di liberazione omosessuale italiano.<br />
Indice<br />
<br />
==Biografia==<br />
Consoli è salutato dai suo ammiratori come uno dei fondatori del movimento gay italiano. Autore di una quarantina di volumi, tra testi autografi e traduzioni, si appassionò in particolare di storia dell'omosessualità.<br />
<br />
Nel corso della sua pluridecennale attività raccolse un archivio sull'omosessualità che è oggi custodito presso l'Archivio di Stato italiano a Roma. Vi sono contenuti gli originali di articoli, studi, corrispondenze circa le origini del movimento gay raccolti a partire dal 1959, oltre a migliaia di libri.<br />
Consoli ha contribuito a far conoscere in Italia, attraverso traduzioni e articoli, personaggi poi definiti "padri fondatori" (così intitolò la collana storica che diresse prima di morire) del movimento di liberazione omosessuale, quali Karl Heinrich Ulrichs, Karl-Maria Kertbeny, John Henry Mackay, Edward Westermarck.<br />
<br />
È stato conoscente e amico di artisti e letterati come [[Dario Bellezza]], Pier Paolo Pasolini, [[Sandro Penna]], [[Mario Mieli]] e altri, e dell'antropologo francese Alain Daniélou, che lo definì "papa degli omosessuali".<br />
<br />
===1963-1976===<br />
[[File:RICCARDO PELOSO 2.jpg|200px|miniatura|destra|Consoli assieme a [[Riccardo Peloso]] nel 1972.]]<br />
<br />
Il suo impegno sociale e politico per i diritti delle persone omosessuali iniziò prestissimo, costituendo a diciotto anni, nel 1963, presso la propria scuola il gruppo semiclandestino "La rivoluzione è verde" (nome scelto dal colore del garofano di [[Oscar Wilde]] e dal nome della "Società delle cravatte verdi", gruppo omofilo francese ottocentesco). Nel 1966 l'esperienza "scolastica" si evolve in un gruppo più politicamente impegnato, "Roma-1", di simpatie anarchiche.<br />
<br />
Nel luglio 1968 "Roma-1" affitta la propria prima sede, presso la quale animerà il dibattito sul caso di [[Aldo Braibanti]], il filosofo anarchico accusato di plagio.<br />
<br />
Militante anarchico e amico di [https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Valpreda Pietro Valpreda], durante la persecuzione giudiziaria di Valpreda Consoli ritenne più prudente trasferirsi in Olanda<ref>Comunicazione personale di Consoli all'autore della voce</ref>. Qui nel 1969 scrisse la ''Carta di Amsterdam'', uno dei primissimi manifesti italiani per i diritti degli omosessuali, che avrebbe pubblicato il 20 novembre 1971 con il titolo ''Appunti per una rivoluzione morale: l'omosessualità rivoluzionaria'', unendo al proprio altri interventi autorevoli, come quello della scrittrice Françoise D'Eaubonne e del giovane poeta italiano [[Dario Bellezza]]. Consoli inglobò nell'opuscolo un suo "rapporto sulla situazione della stampa omosessuale in Italia", commissionatogli dall'associazione gay olandese COC. In quel periodo Consoli collaborò (anche con pseudonimi) con periodici omosessuali stranieri come la francese "[[Arcadie]]", la danese "Uni"' e le svedesi "Viking" e "Revolt".<br />
<br />
Nel gennaio 1972 Consoli è di nuovo in Italia e cambia nome all'associazione "Roma-1": per un breve periodo "Fronte Nazionale di Liberazione Omosessuale", poi "Rivolta Omosessuale". Le riunioni avvenivano a casa di Consoli o nell'abitazione di Dario Bellezza in via dei Pettinari 75, che Consoli aveva condiviso col poeta.<br />
Il 1 maggio del 1972 "R.O." partecipa alla prima manifestazione omosessuale mai tenuta a Roma, a Campo de' Fiori, insieme ad altri gruppi appena costituiti. La manifestazione è contestata da esponenti del gruppo di ultrasinistra "Potere Operaio"<ref>Andrea Pini, ''Quando eravamo froci'', Il saggiatore, Milano 2011, p. 65.</ref>.<br />
<br />
Nel 1973 Consoli partecipa al tentativo di lanciare nelle edicole "Noi", periodico che cambia continuamente nome ("Con Noi", "Per Noi", "Noi insieme"...) per sfuggire ai continui sequestri per "oscenità" da parte delle autorità. L'iniziativa, prematura per i tempi, naufraga dopo qualche numero<ref>Su questa esperienza si veda il suo scritto: ''[https://www.culturagay.it/documento/37 CON NOI: 1.650.000]'', "Noi" n. 4, Marzo 1973.</ref>.<br />
<br />
Nel maggio 1973 Consoli, trasforma una volta di più il suo gruppo in "Cidams" ("Centro Italiano per la Documentazione delle Attività delle Minoranze Sociali"), con maggiori ambizioni di tipo culturale. Da questa gruppo fa gemmare varie altre iniziative, in genere con se stesso come principale attivista: dal "Tipcco" ("Tribunale internazionale permanente per i crimini contro l'omosessualità"), al premio "Triangolo rosa" che dopo l'uccisione di [[Pier Paolo Pasolini]] (2 novembre 1975) avrebbe intitolato al nome del poeta.<br />
Nell'aprile 1975 fonda infine il bollettino "Ompo" ("Organo del movimento politico degli omosessuali"), la sua iniziativa più duratura, tenuta in vita come testata fino a poco prima della morte.<br />
[[File:Cover Consoli, Massimo - Appunti per una rivoluzione morale.jpg|150px|miniatura|centro|Copertina di ''Appunti per una rivoluzione morale'' (1971).]]<br />
<br />
===1976-1989===<br />
