Modifica di Museo Archeologico di Napoli

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==COLLEZIONI POMPEIANE==
 
==COLLEZIONI POMPEIANE==
Le Collezioni Pompeiane sono le più cospicue al MANN. Esse cominciano al piano ammezzato (affacciato sul cortile occidentale) con la sezione dei Mosaici (sale 57-64) seguita dal Gabinetto Segreto (sale 62 e 65). Proseguono al primo piano nelle gallerie e sale disposte intorno al cortile orientale e precisamente gli Affreschi (sale 66-78), il Tempio di Iside (sale79-84), il Plastico di Pompei (sala 96), vetri bronzi argenti ceramiche invetriate ossi avori (sale 85-89), ed infine sul lato occidentale la Villa dei Papiri (sale 114-117). E' in fase di allestimento la statuaria pompeiana al piano terra nelle gallerie e sale dislocate intorno al cortile occidentale.
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Le Collezioni Pompeiane sono le più cospicue al MANN. Esse cominciano al piano ammezzato (affacciato sul cortile occidentale) con la sezione dei Mosaici (sale 57-64) seguita dal Gabinetto Segreto (sale 62 e 65). Proseguono al primo piano nelle gallerie e sale disposte intorno al cortile orientale e precisamente gli Affreschi (sale 66-78), il Tempio di Iside (sale79-84), il Plastico di Pompei (sala 96), vetri bronzi ossi avori argenti (sale 85-89), ed infine sul lato occidentale la Villa dei Papiri (sale 114-117). E' in fase di allestimento la statuaria pompeiana al piano terra nelle gallerie e sale dislocate intorno al cortile occidentale.
  
 
===Mosaici===
 
===Mosaici===
La '''''Preparazione di attori a un dramma satiresco''''' è un mosaico (cm 54 x 55) rinvenuto a Pompei nella Casa del Poeta Tragico (VI, 8, 3), esposto nella collezione dei mosaici al piano ammezzato del MANN (inv. 9986). Datato all'epoca di Vespasiano (69-79 d.C.), riproduce probabilmente una pittura votiva greca di fine IV - inizio III secolo a.C. Mostra un gruppo di attori che, in un ambiente oscuro caratterizzato da un soffitto a cassettoni (dietro le quinte di un teatro?), si preparano alla rappresentazione di un dramma satiresco. Seduto al centro vi è il maestro del coro che dà le ultime istruzioni a due attori vestiti con pelli di capra, di cui uno accenna a un passo di danza al suono del doppio flauto (''auloi'' o ''tibia'') eseguito da un personaggio in piedi riccamente vestito da donna ed inghirlandato (notoriamente in epoca greca e romana alle donne era vietato recitare nei teatri, per cui i ruoli femminili erano sempre impersonati da attori maschi). Sulla destra, intanto, un servo aiuta un altro attore a vestirsi. Maschere tragiche e sileniche sono poste su un tavolino e su uno sgabello, pronte per essere indossate. Interessante il gioco prospettico errato delle due colonne ioniche centrali che risultano al tempo stesso in primo piano a sostenere la trabeazione, e nel contempo in fondo all'ambiente, dietro al gruppo degli attori.
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La '''''Preparazione di attori a un dramma satiresco''''' è un mosaico (cm 54 x 55) rinvenuto a Pompei nella Casa del Poeta Tragico (VI, 8, 3), esposto nella collezione dei mosaici al piano ammezzato del MANN (inv. 9986). Datato all'epoca di Vespasiano (69-79 d.C.), riproduce probabilmente una pittura votiva greca di fine IV - inizio III secolo a.C. Mostra un gruppo di attori che, in un ambiente oscuro caratterizzato da un soffitto a cassettoni (dietro le quinte di un teatro?), si preparano alla rappresentazione di un dramma satiresco. Seduto al centro è il maestro del coro che dà le ultime istruzioni a due attori vestiti con pelli di capra, di cui uno accenna a un passo di danza al suono del doppio flauto (''auloi'' o ''tibia'') eseguito da un personaggio in piedi riccamente vestito da donna ed inghirlandato (notoriamente in epoca greca e romana alle donne era vietato recitare nei teatri, per cui i ruoli femminili erano sempre impersonati da attori maschi). Sulla destra, intanto, un servo aiuta un altro attore a vestirsi. Maschere tragiche e sileniche sono poste su un tavolino e su uno sgabello, pronte per essere indossate. Interessante il gioco prospettico errato delle due colonne ioniche centrali che risultano al tempo stesso in primo piano a sostenere la trabeazione, e nel contempo in fondo all'ambiente, dietro al gruppo degli attori.
 
 
 
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File:Choregos actors MAN Napoli Inv9986.jpg|Attori che si travestono.
 
File:Choregos actors MAN Napoli Inv9986.jpg|Attori che si travestono.
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'''Gabinetto segreto''' (o ''Gabinetto Pornografico'' o ''Gabinetto degli oggetti riservati'') è il nome che i Borbone hanno dato alla sezione del Reale Museo Borbonico in cui vennero raccolte tutte le opere d'arte a carattere erotico o pornografico e gli altri oggetti a carattere sessuale che man mano venivano alla luce negli scavi di Pompei ed Ercolano. L'attuale sezione museale, liberata definitivamente dalla censura nell'anno 2000, è regolarmente accessibile ai visitatori del Museo senza ulteriori formalità (i minori possono accedervi solo se accompagnati da un adulto che si assume implicitamente ogni responsabilità). Con la sua riapertura, gli oggetti sono stati suddivisi ed esposti secondo le loro originarie ambientazioni pompeiane : la casa, il giardino, il lupanare (bordello), la strada.  
 
'''Gabinetto segreto''' (o ''Gabinetto Pornografico'' o ''Gabinetto degli oggetti riservati'') è il nome che i Borbone hanno dato alla sezione del Reale Museo Borbonico in cui vennero raccolte tutte le opere d'arte a carattere erotico o pornografico e gli altri oggetti a carattere sessuale che man mano venivano alla luce negli scavi di Pompei ed Ercolano. L'attuale sezione museale, liberata definitivamente dalla censura nell'anno 2000, è regolarmente accessibile ai visitatori del Museo senza ulteriori formalità (i minori possono accedervi solo se accompagnati da un adulto che si assume implicitamente ogni responsabilità). Con la sua riapertura, gli oggetti sono stati suddivisi ed esposti secondo le loro originarie ambientazioni pompeiane : la casa, il giardino, il lupanare (bordello), la strada.  
  
