Teoria del gender

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Appello di "Italia cristiana" contro la "propaganda gender-omosessualista" (2015)

Con il nome di teoria del gender viene definita, da una precisa corrente del pensiero cattolico,[1] una teoria secondo cui non esistono differenze biologiche tra i sessi (a parte quelle puramente fisiche) e che quindi proclama l'eguaglianza assoluta tra maschi e femmine. Per dirla con le parole di uno dei suoi oppositori:

« La teoria del gender è una idea che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista; c'è quella differenza morfologica, ma non conta niente. Invece la differenza maschile / femminile è una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.

Se non ci fossero queste costruzioni culturali non ci sarebbero differenze tra donne e uomini e il genere umano sarebbe fatto di persone uguali. In tal modo la sessualità viene dissociata dalla personalità, non viene naturalmente connessa con la costruzione di una persona. (Diacono Girolamo Furio)[2]»

Questi attivisti cattolici affermano che alcuni organismi internazionali e potenti lobby di potere LGBTI promuovono questa ideologia attraverso, fra le altre cose, la sostituzione del termine "sesso" con il termine "genere", l'estensione alle coppie dello stesso del diritto al matrimonio, all'adozione, e alle tecniche di riproduzione assistita.
Coloro che sono accusati di promuovere il cosiddetto "gender" vengono chiamati "genderisti" o "ideologi del gender", mentre i suoi critici si autodefiniscono a volte "no-gender", termine che verrà adottato in questa voce per descriverli.

Introduzione alla "teoria del gender"[modifica]

Un prestito dalla linguistica[modifica]

"Sesso" deriva dal verbo latino secare cioè "dividere" o "tagliare" e quindi, in senso ampio, "distinguere", per esempio un maschio da una femmina e una femmina da un maschio.[3]
Gender (in italiano: "genere") è un termine preso a prestito dalla grammatica, dove indica esclusivamente l'appartenenza di una parola a una categoria, che di per sé non fa riferimento al sesso, anche se allude alle caratteristiche di solito attribuite ai sessi (il latino genus, plurale genera, significava in effetti "sesso").
Infatti "il braccio", in italiano, è maschile, mentre "la gamba" è femminile, ma questo fatto non comporta che quando noi parliamo pensiamo davvero che il braccio o la gamba abbiano un "sesso" maschile o femminile. Tanto è vero che una parola può avere un genere diverso anche in lingue strettamente imparentate, come "il sale", "il fiore", "il mare": le prime due parole sono femminili in spagnolo ("la sal", "la flor"), mentre la seconda e la terza lo sono in francese ("la fleur", "la mer"). La non dipendenza dei generi grammaticali dai sessi biologici è dimostrata anche dal loro numero, che può variare, a seconda delle lingue, da zero a un centinaio. Ad esempio, se la lingua italiana ha due generi, il latino e il greco ne possedevano tre (maschile, femminile, neutro), gli stessi che conosce ancor oggi la lingua inglese, che però nell'uso li ha ridotti a pochi rudimenti.
Fu per questa mancanza di legame diretto fra "sesso" (inteso come caratteristica biologica) e "genere" (intesa come percezione sociale delle conseguenze dell'appartenenza a un sesso biologico) che le scienze sociali, nel dopoguerra, hanno "preso in prestito" questa parola per dire “uomini e donne” quando vogliono riferirsi a tutto quello che va oltre il loro essere, biologicamente, “maschi e femmine”[4].

Origini dell'uso al di fuori della linguistica[modifica]

Dagli anni Cinquanta del secolo scorso, almeno nella lingua inglese, la parola gender entra nel linguaggio della scienza quando lo psicologo neozelandese John Money inizia a parlare di un gender role ("ruolo di genere") riferendosi agli intersessuali, che a quel tempo erano chiamati pseudo-"ermafroditi". Gli intersessuali, persone che presentano in una certa misura i caratteri sessuali di entrambi i sessi, avevano da sempre creato problemi ai sessuologi al momento di determinare la loro appartenenza ad uno dei due sessi.
John Money, esaminandoli sotto un profilo psicologico e non più soltanto anatomico, si accorse del fatto che sebbene la loro anatomia potesse confondere (una persona poteva avere i cromosomi maschili, ma genitali che ricordavano quelli femminili) essi s'identificavano senza confusione o come maschi o come femmine. In queste circostanze la parola "sesso", anziché chiarire la loro situazione, creava solo confusione: il sesso cromosomico poteva infatti essere maschile, mentre quello dei genitali era femminile. Eppure, nonostante questa confusione, l'identità di queste persone era distintamente maschile o femminile.
Ecco quindi il motivo per cui sorgeva la necessità d'introdurre una parola che potesse parlare della mascolinità e della femminilità non tenendo conto unicamente dell'anatomia (che nel caso dell'intersessualità confonde anziché chiarire). Mentre il concetto di "sesso" poteva essere applicato senza problemi solo al 98-99% della popolazione, la parola "genere" poteva essere applicata a tutte le persone, intersessuali e non-intersessuali.
La proposta di Money si diffuse rapidamente: dapprima tra psicologi e urologi che s’interessavano all'intersessualità, poi negli anni Sessanta tra gli psicanalisti, fino ad entrare per questa via all'inizio degli anni Settanta nella riflessione e nelle teorizzazioni del movimento femminista. E' da queste riflessioni che la parola "genere" è poi entrata a far parte del linguaggio comune con il nuovo significato.

