Scandalo Moltke-Eulenburg

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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.
"Il nuovo stemma prussiano" secondo una vignetta pubblicata durante lo scandalo.

Con il nome di "Scandalo Moltke-Eulenburg" o "Scandalo della Tavola Rotonda", o ancora "Scandalo Harden-Eulenburg" è noto uno scandalo a tematica omosessuale scoppiato in Germania nel 1907-1909. Fu il più grave e discusso scandalo omosessuale della prima metà del XX secolo, ed anche il più grave scandalo della Germania del "Secondo Impero", ed ebbe implicazioni politiche di vasto rilievo.

Le premesse

Nella Germania d'inizio XX secolo, l'imperatore Guglielmo II faceva molto affidamento sulla cerchia più intima di collaboratori, nota come "Cerchia" o "Tavola Rotonda di Liebenberg" (dal nome di un castello di proprietà del principe Philipp zu Eulenburg-Hertefeld). Di essa faceva parte anche il conte Kuno von Moltke. Fra gli amici più intimi dell'imperatore figurava inoltre l'ex l'ambasciatore tedesco a Vienna, il principe Philipp zu Eulenburg-Hertefeld. Entrambi questi personaggi erano omosessuali, ed entrambi erano schierati fra i più influenti oppositori del "partito della guerra", che cercava di aumentare l'influenza della Germania in Europa scatenando un confronto militare.

Moltke

Kuno von Moltke nel 1900.

La scintilla che mise in moto lo scandalo fu il ruolo giocato da Moltke nell'evitare che nel 1905 la cosiddetta "crisi di Tangeri" si trasformasse in guerra aperta con la Francia, nonostante che il partito della guerra giudicasse molto favorevole il momento, dato che la grande alleata della Francia, la Russia, era stata appena sconfitta dal Giappone. Il partito della guerra non perdonò questa iniziativa, che giudicò alla stregua d'un tradimento, a maggior ragione quando seppe che Philipp zu Eulenburg stava premendo per diminuire lo spazio di manovra di uno dei propri collaboratori di spicco, il cancelliere e principe Bernhard von Bülow (1849-1929).
Il "partito della guerra" reagì facendo arrivare nel 1906 a un giornalista che ne condivideva le idee, Maximilian Harden, le lettere usate dalla moglie di von Moltke, Athalie von Kruse-Neetzow, durante la causa di divorzio nel 1899. Da esse s'inferiva che Moltke aveva avuto una relazione omosessuale con Eulenburg (che era sposato e aveva figli), sul conto del quale Harden raccolse un dossier.
Harden scatenò la sua campagna nel novembre 1906, sul periodico "Die Zukunft", insinuando che la cerchia di pervertiti (battezzata "camarilla" della "Tavola Rotonda") che stava attorno all'imperatore, poteva avere solo un'influenza malsana su di lui, e disastrosa per la Germania nel suo insieme. Non fece però nomi, limitandosi ad allusioni in codice ("L'arpista", "Zuccherino").
Philipp zu Eulenburg che era stato già ricattato in passato da Harden, si ritirò in Svizzera, placando momentaneamente il suo antagonista.

Il primo processo Moltke

La quiete non durò però a lungo. La decisione di Eulenburg di accettare un'importante onorificenza tedesca, l'Aquila nera, e di rientrare in Germania per l'investitura, fece alzare il tiro ai suoi nemici. Il 27 aprile 1907 Harden fece i nomi su "Die Zukunft": Moltke ed Eulenburg. Moltke dovette dimettersi per richiesta dell'imperatore, che era stato tirato in ballo a sua volta, e reagì querelando Harden, che però al processo di primo grado fu assolto[1]. Decisiva per la sentenza furono le testimonianze della moglie, che dichiarò che dopo i primi giorni di matrimonio suo marito non aveva più avuto rapporti sessuali con lei, ma soprattutto la sconcertante deposizione di Magnus Hirschfeld che, chiamato a testimoniare come "esperto" della materia affermò che Moltke era "costituzionalmente" omosessuale. (Questa mossa quasi distrusse l'organizzazione creata da Hirschfeld, il WHK, nella quale gli omosessuali non dichiarati costituivano la maggioranza dei soci)[2]. Il giudice sentenziò quindi che Moltke era omosessuale, ed assolse Harden.
L'avvocato di Moltke però riuscì a far annullare il processo per un vizio di forma, ed ottenne che fosse nuovamente celebrato nel dicembre 1907.