 
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All'ingresso della collezione sono esposte opere che non provengono dalle antiche città vesuviane. Fra essi :
All'ingresso della collezione sono esposte opere che non provengono dalle antiche città vesuviane. Fra esse :
 
 
 
 
====Sarcofago con scena di baccanale====
 
====Sarcofago con scena di baccanale====
 
Il sarcofago con '''''Scena di culto dionisiaco (o Baccanale)''''' è un rilievo di grande qualità facente parte della Collezione Farnese, ma esposto nel "Gabinetto Segreto" (inv. 27710). Vi è rappresentato al centro Dioniso (nel suo aspetto greco), ebbro ed eccitato, sostenuto da due giovani satiri, mentre tutto intorno si scatenano Menadi in furiose danze e Panischi e Panische sono intenti in arditi giochi sessuali, e sulla destra il corteo bacchico si avvia con un giovane satiro che trasporta la cista mistica. A sinistra dorme una figura femminile, probabilmente Arianna, davanti al recinto di un santuario dal quale salta fuori il dio Pan.
 
Il sarcofago con '''''Scena di culto dionisiaco (o Baccanale)''''' è un rilievo di grande qualità facente parte della Collezione Farnese, ma esposto nel "Gabinetto Segreto" (inv. 27710). Vi è rappresentato al centro Dioniso (nel suo aspetto greco), ebbro ed eccitato, sostenuto da due giovani satiri, mentre tutto intorno si scatenano Menadi in furiose danze e Panischi e Panische sono intenti in arditi giochi sessuali, e sulla destra il corteo bacchico si avvia con un giovane satiro che trasporta la cista mistica. A sinistra dorme una figura femminile, probabilmente Arianna, davanti al recinto di un santuario dal quale salta fuori il dio Pan.
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[[File:Anfora etrusca con scena di sodomia 1836.jpeg|thumb|right|250px|Rappresentazione di Anfora etrusca con scena di sodomia da un testo del 1836]]
 
[[File:Anfora etrusca con scena di sodomia 1836.jpeg|thumb|right|250px|Rappresentazione di Anfora etrusca con scena di sodomia da un testo del 1836]]
NOTA  STORICA - Ci si può chiedere come mai un disegno dell’Ottocento che voglia riprodurre un reperto così particolare come questa anforetta, risulti infine tanto approssimativo ed impreciso da sorprenderci persino che sia stato pubblicato<ref>Famin, César (1799-1853), ''Musée royal de Naples, peintures, bronzes et statues érotiques du cabinet secret, avec leur explication'', Abel Ledoux, Paris 1836. Il testo è disponibile sul web a [https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k63310996/f7.item.texteImage.zoom questo link]</ref>. In realtà bisogna considerare due aspetti non irrilevanti. <br>
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NOTA  STORICA - Ci si può chiedere come mai un disegno dell’Ottocento che voglia riprodurre un reperto così particolare come questa anforetta, risulti infine tanto approssimativo ed impreciso da sorprenderci persino che sia stato pubblicato[5]. In realtà bisogna considerare due aspetti non irrilevanti. <br>
 
1) Le collezioni di arte e di antichità un tempo appartenevano ai re, erano un patrimonio personale del re; del resto l’origine delle stesse collezioni erano determinate dal desiderio di realizzare qualcosa che desse prestigio a sé e al proprio casato. Con la rivoluzione francese ed il successivo avvento dell’epoca napoleonica, molte case reali persero insieme al regno anche i loro possedimenti, collezioni d’arte incluse. Dopo la caduta di Napoleone, con il Congresso di Vienna le varie case reali riottennero indietro insieme ai loro regni anche le collezioni d’arte un tempo di loro proprietà. Se tutto ciò fu ristabilito, una cosa essi non poterono più ignorare: l’idea illuministica che oramai si era diffusa, che la cultura appartiene al popolo. Per questa ragione, con la restaurazione, le case reali furono obbligate a rendere accessibili a chiunque le loro collezioni d’arte private. E’ così che i più grandi musei d’ Europa vennero fondati in gran parte dopo il 1815. Le collezioni in essi contenuti restavano di proprietà del re, ma diventavano pubbliche, accessibili e fruibili a tutti e non più solo a nobili e reali.<br>  
 
1) Le collezioni di arte e di antichità un tempo appartenevano ai re, erano un patrimonio personale del re; del resto l’origine delle stesse collezioni erano determinate dal desiderio di realizzare qualcosa che desse prestigio a sé e al proprio casato. Con la rivoluzione francese ed il successivo avvento dell’epoca napoleonica, molte case reali persero insieme al regno anche i loro possedimenti, collezioni d’arte incluse. Dopo la caduta di Napoleone, con il Congresso di Vienna le varie case reali riottennero indietro insieme ai loro regni anche le collezioni d’arte un tempo di loro proprietà. Se tutto ciò fu ristabilito, una cosa essi non poterono più ignorare: l’idea illuministica che oramai si era diffusa, che la cultura appartiene al popolo. Per questa ragione, con la restaurazione, le case reali furono obbligate a rendere accessibili a chiunque le loro collezioni d’arte private. E’ così che i più grandi musei d’ Europa vennero fondati in gran parte dopo il 1815. Le collezioni in essi contenuti restavano di proprietà del re, ma diventavano pubbliche, accessibili e fruibili a tutti e non più solo a nobili e reali.<br>  
 
