Omofilia

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Voce a cura di Giovanni Dall'Orto, liberamente modificabile.
Copertina del libro Omofilia di Marco Ghezzi, 2015.

"Omofilia" è un eufemismo coniato nel 1924 in Germania da Karl-Günther Heimsoth, stravagante figura di militante omosessuale di estrema destra, astrologo e psicoanalista, che in quell'anno intitolò la sua tesi di dottorato Hetero- und Homophilie.
In italiano il termine è attestato nel 1969, probabilmente arrivando attraverso il francese homophilie.

Storia

Heimsoth era turbato dall'enfasi che il termine "omosessualità" poneva implicitamente sull'aspetto più "scandaloso" dall'amore fra individui dello stesso sesso, ossia il rapporto sessuale, e cercava un eufemismo che rendesse più "rispettabile" e meno "scioccante" l'argomento. Per questo nella parola omo-sessualità sostituì il termine greco φιλία (filìa), che indica l'amore fraterno e asessuato, a quello latino sexualitas, per cercare di dare di sé un'immagine meno scioccante e più accettabile da parte della società perbenista. Il che peraltro non gli evitò la liquidazione fisica, nel giugno 1934, quando il nazismo si sbarazzò con la notte dei lunghi coltelli di Ernst Röhm e di tutta la sua cerchia, a cui Heimsoth apparteneva.

Il termine da lui creato fu rilanciato dopo la seconda guerra mondiale dai primi movimenti di liberazione, che oggi sono chiamati proprio "movimenti omofili" per distinguerli da quelli "gay", successivi. Anche i movimenti "omofili" durante il puritano e sessuofobo periodo maccartista posero l'enfasi sugli aspetti estetici, culturali e comunque "rispettabili" dell'omosessualità, relegando nell'ombra le "scabrose" questioni sessuali.

Il rifiuto di questa impostazione, negli anni Settanta, ha però portato anche al rifiuto di questo termine, che oggi ha un sapore decisamente "anni Sessanta", e troppo "medico". Nell'uso corrente si utilizza infatti oggi in italiano unicamente come termine storico, per indicare la fase della storia gay che va grosso modo dal 1945 al 1969/1971, ovvero dalla fine del secondo conflitto mondiale alla nascita del movimento gay.
Al di fuori di questo ambito, l'utilizzo di questo termine è caratteristico, in Italia, di scrittori cattolici o di destra, o che propagandano come validi i contenuti di certi testi degli anni Sessanta (in genere contrari alla liberazione gay, di cui non a caso è rifiutato il termine stesso).

Esempi d'uso

« Benedetta dunque la mia omofilìa di cristallo
che non sarà mai setta ma modo di essere e di capire
di registrare in me altre voci altri suoni
di cum-patire di fuggire la torre d'avorio. (Mario Stefani, 1971[1]). »
« Alcuni, ad imitazione della rivista francese "Arcadie" e del movimento omonimo, preferiscono parlare di "omofilìa", dove "filìa", che sta per "amicizia", sottolinea l'aspetto sentimentale rispetto a quello erotico. ("Ompo" n. 9, dicembre 1975, p. 10). »
« La psichiatria ufficiale non ha mai rinunciato a trattare il fenomeno dell'omofilia fra gli argomenti di interesse specialistico. (Witte, 1976[2]). »
« Il suo ideale pedagogico, segnato com'è da un'evidente fobìa per la sessualità e da un'omofilìa repressa e sublimata, si lascia oggi accettare solo attraverso mediazioni e aggiustamenti. ("Panorama", 5 aprile 1987, p. 111). »

Omoaffettività

I gay di destra italiani, per le medesime ragioni del loro predecessore Heimsoth, hanno di recente provato a lanciare il termine "omoaffettività" (che è un'esatta traduzione di "omofilia") per distrarre l'attenzione dalla sessualità omosessuale, che continua ad essere mal vista. Il termine non pare però attualmente destinato a grande successo, essendo riscontrato unicamente negli scritti di Gay Lib e di Alessandro Cecchi Paone. Lo stesso Silvio Berlusconi ormai si riferisce in pubblico alla realtà omosessuale, sia pure per condannarla, usando senza problemi il termine "gay" (così per esempio nell'intervento riportato sulla stampa il 26 febbraio 2011).