Il 21 febbraio 1976 il "Cidams" cambia una volta ancora nome diventando "Ompo's", chiaramente ispirandosi all'esperienza di "Arcadie" a Parigi, mescolando le caratteristiche di centro culturale e discoteca gay, con sede a Testaccio.<br />
L'iniziativa, che sarebbe rimasta attiva fino al maggio del 1978 e che avrebbe fatto scuola (il celebre "Muccassassina" ne fu agli inizi una riproposta), non fu benvista in quella parte del movimento gay che si opponeva alla "commercializzazione" della realtà gay, ma ebbe un discreto successo di pubblico, dimostrando così che la realtà romana era pronta a proposte di questo tipo.<br />
Tra le iniziative dell'associazione ci fu la sfida ad aprire il dibattito sulla cosiddetta "questione omosessuale" nel moralistico e omofobico Partito Comunista Italiano, con una manifestazione sotto la sede nazionale, il 30 ottobre 1976, che aprì le celebrazioni commemorative in onore di Pier Paolo Pasolini a un anno dal suo assassinio. Nel dicembre di quello stesso anno il "Tipcco" organizzò un "controprocesso parallelo" a quello ufficiale contro Pino Pelosi, l'assassino di Pasolini.<br />
<br />
Il 21 luglio 1978 in una palazzina occupata, sempre a Testaccio, di fronte alla vecchia, nasce la "Gay House Ompo's", che organizza incontri culturali e mette in scena opere teatrali scritte da Consoli (che ne pubblica il testo come supplementi di "Ompo") o da altri autori, come Mario Mieli.<br />
Consoli in questo periodo partecipa allo sforzo del movimento gay di tutto il mondo per chiedere conto alla sinistra italiana dell'omofobia di realtà come la "rivoluzione" khomeinista in Iran, o il regime di Fidel Castro a Cuba, organizzando un convegno in materia l'8 maggio 1980 proprio nella sede della Gay House.<br />
Grazie a iniziative di questo tipo Consoli riesce a tenere testa al Comune di Roma in una trattativa per l'assegnazione dei locali all'associazione.<br />
<br />
L'esperienza della "Gay House" si conclude nel giro di qualche anno; Consoli si trasferisce allora negli Stati Uniti, dove sarebbe rimasto fino a metà anni Ottanta. È a New York il 3 luglio 1981, quando il "New York Times" parla di un "raro cancro osservato in quarantuno omosessuali": si trattava dei primi casi di Aids. Tornato in Italia, Consoli sarebbe stato fra i primi a parlarne; il 29 gennaio 1988 organizzò una mostra presso il circolo Valerio Verbano sul tema: "Aids. Le pesti parallele".<br />
<br />
Il 28 agosto 1988 alL'Aquila Consoli visita la tomba (spezzata e in abbandono) di Karl Heinrich Ulrichs, che era stata riscoperta qualche anno prima da Enzo Cucco, e inizia la campagna internazionale per il suo restauro, che contro ogni previsione riesce a realizzare. Non solo: grazie alle sue insistenze ottiene pure che il Comune dell'Aquila dedichi uno spiazzo a Karl Heirich Ulrichs, anche se deve subire il compromesso di vederlo definire unicamente "latinista".<br />
<br />
Nel settembre 1989 Consoli lancia il periodico "Rome Gay News", agenzia stampa diretta ai mezzi d'informazione per aggiornarli su quanto accade nel mondo gay romano, dopo che il 20 agosto 1989 il quotidiano "Paese Sera", col quale collaborava da tempo, gli aveva affidato la copertura delle vicende della comunità gay romana.<br />
<br />
===1990-2000===<br />
Il 18 febbraio 1990 Consoli organizza insieme a una ventina di militanti la "Ramazza gay" di fronte al Vicariato romano, mettendosi a spazzare il sagrato della curia capitolina: "Visto che il Vaticano distribuisce spazzatura contro di noi, ci armiamo di ramazza e lo aiutiamo a fare pulizia", è il suo slogan.<br />
<br />
La mostra dell'Archivio con il materiale sull'Aids continua intanto a girare l'Italia. Tra il 1990 e il 1991 toccherà, tra le altre città: Massa, Ragusa, Catanzaro, Napoli e due volte Marino, nei castelli romani.<br />
<br />
Nel corso del 1992, oltre a iniziative goliardiche come la creazione delle "gay lire" da spendere nei locali gay, iniziò la pratica di "beatificare" i personaggi significativi della comunità.<br />
In quello stesso anno, nella notte tra il l'1 e il 2 novembre, anniversario dell'uccisione di Pasolini, lancia l'operazione "Notte buia", invitando tutti i locali gay a spegnere le luci per un minuto, a mezzanotte in punto<.<br />
<br />
Il 3 dicembre 1994 Consoli dichiara di volere adottare un bambino, scatenando un forte dibattito sulla stampa e in tv, e subendo un attacco diretto da parte della gerarchia ecclesiastica.<br />
<br />
Con la metà degli anni Novanta inizia una nuova campagna stampa su "Rome Gay News". Personaggi come Roberto Maroni, Alessandra Mussolini e Nino Manfredi all'inizio del 1995 si autoproclamano gay friendly. Il 6 marzo 1995 l'attore Leo Gullotta sceglierà proprio Consoli per dichiararsi pubblicamente e serenamente gay. Fu tra i primissimi nel mondo dello spettacolo a farlo in Italia.<br />
<br />
Nello stesso anno Consoli continuò intensamente l'attività di prevenzione all'Aids e alla violenza col fine di evitare ulteriori "omocidi". Alla vigilia di Natale guidò una delegazione gay alla Stazione Termini dove furono consegnati, ai "ragazzi di vita" che si prostituivano, materiali di conforto e informazione sull'Aids, oltre a una lettera di invito alla comprensione e all'amore.<br />
