Matthew Shepard

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Voce a cura di Francesco Bennardo e Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.

Matthew Shepard. Matthew Wayne Shepard (Casper, Wyoming, 1º dicembre 1976 – Fort Collins, Colorado, 12 ottobre 1998) è stato uno studente statunitense dell'Università del Wyoming che, a causa della propria omosessualità, fu vittima di uno dei più celebri crimini d'odio omofobici: egli venne infatti derubato e torturato da due ragazzi in una località vicino a Laramie, Wyoming, la notte tra il 6 ottobre e il 7 ottobre 1998, e morì cinque giorni dopo a causa delle ferite subite.

Durante il processo, i suoi aguzzini ammisero di averlo massacrato a causa del suo orientamento sessuale[1]; essi stanno attualmente scontando la loro pena in prigione.

Il suo caso, grazie anche alla famiglia che ha scelto di non mettere a tacere l'episodio ma di parlarne in pubblico, è diventato un simbolo contro la discriminazione in tutto il mondo[1], tanto che la risoluzione contro i crimini d'odio approvata dal Congresso degli Stati Uniti il 22 ottobre 2009 venne chiamata Matthew Shepard Act and James Byrd act[2] (il secondo nome è quello di un nero anch'egli aggredito e ucciso per motivi di odio per quel che era).

Indice 1 Biografia 2 L'aggressione 3 Il processo 4 Le conseguenze 4.1 La polemica della destra 5 Attestazioni e commemorazioni 5.1 Politica 5.2 Spettacolo 5.3 Canzoni 6 Note 7 Voci correlate 8 Bibliografia 9 Link esterni Biografia Shepard nacque a Casper, primo figlio di Dennis Shepard e Judy Peck Shepard. Ebbe un fratello minore, Logan, nato nel 1981, con cui aveva un rapporto molto stretto[3]. Frequentò la "Crest Hill Grade School", "Dean Morgan Junior High", e i primi due anni delle scuole superiori al "Natrona County High School". Divenne anche membro della "St. Mark's Episcopal Church". Shepard, successivamente, frequentò alcuni anni la scuola americana in Svizzera, diplomandosi nel 1995. Venne descritto come un ragazzino gioviale nei confronti dei suoi compagni di classe, ma un po' preso di mira da quest'ultimi a causa della bassa statura e dello scarso atletismo[3].

Shepard frequentò anche il Catawba College e il Casper College prima di trasferirsi a Denver. Successivamente si iscrisse all'Università del Wyoming a Laramie, in cui frequentò la facoltà di Scienze Politiche. I suoi genitori vissero per un certo periodo a Dhahran in Arabia Saudita, dove suo padre lavorò per la compagnia petrolifera Aramco. Michele Josue, che era un suo amico, nel documentario Matt Shepard is a friend of mine, lo definì "una persona tenera e gentile"[4]. Sofferente di depressione, fece uso di droghe durante il periodo universitario[5] e più volte venne ricoverato in ospedale per aver tentato il suicidio[3].

L'aggressione

Il luogo dell'omicidio di Shepard. Subito dopo la mezzanotte del 7 ottobre 1998 il ventunenne Matthew Shepard incontrò in un bar Aaron James McKinney (22 anni) e Russell Arthur Henderson (21). Secondo McKinney, Shepard chiese loro un passaggio a casa. Successivamente Shepard fu derubato, picchiato selvaggiamente, legato a una staccionata e lasciato lì a morire[6]. I due aggressori, una volta trovato il suo indirizzo, si recarono nel quartiere in cui era alloggiata la ittima per svaligiarlo, ma furono coinvolti in una rissa con una gang di strada che fece intervenire la polizia prima che riuscissero a farlo. Shepard fu trovato 18 ore dopo da un ciclista di passaggio, vivo e in stato d'incoscienza[6].

Shepard aveva una frattura dalla nuca fino oltre l'orecchio destro. Parte del cervello era stata danneggiata in modo tale da compromettere la capacità del corpo di regolare il battito cardiaco, la temperatura corporea e altre funzioni vitali. C'era inoltre circa una dozzina di piccole ferite sulla testa, sul collo e sulla faccia. I medici giudicarono le sue lesioni troppo gravi per poterlo operare. Shepard non riprese più conoscenza e rimase sempre in rianimazione[6]. Morì alle 12:53 del 12 ottobre all'ospedale "Poudre Valley" a Fort Collins, in Colorado[7][8].