Il termine è stato però utilizzato nel 2015 dalla Corte Suprema di Cassazione per designare non l'omosessualità in quanto tale, bensì la sola componente affettiva della relazione fra due persone dello stesso sesso[3]. Con la stessa sfumatura il termine sta riscuotendo successo anche nella dottrina e nella giurisprudenza brasiliana (Homoafetividade, in portoghese/brasiliano)[4].

Risignificazione nel XXI secolo

Nel secondo decennio del XXI secolo la parola "omofilia" è stata risignificata, attraverso un nuovo uso dell'inglese "homo-philia" per indicare genericamente un "atteggiamento favorevole" nei confronti delle persone omosessuali, intendendolo come opposto di "homo-phobia"[5] sul modello di "anglofilia", "ellenofilia" e simili. Significativamente, un gruppo su Facebook intitolato "homophilia" ha come slogan philia, not phobia ("filìa non fobìa").

Questo uso è stato fatto proprio anche dai movimenti antiomosessuali anglofoni (specialmente religiosi), per indicare un atteggiamento politicamente e ideologicamente favorevole, in modo irrazionale e per partito preso, agli omosessuali e alle loro assurde rivendicazioni.

Paradossalmente tale uso ha iniziato a filtrare anche in italiano[6] proprio attraverso i mezzi di propaganda cattolici, come il quotidiano dei vescovi "Avvenire"[7].
L'uso di omofilia per indicare "atteggiamento favorevole alle rivendicazioni gay" nel 2015 era peraltro ancora episodico e raro.

Cartello di "Pericolo omofilia" apparso su un sito cattolico.

Altri significati

Cesare Gini nel 1915[8], quindi molto prima del successo in campo sessuologico di "omofilia", aveva usato questa parola per indicare una misura di concordanza[9].

Inoltre alcuni sociologi statunitensi hanno usato il termine per indicare "la preferenza esclusiva di chi è simile a sé", ossia la preferenza, osservata sui social networks, a interagire esclusivamente con persone che possiedono idee e visioni del mondo uguali alle proprie[10]. Gli autori hanno peraltro creato una differente grafia (homophily) per evitare confusioni con homophilia.

Note

  1. Mario Stefani, Elegie veneziane, Rebellato, Padova 1971, p. 73
  2. B. W. Witte, Omosessualità e coscienza cristiana, Claudiana, Torino 1976, p. 65
  3. Cass. Civ. Sent., I sez., 21 aprile 2015, n. 8097, p. 16.
  4. Si verifichi con una query su jusbrasil.com.
  5. Victor Minichiello e Tinashe Dune, From homophobia to homophilia: the future face of medicine, "The conversation", May, 7, 2012.
  6. Claudio Antonelli, Omofobia e omofilia, "Corriere della sera blogs - Italians", 28 ottobre 2014, e “Omofilia”: mi sono fatto influenzare dal termine inglese “homophile”, "Corriere della sera blogs - Italians", 2 novembre 2014.
  7. Michele Rainone, "Emergenza omofilia", Avvenire delira e denuncia la "grave" situazione italiana, "Queerblog", 29 settembre 2013.
  8. Corrado Gini, Indici di omofilia e di rassomiglianza e loro relazioni col coefficiente di correlazione e con gli indici di attrazione, Ferrari, Venezia 1915.
  9. Anonimo, Voce: Omofilìa, "Sapere.it".
  10. Miller McPherson1, Lynn Smith-Lovin, and James Cook, Birds of a feather: homophily in social networks, "Annual review of sociology", XXVII 2001, august, pp. 415-444. Su si esso si veda: Antonio Sofi, L'homophilia ci rende stupidi. Ammesso non lo fossimo già, "Webgol", 2 agosto 2008.

Voci correlate

Bibliografia

  • Karl-Günther Heimsoth, Hetero- und Homophilie. Eine neuorientierende An- und Einordnung der Erscheinungsbilder, der "Homosexualität" und der "Inversion" in Berücksichtigung der sogenannten "normalen Freundschaft" auf Grund der zwei verschiedenen erotischen Anziehungsgesetze und der bisexuellen Grundeinstellung des Mannes, Dortmund 1924.
  • Manfred Herzer, Asexuality as an element in the selfrepresentation of the right wing of the German gay movement before 1933 (Elisar von Kupffer, Benedict Friedlaender, Hans Blüher, Karl Günther Heimsoth), Atti del convegno "Among men, among women," Universiteit van Amsterdam, Amsterdam 1983, pp. 315-321 e 581.

Link esterni