Manifestazione per Alfredo Ormando, 2001.<br />
<br />
[[File:20010113 4 Alfredo Ormando.jpg|200px|thumb|right|Manifestazione per Alfredo Ormando, 2001.]]<br />
Nel 1996 Consoli si attivò per fare ottenere al poeta Dario Bellezza, il suo migliore amico, i benefici della "legge Bacchelli" riservata agli artisti indigenti. La battaglia fu vinta, ma troppo tardi perché Bellezza se ne giovasse (morì di Aids il 31 marzo 1996). Tre quarti dell'autobiografia Affetti speciali, pubblicata nel 1998, furono dedicati al rapporto che aveva legato Consoli e Bellezza per quasi tre decenni d'amicizia.<br />
<br />
Il 17 novembre 1997, nel ventottesimo anniversario della pubblicazione della Carta di Amsterdam, Consoli riesce a ottenere dalle Poste italiane un annullo speciale, e distribuisce buste commemorative. Questa iniziativa dimostrò come il movimento gay italiano non fosse abile quanto quello statunitense a sfruttare occasioni di visibilità e riconoscimento per le quali sarebbe stato sufficiente chiedere per ottenere, ma di cui nessuno (a parte Consoli) sapeva nulla.<br />
<br />
All'inizio del 1998 il gesto clamoroso dello scrittore Alfredo Ormando riaccese lo scontro violentissimo tra il Vaticano e il movimento gay. Ormando, gay credente, per protesta il 13 gennaio si dette fuoco in piazza San Pietro. Le ustioni gli procurarono la morte. A un mese dal "fattaccio", il 13 febbraio, il movimento gay organizza la prima commemorazione di fronte a San Pietro. Consoli viene fermato per accertamenti dopo aver dichiarato Ormando "martire pagano" e aver preannunciato, insieme a Peter Boom, una commemorazione ogni anno in quello stesso posto (che avrebbe effettivamente tenuto).<br />
<br />
===2001-2007===<br />
Dal 2001 in poi l'attività di Consoli è forzatamente ridotta a causa di un tumore al colon (che lo avrebbe portato alla morte), che lo debilita e costringe a numerosi ricoveri in ospedale, portandolo anche al coma.<br />
Nell'autobiografia Andata e ritorno (2003) Consoli narra le peripezie per riuscire a realizzare quelli che definisce i più grandi desideri della sua vita: il riconoscimento da parte dello Stato italiano dell'interesse nazionale del suo archivio, e l'adozione del giovane albanese, poco più che ventenne, Lorenzo, al quale s'era affezionato. Quando a Lorenzo e a sua moglie nasce un bambino, chiamato Massimo in onore di Consoli, diventa anche nonno.<br />
Dal 2001 una parte consistente del materiale cartaceo raccolto da Consoli fu depositata presso l'Archivio di Stato (in piazzale degli Archivi, all'Eur, Roma).<br />
Il suo "testamento morale" si legge qui (formato .pdf).<br />
<br />
==Valutazione della sua azione==<br />
[[File:Franco grillini massimo consoli.jpg|miniatura|right|250px|La commemorazione sulla tomba di Ulrichs all'Aquila, una delle ultime azioni di Consoli poco prima di morire, il 26 agosto 2007.]]<br />
<br />
La vita e l'attività di Consoli è una delle meglio documentate fra quelle di tutti i militanti gay italiani, in quanto egli provvide periodicamente a darne conto in scritti autobiografici ed autocelebrativi. Dai soggiorni a New York (dove un fratello gli offriva lavoro nella sua auto-officina quando la sua situazione economica si faceva precaria, e da dove tornava carico di casse di libri e riviste) aveva appreso dal movimento gay statunitense l'importanza dei momenti celebrativi, del culto degli eroi, della mitologia, in una parola dell'aspetto simbolico dell'azione politica. Consoli, mosso da un vero e proprio zelo missionario, fu un instancabile creatore di mitologie e neologismi, nonché inventore di cerimonie e commemorazioni di personaggi, anche se poi come storico fu troppo spesso dotato di maggiore entusiasmo che di pazienza e rigore nella ricerca (raramente verificava le informazioni su più di una fonte).<br />
<br />
In questa sua opera di rilancio della storia della comunità gay Consoli è stato soprattutto un vorace (e troppo spesso acritico) divulgatore di quanto veniva prodotto e sostenuto negli Usa. La sua immensa produzione pubblicistica sconta così spesso una certa superficialità, dato che la fretta con cui operava (la sua bibliografia comprende una cinquantina di titoli) lo portava a non verificare le fonti di quanto leggeva, giungendo a errori a volte comici (clamoroso quello della tesi centrale della prima edizione di Omocausto, in cui sosteneva l'orientamento omosessuale di tutti i fondatori del nazismo, poi corretta nelle due edizioni successive).<br />
Questi limiti non vanno però giudicati con eccessiva severità, perché l'entusiasmo di Consoli era necessario a travolgere l'ostacolo dell'indifferenza generale con cui in Italia si è sempre reagito a certi stimoli culturali: se è vero, per esempio, che le sue traduzioni in lingua italiana di autori tedeschi sono in realtà ri-traduzioni a partire da versioni in inglese, e non dal testo originale, è altresì vero che si tratta delle uniche e sole traduzioni mai pubblicate in Italia di queste opere. E dopo la sua scomparsa, nessuno ha proseguito in questo sforzo, pur necessario.<br />