2) La stessa cosa avvenne nel Regno di Napoli, poi Regno delle Due Sicilie. Il 22 febbraio 1816 Ferdinando I decretava ufficialmente l'istituzione del "Real Museo Borbonico" nel quale confluirono le collezioni d’arte farnesiane ereditate da sua nonna Elisabetta Farnese, e quelle pompeiane derivate dagli scavi archeologici effettuati a Pompei ed Ercolano. Specialmente queste ultime davano un lustro particolare ai Borbone di Napoli per l’unicità dei reperti. Per questa ragione opere d’arte ed oggetti antichi del Museo Borbonico non solo erano un patrimonio personale del re, ma pure la loro pubblicazione era appannaggio esclusivo della casa reale che ne curava la conoscenza tramite gli splendidi volumi del “Le Antichità di Ercolano”. Va da sé che a nessuno studioso o artista che visitava il Museo era permesso di riprodurre in disegno o in pittura le opere esposte; addirittura per impedire che ne eseguissero anche dei veloci schizzi, era loro concesso di sostare davanti alle opere solo per un tempo brevissimo. Pertanto i disegni prodotti da questi personaggi erano realizzati solo a posteriori, in base alle impressioni ed osservazioni che essi erano riusciti a raccogliere e a fissare nella mente in un tempo limitatissimo di visione dell'oggetto. Naturalmente queste limitazioni così severe vennero col tempo allentate, dapprima con l’apertura al pubblico del Museo, ed ancora di più dopo il 1860 con l’unità d’Italia, quando le collezioni dei Borbone passarono di proprietà allo Stato italiano. Agli artisti che riproducevano le opere dal vivo (i cosiddetti “copisti”), con l’invenzione e l’avvento della fotografia a partire dalla metà Ottocento, si aggiunsero e diffusero viepiù le riproduzioni in foto.  
 
2) La stessa cosa avvenne nel Regno di Napoli, poi Regno delle Due Sicilie. Il 22 febbraio 1816 Ferdinando I decretava ufficialmente l'istituzione del "Real Museo Borbonico" nel quale confluirono le collezioni d’arte farnesiane ereditate da sua nonna Elisabetta Farnese, e quelle pompeiane derivate dagli scavi archeologici effettuati a Pompei ed Ercolano. Specialmente queste ultime davano un lustro particolare ai Borbone di Napoli per l’unicità dei reperti. Per questa ragione opere d’arte ed oggetti antichi del Museo Borbonico non solo erano un patrimonio personale del re, ma pure la loro pubblicazione era appannaggio esclusivo della casa reale che ne curava la conoscenza tramite gli splendidi volumi del “Le Antichità di Ercolano”. Va da sé che a nessuno studioso o artista che visitava il Museo era permesso di riprodurre in disegno o in pittura le opere esposte; addirittura per impedire che ne eseguissero anche dei veloci schizzi, era loro concesso di sostare davanti alle opere solo per un tempo brevissimo. Pertanto i disegni prodotti da questi personaggi erano realizzati solo a posteriori, in base alle impressioni ed osservazioni che essi erano riusciti a raccogliere e a fissare nella mente in un tempo limitatissimo di visione dell'oggetto. Naturalmente queste limitazioni così severe vennero col tempo allentate, dapprima con l’apertura al pubblico del Museo, ed ancora di più dopo il 1860 con l’unità d’Italia, quando le collezioni dei Borbone passarono di proprietà allo Stato italiano. Agli artisti che riproducevano le opere dal vivo (i cosiddetti “copisti”), con l’invenzione e l’avvento della fotografia a partire dalla metà Ottocento, si aggiunsero e diffusero viepiù le riproduzioni in foto.  
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Per l'affresco rinvenuto a Pompei nella  Casa dei Dioscuri, dell' '''''approccio sessuale di Pan ad Ermafrodito''''' (inv. 27700), vedere la descrizione più sotto nel paragrafo dedicato a "il dio Pan".
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Per l'affresco rinvenuto a Pompei nella  Casa dei Dioscuri, dell' '''''approccio sessuale di Pan ad Ermafrodito''''' (inv. 27700), vedere la descrizione più sotto.
 
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File:Roman fresco of Pan and Hermaphroditus, Pompeii.jpg
 
File:Roman fresco of Pan and Hermaphroditus, Pompeii.jpg
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File:Satiro ed Ermafrodita 001.JPG
 
File:Satiro ed Ermafrodita 001.JPG
File:The antiquities of Herculaneum (1773) (14754453756).jpg|l'affresco in una incisione del 1773
 
File:Antiquités d’Herculanum vol. 1 - Tommaso Piroli (1804).jpg|l'affresco in una incisione del 1804
 
 
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File:Pan copulating with goat 1.JPG
 
File:Pan copulating with goat 1.JPG
 
File:Pan e Capra 100 4815.JPG
 
File:Pan e Capra 100 4815.JPG
File:Delle antichità di Ercolano, 1757-1779 (T. I-VII) 20262 (23722148596).jpg|Pan si scontra con i caproni. Da "Le antichità di Ercolano" (1757-1779)
 
 
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====Il banchetto====
 
====Il banchetto====
Nei banchetti di personaggi romani facoltosi e raffinati la tavola non era solo imbandita da pietanze succulente e vini squisiti ma vi figuravano anche oggetti destinati a rallegrare i commensali, oppure soggetti volti a dare un messaggio legato al piacere della vita. Tipico è la ''larva convivialis'', uno scheletrino in argento che, portato sulla tavola, ricordava agli invitati la caducità della vita e li invitava a godere del mangiare e del bere (vedi Trimalcione nel ''Satyricon'' di Petronio). Qui al Gabinetto Segreto, fra gli oggetti esposti, alcuni hanno una vera e propria funzione, mentre altri sono semplicemente decorativi.
 
 
 
In terracotta abbiamo '''''due brocche a forma di nani grotteschi o deformi''''', naturalmente itifallici (h cm 30, inv. 27857, 27858, da Ercolano). In ceramica fine spiccano invece '''''tre tazze a forma di maschera satiresca con lingua fallica''''': quest’ultima è mobile, inserita in un perno, per cui quando la tazza veniva riempita di vino o di acqua, il fallo emergeva dondolando, creando grande ilarità (da Pompei, cm 9,5 x 9, inv. 27859).
 
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File:Vervin Figurines from Pompei.JPG|Brocche a nani grotteschi, da Ercolano (27857, 27858)
 
File:Vasetti a forma di maschera con fallo mobile, I sec. dc, 27859.JPG|Tazza satiresca con lingua fallica, da Pompei (27859)
 
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Famose sono le '''''statuette in bronzo dei Placentari ignudi con vassoio d’argento''''', che rappresentano venditori ambulanti di focacce (''placentae''), nudi, inscheletriti, caratterizzati da un grande fallo floscio, che gridano a squarciagola la merce offerta (da Pompei, h cm 25, inv. 143758-143761). Queste statuette causavano ilarità proprio per il contrasto stridente che vi era fra l’aspetto veramente disgustoso dei personaggi, e la bontà dei dolcetti posti sui piccoli vassoi di argento che essi sostengono e venivano così offerti agli invitati.
 