Il primo processo Eulenburg

Eulenburg da parte sua non solo aveva negato la presunta relazione con Moltke, ma si era spinto al punto da autodenunciarsi per violazione del paragrafo 175, in modo da dimostrare di poter essere completamente scagionato in tribunale da simili accuse. La mossa in effetti gli riuscì, dato che una breve inchiesta non troppo scrupoloso fu assolto già nel luglio 1907.

Lo scandalo si allarga

Bülow "inzaccherato" dal fango. ("Kladderadatsch", 27/10/1907).

Nel frattempo lo scandalo, ripreso dai giornali di tutta Europa, stava allargandosi ormai al di fuori di ogni controllo, coinvolgendo Georg von Hülsen, direttore del Teatro Regio di Berlino, von Stückradt, scudiero del principe della corona, e addirittura lo stesso Bernhard von Bülow.
A tirare in ballo l'ispiratore segreto dello scandalo fu Adolf Brand, editore del periodico omosessuale Der Eigene, convinto sostenitore della pratica dell'outing per l'avanzamento della causa omosessuale. In un opuscolo del 1907 Brand insinuò infatti che lo stesso Bülow fosse stato ricattato per "pratiche contrarie al paragrafo 175" del codice penale tedesco, cioè per omosessualità.

Querelato per diffamazione, il 7 novembre 1907 Brand dichiarò in tribunale che Bülow aveva baciato il suo segretario Max Scheefer durante un ricevimento per soli maschi organizzato da Philipp zu Eulenburg. Bülow negò tali atti, ma "ammise" di avere udito voci di quel tipo sul suo nemico Eulenburg. Il quale a sua volta si difese dichiarando, sotto giuramento, di non avere mai organizzato tali eventi, e di non avere mai avuto rapporti omosessuali. Ciò gli sarebbe costato in seguito una denuncia per spergiuro.

Quanto a Bülow, nonostante una testimonianza del capo della polizia di Berlino piuttosto imbarazzante per lui (il funzionario non lo incriminò, ma al tempo stesso rifiutò di scagionarlo), finì per vincere il processo, e Brand fu condannato a 18 mesi di carcere.

File:Brand, Adolf - from - Ulk (Berlin) - 15 November 1907.jpg
Adolf Brand raffigurato in un carcere femminile. ("Ulk", 15/11/1907).

Il secondo processo Moltke

Alla ripetizione del suo processo contro Harden, che si tenne dal 18 al 28 dicembre 1907[3], i legali di Moltke, minacciando l'ex moglie di farla dichiarare affetta da "isteria" e da "gelosia patologica", riuscirono a farle ritrattare la dichiarazione di avere sorpreso l'ex marito in posizione compromettente con Eulenburg[4]. Magnus Hirschfeld, sommerso dalle critiche per il suo precedente intervento, si rimangiò il parere che Moltke fosse "costituzionalmente" omosessuale, riducendo la portata del suo rapporto con Eulenburg a una "virile amicizia", male interpretata dalla società[5].
In questo modo Moltke stavolta vinse la causa, e Harden dovette scontare quattro mesi di prigione per diffamazione.