<br />
La frettolosità del suo modo di agire fu messa in luce anche dalla vicenda del suo archivio (raccolto in decenni di scambi fra "Ompo" e decine di riviste di tutto il mondo), che assunse aspetti involontariamente comici. Dopo un'asfissiante attività di lobbying, coronata da successo, per ottenere lo status di archivio notificato e riconosciuto dallo Stato, Consoli scoprì solo a cose fatte che la notifica gli impediva di vendere o portare con sé all'estero l'archivio. Ne seguì una nuova, altrettanto asfissiante campagna perché la notifica fosse annullata, cosa che nuovamente ottenne.<br />
<br />
Consoli fu un fondatore seriale di gruppi, tutti più o meno caratterizzati, almeno nel nome, dalla loro dimensione nazionale o addirittura internazionale; nella realtà dei fatti, però, il carattere impaziente e spigoloso (che gli impedì sempre di "fare rete" con qualsiasi organizzazione che non fosse diretta da lui) fece sì che a parte "Ompo" tutte le associazioni da lui fondate si riducessero a lui e a una ristretta cerchia di amici, sempre gli stessi.<br />
<br />
Non è però scorretto affermare che questo attivismo instancabile, anche se solitario, lo rese un indiscusso protagonista, per molti decenni, del movimento gay di Roma, dove fu a lungo una delle voci più ascoltate e diffuse dai media. Purtroppo, nelle sue opere Consoli racconta la storia del movimento lgbt italiano utilizzando Roma come unico scenario, e le proprie associazioni come fulcro dell'attivismo romano, dando una visione totalmente distorta degli eventi.<br />
A Consoli va poi riconosciuto il merito d'essere stato, dopo Maurizio Bellotti, uno fra i primi e fra i pochi italiani ad avere conosciuto lo sforzo di "Arcadie" e di avervi collaborato. L'importanza di questo contatto si nota anche nel suo modo di agire, che ricorda per molti versi quello di André Baudry, specie quando si atteggiava a "papa dei gay" (per esempio quando celebrava "riti pagani" sulla tomba di Ulrichs, in paramenti verdi): non a caso uno dei suoi punti di riferimento politico e modello di azione dopo gli anni Ottanta fu Harry Hay, ossia una personalità del movimento omofilo, non di quello gay.<br />
Questo ancoramento di Consoli nella fase "omofila" del movimento omosessuale avrebbe avuto importanza quando il movimento gay, con l'avvento di Arcigay, avrebbe abbandonato la politica "rivoluzionaria" degli anni Settanta/Ottanta per tornare alla strategia "riformista" del movimento omofilo. Consoli finì così per risultare un precursore, ma questo avvenne al prezzo di essere risultato "sfasato" per decenni rispetto al resto del movimento italiano.<br />
Per realizzare la sua aspirazione ad essere il "papa dei gay" Consoli avrebbe avuto bisogno che esistesse una "chiesa dei gay", ossia, fuor di metafora, quella comunità gay d'impianto e concezione statunitense che in Italia non si è mai formata, ma che egli non cessò mai di cercare di far nascere anche da noi, dopo averla sperimentata in prima persona durante il suo soggiorno a New York.<br />
<br />
Con il senno di poi, il contributo più importante di Consoli, anche se oggi misconosciuto, è stata l'importazione con successo della strategia "lobbistica" statunitense nei confronti dei mezzi d'informazione, di cui fu senz'altro l'iniziatore in Italia. Nessuna persona prima di lui e poche dopo di lui hanno saputo capire come far parlare di sé e delle proprie iniziative. Consoli era un autentico ufficio di autopromozione sempre in attività, in grado d'inventare dal nulla "scoop" seriali ogni volta che i quotidiani, come spesso accadeva e accade, censuravano le vere iniziative, anche importanti, del movimento lgbt italiano con il pretesto che "non facevano notizia". Per questo i suoi scritti pullulano di eclatanti "prime volte assolute", di mirabolanti "invenzioni", di stupefacenti "scoperte", di strabilianti "esclusive", di "prime volte in Italia" o "al mondo", nonché di "pionieri" e "precursori" e simili. Ogni minimo avvenimento, se presentato da Consoli, diventava una pietra miliare, e ciò spiega la puntigliosità ossessiva con cui annotava la data esatta di ogni evento, come se fosse destinata a diventare una festa nazionale da celebrare. Lui stesso si presentava ovunque andasse a parlare come "il fondatore del movimento gay italiano", nonostante il suo "esilio" in Olanda al momento della fondazione dello stesso.<br />
Di sicuro Consoli è stata una voce "fuori dal coro", anche se è ancora da valutare se ciò abbia più giovato o nuociuto alle sue iniziative.<br />
<br />
La sua memoria è tenuta viva a Roma dall'associazione Fondazione Luciano Massimo Consoli, e dal circolo Arcigay dell'Aquila a lui intitolato.<br/><br />
Nel 2010 è stata inoltre apposta una targa commemorativa sulla sua casa natale al Testaccio<ref>Anonimo, ''[https://www.gay.it/massimo-consoli-il-comune-di-roma-mette-targa-commemorativa Massimo Consoli, il Comune di Roma mette targa commemorativa]'', "Gay.it", 27/10/2010.</ref>.<br />
<br />
==Note==<br />
<references/><br />
<br />
==Opere (selezione)==<br />
[[File:Consoli, Massimo - Copertina di Viva l'omosessualità.jpg|200px|miniatura|destra|Copertina di Viva l'omosessualità (1975).]]<br />