 
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File:Napoli, museo archeologico (8105424522).jpg|Placentari con vassoio d'argento, da Pompei, (143758-143761)
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File:Napoli, museo archeologico (8105424522).jpg
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File:Stolido, caricatura del filosofo cinico, da pompei, I sec dc, 27729.JPG
 
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File:Statuette in bronzo di nanerottoli danzanti, da ercolano, I sec. dc, 27734 e -35.JPG
 
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File:Lucerna in bronzo a forma di nanerottolo danzante, da pompei, I sec dc, 27870.JPG
Oggetti sicuramente raffinati sono le '''''tre lucerne in bronzo a forma di nani iperdotati con una gamba sollevata''''' (forse danzanti?), destinati a illuminare la mensa (da Pompei, h, cm 22, inv. 27870-27872). Caricaturali e grotteschi, rappresentano forse degli operai – uno di essi impugna un martello, ed è intento ad assestare colpi al suo stesso membro – caratterizzati da un fallo enorme che brucia (il lucignolo è situato sulla punta del fallo).
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File:Lucerna in bronzo a forma di nanerottolo danzante, da pompei, I sec dc, 27871.JPG
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File:Lucerna in bronzo a forma di nanerottolo danzante, da pompei, I sec dc, 27872.JPG
File:Lucerna in bronzo a forma di nanerottolo danzante, da pompei, I sec dc, 27870.JPG|Lucerna a nano danzante, da Pompei (27870)
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File:Vervin Figurines from Pompei.JPG
File:Lucerna in bronzo a forma di nanerottolo danzante, da pompei, I sec dc, 27871.JPG|Lucerna a nano operaio danzante, da Pompei (27871)
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File:Vasetti a forma di maschera con fallo mobile, I sec. dc, 27859.JPG
File:Lucerna in bronzo a forma di nanerottolo danzante, da pompei, I sec dc, 27872.JPG|Lucerna a nano danzante, da Pompei (27872)
 
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Infine oggetti puramente ornamentali sono delle statuette caricaturali che venivano poste sulla tavola. Abbiamo '''''due statuette di nani danzanti''''' coperti appena da una corta tunica e caratterizzati da un grande fallo (da Ercolano, h cm 13, 1, inv. 27734; h cm 16,4, inv. 27735), mentre di grande qualità è la '''''statuetta di letterato stolido''''' che rappresenta un poeta o forse un filosofo stoico, dall’espressione stupida, che, mezzo ubriaco (ha una coroncina di edera in testa) declama la sua arte, inascoltato, nella speranza di ottenere un piatto di minestra. La sua miseria è suggerita dalla corta mantellina che non lo ricopre a sufficienza, facendo intravedere il suo grosso fallo satiresco (da Pompei, h cm 35,5, inv. 27729).
 
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File:Statuette in bronzo di nanerottoli danzanti, da ercolano, I sec. dc, 27734 e -35.JPG|Statuette di nani danzanti, da Ercolano (27734, 27735)
 
File:Stolido, caricatura del filosofo cinico, da pompei, I sec dc, 27729.JPG|Statuetta di un letterato stupido, da Pompei (27729)
 
 
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In una seconda grande vetrina abbiamo oggetti attribuibili per gran parte al mondo della magia e della superstizione.
 
In una seconda grande vetrina abbiamo oggetti attribuibili per gran parte al mondo della magia e della superstizione.
 
 
====Il mondo magico====
 
====Il mondo magico====
 
Gli antichi Romani temevano moltissimo la mala sorte, la sfortuna, e più di tutti il malocchio e l'invidia altrui. Oggetto d'eccellenza e rimedio efficace che neutralizzava tutto questo male era il ''fascinum'',  l'amuleto a forma di fallo eretto. La forma fallica - è innegabile! - attira lo sguardo; dunque uno sguardo malevolo o invidioso finiva per colpire l'amuleto e non la persona o l'oggetto dell'invidia. Esso si esprime dunque in vario modo e ricorre in numerosi oggetti come esemplificato qui di seguito.  
 
Gli antichi Romani temevano moltissimo la mala sorte, la sfortuna, e più di tutti il malocchio e l'invidia altrui. Oggetto d'eccellenza e rimedio efficace che neutralizzava tutto questo male era il ''fascinum'',  l'amuleto a forma di fallo eretto. La forma fallica - è innegabile! - attira lo sguardo; dunque uno sguardo malevolo o invidioso finiva per colpire l'amuleto e non la persona o l'oggetto dell'invidia. Esso si esprime dunque in vario modo e ricorre in numerosi oggetti come esemplificato qui di seguito.  
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=====Tintinnabula=====
 