La polizia arrestò McKinney e Henderson poco dopo, trovando l'arma insanguinata, le scarpe della vittima e la carta di credito nel loro camion. I due carnefici cercarono inizialmente di procurarsi un alibi tramite una falsa testimonianza delle loro fidanzate Kristen Price e Chasity Pasley[9].

Il processo Durante le udienze entrambi i difensori usarono varie strategie per difendere le loro azioni. Quella più degna di nota fu la cosiddetta difesa da panico gay: i due sostennero di essere diventati temporaneamente incapaci di intendere e di volere per colpa delle avances sessuali che dichiararono di aver ricevuto dalla vittima. In un altro momento i due sostennero invece che loro volevano solamente rapinare Shepard, e non avevano mai avuto intenzione di ucciderlo[5].

Henderson fu dichiarato colpevole il 5 aprile 1999 e accettò di testimoniare contro McKinney per evitare la pena di morte; ricevette due condanne a vita, senza possibilità di essere rilasciati anticipatamente per buona condotta[10]. Nel processo di McKinney la giuria lo dichiarò colpevole di omicidio volontario[10]. Quando si iniziò a considerare la pena di morte, i genitori di Shepard diedero il consenso al patteggiamento che permise anche a McKinney di evitare la pena di morte e di ottenere due ergastoli senza possibilità di essere rilasciato anticipatamente per buona condotta.

I genitori di Shepard dichiararono: «Stiamo offrendo la sua vita in memoria di uno che non vive più». Il clero della locale comunità cattolica ottenne una controversa pubblicità opponendosi alla pena di morte per questo specifico caso; in prigione McKinney ed Henderson avevano entrambi cercato di razionalizzare l'accaduto affermando che le loro azioni erano state dettate dalla Bibbia.

Le conseguenze

Due appartenenti alla Westboro Baptist Church esibiscono cartelli con scritto "Dio odia i froci" e "Matt all'inferno". Nel mondo vi furono diverse manifestazioni a favore di Shepard, subito dopo la brutale aggressione: queste manifestazioni portarono alla ribalta mediatica il caso e l'attenzione dell'opinione pubblica si concentrò sull'omofobia e sulla discriminazione sessuale che Shepard era stato costretto a subire. Un gruppo di oppositori omofobi, capeggiati dal pastore della Chiesa Battista Fred Phelps, protestarono con picchetti ai funerali di Shepard e al processo dei suoi assalitori[11]. La violenta protesta si concretizzò con cartelli e slogan come «Matt Shepard marcisce all'inferno», «L'Aids uccide i finocchi morti» e «Dio odia i froci»[11]. Successivamente Phelps chiese l'autorizzazione cittadina per la costruzione di un monumento «di marmo o granito, alto 5 o 6 piedi», da porre nel parco di Casper, sul quale avrebbe dovuto essere apposta una targa in bronzo con l'immagine di Shepard e le parole: «MATTHEW SHEPARD, entrato all'inferno il 12 ottobre 1998, in spregio all'avviso di Dio: "Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio." - Levitico 18:22».

Durante il processo ad Henderson, Romaine Patterson, un'amica di Shepard, insieme ad altri sostenitori, organizzò una controprotesta nei confronti di Phelps, circondando il suo gruppo. I dimostranti di Patterson indossavano una lunga tunica bianca ed immense ali che nascosero completamente al pubblico di passaggio la vista del gruppo di Phelps, che già era stato confinato dalla polizia in una piccola area. Nonostante il gruppo non avesse un preciso nome durante la dimostrazione, è stato successivamente soprannominato come "Angels of Peace" ed "Angel Action".

Tattiche simili a quelle utilizzate dagli "Angels of Peace" sono state riutilizzate in numerose occasioni di protesta contro le manifestazioni omofobe di Phelps, ottenendo però risultati meno efficaci a causa dell'intervento della polizia che le ha confinate in zone diverse per evitare un contatto troppo ravvicinato tra i due gruppi.

I genitori di Matthew, Judy e Dennis, sono oggi attivi sostenitori dei diritti gay ed educatori alla tolleranza. Lo steccato sul quale Shepard venne legato e lasciato a morire è stato rimosso dal proprietario del terreno.

Il caso Shepard spinse il presidente Bill Clinton a rinnovare i tentativi di estendere la legge federale in materia di crimini per pregiudizio includendo individui gay, lesbiche e disabili. Questi sforzi sono stati frustrati, nel 1999, dalla maggioranza repubblicana della Camera dei Rappresentanti americana. Successivamente, durante l'Amministrazione di Barak Obama, le modifiche alla legge sono state riproposte e definitivamente approvate dalla maggioranza democratica di Camera e Senato nell'ottobre del 2009[12].