<br />
* ''Appunti per una rivoluzione morale'', La fiaccola, Ragusa 1971.<br />
* ''Manifesto per la rivoluzione morale'', Amsterdam novembre 1971, Roma 1993.<br />
* ''Viva l'omosessualità (poesie)'', Ompo, Roma 1975.<br />
* ''Nonostante tutto... viva l'omosessualità'' (teatro), "Ompo" n. 35, numero speciale, febbraio 1978.<br />
* ''Omosessualità e comunismi'', (AAVV), Ompo, Roma 1979.<br />
* ''La porta del paradiso'', (poesie), Ompo, Roma 1980.<br />
* ''Homocaust. Il nazismo e la persecuzione degli omosessuali'', La fiaccola, Ragusa 1984. Terza edizione, accresciuta e rivista: Kaos, Milano 1991<br />
* ''Stonewall. Quando la rivoluzione è gay'', Napoleone, Roma 1990. Ristampa: Edizioni Riforma dello Stato, Roma 2000.<br />
* ''Alì. Tragedia in due atti'', Ompo, Roma 1993 (Numero speciale di "Ompo" n. 162, luglio 1993).<br />
* ''Killer Aids. Storia dell'Aids attraverso le sue vittime'', Kaos, Milano 1993.<br />
* ''Ecce homo. L'omosessualità nella Bibbia'', Kaos, Milano 1998.<br />
* ''Affetti speciali'', Massari, Bolsena 1999.<br />
* Fabio Croce (a cura di), ''Bandiera gay. Il movimento gay italiano attraverso l'archivio Massimo Consoli (dal 17 novembre 1969 al 17 novembre 1999)'', Libreria Croce, Roma 1999.<br />
* ''Independence gay. Alle origini del Gay Pride'', Massari, Bolsena 2000.<br />
* ''Andata & ritorno'', Fabio Croce, Roma 2003 (autobiografia).<br />
* Traduzione di: Edward Westermarck, ''L'amore omosessuale'', Ed. del Giano, Roma 2004.<br />
* "Storia di Franco", su "Dodici", Edizione del Giano, Roma 2004.<br />
* Prefazione a: ''Altri Amori, 26 racconti GLT'', Malatempora Edizioni, Roma 2004.<br />
* ''Gay day. Grande calendario GLBT'', Fabio Croce Editore, Roma 2005.<br />
* Traduzione di: [[Karl Heinrich Ulrichs]], ''Vindex'', Roma 2000.<br />
* Traduzione di: [[Karl Heinrich Ulrichs]], ''Gladius furens'', Roma 2002.<br />
* Prefazione a: ''Ulrichs, pioniere del moderno movimento gay'', di Hubert Kennedy, Massari Editore, Roma 2005.<br />
* ''Nasce l'omosessualità - 1868. La Germania dell'800 e gli inizi del movimento glbt. Con una lettera di Kertbeny a Ulrichs'', Ed. del Giano, Roma 2005.<br />
* Traduzione e prefazione di: ''Anarchico d'amore. La vita segreta di John Henry Mackay'', di Hubert Kennedy, La Fiaccola, Ragusa 2006.<br />
* ''Manifesto gay'', Malatempora, Roma 2006 (ristampa dei primi articoli pubblicati).<br />
* ''Diario di un mostro. Omaggio insolito a [[Dario Bellezza]]'' (in collaborazione con e a cura di Daniele Priori), Anemone purpurea, 2006.<br />
* Prefazione, con Carlo Freccero, al volume ''[[Queer]] TV. Omosessualità e trasgressione nella tv italiana'', di Andrea Jelardi e Giordano Bassetti, Croce, Roma 2006.<br />
* Prefazione e traduzione di: Eduard Bernstein, ''In difesa dell'omosessualità di Oscar Wilde'', Introduzione di Pasquale Quaranta, Ed. del Giano, Roma 2007.<br />
<br />
==Voci correlate==<br />
* [[Dario Bellezza]].<br />
* [[Anselmo Cadelli]].<br />
* [[Franco Caracciolo]].<br />
* [[Arcigay L'Aquila Massimo Consoli]].<br />
* [[Cultura gay]].<br />
* [[Movimento di liberazione omosessuale]].<br />
* [[Ompo]].<br />
* [[Omocausto]].<br />
* [[Roma]].<br />
* [[Rome gay news]].<br />
<br />
==Collegamenti esterni==<br />
Antologia di scritti.<br />
"Massimo Consoli" su "Culturagay.it" (comprende anche sui scritti).<br />
Recensioni dei suoi libri su "Culturagay.it".<br />
* [https://www.wikipink.org/index.php/Categoria:Immagini_di_Massimo_Consoli Immagini che Consoli ha donato a WikiCommons].<br />
Fondazione Massimo Consoli.<br />
Antonio Di Giacomo, Giò Stajano: Massimo Consoli mi scrisse dall'Olanda ed io diffusi, attraverso "Men", il suo manifesto gay, "Comunità gay & friendly", 23 novembre 2013. "Antonio Di Giacomo intervista Giò Stajano presso Frida, un'amica di Roma, il pomeriggio del 16 dicembre 1995", "Rome gay news]], 1995.<br />
Pasquale Quaranta, Addio, Massimo. Già come intervista su "Cassero magazine", novembre-dicembre 2005, p. 8.<br />
Hubert Kennedy, Voce "Massimo Consoli" sulla glbtq encyclopedia, 2005 e 2007.<br />
Anonimo, Morto nella notte Massimo Consoli, padre del movimento gay in Italia, "La repubblica", 4 novembre 2007.<br />
Elisabetta Povoledo, Writing: A prolific champion of gay rights, "International Herald Tribune", June 22, 2006.<br />
AA.VV., Ricordando Massimo Consoli, "Fondazione Luciano Massimo Consoli", 2011.<br />
Diego Amicucci, Roma Pride: fond. Massimo Consoli in corteo con lo striscione dell'archivio di storia lgbt fondato nel 1959, Agenparl, 6 giugno 2014.<br />
<br />
==Video==<br />
* [https://www.youtube.com/results?search_query=Massimo+consoli Ricerca "Massimo Consoli"] su "Youtube".<br />
* [https://www.youtube.com/watch?v=aqMT3gA7YiE&list=PLs7tyQLPUd42Ps0L6Rri_t-9vywOUocAN Video dell'"Associazione Fondazione Luciano Massimo Consoli"] su "Youtube".<br />
* Anonimo, [https://www.youtube.com/watch?v=xgM22aCBZpk La prima marcia gay], "Youtube" (1975).<br />
* "[https://www.youtube.com/watch?v=2zlrZApVnpA Le bestie parallele", Una mostra sul tema dell'A.I.D.S. a cura di Massimo Consoli], (1991).<br />