=====Tintinnabula=====
Come già spiegato sopra, l'amuleto più diffuso nel mondo romano, potentissimo rimedio contro il malocchio e lo sguardo invidioso, era il ''fascinum'', il fallo eretto. Quando esso è corredato da numerosi campanelli (''crepitacula'') il cui scampanellio pure scacciava gli spiriti malvagi, viene chiamato ''tintinnabulum''. Nelle antiche città di Pompei ed Ercolano se ne sono trovati diversi, oggetti esclusivi e raffinati in quanto di bronzo, che venivano sospesi agli ingressi di case o botteghe a loro difesa. Il ''tintinnabulum'' classico e più diffuso è un grosso fallo eretto, spesso provvisto di ali, con un corpo di quadrupede caratterizzato da una coda fallica, zampe falliche e fra di esse un fallo in erezione (p.es. inv. 27840).  
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Come già spiegato sopra, l'amuleto più diffuso nel mondo romano, potentissimo rimedio contro il malocchio e lo sguardo invidioso, era il ''fascinum'', il fallo eretto. Quando esso è corredato da numerosi campanelli (''crepitacula'') il cui scampanellio pure scacciava gli spiriti malvagi, viene chiamato ''tintinnabulum''. Nelle antiche città di Pompei ed Ercolano se ne sono trovati diversi, oggetti esclusivi e raffinati in quanto di bronzo, che venivano sospesi agli ingressi di case o botteghe a loro difesa. Il ''tintinnabulum'' classico e più diffuso è un grosso fallo eretto, spesso provvisto di ali, con un corpo di quadrupede caratterizzato da una coda fallica, zampe falliche e fra di esse un fallo in erezione (p.es. inv. 27840). Nella cospicua collezione esposta al Gabinetto Segreto, l' '''esemplare più bello e maestoso''' è contrassegnato dal numero di inv. 27835. Un altro ha un '''corpo leonino''' ed è piegato in avanti in atteggiamento minaccioso e di attacco (inv. 27839), mentre un altro ancora richiama una '''chimera''' essendo provvisto di un piccolo corno fallico (inv. 27837). La fantasia non ha limiti: un tintinnabolo è caratterizzato da un fallo che fuoriesce da un '''guscio a chiocciola''' (inv. 27831), mentre un altro presenta un '''topolino sulla groppa''' (inv. 27841). Poiché anche la risata tiene alla larga il male o mette in fuga gli spiriti maligni, molti tintinnaboli causano ilarità. Divertente il '''grande fallo cavalcato da un pigmeo''' che, tutto concentrato ad incoronarne il glande, non si avvede che la coda fallica è prossima a penetrarlo (inv. 27844). Ad un secondo esemplare simile è andata persa purtroppo la coda (inv. 27843). Un ''tintinnabulum'' straordinario è in forma di '''gladiatore che combatte con un pugnale contro il suo stesso fallo''' trasformato in una pantera aggressiva (inv. 27853), probabilmente un'allusione al fatto che ognuno se la deve vedere da sé e combattere da solo contro i propri istinti sessuali più irruenti. Infine un tintinnabolo molto raffinato mostra '''Mercurio che cavalca un ariete itifallico''' : il dio tiene nella mano destra un sacco di monete, quindi è di nuovo bene augurante per un guadagno proficuo, favorisce che la ricchezza entri in casa (inv. 27855).
 
 
 
 
Nella cospicua collezione esposta al Gabinetto Segreto, l' '''esemplare più bello e maestoso''' è contrassegnato dal numero di inv. 27835. Un altro ha un '''corpo leonino''' ed è piegato in avanti in atteggiamento minaccioso e di attacco (inv. 27839), mentre un altro ancora richiama una '''chimera''' essendo provvisto di un piccolo corno fallico (inv. 27837). La fantasia non ha limiti: un tintinnabolo è caratterizzato da un fallo che fuoriesce da un '''guscio a chiocciola''' (inv. 27831), mentre un altro presenta un '''topolino sulla groppa''' (inv. 27841).  
 
 
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File:Tintinnabulum Pompeii MAN Napoli Inv27840.jpg|Tintinnabulum comune, da Pompei (27840)
 
File:Tintinnabulum Pompeii MAN Napoli Inv27840.jpg|Tintinnabulum comune, da Pompei (27840)
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File:Tintinnabula, da pompei, I sec. dc.JPG|Tintinnabulum con guscio di lumaca,<br> da Ercolano (27831)
 
File:Tintinnabula, da pompei, I sec. dc.JPG|Tintinnabulum con guscio di lumaca,<br> da Ercolano (27831)
 
File:Tintinnabulum forma di fallo percorso da un topo e una tartaruga, da pompei, I sec dc., 27841.JPG|Tintinnabulum con topolino sulla groppa,<br> da Pompei (27841)
 
File:Tintinnabulum forma di fallo percorso da un topo e una tartaruga, da pompei, I sec dc., 27841.JPG|Tintinnabulum con topolino sulla groppa,<br> da Pompei (27841)
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Poiché anche la risata tiene alla larga il male o mette in fuga gli spiriti maligni, molti tintinnaboli causano ilarità. Divertente il '''grande fallo cavalcato da un pigmeo''' che, tutto concentrato ad incoronarne il glande, non si avvede che la coda fallica è prossima a penetrarlo (inv. 27844). Ad un secondo esemplare simile è andata persa purtroppo la coda (inv. 27843). Un ''tintinnabulum'' straordinario è in forma di '''gladiatore che combatte con un pugnale contro il suo stesso fallo''' trasformato in una pantera aggressiva (inv. 27853), probabilmente un'allusione al fatto che ognuno se la deve vedere da sé e combattere da solo contro i propri istinti sessuali più irruenti.
 
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File:Bronze tintinnabulum figure on phallus-lion with bells.jpg|Tintinnabulum con pigmeo fantino,<br> da Pompei (27844)
 
File:Bronze tintinnabulum figure on phallus-lion with bells.jpg|Tintinnabulum con pigmeo fantino,<br> da Pompei (27844)
 
File:Tintinnabulum a forma di fantino che monta e incorona un grosso fallo alato, da pompei, I sec, 27843.JPG|Tintinnabulum simile al precedente, lacunoso, da Ercolano (27843)
 
File:Tintinnabulum a forma di fantino che monta e incorona un grosso fallo alato, da pompei, I sec, 27843.JPG|Tintinnabulum simile al precedente, lacunoso, da Ercolano (27843)
 
File:Tintinnabulum-Fund in Herculaneum.jpg|Tintinnabulum a gladiatore combattente,<br> da Ercolano (27853)
 
File:Tintinnabulum-Fund in Herculaneum.jpg|Tintinnabulum a gladiatore combattente,<br> da Ercolano (27853)
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Infine un tintinnabolo molto raffinato mostra '''Mercurio che cavalca un ariete itifallico''' : il dio tiene nella mano destra un sacco di monete, quindi è di nuovo bene augurante per un guadagno proficuo, favorisce che la ricchezza entri in casa (inv. 27855).
 