Gender ieri ed oggi[modifica]

Paradossalmente, il linguaggio che usava John Money oggi non è più adoperato nel modo in cui lo intendeva lui. Il concetto di "ruolo di genere" è stato infatti a sua volta distinto in tre diversi concetti: identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale.[5]
L'"identità di genere" è, secondo una definizione di Money,[6], "il perno della nostra identità". Può essere definita come il nostro senso profondo o basilare, ovvero come la nostra percezione di noi, in quanto maschi o femmine, rispondendo alla domanda "A quale sesso sento di appartenere?".
Il termine "ruolo di genere" è invece utilizzato per riferirci ai comportamenti, alle attitudini e ai tratti della personalità, che una società (in una determinata cultura e periodo storico) definisce "maschile" o "femminile". Per esempio, tessere nell'antica Grecia era tipico del (e riservato al) ruolo femminile, mentre nell'antico Egitto era tipico del (e riservato al) ruolo maschile. Risponde alla domanda: "Quali tipi di comportamento la società in cui vivo ritiene adatti al sesso a cui appartengo?".
Infine, l'"orientamento" sessuale è la risposta di una persona a uno stimolo sessuale. Risponde alla domanda: "Da quale sesso mi sento attratto?".
Altri due termini vengono facilmente confusi con quelli appena discussi: identità sessuale per dire "identità di genere" e stereotipo di genere per "ruolo di genere". Quando una persona si dichiara “gay” o “lesbica”, sta parlando della propria "identità sessuale" (ossia, sta descrivendo il suo orientamento sessuale), e non la propria "identità di genere" (ossia, non sta affermando di sentirsi donna, o uomo).
"Orientamento sessuale" e "identità sessuale" possono non combaciare: tipicamente, una persona attratta dalle persone del suo sesso (orientamento omo-sessuale) potrebbe non riconoscersi come omosessuale (identità sessuale) perché teme per la propria vita, o perché non si è ancora accettata.[7] Gli "stereotipi di genere", invece, sono le credenze riguardo le caratteristiche dei maschi e delle femmine. Gli uomini vengono visti più facilmente come forti, vigorosi, con le spalle larghe, mentre le donne più come delicate e aggraziate.[8]

Un diverso uso della parola "teoria"[modifica]

Le espressioni “teoria di genere” o “ideologia di genere” esistono: sono la traduzione dall'inglese di “gender theory” e “gender ideology”. Esse sono utilizzate dai sociologi, dagli antropologi, dai filosofi, dagli psicologi e dagli altri studiosi che si occupano dei cosiddetti gender studies (in italiano: “studi di genere”).
Studiare il "genere" significa, ad esempio, occuparsi di come sia cambiato nel corso della storia il ruolo della donna nelle società[9] oppure del perché uomini e donne si comportino diversamente.[10] Una volta “studiato” il genere, lo scienziato proporrà la sua teoria. Lo storico sosterrà un'ipotesi della condizione della donna nella Roma antica, lo psicologo invece una sulla differenza o sulla somiglianza tra i due sessi per quanto riguarda, a titolo esemplificativo, l'abilità nelle materie scientifiche. E' in questo senso che le discipline scientifiche parlano di "teorizzare il genere".

Ciò non deve però trarre in inganno. La lingua inglese usa infatti la parola "teoria" in senso molto più ampio di quanto non faccia la lingua italiana, per indicare semplicemente "un insieme di nozioni". Esiste la “Chromosome theory”, che è un modo molto rapido per dire “tutto quello che sappiamo finora dei cromosomi e della loro funzione”;[11]; troviamo anche una specifica teoria sulla contrazione muscolare, la “Sliding filament theory”. Non può allora sorprendere se gli anglosassoni parlano anche di "teoria del genere" (gender theory) con significati che a un parlante italiano a volte possono sembrare bizzarri. Navigando per il web possiamo trovare genitori che chiedono informazioni sulla “Ramzi gender theory”,[12] la quale spiega come scoprire se il feto è maschio o femmina attraverso gli ultrasuoni, o sulla la “Eye vein gender theory”, che pretende di scoprire il sesso del nascituro osservando le vene negli occhi delle puerpere[13]. In altre parole, nell'uso che la lingua inglese fa della parola "teoria" ("un insieme di nozioni"), tutti possono teorizzare; tuttavia non sarà certo la proposta della persona comune ad attirare l'attenzione dei più esperti scienziati.

I gruppi cattolici che combattono, con crescente veemenza, le "teorie di genere" non hanno come bersaglio coloro che studiano la condizione della donna in una sperduta tribù dell'Amazzonia, o il metodo per identificare il sesso d'un nascituro. Il loro obiettivo sono infatti le "teorie sul genere" formulate dagli psicologi e dai biologi a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
Uno dei loro bersagli, spesso citato, è la teoria proposta da John Money secondo la quale l'identità di genere potrebbe svilupparsi anche in contraddizione con il sesso biologico ma in accordo con quello che Money chiamava “sesso di crescita”, ossia, sulla base dell'educazione ricevuta.[14]
Altri esempi potrebbero essere la teoria delle due tipologie di MtF, cioè maschi che transitano al genere femminile, proposta da Ray Blanchard nel 1985, le transessuali omosessuali e le transessuali autoginefile[15] e quella di Milton Diamond per cui la transessualità sarebbe una forma di intersessualità limitata alla sola organizzazione del cervello.[16]

La sociologia e la "Ideologia del ruolo di genere"[modifica]

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In quest'opera del 1995 "gender ideology" indica l'ideologia che attribuisce alla biologia aspetti del genere che sono invece culturalmente determinati.

"Ideologia di genere" è invece un'espressione che finora è stata utilizzata prevalentemente dai sociologi.
Nata come “ideologia del ruolo di genere” (gender role ideology),[17] indica l'atteggiamento d'una società nei confronti dei ruoli di genere dell'uomo e della donna. In questo àmbito parleremo perciò di una "ideologia conservatrice di genere" per la società, come quella dell’Arabia Saudita, che impone una rigida separazione dei ruoli e addirittura una segregazione fisica dei due sessi; diremo invece che quella francese è una società dove è presente un’"ideologia liberale di genere" perché viene accettata un'equa ripartizione e pure un'inversione dei ruoli dell'uomo e della donna (la donna può lavorare e l'uomo rimanere a casa e badare alla famiglia).[18]

Paradossalmente l'espressione "ideologia del gender" (gender ideology) non fu quindi usata in origine dalle destre religiose ma dai loro critici: la si trova infatti impiegata già nel 1994 in un'opera della femminista e sociologa Judith Lorber[19] e nel 1995 da Bonnie Spanier in Im/partial science, nel quale "gender ideology" indica l'ideologia che pretende di trovare a tutti i costi nella biologia le cause delle differenze di genere:

« L'espressione "ideologia di genere" si riferisce ad un insieme di credenze predominanti in questo momento nella cultura occidentale nella quale maschio e femmina sono considerati come una coppia fondamentale e complementare di opposte polarità. In questo quadro, maschio e femmina sono intrisencamente diversi tra loro: la mascolinità è assunta come superiore e associata alla figura di leader, "iniziatore" di azioni, la "mente"; la femminilità, a differenza, è l'idea di debolezza, di passività e di inferiorità [20]»
« Si parla di "ideologia di genere" o, più precisamente, di "ideologia maschilista", per indicare l'attuale asimmetria di potere tra gli uomini e le donne nella società occidentale, quelle credenze predominanti nel mondo occidentale dell'uomo bianco che hanno diffuso i valori, impliciti ed espliciti, riguardo alla naturalezza (e correttezza) del dominazione di un gruppo (maschio, bianco, proprietario, colonizzatore) su gruppi subordinati (femmina, nonbianca, non proprietaria, colonizzata)[21]»

Ancora nel 2006 la Blackwell Encyclopedia of sociology[22] possiede una voce dedicata a "Gender ideology and gender role ideology".

In questo utilizzo originario l'espressione indicava però l'esatto opposto di quanto indica oggi negli scritti dei clericali, riferendosi alla loro ideologia che, senza basi scientifiche[23], attribuisce una base biologica ai ruoli di genere. Per questa ideologia i comportamenti di uomini e donne, le loro differenze di carattere, le loro preferenze, ed ovviamente i ruoli a cui sono sottomessi, hanno origini genetiche ed ereditarie (in quanto voluti da Dio), indipendenti dall'educazione e dalla cultura.

1995: L'invenzione del terrore per il gender[modifica]

La polemica sul concetto di "genere" può essere fatta risalire[24] all'attivista cattolica appartenente all'Opus Dei, collaboratriche del Narth[25] nonché giornalista conservatrice, Dale O'Leary, che nel suo libro: The gender agenda. Redifining equality (1997), prese le mosse dallo scontro politico avvenuto alla Conferenza mondiale sulle donne del 1995, nella quale l'uso della parola gender da parte di associazioni per i diritti delle donne e delle persone LGBT, era stata aspramente contestata dai gruppi "pro-famiglia"[26].

Due anni prima della Conferenza mondiale, la biologa di genere Anne Fausto-Sterling aveva pubblicato sulla rivista The Sciences[27] un articolo in cui, spiegando quanto a volte il tentativo di far rientrare per forza tutti i neonati in uno dei due sessi faccia violenza ai dati biologici, propose – provocatoriamente – di aggiungere ai due sessi "tradizionali", maschio e femmina, l’herm, l’ermafrodita vero (cioè una persona intersessuale che possiede un testicolo e un ovaio), il merm, lo pseudoermafrodita maschio (una persona intersessuale con i testicoli, con qualche caratteristica sessuale femminile e nessuna ovaia) e la ferm, la pseudoermafrodita femmina (una persona intersessuale con le ovaie, con qualche caratteristica sessuale maschile e nessun testicolo).
L'intento di questo articolo, così come quello di Susan Kessler del 1990[28], era provocare un cambiamento all'interno della comunità scientifica che si occupava del trattamento delle persone intersessuali, in particolare bloccare l'abitudine di operare alla nascita i neonati con malformazioni genitali assegnando loro arbitrariamente un sesso, prima ancora che essi avessero potuto sviluppare una identità di genere.

A New York, nel marzo del 1995, nel corso dei prep-com (cioè dei lavori preparatori) alla Conferenza mondiale dell’ONU, furono diffusi tra i delegati “pro-famiglia” alcuni articoli comparsi su riviste femministe e impiegati come materiale didattico nei college americani. Tutto era cominciato quando un funzionario americano, parlando con la propria famiglia degli scontri che nei lavori preparatori stavano succedendo tra le femministe e i delegati “pro-famiglia”, era riuscito ad ottenere questi scritti dalla baby-sitter dei suoi figli che studiava all’Hunter College di New York.[29] E, tra quegli scritti, c’era anche l’articolo del 1993 della Fausto-Sterling.

Scoppiò subito il panico, visto che veniva proposto di cominciare a parlare non più di due sessi, ma di cinque sessi. Tuttavia, diversamente da quanto scritto dalla Fausto-Sterling, che come si è visto proponeva di elencare i sessi come “maschio, femmina, herm, merm e ferm”, i delegati pro-famiglia s'inventarono che oltre ai due sessi già conosciuti si voleva iniziare a parlare anche di “omosessuale maschile, omosessuale femminile e transessuale” [30], oppure “omosessuale, lesbica, bisessuale e transessuale”[31]. E così gender divenne una definizione in codice per "omosessualità".[32]

In quell'occasione la O'Leary utilizzò l'espressione "gender feminism" ("femminismo di genere") coniata dalla scrittrice e critica del femminismo contemporaneo Christina Hoff Sommers, per individuare coloro che promuovono l'ideologia gender. Costoro sarebbero:

« 1. Il gruppo che si occupa del controllo della popolazione;

2. quello dei libertari della sessualità;
3. gli attivisti dei diritti dei gay;
4. i promotori multiculturali del political correct;
5. la componente estremista degli ambientalisti;
6. i neo-marxisti/progressisti;
7. i decostruzionisti/postmodernisti.
L'Agenda di genere è sostenuta anche dai grandi liberal governativi e da alcuni corporazioni multinazionali[33]»

Dopo questa vicenda O'Leary scrisse il libro appena citato[34], mentre il Vaticano chiese al Pontificio Consiglio della Famiglia di scrivere una sorta di glossario in cui fossero contenuti tutti i termini "ambigui e discussi sulla famiglia", cioè il Lexicon[35], edito nel 2006. Nel Lexicon appare il saggio della teologa Jutta Burgraaf (anch'essa vicina all'Opus Dei), "Genere ("gender")", e un altro saggio di Oscar Alzamora Revoredo, dal titolo "Ideologia di genere: pericoli e portata".

