Il borghese

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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.
Caricatura di due omosessuali. Copertina del luglio 1962.

"Il borghese" fu un settimanale (inizialmente, quindicinale) di costume, uscito dal 1950 al 1993, che ebbe la massima diffusione negli anni Sessanta e Settanta. Fu espressione dell'estrema destra criptofascista italiana, in particolare di quella che faceva riferimento al Movimento Sociale Italiano (nelle cui fila il direttore Mario Tedeschi fu eletto senatore nel 1972), ma anche del Partito Monarchico.

Durata

Fu fondato a Milano dallo scrittore Leo Longanesi nel 1950. Dopo la sua morte nel 1957 fu rilevato da Mario Tedeschi e Giulia Preda e si trasferì a Roma arrivando a tirare anche centomila copie.
I due proprietari diedero al periodico un'impronta tanto legata alle loro personalità ed ossessioni (ed anche abilità giornalistiche) da far sì che, dopo la morte di Preda nel 1981, la scomparsa di Tedeschi nel 1993 abbia finito per coincidere con quella del giornale stesso.
Successivi tentativi di far rivivere la testata, legata irrimediabilmente al mondo e alla mentalità della "Guerra fredda" e all'anticomunismo viscerale, non sono stati coronati da successo.

"Il borghese" e l'omosessualità

"Il borghese" ebbe sempre un atteggiamento fortemente negativo verso l'omosessualità, giudicata una forma di gravissima degenerazione sociale da combattere anche con leggi e con misure se necessario drastiche. Anche il linguaggio utilizzato per parlarne fu sempre sopra le righe, adoperando liberamente termini come "checca" o "frocio" o "invertito" per parlare di personaggi omosessuali, e di "terzo sesso" o "frocismo" per parlare di omosessualità, mentre la satira faceva uso dei più grezzi luoghi comuni dell'umorismo da caserma, alludendo ossessivamente alla sodomia.
Inoltre la figura dell'omosessuale e quella del transessuale furono sistematicamente confuse in una figura intermedia di "travestito" o "invertito", basata sull'idea che costui fosse un maschio che si sentiva donna e si comportava anche esteriormente come tale.
Meno ossessiva fu la campagna contro il lesbismo, che se e quando citato era comunque presentato come un comportamento mascolino e predatorio. Tuttavia l'atteggiamento verso l'omosessualità femminile fu sempre più ambiguo: da un lato era palesemente approvata se non sognata quale fonte di fantasie masturbatorie eterosessuali maschili, dall'altro ideologicamente riprovato in quanto anch'esso degenerazione sessuale.

L'attività

Pur conscia del fatto di combattere da una posizione di minoranza, la testata fece del suo meglio per soffiare sul fuoco del "panico morale" di stampo maccartista, lanciando incessantemente l'allarme sulla crescita a dismisura e incontrastata del vizio omosessuale, a suo dire legata all'opera corruttiva d'intellettuali comunisti come ad esempio Luchino Visconti o Pierpaolo Pasolini, che furono incessantemente nel mirino di una campagna d'insinuazioni e calunnie.
Significativa fu la collocazione del "Borghese" in prima linea durante lo scandalo dei Balletti verdi di Brescia, assieme a "Lo specchio", disattendendo le aspettative della destra clericale, che avrebbe gradito una gestione più sottotono della vicenda.

Infatti delle istanze clericali "il Borghese" tenne conto solo quando si allineavano col proprio programma politico[1], facendo riferimento a una tradizione di destra laica (fino a spingersi all'aperto anticlericalismo quando giudicava che la Chiesa non fosse sufficientemente a destra[2]) e non certo ascetica, come dimostrava l'uso generoso d'immagini di gratuito nudo femminile - sia pure con didascalie moralistiche - nell'inserto fotografico centrale.