La polemica della destra In quanto simbolo riconosciuto, Shepard è stato costantemente oggetto di campagne d'odio tese a dimostrare che egli non fu né una "vittima" né un "eroe", e soprattutto che la causa del suo assassinio non fu l'omofobia ma un tentativo di rapinarlo di un carico di droga del valore di 10.000 dollari che McKinney credeva egli tenesse in casa[13]. Shepard sarebbe addirittura stato un prostituto, che McKinney aveva "pimped around", ossia trattato come un "magnaccia" tratta la "sua" prostituta[14] Questo nonostante il fatto che McKinney, sia per tutto il corso del processo sia dopo la condanna, abbia sempre negato di aver mai conosciuto Shepard prima del delitto. Perfino due elementi in cui Shepard era la vittima (il fatto che da adolescente, durante una vacanza in Marocco, fosse stato stuprato, e il fatto che fosse sieropositivo) sono stati usati come elementi di "colpa", come se essi potessero in qualche modo "giustificare" il comportamento dei suoi assassini.[15].

Il giornalista (gay) Stephen Jimenez ha scritto un libro[16] in cui raccoglie pettegolezzi e voci relative ai presunti "retroscena" del delitto, facendo propria la tesi di un poliziotto di Laramie:

« La preferenza sessuale di Shepard "Certamente non è stata il motivo dell'omicidio", afferma Jimenez, citando una dichiarazione dell'ispettore di polizia Ben Fritzen. "Quello a cui si riduce la storia è: droga e denaro"[17]. » La tesi di Jimenez secondo cui la "leggenda" del crimine d'odio antigay sarebbe nata per colpa della scelta errata degli avvocati degli assassini di giocare la carta del "panico gay", per nascondere gli aspetti legati al traffico e all'uso di droga[18], dimostra che gli avvocati si aspettavano che in qualche modo la giuria avrebbe giudicato più "scusabile" uccidere un omosessuale che uno spacciatore. È innegabile che a sfavore degli assassini giocassero due elementi: il fatto che Matthew avesse un aspetto molto gradevole, quasi angelico, e che i suoi genitori anziché cercare d'insabbiare lo scandalo, come accade spesso in questi casi, abbiano richiesto giustizia. Tuttavia affermare, come è stato fatto, che se gli assassini avessero ucciso una grassa travestita negra cinquantenne oggi sarebbero a piede libero[19] esemplifica in quale modo funzioni l'omofobia. Infatti, implicare che i due assassini fossero colpevoli "solo" di avere colpito la vittima "sbagliata", sottintende che esistano anche vittime "giuste", che è maggiormente "scusabile" assassinare, e per il cui omicidio si può attendere l'indulgenza della corte. Ma il "Matthew Shepard Act" è stato pensato proprio per queste persone, prive della bellezza da fotomodello di Shepard e d'una famiglia disposta a (e soprattutto, con i mezzi economici per) chiedere giustizia. Infine, se può essere un errore "angelicare" un ragazzo qualsiasi per farne un simbolo, è altrettanto sbagliato richiedere che una persona sia al livello dei più alti standard morali per godere del diritto di non essere picchiata a morte sul bordo d'una strada. I diritti umani non si "meritano", si hanno per il semplice fatto di essere persone umane.

Attestazioni e commemorazioni Importanti personalità del mondo dello spettacolo hanno espresso il loro sdegno e ricordato in diverse maniere l'attacco:

Politica Coretta Scott King, vedova di Martin Luther King, ha scritto a Judy Shepard, madre del ragazzo ucciso, esprimendo il proprio cordoglio e la speranza che i diritti civili includano, in futuro, i diritti di gay e lesbiche. Spettacolo L'attrice Ellen DeGeneres ha presenziato ad un servizio commemorativo su Shepard a Washington, dove ha affermato che il proprio coming out avvenuto poco prima dell'attacco era stato per «evitare che questo tipo di cose accadessero». Sono stati prodotti tre film sulla storia di Shepard:

The Laramie project (basato sul dramma teatrale che porta lo stesso nome), The Matthew Shepard story e Anatomy of a hate crime. I primi due film hanno vinto entrambi numerosi premi.