Sono questi i testi di partenza di gran parte di coloro che nel mondo cattolico usano il concetto di "ideologia gender".

La teoria del gender secondo i no-gender[modifica]

La definizione di "teoria del gender", così come è usata oggi, fonde le definizioni di "gender studies" e "queer theory". Il risultato è appunto la presunta "gender theory", che però, al di fuori degli scritti dei "no gender", non esiste, e non è mai stata teorizzata da nessuno[36].

In Italia, la provenienza dei sostenitori di questa visione dalle frange più estreme della Chiesa cattolica spiega l'insolita rozzezza delle loro tesi, la cui difesa è spesso affidata a "esperti" autonominati, dei quali è spesso facile dimostrare che letteralmente "non sanno nemmeno di cosa stanno parlando"[37].

L'attuale definizione di "ideologia gender", così come è in uso da parte delle destre religiose, non ha in effetti caratteristiche ben definite. Si tratta infatti d'una caricatura polemica, nella quale alcuni aspetti controversi dei gender studies e della queer theory sono stati ingigantiti fino al grottesco, e presentati come "la" ideologia del mondo gay e femminista[38]. Ciò è particolarmente evidente laddove le teorizzazioni più estreme della queer theory sono mescolate a tematiche femministe assolutamente "tradizionali" (come la difesa del diritto all'aborto e addirittura al divorzio!) e citate come se fossero parte d'un sistema di pensiero coerente, se non di un vero e proprio complotto messo assieme dalla massoneria (e dagli ebrei) per distruggere il carattere cristiano della civiltà occidentale.

Alla fine, la sola cosa che accomuna tutti questi pensatori non è ciò che pensano, bensì ciò che contestano, vale a dire proprio la "gender-role ideology", ossia la visione che l'estrema destra religiosa ha della sessualità. Non stupisce perciò che la "teoria gender" possa essere meglio definita come "il modo di pensare del nemico[39] dei clericali d'estrema destra", piuttosto che descritta in base a precise affermazioni teoriche.

Il complotto della lobby omosessualista[modifica]

Gli utilizzatori del concetto di "teoria del genere" la descrivono come l'ideologia che anima un complotto organizzato dalla potentissima lobby gay per promuovere l'omosessualismo nella società[40], discriminando le persone normali per motivi di eterofobia[41], e obbligandole a diventare anch'esse come gli omosessualisti per mezzo di una "dittatura omosessualista" che in parte è già in opera.

A questo scopo enormi energie e illimitate quantità di denaro vengono profuse senza sosta dalla ricchissima e potentissima "lobby gay", assecondata per codardia o ignavia da governi privi di spina dorsale e da gerarchie religiose rinunciatarie e vili, per effettuare il lavaggio del cervello dei bambini e delle bambine[42][43], con lo scopo di convincerli del fatto che i sessi (ossia i generi) non esistono, e che la "famiglia naturale" è priva di significato.

Ora, si noti l'aspetto caricaturale con cui è presentata la "teoria/ideologia del gender" nella citazione riferita in apertura della presente voce. L'idea stessa che qualcuno possa negare l'esistenza di una differenza biologica fra i sessi è ridicola, dato che l'intera "questione omosessuale" si basa proprio sul fatto che alcuni individui preferiscono individui connotati da un certo tipo di "differenza morfologica" anziché da un'altra. Quindi anche ragionando dal punto di vista ostile è palese che le rivendicazioni "omosessualiste" non sarebbero neppure concepibili se tali "differenze morfologiche" non fossero non solo riconosciute, ma addirittura giudicate di importanza centrale nell'esperienza di vita di un essere umano.
Il ragionamento del diacono cattolico Girolamo Furio funziona quindi esclusivamente se si ragiona a partire da quanto abbiamo appena definito come la "Gender role ideology", ossia il dogma secondo cui Dio ha voluto che il ruolo sessuale degli esseri umani non fosse determinato dall'educazione e dalla società in cui vivono, ma fosse parte integrante della loro eredità genetica, biologica. Esiste un gene che fa preferire il cucito alle femmine e il calcio ai maschi, in modo istintivo.

Insomma: la "Gender role ideology" dà per scontato che sesso (il dato "morfologico") e genere (il dato culturale) sono la stessa identica cosa: se i gender studies trattano sesso e genere come due facce della stessa medaglia, la Gender role ideology afferma invece che siamo di fronte a una medaglia che, per miracolosa volontà di Dio, possiede una sola ed unica faccia, cosicché i ruoli di genere (ed anche l'identità di genere, ed anche l'orientamento sessuale...) sono "scritti nel corpo", ossia prestabiliti in modo genetico ed ereditario. Solo intendendo le parole in questo modo distorto è possibile dire che la "teoria del genere" "sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne".
Date queste premesse si può concludere che può essere bollata come "ideologia del gender" qualsiasi idea che neghi che il comportamento umano sia determinato in modo ereditario, e che affermi che uomini e donne hanno uguali capacità (e quindi uguali diritti)[44].

L'inconsistenza del concetto di "teoria del gender" è stata in effetti implicitamente ammessa da un suo avversario, José Juan Garcia, che ha scritto:

« Alla base dell'ideologia di genere vi è tutta una concezione della persona e della società. Per questo si può dire che non è una teoria né una semplice misura di politica legislativa; bensì tutta un'ideologia: una visione del mondo che pretende di “decostruire” la società per far posto alla sua concezione antropologica[45]»

Dunque la "ideologia gender" non è una "teoria" con tesi chiaramente definibili, ma più genericamente un "atteggiamento", "una visione del mondo", una concezione antropologica, tutti modi vaghi per (non) dire "una concezione della religione". L'invenzione da parte dei clericali di destra della "teoria gender" è in definitiva un ennesimo tentativo, simile a quello compiuto inventando il "disegno intelligente" o le "terapie riparative", di mimetizzare dogmi religiosi che oggi appaiono ridicolmente arcaici, usando linguaggi che suonano moderni, arrivando a questo scopo addirittura a mimetizzarsi dentro concetti che la destra religiosa ha in realtà sempre combattuto aspramente, come la verità scientifica[46], i "diritti dell'Uomo", o la difesa della democrazia e della libertà di parola. (Da qui il paradosso di campagne scatenate nel nome della libertà di parola per togliere la parola, nelle scuole e altrove, a coloro che non la pensano come i clericali)[47].