Il processo di Harden contro Städele

Harden uscì dal carcere deciso a preparare la riscossa. Si mise quindi d'accordo col direttore d'un altro giornale, Anton Städele, facendogli pubblicare un articolo in cui s'insinuava che Harden s'era lasciato corrompere da Eulenburg per mettere a tacere le accuse contro di lui. Harden poté così querelare Städele, e in questo modo portare nuovamente davanti a un tribunale la vicenda.
Harden aveva infatti un asso nella manica da giocare, e durante il processo riuscì a far chiamare a testimoniare due soldati, Georg Riedel e Jacob Ernst, che dichiararono di avere avuto rapporti sessuali con Eulenburg. Ciò rese Eulenburg reo di spergiuro, e fece partire un nuovo processo nel quale egli figurva come imputato.
Quanto al processo contro Städele, egli fu multato di 100 marchi, che Harden provvide a rimborsargli.

Il secondo processo contro Eulenburg

Il nuovo processo per spergiuro contro Eulenburg ebbe inizio il 7 maggio 1908 con una sfilata di ben 41 testimoni, tra i quali Jacob Ernst, ed altri che dichiararono di avere assistito a rapporti omosessuali di Eulenburg nel 1887, spiando dal buco della serratura. [6]
Il processo venne però sospeso già il 29 giugno 1908 a causa dello stato di salute di Eulenburg, venne poi trasferito in ospedale[7], ma nuovamente rimandato.
Dal 1908 fino alla dissoluzione dell'Impero tedesco al termine della Prima guerra mondiale, questo processo sarebbe stato rimandato di anno in anno sempre per motivi di salute[8], col risultato che non si arrivò mai ad una sentenza contro Eulenburg.
Da parte sua, Harden ne usciva riabilitato.[9]

Il terzo processo contro Harden

Nel frattempo, a bocce ormai ferme, nell'aprile 1908 Harden venne nuovamente condannato senza clamore mediatico, questa volta al pagamento delle spese processuali di Moltke (4.000 marchi) oltre a 600 marchi di multa. Ma ormai i giochi erano fatti e quanto si voleva ottenere, l'allontanamento di Moltke ed Eulenburg dalla "stanza dei bottoni", era stato ottenuto.

Si spiega così come sia passato quasi inosservato un avvenimento che avrebbe potuto rivelarsi uno scandalo dentro lo scandalo: il 14 novembre 1908 Dietrich von Hülsen-Häseler, capo della segretaria militare, morì d'infarto mentre, vestito con un... tutù, si stava esibendo a una festa a cui era presente proprio l'imperatore.

Conseguenze dello scandalo

  • Lo scandalo Moltke-Eulenburg fu macchinato per ridurre, nell'entourage di Guglielmo II, l'influenza dell'elemento contrario allo scatenamento della prima guerra mondiale nonché favorevole a una continuazione della linea seguita, con successo, da Bismarck. A questo scopo fu fatto uso di un pregiudizio, specificatamente dell'omofobia, per fini politici che non avevano nulla a che vedere con l'omosessualità. Come disse dopo gli eventi la moglie di Eulenburg: «stavano mirando a mio marito, ma il loro bersaglio era il Kaiser». E in effetti lo scandalo ottenne il risultato per cui era stato montato, eliminando l'ultimo ostacolo che si frapponeva alla preparazione aperta del conflitto. Dopo la guerra, alludendo all'esito nefasto per la Germania di tale conflitto, Harden avrebbe confessato a Hirschfeld che lo scandalo era stato il più grave errore politico della sua vita e vi attribuì (ovviamente esagerando, visto che le cause avevano radici ben più profonde) le origini della prima guerra mondiale e la caduta del Secondo impero tedesco. Hirschfeld scrisse sul giornale "Die Freundschaft" (L'amicizia) del febbraio 1933 che il risultato dello scandalo era "nient'altro e niente di meno che una vittoria per la tendenza che infine ha condotto agli eventi della guerra mondiale".
  • A livello d'immagine, lo scandalo contribuì a identificare ancora più strettamente, in tutto il mondo, Germania e omosessualità (bollata in Francia come vice allemand, "vizio tedesco").
  • A livello personale, lo stress causato dai processi e dall'opinione pubblica fece sì che molti partecipanti perdessero la salute durante il 1908, ed influì sull'imperatore sfociando in un'aperta depressione, che influì negativamente sulla successiva capacità di governo, sempre più aggressiva, nel difficile periodo che precedette lo scoppio della Prima guerra mondiale.
  • Tra gli effetti curiosi ci fu infine l'immediata diffusione a livello mondiale, attraverso i quotidiani che seguirono morbosamente lo scandalo, del nuovo termine eufemistico usato per definire il reato di cui gli imputati erano accusati: "omosessualità". Meno durevole fu invece la diffusione delle definizioni di "Tavola rotonda" o "camarilla" per identificare collettivamente i componenti di un gruppo omosessuale, specie se associati alla gestione del potere politico.