Matthew Shepard è inoltre presente, in una breve intervista, nel documentario Dear Jesse. Nel novembre del 2004 gli assassini di Shepard sono stati intervistati al programma 20/20 della rete televisiva ABC News, spiegando che il loro omicidio non era stato indotto da motivazioni omofobe bensì da una collera indotta da metilanfetamine, un'affermazione dimostrata falsa dagli investigatori originali del caso. Entrambi hanno dichiarato di avere avvisato immediatamente i loro avvocati ma che questi preferirono intraprendere allora l'inutile difesa da "panico gay". L'ABC è stata criticata dai sostenitori dei diritti omosessuali per il pezzo. Canzoni Le canzoni scritte sul caso Shepard sono una cinquantina[20]. Fra esse si segnala:

Darthe Jennings, "Way to Laramie" - da Lessons Of The Heart, (1999). Tim Baldwin, "Wyoming skies" - da Full circle round, (1999). Hugh Blumenfeld, "Lacrimae Laramie" - da Mr. Jekyll & Dr. Hyde, (1999). Grace, "Crucify (song for Matthew Shepard)" - da Grace, 1999). Mark & Dean, "How many candles" - da Man of my dreams, (1999). Mike James, "Scarecrow" - da Right aligned, (1999). Randi Driscoll, "What matters (In memory of Matthew Shepard)", (1999). Dave Crossland, "Matthew Shepard" - da Fields of promises, (2000). Heather Lev], "Matthew Shepard" - da Reasons for rain, (2000). Stain'd Glass, "Matthew 21:22" - da Family Values, LML Music, (2000). Melissa Etheridge, "Scarecrow" - da Breakdown (2001) (il titolo allude al fatto che Shepard venne scambiato per uno spaventapasseri al momento del ritrovamento). Elton John e Bernie Taupin, "American Triangle" - da Songs from the West Coast (2001). Ami Ray, "Laramie" - da Stag, (2001). Protest The Hero, "Fear and loathing in Laramie" - da A calculated use of sound (2003). Opera di una band indie rock. Thursday, "M. Shepard" - da War all the time, (2003). Opera di un complesso hardcore punk. Heather T.Strong, "The Shepard". Trivium, "And Sadness Will Sear" - da The Crusade, (2006) Note ↑ 1,0 1,1 "Matthew Shepard Foundation webpage", Matthew Shepard Foundation, archiviato dall'originale - oggi offline - il 29 luglio 2008. ↑ Matthew Shepard hate crimes sct passes Congress, finally, eastbaytimes.com, 23 ottobre 2009. ↑ 3,0 3,1 3,2 "The crucifixion of Matthew Shepard", Vanity Fair. ↑ Getting to know the real Matthew Shepard, consultato il 21 gennaio 2017. ↑ 5,0 5,1 New details emerge in Matthew Shepard murder, ABC News, 26 novembre 2004. ↑ 6,0 6,1 6,2 Perché è giusto punire l'omofobia, "La Repubblica", 11 dicembre 2007, p. 24. ↑ Murder charges planned in beating death of gay student, "CNN", 12 ottobre 1998; consultato il 21 gennaio 2017. ↑ The new gay struggle, "Time", 26 ottobre 1998. ↑ Beaten gay student dies; murder charges planned, "CNN", 12 ottobre 1998. ↑ 10,0 10,1 Gay murder trial ends with guilty plea, "New York Times", 6 aprile 1999. ↑ 11,0 11,1 Top Story, gaytoday.com. ↑ Obama Signs Hate Crimes Bill, New York Times, 28 ottobre 2009. ↑ Andrew Gumbel, Matthew Shepard's murder: "What it came down to is drugs and money", "The guardian", 14 october 2013. ↑ Hunter Wallace, Matthew Shepard: crystal meth addict, HIV positive gay prostitute, "Occidental dissent", 30 december 2014. Il sito è di estrema destra. ↑ "Il quadro che Jimenez dipinge di Shepard è certamente tutto fuorché angelico. Egli schizza una storia di depressione, di pesante consumo di alcolici, metanfetamina ed eroina, nonché una serie raccapricciante di disavventure sessuali che comprende episodi di stupro e di molestie". (Andrew Gumbel, Matthew Shepard's murder: "What it came down to is drugs and money", "The guardian", 14 october 2013). Si noti che Shepard di tali lurid episodes era la vittima, non l'autore. ↑ Stephen Jimenez, The book of Matt: hidden truths about the murder of Matthew Shepard, Steerforth Press 2014. ISBN 978-1586422264. ↑ Andrew Gumbel, Matthew Shepard's murder: "What it came down to