Esempi d'uso del concetto[modifica]

Padre Federico Lombardi definisce "l'ideologia del gender" come "la negazione del fondamento oggettivo della differenza e complementarità dei sessi"[48], tale da creare confusione in campo giuridico e nell'interpretazione della "Convenzione per i diritti dei fanciulli".

La definizione data da Lombardi ricorre nelle parole di mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, laddove egli ricorda il colloquio fra la delegazione vaticana e il Comitato Onu circa la "Convenzione per i diritti dei fanciulli"[49]. Il discorso sull'"ideologia del gender" è presentato da mons. Moraglia come in contrapposizione alla concezione cattolica della famiglia, e alla bioetica cattolica[49]. La cosiddetta "ideologia del gender" sarebbe quanto si oppone a una visione della società nella quale il matrimonio è definito in modo esclusivo come "unione stabile fra un uomo e una donna"[49]. In questa unione stabile, prosegue mons. Moraglia, "l'uomo e la donna dovrebbero riconoscere e accettare la bontà della differenza sessuale"[49], che permette ai coniugi di "unirsi in una sola carne"[49]. In altre parole, negare che il matrimonio debba restare un privilegio riservato alle sole persone eterosessuali costituisce "ideologia del gender".

Moraglia a sua volta cita un'enciclica di Papa Francesco, la Lumen Fidei (N. 52)[50], e una sua esortazione apostolica, la Evangelii Gaudium (N. 66)[51]. Questi testi escludono con convinzione la possibilità di accettare quale "matrimonio" l'unione fra due persone dello stesso sesso, a prescindere dalla profondità dei loro sentimenti e del loro impegno l'uno/a verso l'altro/a. Questi documenti, che non menzionano la transessualità, ribadiscono che le differenze fra i sessi sono naturali e "insuperabili" (un punto questo negato dalla teoria queer, che ha inventato i concetti di genderqueer e genderfluid).

Benedetto XVI, predecessore di Francesco, aveva impiegato toni anche più forti. Il 22 dicembre 2008, nel discorso prenatalizio alla Curia romana, aveva descritto il "gender" come "autoemancipazione dell'uomo dal creato e dal Creatore"[52]. Dunque l'"ideologia del gender" (definizione che proprio in questo documento fu fatta propria anche dalla gerarchia cattolica) va contro le leggi della natura così come concepite dai cattolici: "Qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell'ascolto del linguaggio della creazione..."[52]. Essa è una forma di disprezzo delle leggi naturali, che porterà se non contrastata all'autodistruzione dell'essere umano e alla "distruzione dell'opera stessa di Dio"[52].
Nonostante questo sia un discorso esplicitamente religioso, Benedetto XVI vi fa uso del concetto laico di "ecologia" per proporre una "ecologia dell'uomo"[52], insinuando che riflettere sulla complessità dell'identità sessuale e sulle costruzioni sociali legate ai sessi indurrebbe a disintegrare l'essere umano, così come l'inquinamento disintegra altri elementi naturali.
Benedetto XVI rivendica perciò il diritto e il dovere della Chiesa cattolica a intervenire pubblicamente per bloccare la diffusione del concetto di "gender", avendo una "responsabilità per il creato"[52]. In questo modo punti di vista tipici di una particolare ideologia religiosa sono presentati come se fossero di pubblico interesse, o addirittura come "scientifici", grazie al richiamo alla "natura" e all'"ecologia".

Altre citazioni[modifica]

  • "La teoria del gender è un'ideologia a sfondo utopistico basata sull'idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, che l'eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità". Lucetta Scaraffia[53].
  • "Gli adulti possono pensare che l'omosessualità sia una malattia, che i transgender debbano sparire dalla faccia della Terra e che la genetica imponga alle bambine di giocare con la Barbie e ai bambini di giocare alla guerra. Ma i giovanissimi non sono una loro proprietà e meritano l'opportunità di costruirsi una coscienza propria e indipendente". Laura Bonaventura[54].
  • "Se anche voi credete nella sacralità della famiglia tradizionale – quella dove lui lavora, lei stira e l'omosessuale gli arreda l'appartamento con gusto impeccabile – sarete d'accordo con me che serve una strategia ancora più incisiva. (...) Ritirate (...) vostro figlio dalla scuola e praticate l’homeschooling. Con voi come unico insegnante, è probabile che non scoprirà mai che nel mondo non è in atto nessun complotto e che la teoria del gender è solo uno strumento pseudo-scientifico concepito dai reazionari per spaventare i genitori più sensibili. E così vostro figlio crescerà come il maschio selvatico che avete sempre sognato che diventasse". Claudio Rossi Marcelli[55].
  • "Se nel paese non c'è un'emergenza legata all'aggressione ed alla violenza contro gli omosessuali, sta emergendo in maniera netta che esiste invece concreta, solida ed organizzata un'aggressione culturale nelle scuole dei nostri figli». Forza Nuova annuncia anche che «verrà anche stilato un elenco dei libri di testo e delle case editrici che sono funzionali alla diffusione della teoria gender. Quest'ultimo capitolo d'azione è in realtà la parte più importante e corposa delle segnalazioni pervenuteci dai genitori. Entro fine dell'anno produrremo invece una significativa clip audio nella quale raccoglieremo le stille d'odio eterofobico e contro la famiglia tradizionale, registrate nella segreteria del nostro numero verde. Sarò chiaro quindi chi realmente diffonde odio e chi alimenta la propria battaglia di viscerale violenza". Comunicato stampa di Forza Nuova[56].

Contro il "nuovo totalitarismo" omosessualista[modifica]

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Immagine creata da oppositori della "teoria gender".