Note

  1. Anonimo, Il processo contro Harden per accuse di immoralità ad alcuni amici di Guglielmo II, "La Stampa", 24.10.1907, n. 295, p. 3; Anonimo, Dopo la sentenza Harden-von Moltke. Le ombre della giustizia, "La Stampa", 01.11.1907, n. 303, p. 3.
  2. In realtà nelle sue intenzioni Hirschfeld intendeva aiutare Moltke, dichiarando che il fatto di avere come Moltke una "predisposizione psichica" (ma completamente casta) all'omosessualità non era né criminale né raro, e che una predisposizioni non infrangeva in alcun modo la legge. Però di tutto questo discorso i suoi contemporanei, giudici inclusi, percepirono solo che Moltke "lo" era, e tanto bastò.
  3. Anonimo, Una giornata a porte chiuse nel processo Moltke-Harden, "La Stampa", 21.12.1907, n. 353, p. 4; Anonimo, Il nuovo processo Harden. La signora Elbe si ritratta, "La Stampa", 24.12.1907, n. 356, p. 3; Anonimo, Un'interessante seduta al processo Harden, "La Stampa", 28.12.1907, n. 359, p. 1.
  4. Anonimo, Il nuovo processo Harden. La signora Elbe si ritratta, "La Stampa", 24.12.1907, n. 356, p. 3.
  5. Sull'episodio si veda: Erwin Haeberle, Justitias zweischneidiges Schwert. Magnus Hirschfeld als Gutachter in der Eulenburg-Affäre, in: Klaus M. Beier (a cura di), Sexualität zwischen Medizin und Recht, Fischer Verlag, Stuttgart 1991, pp. 5-20; online sull' "Archiv für Sexualwissenschaft". Magnus Hirschfeld diede la sua versione del processo come: Sexualpsychologie und Volkspsychologie. Eine epikritische Studie zum Harden-Prozeß, "Zeitschrift für Sexualwissenschaft", 1908, pp. 88-92 e 228-247.
  6. Anonimo, Triste giornata per Eulenburg. Le accuse contro il principe confermate, "La Stampa", 09.07.1908, n. 189, p. 3.
  7. Anonimo, La prima seduta del processo Harden in una sala dell'ospedale della Carità, "La Stampa", 16.07.1908, n. 196, p. 2.
  8. Anonimo, Drammatica ripresa per poche ore del processo Eulenburg, "La Stampa", 08.07.1909, n. 187, p. 3
  9. Anonimo, Il giudizio di Massimiliano Harden sulla situazione creata dal processo Eulenburg, "La Stampa", 20.07.1908, n. 200, p. 4.

Galleria

Galleria di vignette

Lo scandalo scatenò la produzione di centinaia di vignette satiriche in tutto il mondo, di cui fu raccolta addirittura un'antologia in volume (vedi bibliografia, Derrière "Lui"). Qui di seguito una breve galleria esemplificativa tratta anche da un periodico italiano, "L'Asino", socialista e anticlericale, che non rinunciò all'anticlericalismo neppure in questa occasione.