is drugs and money", "The guardian", 14 october 2013. Dopodiché il libro insinua che sia esistito un "complotto" da parte della polizia stessa, che avrebbe depistato verso il "crimine anti-gay" una vicenda legata a un traffico di droga di cui la polizia stessa sarebbe stata segretamente complice. ↑ Si ricordi che uno dei due era stato già arrestato prima ancora della scoperta del corpo di Shepard, per avere "spaccato la testa" a un giovane d'una gang ispanica, poco dopo l'aggressione contro Shepard, segno che la tesi secondo cui era sotto l'effetto si droghe sia credibile, tuttavia questa non è affatto un'attenuante. Cfr.: Anonimo, New details emerge in Matthew Shepard murder, "ABC News", Nov. 26 2004. ↑ L'effermazione purtroppo non è falsa: tre mesi dopo l'omicidio Shepard la madre di uno degli assassini, fu violentata e lasciata a morire di freddo in un canyon vicino a Laramie; il suo assassino se la cavò con cinque anni, dopodiché fu scarcerato. Cfr.: Anonimo, New details emerge in Matthew Shepard murder, "ABC News", Nov. 26 2004. ↑ Se ne trova un elenco qui. Voci correlate Crimini d'odio Matthew Shepard Act Omocidi Storia degli Stati Uniti Bibliografia Anonimo, The crucifixion of Matthew Shepard, "Vanity fair", 9/3/1999. Gibson, Scott, Blood & tears: poems for Matthew Shepard, Painted Leaf Press, 1999. ISBN 1891305158. Kaufman, Moises, The Laramie project, Dramatists play service, 2001. ISBN 0822217805. Swigonski, Mary E; Mama, Robin; Ward, Kelly; Shepard, Matthew, From hate crimes to human rights: a tribute to Matthew Shepard, Routledge, 2001. ISBN 1560232579. Patterson, Romaine; Hinds, Patrick, The whole world was watching: living in the light of Matthew Shepard by Romaine Patterson, Alyson, 2005. ISBN 1555839010. United States Congress Senate Committee, The Matthew Shepard hate crimes prevention act of 2009, Bibliogov, 2010. ISBN 9781240567195. Shepard, Judy, The meaning of Matthew: my son's murder in Laramie, and a world transformed, Plume, 2010. ISBN 978-0452296381. Petersen, Jennifer, Murder, the media, and the politics of public feelings: remembering Matthew Shepard and James Byrd Jr., Indiana University Press, 2011. ISBN 9780253223395. Kaufman, Moises et all., The Laramie project: ten years later, Dramatists play service, 2012. ISBN 978-0822224501. Newman, Leslea, October mourning: a song for Matthew Shepard, Candlewick Press, 2012. ISBN 9780763658076. Jimenez, Stephen, The book of Matt: hidden truths about the murder of Matthew Shepard, Steerforth Press 2014. ISBN 978-1586422264. Link esterni Ricerca "Matthew%20Shepard" su "Archive.org". Contiene registrazioni audio, interviste, schermate di siti, articoli di giornale, link a libri sull'argomento. Ott, Brian; Aoki, Eric, The politics of negotiating public tragedy: media framing of the Matthew Shepard murder, "Rhetoric & public affairs", V (3) 2002, pp. 483-505. Lynch, John, Memory and Matthew Shepard opposing expressions of public memory in television movies, "Journal of communication inquiry", XXXI 2007, pp. 222-238. O'Donnell, Marcus, Gay‑hate, journalism and compassionate questioning: journalism's response to the Matthew Shepard case, "Asia Pacific Media Educator", XIX 2009, pp. 112-125. Dunn, Thomas, Remembering Matthew Shepard: violence, identity and queer counterpublic memories, "Rhetoric & public affairs", XIII (4) 2010, pp. 611-652. Hoffman, Scott, "Last night, I prayed to Matthew": Matthew Shepard, homosexuality, and popular martyrdom in contemporary America, "Religion and American culture: a journal of interpretation", XXI (1) 2011, pp. 121-164. Semelsberger, Daniel, The Matthew Shepard and James Byrd, Jr. hate crimes prevention act: irresistible movement of a social construct, Conference paper, "Academia.edu", October 24, 2013. Edoardo Mombelli, Il caso di Matthew Shepard: ecco perché la sua morte svegliò l'America omofoba, "Gay.it", 9 settembre 2016.