Comune a coloro che affermano di lottare contro l'"ideologia del gender" è poi l'accusa secondo cui essa mira a "cancellare le leggi della biologia, della genetica, delle scienze naturali" e ad utilizzare le leggi e i tribunali per imporre con la violenza una precisa visione politica del mondo[57].

Secondo il loro punto di vista, infatti, chiedere il matrimonio egualitario o agevolazioni nel cambio di sesso anagrafico è una violenza contro la natura e le istituzioni, basata su necessità illusorie, costruite da un'ideologia priva di fondamenti oggettivi[43]. Da ciò deriva l'accusa di "nuovo totalitarismo"[43] rivolta alle associazioni LGBT. Richieste come il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali, secondo quest'ottica, vengono classificate come proprie di una minoranza benestante, egoista e classista, sorda tanto alle inoppugnabili leggi di natura quanto al bene dei bambini[58]. E a poco serve ricordare che è solo a causa delle leggi volute proprio dai cattolici se oggi in Italia solo i privilegiati possono aggirare gli ostacoli giuridici inventati dai cattolici, e che con la sua solita lentezza esasperante la Corte Costituzionale sta ad uno ad uno dichiarando anticostituzionali.

La paura (autentica o simulata) del "nuovo totalitarismo" è anche alla base del rifiuto verso qualunque progetto di legge antiomofobia, visto come strumento per limitare il pluralismo delle idee e "imporre l'ideologia del gender"[59]. Come ha mostrato Mauro Ronco, ordinario di Diritto penale presso l'Università di Padova, questo tipo di preoccupazione per il "pluralismo delle idee" si accompagna a quella per il mantenimento delle attuali restrizioni giuridiche in materia di procreazione assistita e adozione[59], nonché alla riaffermazione dell'importanza dei ruoli di genere nell'educazione dei figli[59]. Sempre le teorie espresse da Ronco abbinano la preoccupazione per il "pluralismo delle idee" all'asserzione ferrea delle "basi della civiltà", fondate "sulla generazione che nasce dalla coppia eterosessuale e sul matrimonio"[59].

Gli oppositori dell'"ideologia del gender": dunque, temono di essere privati di una libertà di espressione, la quale consiste in nient'altro che nella possibilità di asserire l'unicità e l'indiscutibilità del loro modello familiare. Anche qui, come nel caso dei documenti pontifici, si ritrova un interessante circolo vizioso: il "pluralismo delle idee" viene invocato solo per potere sostenere il monopolio del "pensiero unico" (cattolico) e la proibizione di esprimere punti di vista e richieste politiche in dissenso con esso.
Alla diffusione dell'"ideologia del gender" viene altresì imputata la minaccia della dissoluzione del matrimonio come "istituto giuridico fondato sul diritto naturale e finalizzato alla procreazione"[60].

A questo senso di minaccia si accompagnano visioni piuttosto allarmistiche sul rischio di dissoluzione della società, laddove fondata su "principi costruiti a tavolino, puramente immanentistici"[61]. Ne consegue un richiamo al mondo della politica perché "sia responsabile" ed eviti "errori che saranno pagati in futuro"[61].
Personaggi come Giuseppe Dalla Torre, giurista e rettore della Lumsa di Roma, descrivono il matrimonio come "un istituto giuridico che prescinde dal rapporto affettivo" e "deputato propriamente alla trasmissione della vita"[61]. Se ciò non è inesatto giuridicamente, nega una percezione culturale del matrimonio ampiamente radicata e nega inoltre l'importanza dei buoni rapporti affettivi per la solidità del vincolo coniugale e per l'educazione dei figli, che pure sono definiti essenziali nella stessa visione cattolica ufficiale del matrimonio. Ciò svela la posizione di frangia estremista che i sostenitori di queste tesi hanno all'interno dello stesso mondo cattolico mainstream, con il quale in effetti sono spesso in aspro urto ideologico, accusandolo di vigliaccheria e di eccessiva cedevolezza.

Note[modifica]

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Bibliografia[modifica]

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Voci correlate[modifica]

Link esterni[modifica]

2014[modifica]

2015[modifica]

2016[modifica]

  • Lorenzo Bernini, 2h 47m 50s "Che cosa è la Teoria del Gender e che cosa è il genere". Estratto video dall'Audizione di esperti su Introduzione dell’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione presso la Camera dei Deputati di mercoledì 7 Settembre 2016. [1]
  • Massimiliano Prearo 1h 45m 40s "Elementi per un'analisi sociologica e politica sulle questioni di genere e sessualità in Italia." Estratto video dall'Audizione di esperti su Introduzione dell’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione presso la Camera dei Deputati di mercoledì 7 Settembre 2016. [2]
  • Laura Sebastio 28m 30s "Approccio di genere" [3]

(Testo ancora da usare)[modifica]