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File:Tintinnabulum di mercurio che cavalca un ariete itifallico, da pompei, I sec dc, 27855.JPG|Tintinnabulum con Mercurio su ariete,<br> da Pompei (27855)
 
File:Tintinnabulum di mercurio che cavalca un ariete itifallico, da pompei, I sec dc, 27855.JPG|Tintinnabulum con Mercurio su ariete,<br> da Pompei (27855)
 
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=====Amuleti=====
 
=====Amuleti=====
L’amuleto del ''fascinum'' era molto diffuso anche sotto forma di pendaglio, e poteva presentarsi in materiale diverso (bronzo, osso, fajence, argento). In genere questi amuleti venivano sospesi al collo dei bambini per difenderli dagli incidenti e dalle malattie, seppure non fossero destinati esclusivamente a loro.  
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L’amuleto del ‘’fascinum’’ era molto diffuso anche sotto forma di pendaglio, e poteva presentarsi in materiale diverso (bronzo, osso, fajence, argento). In genere questi amuleti venivano sospesi al collo dei bambini per difenderli dagli incidenti, seppure non fossero destinati esclusivamente a loro. [https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Fascinum_-_Bronze_amulets Rinvenuti in tutti i luoghi un tempo parte dell’impero romano sono gli amuleti in bronzo] con questa forma molto caratteristica di un anellino che sostiene un pene infantile ed è attraversato trasversalmente da un elemento a falce, che da un lato è un fallo eretto mentre dall’altro è un braccio con la mano nel tipico [https://it.wikipedia.org/wiki/Gesto_delle_fiche gesto delle “fiche”]. Questo gesto che rappresenta una mano chiusa a pugno con il pollice che spunta fra le quattro dita, è chiaramente allusione e simbolo dell’atto sessuale, ed era considerato pure esso un potente talismano. Qui al Gabinetto Segreto ve ne sono esposti diversi (inv. 27808, 27812, 27819). Un altro amuleto realizzato in osso rappresenta invece un pene infantile caratterizzato da un elemento superiore a disco con foro passante per il laccetto (inv. 196428) : è particolarmente interessante per i quattro cerchietti concentrici distribuiti sui testicoli ed il passa-laccetto, chiaramente occhi stilizzati che attraggono lo sguardo, quindi con funzioni apotropaiche. Rinvenuto in una fossa di rifiuti di una fattoria romana lungo la via Appia alle porte dell’antica Capua, essendo associato a piatti a vernice nera e ad altri oggetti in osso lavorato (cucchiaini, stiletti, aghi crinali, un anello) si può datare al II sec. a.C. (rinv. t.w.).
 
 
 
 
[https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Fascinum_-_Bronze_amulets Rinvenuti in tutti i luoghi un tempo parte dell’impero romano sono gli '''''amuleti in bronzo'''''] con questa forma molto caratteristica di un anellino che sostiene un pene infantile ed è attraversato trasversalmente da un elemento a falce, che da un lato è un fallo eretto mentre dall’altro è un braccio con la mano nel tipico [https://it.wikipedia.org/wiki/Gesto_delle_fiche gesto delle “fiche”]. Questo gesto che rappresenta una mano chiusa a pugno con il pollice che spunta fra le quattro dita, è chiaramente un simbolo ed un'allusione all’atto sessuale, ed era considerato pure esso un potente talismano. Qui al Gabinetto Segreto ve ne sono esposti diversi (inv. 27808, 27812, 27819).  
 
 
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File:Doppio amuleto di bronzo con gesto delle fiche e fallo, da pompei, I sec dc, 27812.JPG|Amuleto in bronzo con le fiche, da Pompei (27812)
 
File:Doppio amuleto di bronzo con gesto delle fiche e fallo, da pompei, I sec dc, 27812.JPG|Amuleto in bronzo con le fiche, da Pompei (27812)
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Un altro '''''amuleto realizzato in osso''''' rappresenta invece un pene infantile caratterizzato da un elemento superiore a disco con foro passante per il laccetto (inv. 196428) : è particolarmente interessante per i quattro cerchietti concentrici distribuiti sui testicoli e sul passa-laccetto, chiaramente occhi stilizzati che attraggono lo sguardo, quindi con funzioni apotropaiche. Rinvenuto in una fossa di rifiuti di una fattoria romana lungo la via Appia alle porte dell’antica Capua, essendo associato a piatti a vernice nera e ad altri oggetti in osso lavorato (cucchiaini, stiletti, aghi crinali, un anello) si può datare al II sec. a.C. (rinv. t.w.).
 
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File:Amuleto in osso a forma di fallo, da curti, II sec ac., 196428.JPG|Amuleto in osso con occhi stilizzati, da Capua Vetere (196428)
 
File:Amuleto in osso a forma di fallo, da curti, II sec ac., 196428.JPG|Amuleto in osso con occhi stilizzati, da Capua Vetere (196428)
 
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=====Insegne apotropaiche=====
 
=====Insegne apotropaiche=====
Le insegne falliche rinvenute numerose a Pompei, talora agli incroci delle strade, oppure all’esterno di qualche bottega, seppure prive di ali, sono perfettamente assimilabili al ''tintinnabulum'' di cui si è detto sopra, avendone le stesse funzioni. In un bassorilievo in tufo rinvenuto a Pompei (cm 31 x 45, inv. S.N.) il '''''fallo posto in piedi in un tempietto''''' è presentato come un simulacro dalla natura divina.
 
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File:Delle antichità di Ercolano, 1757-1779 (T. I-VII) 60420 (23768066842).jpg|da "Le antichità di Ercolano" (1757-1779)
 
File:Pompeiian phallus, c.1-50 AD.JPG|Insegna con fallo in un tempietto,<br> da Pompei (S.N.)
 
File:Phallus at the Naples Museum in Italy.jpg
 
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Ben più famoso è l’altro '''''rilievo di un grosso fallo in pietra tinteggiata di rosso''''', anche esso in piedi e corredato dalla scritta '''HIC HABITAT FELICITAS''' (cm 26 x 40, inv. 27741) ''Qui abita la felicità'' (CIL IV 001454). Rinvenuto a Pompei, spesso viene considerato l’insegna di un lupanare, erroneamente essendo invece collocato in un panificio presso la Casa di Pansa. La felicità a cui si allude dunque non è quella data dal piacere sessuale ma dal buon andamento dell’impresa commerciale e dal conseguente lauto guadagno. Questi falli protettivi e bene auguranti non sono infrequenti nei panifici: ricordiamo quello di Ercolano lungo il cardo V (insula orientalis II, n°8) dove nel retrobottega - in cui furono trovate 25 teglie in bronzo per impastare - figura tuttora alla parete un piccolo rilievo con un ventaglio di falli (uno di bambino, uno di adolescente e uno di adulto) preposto a vigilare sulla corretta lievitazione della pasta (come cresce il fallo così deve crescere la pasta: il pensiero magico è un pensiero analogico !), mentre sul forno situato nell’ambiente attiguo figurano altri due falli in rilievo che dovevano proteggere il pane in fase di cottura.
 