Voci correlate

Bibliografia

Documenti (in ordine cronologico)

1907

  • Anonimo, Sodom und Gomorrha. Der Prozess der Königsmacher, Buchhandlung Vorwärts, Berlin 1907. (opuscolo socialdemoctarico, di 16 pp).
  • Johann Ludwig Casper (pseud.), Das Treiben der Homosexuellen: volle Aufklärung zum Verständnis der Andeutungen und "halben Worte" im Moltke-Harden-Prozeß, Leipziger Verlag, Leipzig 1907.
  • "Simpli­cissimus". Spezial-Nummer Prozess Moltke-Harden (1907).
  • "Spectator" (Adolf Henle), Fürst Bülow als Angeklagter! Skandalose Zu­stän­­de in Deutschland, Charles Pache, Lausanne 1907.

1908

  • Johannes Harnisch, Harden, Eulenburg und- Moltke, Hemann Walther, Berlin 1908.
  • Magnus Hirschfeld, Sexualpsychologie und Volkspsychologie. Eine epikritische Studie zum Harden-Prozeß, "Zeitschrift für Sexualwissenschaft", 1908, pp. 88-92 e 228-247.
  • "L'Assiette au beurre" n. 377, 1908 (numero monografico "Harden Party").

1909

  • Wichmann, Da Sodoma a Lesbo. Le origini del processo Moltke-Harden, "La tribuna", 22.04.1909.

1910-1933

  • "L'Assiette au beurre" n. 514, 1911 (numero monografico "Les dessous de Germania").
  • Hugo Friedlaender, Interessante Kriminal-Prozesse von kulturhistorischer Bedeutung: Darstellung merkwürdiger Strafrechtsfälle aus Gegenwart und Jüngstvergangenheit, nach eigenen Erlebnissen 11 Der Beleidigungs-Prozess des Berliner Stadtkommandanten Generalleutnant z. D. Graf Kuno v. Moltke gegen den Herausgeber der "Zukunft", Maximilian Harden, wegen angeblichen Vorwurfs der Homosexualität, Barsdorf, Berlin 1919.
  • Guido Podrecca, La tavola rotonda in Germania, Mantegazza, Roma 1919. Riedito come: Guido Podrecca, Sessualità e politica della Germania imperiale, OET, Roma 1946.
  • Otto Hammann, Um den Kaiser. Erinnerungen aus den Jahren 1906-1909, Hobbing, Berlin 1919.
  • Hans von Tresckow, Von Fürsten und anderen Sterblichen. Erinnerungen eines Kriminal­kommissars, Fontane, Berlin 1922.
  • Johannes Haller, Aus dem Leben des Fürsten Philipp zu Eulenburg-Hertefeld, Gebrüder Paetel, Berlin 1924.
  • Wilhelm II, My early life, G.H. Doran, New York 1926.
  • Maximilian Harden, Von Versailles nach Versailles, Hellerau, Dresden 1927.
  • Maximilian Harden: Köpfe. Eine Auswahl, Sieben-Stäbe-Verlag, Berlin 1930.
  • Emil Ludwig, Guglielmo II, Mondadori, Milano 1932 (settima edizione), pp. 300-309.

Studi (in ordine alfabetico)