Per queste ragioni "Il Borghese" non condivise con la destra clericale la strategia (prevalente sulla stampa filocattolica e filo-democristiana ma anche su quella filocomunista) di soffocare la realtà omosessuale sotto il silenzio e la censura. Negli anni Sessanta finì così per risultare addirittura una delle testate più ciarliere sul tema omosessuale, dimostrando una tale attenzione ossessiva per esso da arrivare a parlare apertamente, sia pure per condannarlo, del movimento omofilo dell'epoca, e in particolare di "Arcadie, sulle cui attività la redazione era singolarmente bene informata. Negli anni Settanta, anzi, il giornale si dimostra talmente bene informato sulle dinamiche e sui protagonisti anche più oscuri del movimento lgbt italiano, da rendere quasi certezza il sospetto che ricevesse regolarmente "imbeccate" dalle autorità di polizia incaricate di spiarlo.

Nonostante siano l'espressione d'una minoranza politica "estremista", per quanto molto influente, i suoi articoli sono quindi un interessante spaccato del dibattito dell'Italia, soprattutto, degli anni Sessanta.

Personaggi presi di mira

File:1970 - Fremura - Pasolini capovolto - Il Borghese, 3 maggio 1970.jpg
Pasolini "capovolto". "Il borghese", 03.05.1970.

"Il borghese" si caratterizzò per l'uso assolutamente privo di scrupoli della "macchina del fango" di stampo fascista, non fermandosi di fronte alla calunnia deliberata pur di ottenere i propri scopi, ma venendo aiutato da costanti "soffiate" da ambienti dell'"intelligence" vicina all'estrema destra con "soffiate" che, col senno di poi, si rivelano accurate. In molti casi si è avuta conferma postuma della verità delle accuse d'omosessualità lanciate contro rivali politici, anche se poi spesso il tenore e il contenuto delle insinuazioni era frutto di pura fantasia calunniosa o pettegolezzo di bassa lega.
Da questo punto di vista "Il borghese" si caratterizzò per l'uso politico della vita privata dei politici e degli avversari di qualsiasi tipo, inaugurando e insegnando il "metodo Boffo", che ancor oggi usano giornalisti formatisi alla sua "scuola".
Il deputato monarchico Vincenzo Cicerone fu uno dei bersagli del "Borghese", ma più come esempio da mettere alla berlina di quel che avrebbe potuto causare uno scandalo omosessuale, che come avversario politico, non avendo più alcun incarico.
Mariano Rumor, Emilio Colombo e Giovanni Spadolini furono altri esponenti politici oggetto di frecciate e pettegolezzi.
Giò Stajano fu negli anni Sessanta l'incarnazione sulfurea del Vizio che "Il borghese" combatteva, ma negli anni Settanta prevalse per lui un diverso ruolo, quello di "omosessuale di famiglia", in base alla sua parentela col gerarca fascista Starace, venendo intervistato con atteggiamento rispettoso ogni qual volta fosse necessario parlare male del neonato movimento gay. In queste interviste Stajano riuscì a mantenere un ruolo in genere equilibrato, criticando pesantemente la militanza gay ma senza arrivare alla vera e propria calunnia, esprimendo più che altro il punto di vista d'un omosessuale tradizionalista che rimpiangeva il mondo della sua giovinezza - quando i maschi erano veri maschi - preferendolo a quello contemporaneo.
Nella sua crociata contro l'influenza degli omosessuali comunisti, anche i già citati Luchino Visconti e Pierpaolo Pasolini furono bersagli costanti, tanto da spingere a coniare i termini "luchinide" e "pasolinide" come sinonimi di "omosessuale".

Fiorentino Sullo

Una delle vittime predilette del Borghese fu Fiorentino Sullo, esponente della sinistra democristiana, inviso ai grandi capitalisti i cui interessi il periodico difendeva. Contro di lui fu lanciata una campagna di stampa con continue, insistenti, incessanti allusioni e insinuazioni, sempre al di qua dell'affermazione piena che avrebbe giustificato una querela, ma che complessivamente lasciavano capire che Sullo era omosessuale. Si dice che Gianna Preda, anni dopo, ripensando ai suoi attacchi, abbia detto di Sullo: "Poveretto! L'ho persino costretto a sposarsi!"[3].