qui: http://www.wikipink.org/index.php?title=Discussione:Teoria_del_gender

  1. Tony Anatrella, La teoria del "gender" e l'origine dell'omosessualità, San Paolo Edizioni, 2012, p. 10.
  2. Diacono Girolamo Furio, L'ideologia del "gender": se la conosci la eviti, "Diaconi", S.d.
  3. Confronta, Sesso in Dizionario etimologico online.
  4. E' curioso come questa distinzione fosse ben chiara già nell'antichità, sia pure per motivi ideologici opposti ai nostri: per esempio il latino "vir" e il greco "anér" indicano il maschio non in quanto persona appartenente biologicamente al sesso maschile, ma in quanto persona che ha raggiunto la pienezza della "virilità". Un bambino o uno schiavo di sesso maschile (il primo per età, il secondo per la posizione subordinata) non possono essere definiti con queste parole, dato che si "limitano" ad essere semplicemente nati "di sesso maschile", ma non sono in grado di esercitare il "ruolo virile". Ciò vale a maggior ragione per il "cinedo", ossia il maschio che si lascia penetrare da altri maschi, che rappresenta l'assoluta negazione della virilità: egli è fisicamente di sesso maschile, però non è in alcun modo un maschio. Il suo sesso è maschile, il suo ruolo di genere è assimilato dalla società a quello femminile.
  5. Kenneth J. Zucker, Measurement of Psychosexual Differentiation, Archives of Sexual Behavior, Vol. 34, No. 4, August 2005, p. 375.
  6. John Money, Patricia Tucker, Essere uomo, essere donna. Uno studio sull'identità di genere, Feltrinelli, 1980, p. 6.
  7. Kenneth J. Zucker, "Gender identity disorder in children and adolescents", in Handbook of sexual and gender identity disorders, 2008, p. 379.
  8. Deaux, K. & Kite, "Gender stereotypes". In: F. L. Denmark & M. A. Paludi (Eds.), Psychology of women: a handbook of issues and theories, Greenwood Press/Greenwood Publishing Group, Westport, CT 1993, pp. 107-139.
  9. AA. VV., A companion to gender history, Blackwell Publishing, 2004, p. 676.
  10. Richard A. Lippa, Gender, nature and nurture, Psychology Press, 2005, pp. 312.
  11. Clare O'Connor, Ilona Miko, Developing the chromosome theory, "Nature education", 1(1):44, 2008.
  12. Ramzi's Theory(Gender Theory) - Anyone? Examples?
  13. Gender Theory for Fun
  14. "Intervista ad Anke Ehrhardt", in: Brain storm: the flaws in the science of sex differences, Harvard University Press, 2011, p. 7.
  15. Ray Blanchard, Typology of Male-to-Female Transsexualism, Archives of Sexual Behavior, Vol. 14, No. 3, 1985, pp. 247-261
  16. Milton Diamond, Developmental, Sexual and Reproductive Neuroendocrinology: Historical, Clinical and Ethical Considerations, Frontiers in Neuroendocrinology, Volume 32, Issue 2, April 2011, pages 255-263
  17. Karen O. Mason, Larry L. Bumpass, Women's sex role attitudes in the United States, 1970, Center for Demography and Ecology, 1973.
  18. Amy Kroska, "Gender ideology and gender role ideology", Blackwell Encyclopedia of sociology, 2007.
  19. Judith Lorber, Paradoxes of gender, Yale university press, 1994. (Traduzione italiana: L'invenzione dei sessi, Il saggiatore, Milano 1995). Si veda il capitolo: "Night to his day. The social construction of gender" (.pdf), a p. 58.
  20. Bonnie Spanier, Im/partial science. Gender ideology in molecular biology, Indiana University Press, 1995, p. 3.
  21. Op. cit., p. 7.
  22. George Ritzer (cur.), Blackwell encyclopedia of sociology, Wiley-Blackwell, December 2006 (11 volumi).
  23. Assai utile si rivela da questo punto di vista l'analisi di Odile Fillod, Le mariage raté du Vatican et de la science, "Allodoxia", 30 avril 2013, che dimostra come nessuno degli oppositori della "teoria del gender" faccia il minimo riferimento ad un qualsiasi studio scientifico valido. In effetti la loro affermazione preferita, secondo cui la differenza sessuale è "radicata nella biologia" se non addirittura "scritta nel corpo", viene sempre puntellata con citazioni tratte da testi teologici e religiosi, mai con riferimenti a studi di biologia.
  24. Un riassunto meticoloso delle radici e delle prime manifestazioni di questo concetto è: Odile Fillot, Genre et SVT: copie à revoir, "Allodoxia", 15 août 2012.
  25. I suoi contributi al sito del Narth sono elencati qui.
  26. Sull'episodio: Sally Baden & Anna Maria Goetz, Who needs [sex] when you can have [gender]? Conflicting discourses on gender at Beijing, "Feminist review" n. 56, summer 1997, pp. 3-25. Il .pdf può essere scaricato qui.
  27. Anne Fausto-Sterling, The Five sexes. Why Male and Female are not enough, The Sciences, Marzo/Aprile 1993, pp. 20-25 .
  28. Susan J. Kessler, The medical construction of gender: case managements of intersexed infants, "Signs: Journal of women in culture and So" dew, XVI 1990, no. 11, pp. 3-26.
  29. Dale O’Leary, Maschi o femmine? La guerra del genere, Rubbettino, 2006, p. 77.
  30. Marco Politi, La Chiesa si prepara alla guerra dei cinque sessi, “la Repubblica”, 20 maggio 1995.
  31. Dale O’Leary, Maschi o femmine? La guerra del genere, Rubbettino, 2006, p. 81.
  32. Su questo aspetto si veda: Judith Butler, Undoing gender, Routledge, 2004, pp. 181-190 e Rebeka Jadranka Anic, "Gender, politics, and the Catholic church", in Gender and theology, Smc Press, 2012, p. 31.
  33. .Dale O'Leary, Maschi o femmine? La guerra del genere, Rubbettino, p. 11.
  34. Tradotto in italiano come Maschi o femmine? La guerra del genere, Rubbettino, 2006.
  35. Pontificio consiglio per la famiglia (cur.), Lexicon: termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche, EDB, Bologna 2006
