Coming out

Da Wikipink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana.
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Voce curata da Raffaele Yona [ - liberamente modificabile.

Origine del termine

Il termine Coming out significa letteralmente venir fuori, ed è l'abbreviazione dell'espressione inglese coming out of the closet, letteralmente venir fuori dall'armadio/sgabuzzino, in quanto le persone che non rivelano il proprio orientamento sessuale, e lasciano intendere di appartenere alla maggioranza etero, vengono dette in the closet, cioè nell'armadio.

Il coming out è sempre una scelta volontaria del soggetto - se qualcuno (accidentalmente o per vendetta - si tratta comunque di una cosa da non fare, per motivi etici e legali) rivela che un'altra persona non è eterosessuale, si parla di outing, letteralmente tirar fuori (in linguaggio colloquiale, "sputtanare").

In italiano si dice che chi non rivela il proprio orientamento non eterosessuale è velato, e la cosa da non fare è svelarlo.

Minoranze non sessuali Normalmente il velarsi ed il fare il coming out si riferiscono alla sfera sessuale; ma anche gli appartenenti ad altre minoranze stigmatizzate possono velarsi.

Eve Kosofsky Sedgwick, nel suo scritto Epistemologia del Closet, riportato nel libro Stanze private[1] descrive il libro biblico di Ester[2][3][4] come una storia di coming-out, in quanto Ester, al momento di sposare il re Assuero, non gli aveva detto che era ebrea (il cugino Mardocheo glielo aveva espressamente vietato); ma poi, per contrastare il malvagio Amàn (sia cancellato il suo nome), dovette rivelarglielo per fargli sapere che anche lei sarebbe stata vittima dello sterminio che egli aveva tramato.

Teologia indecente Marcella Althaus-Reid (1952-2009), un'argentina nata cattolica e diventata teologa metodista, ha contestato nelle sue opere il paradigma eteronormativo, presente anche nelle forme classiche della Teologia della Liberazione, dando vita alla Teologia Indecente, di cui l'opera più nota in Italia è Il Dio Queer[5].

In questo libro la Althaus-Reid contesta l'asserzione della dogmatica cristiana, secondo cui l'amore tra le Persone della Trinità non è sessuale, e si pone l'obbiettivo esplicito di "far uscire Dio dal suo armadio", anzi, dai molti armadi in cui le persone della Trinità nascondono una molteplicità di relazioni tra loro e con il mondo. Ed in questo libro la sodomia viene vista come il prototipo della gratuità, in quanto essa non ha l'obbiettivo di procreare (anche se il rischio di gravidanza, va detto, non può essere completamente escluso, perché lo sperma può colare dall'ano alla vagina).

Raffaele Yona Ladu ha dato del libro una critica un po' piccata[6], in quanto l'autrice non sembra essersi resa conto di aver fatto un'operazione cabalistica: per lo Zohar esistono relazioni sessuali incestuose tra le sefirot, e, secondo Nitsa Kann[7], pure omosessuali e/o bisessuali.

Perché è opportuno il coming out

Motivi sociali

I pregiudizi prosperano nell'ignoranza; chi appartiene ad una minoranza (sessuale o di altro genere), e non si "vela", confuta con la sua vita questi pregiudizi.

Il prototipo proposto da Eve Kosofsky Sedgwick, la regina Ester, fece proprio così; passando dalla letteratura ebraica alla politica americana, Harvey Milk poté sconfiggere Anita Bryant, che voleva vietare che le persone omosessuali potessero insegnare in California, appunto chiedendo alle persone LGBT di quello stato di fare il coming out per dimostrare che non erano i mostri descritti da Anita Bryant.

Confutare i pregiudizi non significa solo lasciarsi ammirare - significa anche prendere la parola e dire: "Non mi riconosco nell'immagine che dai di me e di noi. Se vuoi studiarci e descriverci, devi parlare con me e con noi". Molti omofobi, bifobi, transfobi non lo fanno.

Motivi individuali=

Elenchiamo ora i motivi per cui l'astenersi dal coming out, se esso non fa rischiare il manicomio, la prigione, la pelle, significa rinunciare a prendersi cura della propria salute e del proprio futuro.

Motivi sanitari

Il coming-out può salvarvi la vita perché:

La maggior parte dei tentativi di suicidio si ha quando l’individuo è ancora velato, od appena respinto perché omosessuale - un'identità LGBT positiva sembra un potente fattore protettivo; Tra le persone MSM (maschi che fanno sesso con altri maschi), la cosa che scoraggia di più dal fare il test HIV è proprio l’essere “velati”; Nel caso delle persone MSMW (cioè i maschi che fanno sesso sia con altri maschi che con le femmine), quest’articolo avverte che la bifobia ostacola il loro coming-out e li dissuade dal fare i test per le MTS, aumentando la prevalenza dell’infezione da HIV ed i rischi per la loro salute; L’influenza della psiche sul soma (o meglio, dell’inibizione psicologica sul sistema immunitario) è tale che nelle persone “velate” la progressione dell’infezione da HIV è molto, molto più rapida; come dice l’abstract di questo studio: Le caratteristiche del campione e dei controlli statistici fanno scartare le spiegazioni basate sulle caratteristiche demografiche, le pratiche sanitarie, il comportamento sessuale e la terapia antiretrovirale. L'analisi mediazionale ha indicato che gli effetti osservati non si potevano attribuire a differenze nella depressione, nell'ansia, nel sostegno sociale, o nello stile di coping repressivo. L'infezione da HIV sembra progredire più rapidamente negli uomini gay che nascondono la loro identità omosessuale.