Una testimonianza

Francesco Caridi, che fu redattore del settimanale, in una lettera a [Enrico Oliari]] così riassunse l'atteggiamento della testata verso l'omosessualità negli anni Settanta:

« L'approccio de "il Borghese" verso le tematiche sessuali (etero od omo) nel periodo in cui sono stato uno dei redattori della rivista era determinato da ampia libertà. Il direttore Tedeschi mi disse che i fatti sessuali privati dei politici o dei letterati o degli artisti presi di mira non dovevano entrare nella polemica, a meno che non ci fosse stata una contraddizione tra il dire pubblico e il fare privato: se taluno, tanto per fare un esempio, avesse tuonato in pubblico contro la pedofilia mentre poi in segreto avesse coltivato il piacere greco, allora sì che avrebbe meritato gli attacchi de "Il borghese".

Per far capire l'evoluzione (o l'involuzione, a seconda dei gusti) dei costumi, io m'interessai del mondo omosessuale e del mondo della prostituzione femminile in diversi articoli (ricordo il raduno gay di Porto Sant'Elpidio e la conferenza delle donne "di vita" a Pordenone, presente il ministro Fortuna); articoli con una buona dose di ironia (ironia è cogliere nelle apparenze le intime identità), cogliendo gli aspetti più "originali" ma con assoluto rispetto dei soggetti trattati. La rivista "Babilonia" faceva parte delle riviste compulsate nella redazione.
Certo, non si può immaginare (con il senno di oggi, ma nemmeno con il senno di ieri) che "Il borghese" potesse promuovere una morale diversa da quella tradizionale, o che addirittura potesse fare relativismo etico sulla questione dei gay, negli anni in cui la condizione omosessuale era sfruttata dalla Sinistra per motivi elettorali (credo che ci fossero più amanti di Wilde a destra che tra i socialcomunisti...), a fare relativismo etico sulla questione gay. Quando si fa una battaglia per la salvezza di un principio, non si va tanto per il sottile.[4]»

Scansioni di articoli

Si veda la: categoria: "Il Borghese"

Note

  1. Si ricordi del resto che le istanze politiche clericali dell'epoca facevano semmai capo alla Democrazia Cristiana, che era quindi un rivale politico dell'area di cui "Il borghese" era espressione. In effetti fra le strategie del "Borghese" ci fu sempre quella di sottolineare quanto la Democrazia Cristiana fosse debole e carente sul piano morale, mancando del coraggio di agire con la drastica determinazione che sarebbe stata necessaria per estirpare i cancri morali dalla società. Lo scandalo dei "Balletti verdi", montato ad arte da magistrati di simpatie neofasciste con lo scopo di dimostrare questo assunto - e concluso con un nulla di fatto dopo avere inquisito e disonorato decine di personaggi del mondo cattolico bresciano e non solo - fu un chiaro momento topico di tale strategia d'impronta maccartista. Che col senno di poi si sarebbe rivelata perdente di fronte ad una società che effettivamente desiderava ormai sbarazzarsi dell'arcaica morale propugnata dal "Borghese".
  2. Nel 1975 Franco Jappelli giunse a fingersi omosessuale per ottenere una cerimonia di nozze con un suo complice da Marco Bisceglie, prete "del dissenso" scomodo per le sue posizioni favorevoli al divorzio, raccontando l'episodio e riuscendo a far sospendere a divinis il sacerdote. Cfr. Bartolomeo Baldi e Franco Jappelli, Confetti verdi con la benedizione, "Il borghese", 11.05.1975.
  3. NIno Lanzetta, Sullo e Il borghese", "Ildialogo.org", 30 marzo 2015.
  4. Enrico Oliari, L'opinione del giornalista Francesco D. Caridi, "Oliari.com", 2013.

Voci correlate

Link esterni