* Stefano Campagna, ''[https://www.youtube.com/watch?v=4Cc1wlKSYrE Massimo Consoli parla di Stonewall]'', "Le pillole di Ganimede", "Youtube", 28 giugno 1994.<br />
* Stefano Campagna, ''[https://www.youtube.com/watch?v=23d5h1U9J3o Massimo Consoli parla dell'Omocausto]'', "Le pillole di Ganimede", "Youtube", ca. 1994.<br />
* Gay.it, ''[https://www.youtube.com/watch?v=69M_PlDO-DI Massimo Consoli celebra il rito pagano]'', "Youtube" (2007).<br />
<br />
[[Categoria:Biografie]]<br />
[[Categoria:Massimo Consoli]]</div>Gdallortohttps://www.wikipink.org/index.php/Moti_di_liberazione_gay_precedenti_a_StonewallMoti di liberazione gay precedenti a Stonewall2024-03-25T12:56:57Z<p>Gdallorto: </p>
<hr />
<div> {{s}} <br />
''liberamente tradotta dalla Wikipedia inglese''<br />
==Moti pre Stonewall in USA (1959-1969)==<br />
I [[Moti di Stonewall]] avvenuti il 28 giugno 1969 sono generalmente considerate il punto di partenza del moderno movimento di liberazione gay, tuttavia prima di quella data avvennero altre rivolte spesso organizzate dalle locali organizzazioni omofile o altrettanto spesso spontanee. Queste azioni di protesta erano finalizzate ad opporsi alle discriminazioni antigay nel lavoro e nei posti pubblici come l'esclusione degli omosessuali dall'esercito degli stati uniti alle vessazioni della polizia fino al trattamento degli omosessuali nella Cuba rivoluzionaria.<br />
L'importanza di tali azioni di protesta è non solo simbolica ma per molti aspetti preparato la comunità LBGT per i moti di Stonewall.<br />
<br />
Una tecnica favorita dagli attivisti pre-Stonewall era quella del picchetto, soprattutto quelle dei gruppi omofili come la "Mattachine Society" di New York, la "Mattachine Society" di Washington, la "Philadelphia's Janus Society" e la "New York chapter of Daughters of Bilitis". Questi gruppi agivano sotto il nome collettivo di "East Coast Homophile Organizations" (ECHO).<br />
I partecipanti ai picchetti degli eventi organizzati da ECHO dovevano seguire un rigido codice di vestiario. Gli uomini dovevano indossare cravatte, preferibilmente con la giacca, e le donne dovevano indossare la gonna. Questo dress code era imposto dalla "Mattachine Society" di Washington fondata da Frank Kameny, con l'obiettivo di rappresentare gli omosessuali come "presentabili e impiegabili in un posto di lavoro".[6] <br />
Molti dei partecipanti a queste azioni divennero poi i protagonisti del successivo movimento di liberazione gay. <br />
{| class="wikitable sortable"<br />
|-<br />
! style="background:#CC99FF; width=40%" | Data<br />
! style="background:#CC99FF; width=10%" | Luogo<br />
! style="background:#CC99FF; width=15%" class="unsortable" | Motivazioni<br />
! style="background:#CC99FF; width=35%" class="unsortable" | Descrizione<br />
|-<br />
| Maggio 1959<br />
| Los Angeles<br />
| Protesta contro le molestie della polizia<br />
|Persone gay si scontrarono con la polizia al locale Cooper's Donuts, un ritrovo per drag queen e prostituti gay, che erano spesso vessati dal dipartimento di polizia di Los Angeles. La polizia arrestò 3 persone, tra cui John Rechy, ma altri clienti del locale iniziarono a lanciare ciambelle e tazze di caffé contro la polizia. La polizia chiamò rinforzi e arrestò altri rivoltosi. Rechy e gli altri due originali arrestati riuscirono a scappare. (Faderman and Timmons, pp. 1–2)<br />
|-<br />
| September 19, 1964<br />
| New York City<br />
| Protesta contro il trattamento delle persona gay da parte dell'esercito USA <br />
| Organizzato dall'attivista [[Randy Wicker]], un piccolo gruppo organizzà un picchetto al Whitehall Street Induction Center dopo che confidentiality of gay men's [[Selective Service System|draft]] records was violated. Questa azione è ricordata come la prima manifestazione negli Stati Uniti per i diritti dei gay. (Campbell, p. xvii)<br />
|-<br />
| 2 dicembre 1964<br />
| New York City<br />
| Per protestare contro il modello che considerava l'omosessualità una malattia<br />
| 4 persone (gay e lesbiche) fecero un picchetto durante una lezione di uno psicanalista che esponeva il modello per cui l'omosessualità era considerata una malattia mentale. Ai dimostranti concessero 10 minuti per esporre la loro confutazione. <br />
|-<br />
| 17 aprile e 18 aprile 1965<br />
| Washington, D.C. e New York City<br />
| Protesta contro il trattamento degli omosessuali a Cuba e negli USA<br />
| Gli attivisti omofili fecero un picchetto presso la Casa Bianca il 17 aprile e le Nazioni Unite (Bianco, p. 167) il 18 dopo aver appreso che Cuba mandava gli omosessuali nei campi di lavoro forzato. (Witt ''et al''., p. 209)<br />
|-<br />
| 25 aprile 1965<br />
| Philadelphia<br />
| Protesta contro un ristorante che escludeva i gay<br />
| Circa 150 persone parteciparono a un sit-in a seguito del comportamento del manager del Dewey's restaurant che rifiutò di servire numerose persone perché a lui apparivano essere gay. 4 persone furono arrestate, tra cui il leader omofilo Clark Polak della Janus Society di Philadelphia. Tutti e quattro furono accusati di aver ordito il disordine. Altri membri della società lanciarono volantini al di fuori del locale le settimane successive e negoziarono con i proprietari per porre fine alla negazione del servizio per le persone gay. 3 persone occuparono un tavolo per alcune ore in un nuovo sit-in il 5 maggio successivo.<br />