In tedesco

  • Hans-Wilhelm Baumeister, Prince Philipp Eulenburg-Hertefeld (1847-1921), Steiner, Wiesbaden 1981.
  • Colin de la Motte-Sherman, The Eulenburg Affair - "Outing" as delayed revenge?, "Die Andere Welt", February 1997, pp. 8–9.
  • Norman Domeier, Der Eulenburg-Skandal: Eine Kulturgeschichte der Politik des späten Kaiserreichs, European University Institute, Florence 2009.
  • Hans-Joachim Goebel, Maximilian Harden als politischer Publizist im 1. Weltkrieg, Verlag Peter Lang, Frankfurt/M. 1977.
  • Johannes Haller, Aus dem Leben des Fürsten Philipp zu Eulenburg-Hertefeld, Gebrüder Patel, Berlin 1924.
  • Erwin Haeberle, Justitias zweischneidiges Schwert. Magnus Hirschfeld als Gutachter in der Eulenburg-Affäre, in: Klaus M. Beier (a cura di), Sexualität zwischen Medizin und Recht, Fischer Verlag, Stuttgart 1991, pp. 5-20; online sull' "Archiv für Sexualwissenschaft".
  • Peter Jungblut, Famose Kerle. Eulenburg - Eine wilhelminische Affäre, MännerschwarmSkript Verlag, Hamburg 2003. ISBN 3-935596-21-9.
  • John Röhl, Kaiser, Hof und Staat. Wilhelm II und die deutsche Politik, Beck, München 1988.
  • John Röhl & Nicolaus Sombart (curr.), Kaiser Wilhelm II. New Interpretations. The Corfu Papers, Cambridge University Press, Cambridge, London, New York, New Rochelle, Melbourne, and Sydney 1982.
  • John Röhl, Der Ort Kaiser Wilhelms in der deutschen Geschichte, Oldenbourg, München 1991.
  • John Röhl (cur.), Philipp Eulenburgs politische Korrespondenz, voll. 1-3, Boldt, Boppard 1976-83.
  • James Steakley, Die Freunde des Kaisers. Die Eulenburg-Affäre im Spiegel zeitgenössischer Karikaturen. MännerschwarmSkript, Hamburg 2004. ISBN 3-935596-37-5.
  • B. Uwe Weller, Maximilian Harden und die “Zukunft”, Schünemann Universitätsverlag, Bremen 1970.
  • Peter Winzen, Das Ende der Kaiserherrlichkeit: die Skandalprozesse um die homosexuellen Berater Wilhelms II. 1907 - 1909, Böhlau-Verlag, Köln & Weimar & Wien 2010.

In altre lingue

  • Maurice Baumont, L'Affaire Eulenbourg et les origines de la Guerre Mondiale, Payot, Paris 1933.
  • Claudia Bruns, Masculinity, sexuality and the German nation: the Eulenburg scandals and Kaiser Wilhelm II in political cartoon, in: Udo Hebel e Christoph Wagner (curr.), Pictorial cultures and political iconographie, De Gruyter, Berlin 2011, pp. 119-141, ISBN 978-3112190883
  • Wayne R. Dynes (cur.) Encyclopedia of Homosexuality, Garland Publishing, New York and London 1990, ad voces.
  • John Grand-Carteret (cur.), Derrière "Lui", (l'homosexualité en Allemagne), Bernard, Paris 1908. Ristampa anastatica: Derrière "Lui", (l'homosexualité en Allemagne), l'Allemagne et la caricature européenne en 1907, suivi de "Iconographie d'un scandale, les caricatures politiques et l'affaire Eulenburg", par James Steakley, Gaykitschcamp, Lille 2001. ISBN 2-908050-15-3.
  • Warren Johansson &, William A. Percy, Outing: shattering the conspiracy of silence, Harrington Park Press, 1994.
  • Isabel Hull, The Entourage of Kaiser Wilhelm II 1888-1918, Cambridge University Press, Cambridge, London, New York, New Rochelle, Melbourne, and Sydney 1982.
  • Thomas A. Kohut, Wilhelm II and the Germans. A study in leadership, Oxford University Press, New York and Oxford 1991.
  • Nicolas Le Moigne, L'affaire Eulenburg: homosexualité, pouvoir monarchique et dénonciation publique dans l'Allemagne impériale (1906-1908), "Politix" 3/2005, n. 71, p. 83-106. (Scaricabile in formato .pdf).
  • Reinhold Conrad Muschler, Philipp zu Eulenburg. Sein Leben und seine Zeit, Grunow, Leipzig 1930.
  • James Steakley, "Iconography of a scandal: political cartoons and the Eulenburg Affair in Wilhelmine Germany", in: Hidden from history: reclaiming the gay & lesbian past, Duberman et al (curr.), Meridian, New American Library, Penguin Books, New York 1990. ISBN 0-452-01067-5.
  • Marc Vargo, Scandal: infamous gay controversies of the twentieth century, Harrington Park Press, New York 2003, pp. 155-176.
  • Harry Young, Maximilian Harden. Censor Germaniae, Martinus Nijhoff, The Hague 1959.

Collegamenti esterni