 
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File:Pompeiana - the topography, edifices, and ornaments of Pompeii (1817) (14779921394).jpg|Il rilievo collocato sopra il forno
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File:Pompeiian phallus, c.1-50 AD.JPG
File:Phallic sign on Pompeian House Wellcome M0010556.jpg|Riproduzione del rilievo in una incisione Ottocentesca
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File:Rilievo con fallo e iscrizione 'hic habitat felicitas', da panificio dell'insula della casa di pansa, I sec dc, 27741.JPG
File:Rilievo con fallo e iscrizione 'hic habitat felicitas', da panificio dell'insula della casa di pansa, I sec dc, 27741.JPG|Insegna con fallo e iscrizione<br> ''hic habitat felicitas'',<br> da Pompei (27741)
 
 
File:Napoli, museo archeologico (8105423166).jpg
 
File:Napoli, museo archeologico (8105423166).jpg
File:Bible Museum - Bordellzeichen.jpg|copia nel Museumpark Orientalis (Nijmegen)
 
 
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L' '''''affresco di Mercurio itifallico''''' rinvenuto a Pompei (IX, 12, 6 ?) quale insegna di una bottega (cm 72 x 80, inv. S.N.) viene spesso denominato in modo improprio "Mercurio-Priapo" se non del tutto scorretto "Priapo", dal momento che non ha nulla a che vedere con il dio della fecondità vegetale. Il dio del commercio Mercurio (Ermes), caratterizzato dal caduceo e dalle ali ai piedi, presenta qui un fallo smisurato, amuleto molto diffuso presso i Romani, con funzioni apotropaiche, che tutela la bottega dalla mala sorte, dal malocchio e dall'invidia altrui. Al tempo stesso il dio stringe nella sua mano destra un sacco di monete, dunque si presenta anche come un talismano, che favorisce attira e porta la ricchezza. Il soggetto di questo affresco è assimilabile alla "Statuetta di Mercurio itifallico con falli sulla testa" (vedi più sopra).
 
 
L' '''''affresco di Mercurio itifallico''''' (cm 72 x 80, inv. S.N.) rinvenuto a Pompei quale insegna di una bottega (IX, 12, 6 ?) viene spesso denominato in modo improprio "Mercurio-Priapo" se non del tutto scorretto "Priapo", dal momento che non ha nulla a che vedere con il dio della fecondità vegetale. Il dio del commercio Mercurio (Ermes), caratterizzato dal caduceo e dalle ali ai piedi, presenta qui un fallo smisurato, amuleto molto diffuso presso i Romani, con funzioni apotropaiche, che tutela la bottega dalla mala sorte, dal malocchio e dall'invidia altrui. Al tempo stesso il dio stringe nella sua mano destra un sacco di monete, dunque si presenta anche come un talismano, che favorisce attira e porta la ricchezza. Il soggetto di questo affresco è assimilabile alla "Statuetta di Mercurio itifallico con falli sulla testa" (vedi più sopra).
 
 
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File:Mercurius-Priapus MAN Napoli SN.jpg
 
File:Mercurius-Priapus MAN Napoli SN.jpg
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====Varie====
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=====Varie=====
Un affresco davvero inusuale, un ''unicum'' quanto al soggetto, rinvenuto in una strada pompeiana, come insegna o a decorazione di una bottega, è quello che mostra un '''''asino che penetra un leone e viene incoronato vincitore da una Vittoria alata''''' (cm 74 x 137, inv. 27683). Si tratta di un affresco allegorico o semplicemente umoristico che si può interpretare in vari modi: o ci suggerisce che la pazienza (impersonata dall’asino) è superiore alla forza bruta (il leone), oppure è una allusione di tipo politico e sociale che l’uomo semplice ed ignorante, l'uomo della strada (l’asino) può metterlo a quel servizio al potente di turno (il leone). Ma può anche non voler sottintendere alcunché, e semplicemente voler provocare ilarità nell'osservatore, per l’assurdità della situazione, assolutamente irreale ed improbabile, riconducibile all’immaginario di un mondo che va al contrario. Nella parte inferiore non affrescata del pannello, infine, si riconoscono numerosi graffiti, sia scrittori che figurati, tracciati da mani anonime, fra cui ben visibili due gladiatori.
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Un oggetto mal compreso <br>
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Un affresco davvero inusuale
 
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File:Lucerne a forma di satiro con fallo smisurato (forse dildo), I sec, da pompei, 27868-27869-116661.JPG
 
File:Asino che penetra un leone mentre la dea vitoria lo incorona, graffiti di gladiatori, da pompei VII, 6, 34-35, 27683, 01.JPG
 
File:Asino che penetra un leone mentre la dea vitoria lo incorona, graffiti di gladiatori, da pompei VII, 6, 34-35, 27683, 01.JPG
File:Asino, incoronato dalla dea Vittoria, che penetra un leone e Combattimento di gladiatori 001.JPG
 
File:Asino, incoronato dalla dea Vittoria, che penetra un leone e Combattimento di gladiatori 002.JPG
 
File:Asino, incoronato dalla dea Vittoria, che penetra un leone e Combattimento di gladiatori 003.JPG
 
File:Graffito of a gladiatorial scene from Pompeii, Naples National Archaeological Museum (15269619095).jpg
 
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Oggetti mal compresi – sia come soggetto che come oggetto - sono  questi personaggi maschili nudi, barbati, con le braccia sollevate ed un enorme fallo. Spesso definiti erroneamente ''Priapo'', rappresentano invece inequivocabilmente dei '''''Satiri itifallici''''' dal momento che sono provvisti di corna. Poiché la ceramica fine in cui sono realizzati e la verniciatura che li ricopre sono le stesse che ritroviamo nelle lucerne figurate di I sec. d.C. e dal momento che questi personaggi mostrano un foro sulla punta del fallo, generalmente questi oggetti vengono considerati delle lucerne. Erroneamente poiché, anche se essi risultano cavi al loro interno come le lucerne, di fatto il foro non presenta mai tracce di bruciatura, dunque non può essere il lucignolo di una lucerna, tanto più che esso si trova nel punto più basso dell’oggetto, quindi mai e poi mai potrebbe contenere olio o altro combustibile liquido per alimentare la fiamma. Se si considera invece che il corpo di questi "Satiri itifallici" ha le dimensioni ideali per essere impugnato, c’è il fondato sospetto che si tratti invece di antichi '''dildo'''. Qui abbiamo tre esemplari molto simili rivenuti a Pompei (h cm 20, inv. 27868, 27869, 116661).
 