|-<br />
| 29 maggio 1965<br />
| Washington, D.C.<br />
| In supporto dei diritti gay<br />
| Organizzata dall' ECHO, sette uomini e tre donne fecero un picchetto presso la Casa Bianca. (Fletcher, p. 68). Fu il primo di una serie di picchetti tenuti durante l'estate, che avevano come obiettivo anche la Civil Service Commission degli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato e il Pentagono.<br />
|-<br />
| 4 luglio 1965<br />
| Philadelphia<br />
| Picchetto di informazioni generiche sui diritti lgbt<br />
| Organizzato dall'ECHO, i dimostranti fecero un picchetto presso l'Independence Hall. I manifestanti tornarono ogni anno fino al 1969 per quello che è venuto ad essere conosciuto come l'Annual Reminder iniziando una nuova era nella cultura LGBT a Philadelphia come una presenza nella comunità (Marks Ridinger, p. 130).<br />
|-<br />
| 26 settembre 1965 <br />
| San Francisco<br />
| In supporto di un pastore evangelico pro gay<br />
| Trenta persone fecero un picchetto presso la Grace Cathedral di San Francisco per protestare contro l'azione disciplinare nei confronti del Rev. Canon Robert Cromey per il suo coinvolgimento nel Consiglio sulla religione e l'omosessualità, un raccordo tra persone lgbt e leader religiosi. (Gallo, p. 114).<br />
|-<br />
| 23 ottobre 1965 (Hogan and Hudson, p. 636)<br />
| Washington, D.C.<br />
| In supporto dei diritti dei gay<br />
| L'ultimo picchetto presso la Casa Bianca. I dimostranti percepirono, con questo evento, che i picchetti alla Casa Bianca avevano perso la loro efficacia. (Tobin and Wicker, p. 104)<br />
|-<br />
| 21 aprile 1966<br />
| New York City<br />
| Contro la proibizione statale di servire alcohol ad omosessuali noti<br />
| Gli attivisti Dick Leitsch, Craig Rodwell e John Timmons erano in cerca di un'azione legale che fungesse da precedente per opporsi alle normative di New York che vietavano di servire alcohol nei bar e nei ristoranti agli omosessuali noti. Invitarono dei giornalisti che li seguivano mentre gli veniva rifiutato il servizio. Dopo essere stati serviti in diversi bar, nonostante avessero annunciato la loro omosessualità, al gruppo rifiutarono infine il servizio al locale Julius a New York City,un bar gay che era stato oggetto di bliz in precedenza. Anche se la denuncia di Leitsch all'Autorità statale per gli alcolici non provocò nessun esito, la commissione per i diritti umani della città ha dichiarò che tale discriminazione non poteva continuare (Eisenbach, pp. 46–47).<br />
|-<br />
| 21 maggio 1966<br />
| Los Angeles, New York City, Philadelphia, San Francisco, Washington, D.C.<br />
| Protesta contro l'esclusione degli omosessuali dall'esercito americano<br />
| Una coalizione di omofili organizzò simultanee manifestazioni per la giornata delle forze armate. (Bérubé, photo section 2, p. 6). Il gruppo di Los Angeles tenne un corteo con 15 macchine (che è stata identificato come la prima parata di orgoglio gay's negli Stati Uniti. (Fletcher, p. 42) e nelle altre città gli attivisti tennero dei picchetti. (Timmons, p. 221). La protesta crebbe finché le organizzazioni si unirono nella conferenza nordamericana delle organizzazioni omofile.<br />
|-<br />
| 18 luglio 1966<br />
| San Francisco<br />
| Protesta contro molestie in un ristorante e diniego di servizio<br />
| Circa 25 persone fecero un picchetto alla Compton's Cafeteria quanto il nuovo manager iniziò a servirsi di un'agenzia investigativa (la Pinkerton National Detective Agency) e la polizia per molestare i clienti gay e transgender. (Carter, p. 109)<br />
|-<br />
| 12 agosto 1966<br />
| San Francisco<br />
| Protesta contro le continue molestie<br />
| I clienti gay e transgender della Compton's Cafeteria in resposta alle continue molestie della polizia. Il ristorante e il quartiere ebbero gravi danni . La notte successiva i dimostranti organizzarono un altro picchetto, che portò presto a nuovi danni al ristorante. (Carter, p. 109)<br />
|-<br />
| 13 settembre 1966<br />
| Chicago<br />
| Protesta contro il silenzio della stampa<br />
| La Mattachine Midwest fece un picchetto al Chicago Tribune e al Chicago Sun-Times per il fatto che ignoravano costantemente i comunicati stampa e gli annunci delle organizzazioni. L'articolista del Sun-Times Irv Kupcinet fece menzione del picchetto nella sua rubrica ma ma evitò di menzionare il fatto che anche alla sua testata fosse rivolta la protesta. Il Tribune invece non dette alcuna copertua mediatica all'evento.(Alwood, p. 62).<br />
|-<br />
| 1 gennaio 1967<br />
| Los Angeles<br />
| Protesta contro i raid della polizia nei bar gay<br />
| Il dipartimento di polizia di Los Angeles fece incursione alle feste di capodanno di due locali gay: il Black Cat Tavern e il New Faces. Molti avventori furono feriti e un barista fu ricoverato in ospedale con il cranio fratturato. Svariate centinaia di persone fecero una manifestazione spontanea sul Sunset Boulevard e organizzarono un picchetto all'entrata del Black Cat. (Witt ''et al''., p. 210).<br />