  36. Su ciò cfr. il teorico queer Lorenzo Bernini, Uno spettro s'aggira per l'Europa... Sugli usi e gli abusi del concetto di "gender", "Cambio" n. 8, dicembre 2014, pp. 81-90. Il .pdf è online su Academia.edu. Fra l'altro Bernini osserva: "Come ha illustrato Sara Garbagnoli (...), la crociata contro «la misteriosa “teoria”» è «un blob di slogan senza alcun senso teorico e di pregiudizi sessisti e omofobi» che forniscono una caricatura degli studi di genere e delle teorie queer, riducendo a una unità incoerente (la teoria del gender, al singolare) due ampi campi di sapere all'interno dei quali si confrontano posizioni differenti (...). Emblematica è l'opinione del sacerdote e psicoanalista Tony Anatrella (...), secondo cui la teoria del gender è un'ideologia anticristiana che dopo il crollo del muro di Berlino ha preso il posto del marxismo, ma che a differenza di questo ha raggiunto una posizione egemonica nell'ONU e nell'Unione Europea".
  37. A titolo di esempio si cita l'articolo di Anonimo, Identità di genere: pericolosa costruzione intellettuale, "Unione Cristiani Cattolici Razionalisti", 25.05.2012, che fin dalle prime righe attribuisce ai suoi bersagli polemici teorie nelle quali l'identità di genere è confusa con il ruolo di genere, e inanella affermazioni errate, per lo più orecchiate di seconda o terza mano.
  38. Alcune critiche degli oppositori della cosiddetta "teoria del genere" prendono di mira alcuni aspetti fra i più idiosincratici della teoria queer nonché alcune esagerazioni del "politicamente corretto" (come fa ad esempio: Gianfranco Amato, Australia, i sessi sono due, i generi 23, "Avvenire", 7.04.2011); in questi casi alcune critiche mirano a gesti e tesi effettivamente esistenti. Tuttavia al di fuori di queste polemiche tali elementi sparsi non si uniscono mai a formare un sistema di pensiero coerente, come invece affermano o implicano gli oppositori, anzi nel mondo reale si trovano di solito in aspro antagonismo ideologico fra loro.
  39. Del resto i gruppi che fanno uso di questo concetto in Italia non nascondono affatto, fin dai loro nomi ("Lepanto"; "Legionari di Cristo"; "Sentinelle in piedi") di ritenersi un esercito crociato in guerra contro la società "laicista".
  40. "Parliamo quindi di un'esigua minoranza, con un grande potere nel settore politico e mediatico, che vuole imporre il proprio stile di vita alla maggioranza della popolazione ignara di quello che sta accadendo davvero: i media hanno un potere d'influenza psicologica tale da far passare per cattivo chi solo domanda di capire. Abituano ad accettare come normale anche quello che da sempre l'uomo percepisce come evidentemente problematico. Sono bandite dal dibattito perfino le domande circa l'origine dell'omosessualità". Così monsignor Tony Anatrella, intervistato da Benedetta Frigerio, È vietato dirlo, ma col sesso non si gioca, "Tempi", 10.06.2012.
  41. Chiara Santomiero, Galantino: “Chi dissente dalla teoria del gender viene emarginato”, "Aletheia", 30.1.2015.
  42. Tommaso Scandroglio, Genitori attenti, il gender diventa obbligo scolastico. Un nuovo progetto di legge del PD rischia di trasformare in realtà l'ideologia di genere, "Aletheia", 9.12.2014.
  43. 43,0 43,1 43,2 Riccardo Facchini, Papà porta una gonna". Ma non è scozzese, sul blog "Campari & De Maistre", 29 maggio 2013.
  44. Il già citato diacono Furio addita come errore l'idea che "gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista", una critica che può nascere solo da chi ritiene che "invece" le donne sono superiori, e gli uomini inferiori... o viceversa.
  45. José Juan Garcia, voce: "Ideologia di genere", in: Enciclopedia di bioetica e scienza giuridica, Edizioni scientifiche italiane, 2014, volume VII.
  46. Enzo Pennetta, Gender: una teoria scientificamente infondata, "Critica scientifica", 22.06.2014 e Anonimo, L’inconsistenza scientifica della teoria del gender, "Unione Cristiani Cattolici Razionalisti", 10.03.2013.
  47. La contraddizione è stata rimarcata in uno sketch comico da Lucia Ocone nei panni di "Veronika", la televenditrice truffaldina: "Tu guarda che robba, no, per dire: questi vonno esse, libberi, de limita', la libbertà artui; che io vojo di': ne ho fatte di truffe na a vita, ma se me ce mettevo lì d'impegno a penzà ggiorno e nnotte na scemenza del genere così in mente me veniva". Cfr. Redazione Gay.it, Mai più senza: Veronika vende “Sentinellò” a “Quelli che il calcio”, Gay.it, 20 ottobre 2014.
  48. Santa Sede e Convenzione per i diritti dei fanciulli. Il senso di un impegno. Nota di P. Lombardi, nota sul sito ufficiale del Vaticano, "Vatican.va".
  49. 49,0 49,1 49,2 49,3 49,4 Radiogiornale Radio Vaticana, Sommario del 31/01/2014: Vescovi Triveneto contro il "gender". Mons. Moraglia: differenza uomo-donna ricchezza sociale.
  50. Papa Francesco, Lumen Fidei, 29 giugno 2013.
  51. Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013.
  52. 52,0 52,1 52,2 52,3 52,4 Discorso del Santo Padre Benedetto XVI alla curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, Sala Clementina, lunedì 22 dicembre 2008.
  53. Lucetta Scaraffia, Ideologia di gender e utopia (sic) dell’uguaglianza, "L'Osservatore Romano", 20.02.2011.
  54. Laura Bonaventura, Chi ha paura della “teoria del gender”?, "Il pesce palla", 8.12.2014.
  55. Claudio Rossi Marcelli, Decalogo per genitori allarmisti, "Internazionale", 17.11.2014.
  56. Anonimo, Forza Nuova lancia una campagna nelle scuole contro i gay, "Globalist.it", 5.12.2014.
  57. Antonio Sciotto, Tosi sponsor dell'omofobia, in: L'Espresso, 11 settembre 2013.
  58. Satiricus, Poligamia? In Olanda si può, sul blog "Campari & De Maistre", 28 maggio 2013; Nerella Buggio, Matrimonio gay, adozioni per gli omosessuali, questione di tempo, su "CulturaCattolica.it", martedì 2 luglio 2013; Il futuro della famiglia tra ideologia del gender, leggi omofobia e sulle unioni civili,e discriminazioni verso la famiglia vera: testimonianza di Cristina Petruzzelli, sul blog "Kairòs", giovedì 27 febbraio 2014.
  59. 59,0 59,1 59,2 59,3 Cfr. Erica Gazzoldi, Polemiche sulla "legge antiomofobia", sul blog del mensile universitario Inchiostro, 7 ottobre 2013.
  60. Cfr. "Matrimonio gay? Ma i desideri non sono diritti fondamentali", intervista di Alberto Bobbio a Giuseppe Dalla Torre, L'Eco di Bergamo, domenica 30 giugno 2013, p. 5.
  61. 61,0 61,1 61,2 Satiricus, Poligamia..., Op. cit.