Motivi economici

"Il coming out giova agli affari", perché l'essere velati al lavoro nuoce al proprio rendimento, a qualsiasi livello lavorativo – è il motto di John Browne, ex Amministratore Delegato della BP, ed autore del sito GlassCloset.org, che vuole promuovere l'inclusione LGBT in tutte le aziende; due suoi argomenti appaiono particolarmente persuasivi:

Questo può succedere di male ai dipendenti gay: il 26% dei dipendenti apertamente gay dice di sentirsi depresso; il 41% dei dipendenti velatamente gay dice di sentirsi depresso. Questo può succedere di bene ai dipendenti gay: il 61% dei dipendenti apertamente gay è soddisfatto della sua progressione di carriera; il 34% dei dipendenti velatamente gay è soddisfatto della sua progressione di carriera. Richard Florida scrisse il libro L'ascesa della nuova classe creativa[8] per dire che la presenza di tante persone LGBT dichiarate mostra che l'ambiente favorisce la creatività; si può perciò dire che le aziende che non vogliono persone LGBT nei loro ranghi fanno il proprio danno.

È utile osservare che, secondo il report Io Sono Io Lavoro[9] nell'Ottobre 2011 dall'Arcigay, è un fattore di resilienza contro le eventuali discriminazioni sul luogo di lavoro l'aver fatto il coming out con gli amici - farlo con i familiari non sembra invece d'aiuto in questo caso.

Essere visibili sul luogo di lavoro, secondo il report Io Sono Io Lavoro non permette di resistere meglio ad eventuali discriminazioni, ma aumenta sicuramente la soddisfazione sul luogo di lavoro - confermando così i risultati citati da John Browne.

Quante persone fanno il coming out

Secondo un sondaggio Pew del 2013[10], il coming out verso tutte le persone importanti è stato eseguito da:

Il 54% di tutte le persone LGBT; Il 77% dei gay; Il 71% delle lesbiche; Il 28% dei bisessuali – scomponendo per genere: Il 33% delle bisessuali donne; Il 12 dei bisessuali uomini. Coming Out Day Viene celebrato ogni anno l'11 Ottobre[11].

Fu istituito dallo psicologo Robert Eichberg e dall'attivista Jean O'Leary nel 1988, e l'11 Ottobre per loro era il primo anniversario della Seconda Marcia Nazionale su Washington per i Diritti Lesbici e Gay, e si celebra in diversi paesi del mondo.

Un'utile citazione Il rabbino Nachman di Bratzlav (1772-1810) è noto per aver detto: "È un grande comandamento essere sempre felici"[12], ma va qui ricordato per un'altra sua citazione:

« L'esodo dall'Egitto si verifica in ogni essere umano, in ogni epoca, ogni anno, e pure ogni giorno[13]. » L'Egitto[14] da cui uscire qui non è solo l'"armadio", ma la mentalità che accompagna il vivere nell'armadio.

Note

Eve Kosofsky Sedgwick,Stanze private. Epistemologia e politica della sessualità, a cura di Federico Zappino, Carocci, Roma, 2011. ISBN 9788843059409
Il libro di Ester è noto in due versioni: quella del testo masoretico in lingua ebraica, e quella della LXX in lingua greca, molto più lunga; non è ben chiaro come sia nata la discrepanza, ma si può approfondire il problema leggendo IL LIBRO DI ESTER NEI SUOI TESTI, di Dionisio Candido.
Testo ebraico e traduzione italiana della versione masoretica del libro di Ester - su cui si basano le bibbie ebraiche e cristiane riformate.
La versione CEI 2008 del libro di Ester, basata sul testo della LXX in lingua greca.
Marcella Althaus-Reid, Il Dio queer, Claudiana, Torino, 2014, ISBN 978-88-7016-990-4
Il dio andino, ovvero un caso di cancellazione ebraica
Yichud of Rachel and Leah: Same-Sex Kabbalistic/Poetic Hermeneutics
Richard Florida, L'ascesa della nuova classe creativa, Mondadori, Milano, 2003. ISBN 9788804518068
Report finale di Io Sono Io Lavoro
A Survey of LGBT Americans
Coming Out Day, "It.WikiPedia.Org", consultato il 10 Ottobre 2014.
A Place for Sadness: Reflections on Tisha B'Av and the Wholeness of a Broken Heart, Rabbi Michael Bernstein, The Huffington Post, Posted: 07/12/2013 6:54 pm EDT Updated: 09/11/2013 5:12 am EDT, letto il 6 Ottobre 2014.
B’chol dor vador, In Every Generation, "Women of the Wall", consultato il 6 Ottobre 2014.
"Egitto" in ebraico si dice Mitzrayim, letteralmente luogo delle angustie - più che un luogo geografico, è qui un luogo dello spirito.

Bibliografia

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Link esterni

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Voci correlate

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