|-<br />
| 11 febbraio 1967<br />
| Los Angeles<br />
| In solidarità con altri gruppi minoritari della città<br />
| Organizzato dal proprietario del locale gay Pandora's Box e costruito sulla protesta del Black Cat delle settimane precedenti, circa 200 persone lgbt osservarono circa 40 attivisti fare picchetti di fronte al Black Cat in coordinamento con gli hippies e altri gruppi di controcultura che erano stati obiettivo della violenza e delle molestie della polizia. (Teal, p. 25).<br />
|-<br />
| 17 marzo 1968}}<br />
| Los Angeles<br />
| In protesta contro le vessazioni e le retate del Dipartimento di polizia di L.A.<br />
| Due drag queen conosciute col nome di "The Princess" e "The Duchess" tennero una festa per il St. Patrick's Day al Griffith Park, un frequentato luogo di cruising e un obiettivo delle retate della polizia. Oltre 200 uomini gay socializzarono durante il giorno.(Witt ''et al''., p. 210).<br />
|-<br />
| 23 aprile 1968<br />
| New York City<br />
| Protesta contro la classificazione dell'omosessualità come malattia mentale<br />
| La lega degli studenti omofili della Columbia University picchettò e interruppe un gruppo di psichiatri che dibattevano di omosessualità. (Fletcher, p. 67).<br />
|-<br />
| 30 maggio 1968}}<br />
| Los Angeles<br />
| Assembramento generico<br />
| Un gruppo omofilo organizzò un "gay-in" a Griffith Park. (Teal, p. 26)<br />
|-<br />
| august 1968 (Faderman and Timmons, p. 159)<br />
| Los Angeles<br />
| Protesta contro il raid della polizia al The Patch, una bar gay<br />
| Successivamente all'arresto di due avventori, il proprietario del The Patch Lee Glaze fece trasferire gli altri clienti presso la stazione di polizia. Dopo l'acquisto in un negozio di fiori nelle vicinanze, i manifestanti si diressero verso la stazione e con festoni e fiori salvarono gli uomini arrestati <br />
.(Clendinen and Nagourney, p. 180)<br />
|-<br />
| 20 aprile 1969<br />
| San Francisco<br />
| Protesta contro il licenziamento di un attivista gay<br />
| Quando l'attivista gay e giornalista Gale Whittington fu licenziato dalla States Steamship Company dopo il suo coming out sulla stampa, un gruppo di attivisti sotto il nome di "Committee for Homosexual Freedom" (CHF) fece un picchetto presso gli uffici della compagnia a San Francisco ogni giorno lavorativo da mezzogiorno alle una per numerose settimane.(Stryker and Van Buskirk, p. 53).<br />
|-<br />
| 21 maggio 1969 (Teal, p. 32)<br />
| San Francisco<br />
| Protesta contro un lavoratore sospettato di essere gay<br />
| Il Tower Records licenziò Frank Denaro, perché sospettato di essere gay. Il Committee for Homosexual Freedom fece un picchetto per numerose settimane davanti al negozio finché Denaro fu riassunto.(Murray, p. 61) Il CHF organizzò picchetti simili presso i negozi della Safeway Inc., di Macy's e del San Francisco Federal Building. (Stryker and Van Buskirk, p. 53)<br />
|}<br />
<br />
==Bibliografia==<br />
* Allyn, David (2000). ''Make Love, Not War: The Sexual Revolution, an Unfettered History''. Little, Brown and Company. ISBN 0-316-03930-6.<br />
* Alwood, Edward (1996). ''Straight News: Gays, Lesbians, and the News Media''. Columbia University Press. ISBN 0-231-08437-4.<br />
* Bérubé, Allan (1990). ''Coming Out Under Fire: The History of Gay Men and Women in World War Two''. New York, The Penguin Group. ISBN 0-452-26598-3.<br />
* Bianco, David (1999). ''Gay Essentials: Facts For Your Queer Brain''. Los Angeles, Alyson Books. ISBN 1-55583-508-2.<br />
* Campbell, J. Louis (2007). ''Jack Nichols, Gay Pioneer: "Have You Heard My Message?"''. Haworth Press. ISBN 1-56023-653-1.<br />
* Carter, David (2005). ''Stonewall: The Riots That Sparked the Gay Revolution''. Macmillan. ISBN 0-312-34269-1.<br />
* Cleninden, Dudley and Adam Nagourney (1999). ''Out For Good: The Struggle to Build a Gay Rights Movement in America''. New York, Simon & Schuster. ISBN 0-684-81091-3.<br />
* D'Emilio, John (1983). Sexual Politics, Sexual Communities: The Making of a Homosexual Minority in the United States, 1940–1970. Chicago: The University of Chicago Press. ISBN 0-226-14265-5.<br />
* Duberman, Martin (1993). ''Stonewall''. Penguin Books. ISBN 0-525-93602-5.<br />
* Eisenbach, David (2006). ''Gay Power: An American Revolution''. Carroll & Graf Publishers. ISBN 0-7867-1633-9.<br />
* Faderman, Lillian and Stuart Timmons (2006). ''Gay L.A.: A History of Sexual Outlaws, Power Politics, and Lipstick Lesbians''. Basic Books. ISBN 0-465-02288-X.<br />
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==Voci correlate==<br />
* [[Moti di Stonewall]]<br />
* [[San Francisco]]<br />
* [[Transgender]]<br />
<br />
[[Categoria:Storia degli Usa|1966]]<br />
[[Categoria:1966]]<br />
[[Categoria:Trans*|1966]]<br />
[[Categoria:San Francisco|1966]]<br />
[[Categoria:Bar gay|1966]]<br />
[[Categoria:Stub]]<br />
[[Categoria:Manifestazioni lgbt|1966]]</div>Bolo