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File:Lucerne a forma di satiro con fallo smisurato (forse dildo), I sec, da pompei, 27868-27869-116661.JPG
 
File:Napoli BW 2013-05-16 16-33-31 DxO.jpg
 
 
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===Affreschi===
 
===Affreschi===
 
<big><big>WORK  IN  PROGRESS</big></big><br>
 
<big><big>WORK  IN  PROGRESS</big></big><br>
====Ermafrodito====
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<gallery>File:Affresco romano -Ermafrodito e Sileno - Pompei.JPG|Ermafrodito e Sileno.</gallery>
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File:Pompéi (Nîmes) 51 Narcisse.jpg|Narciso.
 
 
====Narciso====
 
<gallery>File:Pompéi (Nîmes) 51 Narcisse.jpg|Narciso.
 
 
File:Affresco romano - Pompei - Narciso ed Eco.JPG|Narciso ed Eco. (inv. 9380), da Pompei.
 
File:Affresco romano - Pompei - Narciso ed Eco.JPG|Narciso ed Eco. (inv. 9380), da Pompei.
 
File:Napoli BW 2013-05-16 15-37-13 DxO.jpg|Narciso e Amore. (inv. 9388), da Pompei.
 
File:Napoli BW 2013-05-16 15-37-13 DxO.jpg|Narciso e Amore. (inv. 9388), da Pompei.
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File:Achille a Sciro2.JPG|Achille a Sciro, travestito da donna. (inv. 9110)
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File:Achille travestito da donna, da casa dei dioscuri, 9110.JPG|Achille a Sciro, travestito da donna. (inv. 9110)
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File:Attori in maschera, forse mito di auge e telefo, da casa dei dioscuri, 9039.JPG|Attori travestiti da donne.
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File:Pompeia. Orestes and Pylades.jpeg|Gli amici [[Oreste e Pilade]].
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File:Affresco romano -Ermafrodito e Sileno - Pompei.JPG|Ermafrodito e Sileno.
 
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====Achille a Sciro====
 
<gallery>File:Achille a Sciro2.JPG|Achille a Sciro, travestito da donna. (inv. 9110)
 
File:Achille travestito da donna, da casa dei dioscuri, 9110.JPG|Achille a Sciro, travestito da donna. (inv. 9110)</gallery>
 
 
====Oreste e Pilade====
 
<gallery>File:Pompeia. Orestes and Pylades.jpeg|Gli amici [[Oreste e Pilade]].</gallery>
 
 
====Attori====
 
<gallery>File:Attori in maschera, forse mito di auge e telefo, da casa dei dioscuri, 9039.JPG|Attori travestiti da donne.</gallery>
 
  
 
===Villa dei Papiri===
 
===Villa dei Papiri===
La '''''Villa dei Papiri''''', chiamata anche '''Villa dei Pisoni''', si situa al di fuori delle mura di Ercolano. Tuttora sepolta da una coltre di fango solidificato ad una notevole profondità (oltre 20 metri), è stata esplorata in epoca borbonica fra il 1750 ed il 1765 con il sistema dei cunicoli, grazie al quale sono state individuate e riportate alla luce 93 opere d'arte, per lo più sculture in bronzo e marmo, che costituiscono solo una parte della ricca decorazione della villa, oltre alla biblioteca di 1758 rotoli di papiri, con testi greci di filosofia epicurea, che hanno dato il nome alla villa. Scavi recentissimi (anni '90) hanno fatto recuperare altre 4 opere d'arte.
 
 
 
<big><big>WORK  IN  PROGRESS</big></big><br>
 
<big><big>WORK  IN  PROGRESS</big></big><br>
 
 
====Pseudo Saffo====
 
====Pseudo Saffo====
 
Busto-ritratto in bronzo che ritrae una donna, databile tra il terzo e l’ultimo quarto del I sec. a.C.,  osso o avorio e pietre colorate.
 
Busto-ritratto in bronzo che ritrae una donna, databile tra il terzo e l’ultimo quarto del I sec. a.C.,  osso o avorio e pietre colorate.
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File:Busto Safo Papiri 01.JPG
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File:Pseudo Saffo - Napoli.JPG|La pseudo Saffo del Museo Archeologico di Napoli
File:Safo2.JPG
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File:Safo villa dei Papiri.JPG|Cosiddetta "Saffo".
File:Safo villa dei Papiri.JPG
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File:Safo2.JPG|Cosiddetta "Saffo".
File:Busto Safo Papiri 02.JPG
 
File:Busto Safo Papiri 03.jpg
 
File:Roman Bust of Female Philosopher or poet recovered from the Villa dei Papiri in Herculaneum 49-25 BCE.jpg
 
 
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====Dioniso-Priapo====
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File:Napoli, museo archeologico (8105932455).jpg
 
File:Dionisos.JPG
 
 
File:Dionysos-Priapus MAN Napoli Inv5618 n01.jpg
 
File:Dionysos-Priapus MAN Napoli Inv5618 n01.jpg
File:Dionysos-Priapus MAN Napoli Inv5618 n02.jpg
 
File:Bust Priapus Bronze Roman 100BCE Museo Archeologico Nazionale Naples found in the Villa di Papiri 1.jpg
 
 
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====Pan e la capra====
 
Per la descrizione del gruppo scultoreo dell' '''''Accoppiamento del dio Pan con una capra''''' vedi più sopra al paragrafo "Il dio Pan" (Gabinetto Segreto).
 
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File:Pan goat MAN Napoli Inv27709 n02.jpg
 
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==Note==
 
==Note==

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